Ciavatta dà in escandescenza e insulta Fiorini in Ufficio di presidenza. Antonio Fabbri

Ciavatta dà in escandescenza e insulta Fiorini in Ufficio di presidenza. Antonio Fabbri

 

L’informazione di San Marino

Roberto Ciavatta dà in escandescenza e insulta Matteo Fiorini in Ufficio di presidenza

L’esponente di Rete, mentre si discute la proposta sulla programmazione dei lavori, sbotta e offende il consigliere di Rf che decide di dimettersi. 

Antonio Fabbri

“Stronzo… vaffanculo… pezzo di merda…”, parole ripetute da Roberto Ciavatta più volte all’indirizzo del consigliere Matteo Fiorini.

Un copione già visto, ma che comincia a ripetersi un po’ troppo spesso e che questa volta ha investito come mai era successo una alta sede istituzionale: l’Ufficio di presidenza del Consiglio Grande e Generale. Un comportamento che, si spera, stavolta non trovi la giustificazione dei suoi e della minoranza, che finora ha però taciuto. Queste sono le inqualificabili parole che Roberto Ciavatta, consigliere di Rete, ha rivolto in Ufficio di presidenza al consigliere Matteo Fiorini, prima di uscire dalla riunione sbattendo la porta e lasciando basita persino la Reggenza, che avrebbe ora gli strumenti e la possibilità di redarguire il consigliere retino.

Un comportamento indegno che ha visto ancora una volta le Istituzioni dovere assistere alle intemperanze con aspirazione autoritaria del consigliere di Rete e ormai indicato come capo di una opposizione inebetita. Tutto è apparso preparato fin dal mattino, con la conferenza stampa delle opposizioni che hanno steso sul tavolo i pretesti per giustificare l’ennesima bagarre in Ufficio di presidenza. Bagarre che questa volta si è spinta un po’ troppo oltre.

E pensare che tra tutte le forze politiche c’era l’impegno di presentare la legge salvabanche concordata nei minimi dettagli tra maggioranza, opposizione, Abs, sindacati, con in calce la firma di tutti.

Invece con l’inconferente  pretesto della nomina del Cda di Cassa, che nulla aveva a che vedere con il progetto di legge, e con la volontà di portare prima in approvazione la legge per l’istituzione della commissione di inchiesta su Cis, l’opposizione ha inteso alzare l’asticella superando gli accordi già presi.

Motivo della richiesta di approvare prima l’istituzione della commissione di inchiesta sul Cis, pare fosse una posizione di strategia politico-clientelare, cioè portare a casa subito un risultato che avrebbe giustificato, di fronte all’elettorato di Rete e dell’opposizione, il consenso unanime sul “salvabanche”. Una ragione non proprio nobile, insomma.

Sta di fatto che la Reggenza, dopo dieci minuti di pausa, ha proposto all’Ufficio di presidenza la convocazione di un’unica sessione con una seduta il 14 giugno per l’approvazione della legge “salvabanche” e una seduta i primi di luglio per i due progetti di legge sulle due commissioni di inchiesta.

A fronte dell’accoglimento da parte di molti della proposta della Reggenza, è arrivato invece il niet dell’esponente di Rete che ha annunciato che non avrebbe firmato il progetto di legge “salvabanche”, pur votandolo avendo concorso a prepararlo.

E’ intervenuto Cl consigliere Matteo Ciacci sottolineando che sarebbe stata una occasione di unanimità persa. Mentre di seguito Matteo Fiorini di Rf, ha constatato come una parte dell’opposizione avrebbe paura di condividere unanimemente le soluzioni.

A questa posizione espressa in maniera corretta e pacata è seguita però l’escandescenza di Ciavatta, che ha rivolto epiteti inqualificabili al consigliere di Repubblica Futura.

Quindi Ciavatta se n’è andato sbattendo la porta mentre Fiorini avrebbe cercato di raggiungerlo per invitarlo a rientrare per confrontarsi con i toni dovuti. Nulla da fare. A quel punto Fiorini, rientrato in Ufficio di Presidenza avrebbe chiesto una presa di posizione unanime di censura, che stigmatizzasse il comportamento tenuto da Ciavatta. Richiesta condivisa dai membri di maggioranza, a loro volta gelati dall’accaduto, cui avrebbe fatto seguito anche un intervento del Segretario agli Interni, ma che ha visto invece una timorosa e asservita opposizione del tutto indifferente, silente o con qualcuno che avrebbe addirittura minimizzato l’accaduto attribuendo la sfuriata alla stanchezza, mentre qulcun altro ancora, ridacchiando al telefono, avrebbe parlato di piagnisteo in atto. Un quadro di rispetto delle istituzioni da parte dei membri di minoranza, insomma, desolante per una scena mai vista nel consesso dell’Ufficio di presidenza.

Di fronte ad una tale inerzia, a quanto si sa, Fiorini avrebbe presentato alla Reggenza una lettera di dimissioni con le motivazioni della sua drastica decisione.

L’episodio non pare destinato a finire qui e, anzi, già oggi dovrebbero esserci reazioni.

 

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