Civico 10: bilancio 2015, da mago Silvan

Civico 10: bilancio 2015, da mago Silvan

Viene da pensare che il bilancio previsionale 2015, in discussione in questa seduta Consigliare, sia stato scritto dal Mago Silvan in persona.
Pochi giorni fa, infatti, il Governo ha annunciato in pompa magna di aver fatto sparire in un sol colpo tutte le tasse straordinarie (patrimoniale, addizionale Igr, minimum tax, ecc…) e tutti i prelievi (il taglio dell’1,5% degli stipendi della PA, diventato inspiegabilmente il 6,5% solo per i precari) inseriti nelle finanziarie degli anni passati. Nonostante questo, i nostri fantasmagorici Segretari di Stato hanno assicurato di essere comunque riusciti a contenere il deficit a 15 milioni di euro, senza nemmeno necessità di inserire ticket sui servizi sanitari.
Un miracolo? Un intervento divino? Subito si sono levate voce di approvazione, felicità e gioia fra la popolazione. “Non ci sono più i tagli”, “non aumentano le tasse”, “non mettono i ticket sugli esami e sui farmaci”!
No, nessun miracolo. In realtà le tasse straordinarie sono state eliminate per due semplici motivi:
– il primo è che in parte sono state rese strutturali. La riforma fiscale ha, in media, più che raddoppiato le tasse (aumentandole in percentuale maggiore sui redditi bassi), offrendo le risorse necessarie, appunto, a togliere patrimoniale, addizionale Igr, ecc… ma nonostante si chiamino in un altro modo, anche quelli sono sempre soldi che vengono chiesti ai cittadini;
– il secondo motivo, molto più serio e preoccupante, è l’apertura di mutui. Dopo una “spending review” fatta solo di tagli lineari qua e là e non di vera revisione analitica della spesa, si inaugura la stagione dei debiti consolidati. Anche questo in pompa magna, a giudicare dalle esternazioni entusiaste di qualche Segretario che ha dichiarato nei giorni scorsi “siamo riusciti a non aprire mutui nel 2014, è ora di farlo”.
Il Governo chiederà quindi un prestito di oltre 30 milioni di euro per finanziare il deficit e rimpolpare la liquidità oramai ridotta al lumicino e, in definitiva, per riuscire a pagare stipendi e pensioni. Per quanto tempo? Due mesi? Quattro? Sei? Non lo sappiamo. Ma l’obiettivo è quello di non scontentare i votanti. Almeno per un po’.
Poi, quando non basteranno più poiché spendiamo ancora più di quanto incassiamo e perché il debito non è destinato a finanziare investimenti, si dovranno reintrodurre nuovi tagli, ma sarà il prossimo Governo a doverli proporre. E così, il pericolo elezioni sarà scongiurato. Oppure si chiederanno altri prestiti con un debito che s’incrementerà ancora, ancora e ancora. In breve tempo ci troveremo nella medesima spirale del debito che sta rovinando moltissimi Stati europei, le cui conseguenze saranno pagate dai giovani, e solo loro.
Aggiungiamo anche altri finanziamenti, per un non meglio precisato “piano pluriennale di investimenti” che il Governo ha ipotizzato di mettere in campo. Investimenti che saranno finanziati anche con la vendita di terreni e fabbricati non d’interesse pubblico: ma sarà il Governo, da solo, a decidere cos’è o meno di interesse pubblico, con un Decreto Delegato, in barba alla schiacciante vittoria del referendum plebiscitario del marzo 2011 sull’alienazione dei terreni.
In definitiva, contraiamo debiti e vendiamo il patrimonio dello Stato. Così da far credere ai sammarinesi che la crisi è finita, con qualche euro in più in busta paga a fare da specchietto per le allodole.
La filosofia di questa finanziaria, finora, è quindi completamente sbagliata. La realtà è che stiamo raschiando il fondo del barile ed il tempo dei sacrifici, se queste sono le politiche, è appena cominciato.

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