Cerimonia d’investitura Capitani Reggenti: discorso Nunzio Apostolico

Cerimonia d’investitura Capitani Reggenti: discorso Nunzio Apostolico

Ecc.mi Capitani Reggenti,

Signor Segretario di Stato per gli Affari Esteri,

Signori Ambasciatori e Membri del Corpo Diplomatico e Consolare,

Signore e Signori,

come Decano del Corpo Diplomatico, accreditato presso la Serenissima Repubblica di San Marino, desidero rivolgere per la prima volta sentite felicitazioni e auguri agli Ecc.mi Capitani Reggenti di questo antico e glorioso Stato, alle loro Eccellenze i Signori Capitani Reggenti Gian Carlo Capicchioni e Anna Maria Muccioli nell’odierna cerimonia del loro insediamento.

Ci piace includere in questo saluto anche le Autorità Civili e di Sicurezza, nonché i cittadini della Repubblica, i quali costituiscono parte integrante di questo nobile Stato e hanno contribuito alla costruzione di un ordinamento sociale con solide basi lungo il corso dei secoli.

Oggi come Ambasciatori e Consoli ci piace presentarci a queste nuove Autorità nella nostra specifica qualifica di “Operatori di Pace”.

In realtà i nostri tempi, contraddistinti dalla globalizzazione con i suoi aspetti positivi e negativi e anche da sanguinari conflitti, ancora in atto – soprattutto in alcuni Paesi dell’Africa, Asia e Medio Oriente – e da minacce di guerra, reclamano un rinnovato impegno nello sviluppo dell’uomo in tutta la sua interezza.

Indubbiamente allarmano i focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti disuguaglianze fra ricchi e poveri, dal prevalere di una mentalità egoistica e individualistica espressa anche da un capitalismo finanziario sregolato. Oltre a svariate forme di terrorismo e di criminalità internazionale. Sono pericolosi per la pace quei fondamentalismi e quei fanatismi che stravolgono la vera natura dell’etica per sua stessa natura finalizzata, chiamata a favorire la comunione e la riconciliazione tra gli uomini e non già la discordia e la divisione tra i vari gruppi o addirittura popoli interi.

Nondimeno le molteplici opere di pace, di cui è ricco il mondo, testimoniano l’innata vocazione dell’umanità alla pace. In ogni persona il desiderio di pace è aspirazione essenziale e coincide, in certa maniera, con il desiderio di una vita umana piena, felice e ben realizzata. 

 

Così vogliamo e dobbiamo essere “Operatori di Pace”! Ma di quale pace?

Una pace che presuppone un umanesimo aperto a dei valori superiori. Una pace frutto del dono reciproco, di un mutuo arricchimento che permette di vivere con gli altri e per gli altri.

In parole povere l’etica della pace è etica della comunione e della condivisione.

Diventa allora indispensabile che le varie culture odierne superino antropologie ed etiche basate su assunti teorico-pratici meramente soggettivistici e pragmatici, in forza dei quali i rapporti di convivenza vengono ispirati a criteri di potere e di profitto e i mezzi diventano fini. Ne consegue che la stessa cultura e l’educazione finiscono per essere centrate soltanto sugli strumenti, sulla tecnica e sull’efficienza.

In realtà, al fine di ottenere una pace vera è necessario lo smantellamento della dittatura del relativismo e il riconoscimento di un’etica totalmente autonoma che riconosce la legge etica-naturale incisa nel cuore di ogni uomo.

Da quanto detto ne consegue che gli “Operatori di Pace” sono coloro che amano, difendono la vita dell’essere umano in tutte le sue dimensioni: personale, comunitaria ed etica. La vita in pienezza è il vertice della pace. Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita. E qui rientrano i temi della famiglia, della struttura naturale del matrimonio, gli ordinamenti giuridici e l’amministrazione della giustizia. Ne consegue anche che, su di un piano concreto, come “Operatori di Pace” si è chiamati a operare per un’educazione per una cultura di pace a livello nazionale e internazionale e soprattutto a riguardo della società e delle istituzioni. Tra queste ultime hanno un’importanza fondamentale quelle culturali, scolastiche e universitarie.

Serenissimi Capitani Reggenti, a questo compito e titolo di “Operatori di Pace”, ciascuno di noi, Ambasciatore o Console, è chiamato ad assicurare il proprio contributo soprattutto a coloro che reggono i destini dei popoli.

Pensando pertanto d’interpretare il pensiero di tutti i presenti, all’inizio del loro mandato, desidero assicurare l’opera di noi tutti in tal senso e augurare loro un fruttuoso lavoro per la stabilità e pace di questa antica Repubblica di San Marino.

 

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