Commissione consiliare Affari Esteri di San Marino, seduta di mercoledì 30 aprile 2025

Commissione consiliare Affari Esteri di San Marino, seduta di mercoledì 30 aprile 2025

Si è riunita oggi la Commissione Consiliare Permanente Affari Esteri, Emigrazione ed Immigrazione, Sicurezza e Ordine Pubblico, Informazione

La seduta – recita il report di Askanews –  ha affrontato una molteplicità di temi, spaziando dalla diplomazia internazionale alle problematiche legate ai rapporti con l’Italia, fino alla questione delle residenze e ai registri navali, fino ad arrivare all’accordo di Associazione con l’Ue.

Il Segretario di Stato agli Esteri Luca Beccari ha aperto i lavori riferendo che «il 16 aprile è stato firmato l’accordo tra San Marino e Italia concernente la collaborazione per quanto riguarda la bonifica sul territorio dei residuati bellici». Beccari si è poi soffermato sull’incontro con l’ambasciatore di Israele, definito «molto cordiale, non influenzato dai recenti passi di San Marino rispetto alla Palestina» e ha sottolineato che «è emersa la volontà da parte dell’ambasciatore di poter essere ascoltato anche lui dalla Commissione Esteri al pari dell’ambasciatore palestinese», auspicando che ciò avvenga nello spirito di apertura tradizionalmente sammarinese. Ampio spazio è stato dedicato ai temi della cooperazione europea e internazionale, con Beccari che ha annunciato «una conferenza di alto livello in seno all’Onu tra il 17 e il 20 giugno» sulla questione palestinese, oltre a future missioni diplomatiche, come quella in Svizzera per «firmare un accordo dedicato ai giovani lavoratori».

Matteo Zeppa (Rete) ha sollevato una problematica concreta: «Abbiamo molte segnalazioni di difficoltà politiche attraverso l’Ufficio delle entrate», riferendosi ai ritardi nelle immatricolazioni di veicoli venduti da rivenditori sammarinesi. «Tenendo ferme le vendite per mesi, si dice per volontà di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate», ha denunciato. Zeppa ha poi acceso i riflettori sul caso della nave con bandiera sammarinese che «avrebbe facilitato la consegna di Gpl al porto di Ras Isa, controllato dagli Houthi», aggiungendo che «due giorni fa questa nave è stata cancellata d’ufficio», criticando la legge che regola il registro navale: «Quella legge è nata male e continua ancora peggio».

Antonella Mularoni (RF) ha confermato: «Sulle immatricolazioni abbiamo presentato un’interrogazione e il Segretario alle Finanze ha risposto che era tutto a posto. Evidentemente non è tutto a posto». Ha chiesto chiarimenti anche sul caso San Marino RTV. Il confronto si è acceso anche sulla recente visita a Roma, con Nicola Renzi (RF) che ha lodato i risultati raggiunti dal Gruppo interparlamentare di amicizia ma criticato alcune modalità: «Meno positiva, presidente, è stata la visita ad un’altra Commissione della Camera, quella degli affari europei. Io questa cosa proprio non l’ho capita e faccio fatica ad accettarla. Se era doveroso che il Governo partecipasse, io ritengo che la presenza sua, presidente, non fosse opportuna. E’ sembrato un tentativo anche un po’ goffo della maggioranza di creare intorno al Segretario Beccari un gruppo in cui potesse esserci uno del partito». Sulle residenze, «non potete continuare a portarci i consolidamenti se prima non abbiamo fatto quel lavoro di valutazione delle pratiche precedenti».

«Trovo corretto ascoltare anche l’ambasciatore israeliano per mantenere un quadro equilibrato», ha affermato Fabio Righi (D-ML), che ha poi ribadito la necessità di una visione più ampia sui programmi di residenza: «Il problema è la mancanza di un’idea di che cosa vogliamo attrarre. A livello generale ribadisco la necessità di incardinare un lavoro che diventa imprescindibile non solo per risolvere problemi di applicazione pratica delle normative, ma per il fatto che questi programmi sono calati nella nostra realtà e non fanno parte di una visione più ampia di sviluppo». Ha sollecitato inoltre maggiore coordinamento nelle delegazioni: «La visita a Roma è sembrata un’Armata Brancaleone. Serve più ordine». In chiusura anche un richiamo alla necessità di un ragionamento sul tema dei controlli e della sicurezza.

Dalibor Riccardi (Libera) ha ringraziato per l’organizzazione dell’incontro con il Parlamento italiano e ha criticato le polemiche delle opposizioni: «Siamo sempre in quest’ottica di strumentalizzazione che mi piace poco. E’ stato un momento di confronto importante su vari livelli». Sulla nave sanzionata: «Bisogna evitare radiazioni improvvise, serve attualizzare la norma. Questa cosa qui merita una giusta riflessione, anche io sollevo dubbi su alcune situazioni che si potrebbero verificare». Gerardo Giovagnoli (PSD) ha espresso cautela sull’eventuale audizione dell’ambasciatore israeliano: «Utilizzare il nostro Parlamento come eco propagandistica sarebbe sgradevole». Sui rapporti con l’Italia ha sottolineato: «Chi ci ha rappresentato ha portato un’immagine positiva di San Marino». «Credo sia utile ascoltare anche il diplomatico israeliano, ma con le modalità più consone», ha dichiarato Manuel Ciavatta (PDCS) ricordando i legami storici con la Terra Santa. Ha poi lodato l’incontro a Roma: «È stata un’opportunità positiva, che ha mostrato San Marino come Paese collaborativo. Oggi San Marino non è più un Paese da attenzionare per irregolarità al suo interno, ma un Paese collaborativo che vuole fare le cose in maniera chiara. Purtroppo tra tutte le mele buone ce n’è qualcuna marcia. Dobbiamo cercare quanto più velocemente possibile di arginare e circoscrivere tali eventi. Per un’economia che possa essere sana e far crescere il territorio per le ricadute che può avere anche in termini di immagine».

Nella sua replica, Beccari ha chiarito la posizione del governo: «Noi possiamo condividere o non condividere quello che fa Israele e abbiamo detto che non lo condividiamo e anzi abbiamo condannato alcune azioni». Ha tuttavia ribadito l’intenzione di ascoltare anche l’ambasciatore israeliano, eventualmente in «una seduta segreta per evitare il problema mediatico». Sulla questione delle immatricolazioni, ha riferito che «la media, comunque non accettabile, attuale va tra i 7 e i 10 giorni di smaltimento» e che è in corso «una interlocuzione con Motorizzazione e Agenzia delle entrate». Infine, ha accolto la proposta di affrontare con urgenza il tema delle residenze: «Facciamo una Commissione magari nel mese di maggio, con un focus particolare sui controlli».

Al comma 2, la Commissione Esteri ha ascoltato il riferimento del Segretario di Stato Luca Beccari sull’Accordo di associazione con l’Unione Europea. Beccari ha confermato che «il Consiglio si è impegnato a superare questa fase nella maniera più veloce possibile», annunciando riunioni bisettimanali per affrontare le ultime questioni tecniche. Tre i nodi centrali: il ruolo delle autorità europee di vigilanza (ESA), l’introduzione dell’addendum tra San Marino e Italia e la natura dell’accordo (esclusiva o mista). Sul primo punto, ha spiegato Beccari, «i poteri delle ESA devono essere declinati nell’accordo. Questa cosa non dipende da noi. La Commissione ha pensato di risolverla con interventi chirurgici di modifica del testo. Saranno trattati nel corso di una specifica riunione che si terrà in modalità mista alla presenza della nostra delegazione e di quella di Andorra». Sull’addendum: «è sostanzialmente uno strumento che viene messo in campo per evitare che si rimetta in discussione un modello già negoziato. Perché questo addendum? Perché l’Italia si considera il primo punto di caduta di una qualunque interazione europea del nostro sistema finanziario. L’addendum è una soluzione ad un problema tecnico che nasce da una non condivisione del modello proposto dalla Commissione. Da parte italiana c’è la volontà di una soluzione rapida e condivisa, da parte europea un grande sostegno». Rispetto alla natura dell’accordo, “questa discussione si basa su un concetto: il fatto che essendo il nostro un accordo molto vasto, alcuni Paesi sostengono la tesi per cui se l’accordo ha natura esclusiva, allora anche i futuri accordi che la Commissione farà dovrebbero avere competenza esclusiva».

Nicola Renzi (RF) ha espresso apprezzamento per l’aggiornamento ma ha sollevato preoccupazioni: «La prima valutazione da fare è: ben venga che abbiamo fatto questo approfondimento. Siamo dovuti arrivare qui dopo un percorso complicato che ci ha portato a fare un altro Odg in Consiglio». Entrando nel merito, ha affermato: «In recenti dibattiti consiliari ho sentito dire da alcuni consiglieri che il negoziato è chiuso. Il negoziato è chiuso al 99%, è aperto per definire le specificità delle ESA e per definire il clarifying addendum, che per noi può contare più del 50% dell’accordo di associazione». Renzi ha ribadito l’importanza di ripensare la strategia sulla vigilanza bancaria: «Io ero convintissimo fin dall’inizio che la proposta delle ESA come autorità di vigilanza fosse insufficiente». «C’è tutto il mio stupore nel chiedere: la nostra Banca Centrale non si è mai accorta che c’erano delle specifiche sensibilità della Banca d’Italia?» Poi ha concluso: «Implementazione vorrà dire: decidere questi rapporti con Banca d’Italia, le competenze che a noi rimarranno e sarà importantissimo riuscire già ad immaginare un ritorno degli investimenti italiani e di altri paesi europei nel nostro sistema. Allora l’accordo mostrerà tutta la sua bontà e saremo davvero in grado di volare come sistema Paese».

«Credo – ha detto Dalibor Riccardi (Libera) -. che questo accordo sia un qualcosa da continuare a perseguire. Con grande responsabilità ed equilibrio, con grande voglia di imprimere le migliori opportunità per il nostro Paese». Ha espresso fiducia nei rapporti istituzionali in corso: «Sappiamo che il supporto italiano sul tema resta. E abbiamo constatato con mano la grande disponibilità che c’è stata e ci verrà continuamente mostrata, al pari della disponibilità che viene dalla Commissione stessa». Sul piano economico, ha osservato: «Quello bancario è un aspetto che dovrà essere sicuramente messo nell’ottica di un cambiamento. Ne gioverà il sistema stesso».

Fabio Righi (D-ML) ha riaffermato la posizione di Motus Liberi: «Non siamo contro l’accordo, non siamo contro una maggiore integrazione di San Marino con il mercato unico», ma ha sottolineato con decisione una lacuna fondamentale: «Ci siamo sempre posti il problema – e ancora non c’è soddisfazione – della totale mancanza di valutazioni di impatto precise dell’accordo sul sistema sammarinese». Righi ha lamentato l’assenza di una prospettiva chiara: «Manca la visione prospettica di sviluppo per capire cosa negoziare al di là di un adeguamento puro e semplice». Ha infine richiamato il valore democratico del referendum: «Una cosa così importante, con un adeguato percorso di informazione: ne va della difesa del passaggio epocale che facciamo. Non è possibile immaginarsi una cosa decisa a tavolino da quattro o cinque».

Gerardo Giovagnoli (PSD) ha invitato la Commissione a distinguere con chiarezza il piano europeo da quello bilaterale con l’Italia: «Il negoziato è chiuso. Il clarifying addendum stabilisce delle regole che hanno a che fare con il rapporto con uno Stato. Questo non è il negoziato con l’Ue, ma con l’Italia». Guardando al futuro, ha sollecitato una riflessione strategica su quale modello economico e finanziario San Marino intenda costruire: «Con i trascorsi avuti, quello che facciamo qua interessa all’Italia. Noi possiamo e dobbiamo ribaltare il concetto. Se dobbiamo trovare equilibri nuovi, è opportuno che sappiamo dire che cosa noi avremmo piacere di ottenere».

Matteo Zeppa (Rete) ha criticato duramente alcune letture esterne e comunicazioni pubbliche sull’accordo: «Sono un po’ stanco degli atteggiamenti da parte di alcuni gruppi politici non rappresentati in Consiglio. Questa è la dimostrazione di come si voglia utilizzare una cosa così enorme per meri scopi politici. Perché c’è a San Marino chi lo utilizza per fare comunicati sciocchi, con ex politici di una forza non in Consiglio e che farebbero bene a guardare il loro passato politico». Ha fortemente contestato l’uso di sondaggi parziali per rappresentare la volontà popolare: «Non si può portare in un contesto come quello bilaterale, in quel caso, che il sentiment della cittadinanza – su espressa domanda dei parlamentari italiani – sia un questionario fatto dalla sezione dell’Università degli Studi. È facilissimo falsare un questionario, ed è facilissimo farlo in maniera tangibile».

Manuel Ciavatta (PDCS) ha elogiato il percorso di San Marino nel contesto europeo, rivendicandone la maturità istituzionale: «San Marino pur nella sua piccolezza si sta davvero comportando come un grande Stato. Proprio per la fisionomia che abbiamo e per la dinamica democratica che ci caratterizza più di altri piccoli Stati. Lo dico con orgoglio». Ha riconosciuto che l’accordo è frutto anche di scelte ponderate: «Alcuni ambiti della nostra economia non rientrano nell’accordo per ragioni di beneficio. Anche da quel punto di vista, credo sia stata fatta una valutazione di interesse». Sul tema bancario, ha mostrato prudente ottimismo: «Il settore bancario avrà bisogno di più tempo ma sono tempi che ci siamo dati. Con l’auspicio di non arrivare al tempo limite, ma di essere il più veloci possibile».

Terminata la fase delle repliche, i lavori della Commissione proseguono con i commi successivi. Alle 19.30 i lavori vengono sospesi. Riprenderanno lunedì 5 maggio dal comma numero 8.

Di seguito una sintesi dei lavori

Comma 1

Segretario di Stato Luca Beccari: Visto che abbiamo poi il Comma specifico sull’Ue, vado su altri argomenti. Il 16 aprile è stato firmato l’accordo tra San Marino e Italia concernente la collaborazione per quanto riguarda la bonifica sul territorio dei residuati bellici. Accordo reso necessario dal fatto che la tradizionale collaborazione non poteva più essere svolta in assenza di uno specifico accordo. Abbiamo avuto la presentazione delle lettere credenziali di Uzbekistan, Israele, Costa d’Avorio e Kosovo. Mi vorrei soffermare sull’incontro con l’ambasciatore di Israele. Nell’ambito del colloquio, molto cordiale, non influenzato dai recenti passi di San Marino rispetto alla Palestina, è emersa la volontà che ritengo opportuna da parte dell’ambasciatore di poter essere ascoltato anche lui dalla Commissione Esteri al pari dell’ambasciatore palestinese. L’attuale ambasciatore israeliano è un diplomatico di altissimo livello che faceva parte del team del primo ministro Peres e che ha lavorato insieme a lui agli accordi di Oslo. Credo che sia un aspetto da valutare. Fedeli alla nostra tradizione di apertura, non vedo problemi in questo senso. Abbiamo avuto a margine dell’investitura dei Capitani Reggenti, incontri con altri ambasciatori. Il tema è stato quello dell’accordo di associazione per accelerare al massimo le tempistiche. Abbiamo espresso il cordoglio per quanto avvenuto in Myanmar e stiamo valutando una donazione. Ha tenuto banco il tema dei dazi, sul quale c’è ancora incertezza. Vanno avanti le attività in seno all’OSCE che riguardano il tema Ucraina. Stessa cosa per il Consiglio d’Europa. Sono partiti i primi incontri tecnici per dare implementazione al comitato intergovernativo relativo alle richieste di indennizzo dell’Ucraina per i danni di guerra. A livello di Palestina, si terrà una conferenza di alto livello in seno all’Onu tra il 17 e il 20 giugno. Conferenza annunciata di recente, sarà co-presieduta da Francia e Arabia Saudita. Non si esclude che venga lanciata una sorta di call generale ai percorsi di riconoscimento dello Stato di Palestina. Abbiamo trasmesso i feedback relativi al nostro esame periodico universale sui diritti umani. Avrò nel prossimo mese di maggio diverse trasferte ufficiali, andrò in visita ufficiale in Svizzera dove incontrerò il mio omologo e firmeremo un accordo dedicato ai giovani lavoratori che desiderano lavorare in Svizzera. Sono tanti i sammarinesi giovani che lavorano in Svizzera, ma lo fanno con passaporto italiano o americano, perché non abbiamo una sfera di accordi. Comunico che vorremmo dare attuazione ad una procedura di selezione per tre ulteriori secondi segretari presso il Dipartimento Affari Esteri. Avremo due pensionamenti importanti a livello di figure senior. E abbiamo nel mentre una serie di aspettative che riducono il numero di diplomatici in servizio. Abbiamo impostato un lavoro con il quale cercare di garantire un turnover ordinato, mandando all’estero diplomatici non più junior. L’approccio disordinato di un tempo, abbiamo cercato di metterlo in un quadro di leggi ben precise. Cominciare a fare procedure di affiancamento nelle nostre ambasciate. C’è una necessità su Ginevra impellente. Idem Vienna. Abbiamo già fatto il concorso, c’è una graduatoria delle idoneità.

Matteo Zeppa (Rete): Toccherò tre temi. Il primo è che abbiamo la necessità come Commissione Esteri di dare gambe a quel documento consegnato nel novembre 2024 sul monitoraggio delle residenze. Questo è venuto fuori anche ieri nella Commissione sulle riforme istituzionali, unito al  fatto che ci sono da tre/quattro sessioni dei consolidamenti oltre i 10 anni, bisogna trovare la quadra, portare a casa qualche risultato, non sempre rimandandolo all’accordo di associazione. Credo sia ora di trovare le valutazioni e i parametri più giusti, cominciamo a lavorare seriamente. Faccio un appello a lei, Segretario. Ho sollevato il problema dei rivenditori di auto e moto sammarinesi. Abbiamo molte segnalazioni di difficoltà politiche attraverso l’Ufficio delle entrate. Se un italiano che compra auto o moto nuove a San Marino, l’operatore sammarinese va a fare quello che deve fare, ma il problema è che i mezzi restano fermi per 3 o 4 mesi. Sembra che ci sia un funzionario che ferma tutte le pratiche di San Marino. So di e-mail mandate al sindaco di un Comune vicino, e anche segretario particolare del suo collega all’Industria, ma non viene data nemmeno spunta di lettura. Gli operatori devono sapere come devono lavorare perché sono operatori che lavorano bene. Abbiamo un comparto storico che non riesce a lavorare, tenendo ferme le vendita per mesi, si dice per volontà di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate. Ci sarà un problema politico evidentemente. Anziché non leggere le email, sindaco, bisognerebbe dare delle risposte. Ci sarà un incontro l’8 di maggio, nel frattempo le vendite restano ferme. Questa cosa è peggiorativa nel caso di auto e moto usate. E’ evidente che non ci sono rapporti con la controparte italiano, chiederei di farsi da tramite con il Segretario per un atteggiamento del sindaco che non va bene. La terza cosa, notizia di oggi: la questione della nave battente bandiera sammarinese. Il suo collega Gatti mi ha risposto attraverso il registro navale. E’ un problema che quella legge ha sempre portato, ci sono distorsioni. Veniamo a sapere che questa nave, avrebbe facilitato la consegna di Gpl al porto di Ras Isa, controllato dagli Houthi. Veniamo a sapere che due giorni fa questa nave è stata cancellata d’ufficio. Qui c’è un lavoro diplomatico da fare e un lavoro di trasparenza. Quella legge è nata male e continua ancora peggio. Siccome dovremmo essere pronti a chiudere la questione  del negoziato, con questi atteggiamenti interni ed esterni, io credo che dovremmo avere un profilo più basso.

Antonella Mularoni (RF): Sulla questione delle immatricolazioni, devo aggiungere che abbiamo presentato un’interrogazione e il Segretario alle Finanze ha risposto che era tutto a posto. Evidentemente non è tutto a posto. Chiediamo al Segretario agli Esteri di vedere dove è il problema e di risolverlo. Questo crea un problema sia agli operatori che ai residenti. Vorrei evidenziare la questione giornalisti di San Marino RTV. Vorremmo sapere cosa è stato fatto, se è stata mandata una lettera a nome della Commissione, se ci può fornire una copia della lettera, se ci sono stati altri riscontri. Ultima questione: io immagino che sia stata fatta o verrà fatta una informativa ufficiale per la Segreteria agli Esteri rispetto alla riunione che abbiamo avuto a Roma questa settimana. Una attività di tipo parlamentare, ma penso che lo stretto raccordo con il Governo sia importante.

Presidente della Commissione, Michele Muratori (Libera): La comunicazione è stata recapitata al comitato di redazione di San Marino RTV. Vi farò sicuramente avere la copia ufficiale. Per quanto riguarda la visita a Roma, trovo pertinente produrre un documento ufficiale da far pervenire al Dipartimento Affari Esteri, mi coordinerò con la Segreteria istituzionale. La Segreteria Esteri è già ben informata, quello che è successo in quella giornata ha fatto fare un grande passo avanti nei rapporti tra i nostri parlamenti.

Nicola Renzi (RF): Anche io sono convinto che è stata una missione significativa. Da un lato abbiamo già attivo, grazie all’impegno profuso in passato, l’accordo firmato con la Commissione Esteri del Senato. Dobbiamo ringraziare la senatrice Craxi. Dall’altro lato abbiamo questo accordo di amicizia parlamentare. Un dato significativo. Importante è che abbiamo fatto questa missione. Ci tengo a ringraziare il presidente Fontana per averci ricevuti e per le parole avute nei nostri confronti e il presidente italiano Morrone. Cose non scontate e positive. Abbiamo ulteriori canali da attivare per restare in contatto. La sollecito, presidente, a continuare a coltivare questo canale. Meno positivo, presidente, è stata la visita ad un’altra Commissione della Camera, quella degli affari europei. Io questa cosa proprio non l’ho capita e faccio fatica ad accettarla. Se era doveroso che il Governo partecipasse, io ritengo che la presenza sua, presidente, non fosse opportuna. Ci tengo a dirlo qui. Dobbiamo cercare di comportarci con più intelligibilità. E’ sembrato un tentativo anche un po’ goffo della maggioranza di creare intorno al Segretario Beccari un gruppo in cui potesse esserci uno del partito. Se così fosse, sarebbe penoso. Zeppa è stato troppo buono sulle residenze. Non potete continuare a portarci i consolidamenti se prima non abbiamo fatto quel lavoro di valutazione delle pratiche precedenti. O fate così o cambiate la legge. Questo inficia tutto il sistema delle residenze. Quando ero Segretario di Stato, ho dovuto fare la gimcana tra sette o otto uffici. Oggi abbiamo deciso finalmente che la data di partenza dev’essere quella dalla variazione della legge sulle residenze. Va bene, se questa è la decisione, però da quella data dovete iniziare a portare i pacchetti delle residenze con uno schema, come abbiamo più volte chiesto. Sono passate due legislature e continuano ad esserci residenze date e mantenute da chi magari non ha assunto nemmeno una persona. L’intento non è punitivo, però qualcosa bisogna fare. Adesso finalmente ci può essere una programmazione sulla carriera diplomatica. Quando è stata fatta la legge, avevo cercato di porre l’attenzione sul salto generazionale, e chiederei di tornare a pensare che non possa essere solo il concorso la modalità di accesso. Sarebbe utile riuscire a valutare, con una percentuale chiara e marginale, alcune unità che possano essere attinte da personale già formato dell’Amministrazione.

Fabio Righi (D-ML): Ringrazio il Segretario per il riferimento. Trovo corretto avere un quadro delle attività da svolgere. Parto da uno dei riferimenti sulla richiesta dell’ambasciatore israeliano. Io lo trovo estremamente corretto. Abbiamo iniziato questo percorso di riconoscimento, ma abbiamo sempre portato l’attenzione sulla necessità di rimanere equilibrati. Trovo corretto avere un quadro completo. Senza con questo voler dire va bene o non va bene quel percorso. Sul tema delle residenze: a livello generale ribadisco la necessità di incardinare un lavoro che diventa imprescindibile non solo per risolvere problemi di applicazione pratica delle normative, ma per il fatto che questi programmi sono calati nella nostra realtà e non fanno parte di una visione più ampia di sviluppo. Tutti i programmi che abbiamo, sono quasi tutti programmi economici. Se non c’è una visione di sviluppo economico, qual è il fine ultimo del programma di residenze? Se non abbiamo chiaro questo, è difficile rimettere mano alle residenze. Serve un inquadramento in un contesto più ampio. Il problema è la mancanza di un’idea di che cosa vogliamo attrarre. Dico anche che a livello particolare, ritengo che i criteri vadano cambiati. Io ho un’idea precisa di quello che è il rispetto o non rispetto delle residenze di natura economica. C’è una valutazione da fare, a livello generale trovo necessario un intervento. Ci sono molti lavori che possono portare a fatturati importanti e che non hanno le esigenze occupative del passato. Ci sono modalità operative diverse. Oggi la vendita delle auto, ad esempio, non richiede più la metratura di una volta. C’è un tema che non si vuole affrontare mai. Sicurezza ed ordine pubblico. Gran parte delle problematiche legate alle auto potrebbero essere risolte da una gestione integrata e digitalizzata dei controlli. C’era una pianificazione già studiata, dei provvedimenti emanati. Io chiedo: magari, presidente, mettiamo un punto dedicato a questo aspetto, cominciamo ad approfondirlo.  Con poco, si possono dare soluzioni integrate. Questa oggi è la parola d’ordine. Essere piccoli in questo oggi porta vantaggi molto competitivi, dando un sistema molto flessibile dal punto di vista dello sviluppo economico. E poi parlare del riordino dei Corpi, tema annoso. Anche io una piccola nota sull’uscita di Roma, quella legata alla Commissione 14. Bene se c’è l’opportunità di potersi chiarire con parte italiana. Su questo, vi prego, un po’ di ordine. Il pericolo è creare imbarazzo, tanto esterno quanto esterno. Quella delegazione è sembrata un’Armata Brancaleone. Lei, presidente, non si è capito se era lì come rappresentante della forza politica o come presidente della Commissione. E allora tutti gli altri gruppi parlamentari? Noi non avremmo fatto opposizione su questo, però coordiniamoci bene. Benissimo il potenziamento del Dipartimento Esteri. Sarebbe interessante mettere un punto di approfondimento con un riferimento dedicato per capire quale è oggi il quadro.

Dalibor Riccardi (Libera): Ci tenevo anche io a ringraziare lei, presidente, e la Commissione per l’appuntamento della settimana scorsa, dove come Commissione Esteri abbiamo dato gambe al rapporto di amicizia tra i due Parlamenti. Un primo incontro assolutamente utile e proficuo già da subito in termini di volontà da ambo le parti. Non volevo intervenire, ma sono stato stuzzicato da alcuni interventi. Alcuni membri dell’opposizione hanno partecipato e tutti hanno potuto capire la bontà di questo momento di confronto. Non lo hanno riconosciuto nell’altro incontro, che è stato anch’esso un momento importante. Siamo sempre in quest’ottica di strumentalizzazione che mi piace poco. Quando si ha la possibilità di dialogare, allora non va bene perché in un qualche modo non si possono rappresentare le volontà delle forze politiche. E’ stato un momento di confronto importante su vari livelli. L’accordo di associazione ci vede affrontare questi tipi di percorsi. Voglio anche io riprendere le parole del commissario Zeppa sulla questione di una nave battente bandiera di San Marino che è stata sanzionata. Una delle problematiche più grandi è stato questo ragionamento legato al fatto che queste imbarcazioni, quando trasportato strumenti dediti alla benzina, di capire – quando ci fossero delle sanzioni – quali possono essere le situazioni in ambito di alcune distorsioni. Anche io chiedo al Segretario se si vuole provare a fare ragionamenti nel merito per cercare di attualizzare la norma affinché non si proceda con radiazioni immediate all’ultimo secondo. Questa cosa qui merita una giusta riflessione, anche io sollevo dubbi su alcune situazioni che si potrebbero verificare.

Gerardo Giovagnoli (PSD): Partirò dalla possibile venuta dell’ambasciatore israeliano. Vorrei fare una raccomandazione. Ricordo che in altre occasioni l’ambasciatore è venuto e ha fatto una propaganda molto forte per il suo Paese. Ricordo l’entità delle cose dette. Utilizzare il nostro Parlamento per produrre un eco, diciamo che è per me una cosa sgradevole. Vero che l’ultima volta abbiamo ospitato l’ambasciatore di un Paese non ancora riconosciuto in senso lato. Però mi aspetto che da un Paese che ha una posizione di forza, il comportamento sia più diplomatico. Rispetto ai due appuntamenti romani, tengo a segnalare che chi ci ha rappresentato – tre Segretari di Stato e presidente – ha portato un’immagine dei contenuti su San Marino che mi sento di giudicare positivamente. Credo che questo sia determinato anche dal fatto che c’è una curiosità maggiore in Italia. Dobbiamo saper utilizzare queste occasioni al meglio. Credo ci saranno altre occasioni meno estemporanee e ci sarà modo di confrontarsi maggiormente. Cosa accaduta con il gruppo di amicizia italiano. Inizia una stagione di collaborazione stabile su linee di interesse che possono essere utili. Ad esempio, pensiamo al fatto delle difficoltà in alcuni settori segnalato da Zeppa: potrebbe essere argomento al centro di un prossimo incontro del Gruppo. Quello che si capisce è che sono a volte le amministrazioni che hanno nei nostri confronti un atteggiamento di elevamento di barriere burocratiche. Avere un’amicizia con gruppi parlamentari italiani è una possibilità da sfruttare. La visita dei parlamentari ucraini potrebbe essere un’occasione da cogliere al volo. Potete capire quanto sarebbe simbolico ospitare a San Marino dei parlamentari di un Paese in guerra alle porte dell’Unione europea.

Manuel Ciavatta (PDCS): Credo sia utile comunque ascoltare la voce del diplomatico israeliano. E’ evidente che su questo, a maggior ragione dopo la comunicazione del Segretario Beccari sui prossimi incontri, tra cui l’incontro all’ONU, diventi ancora più interessante avere un confronto. Poi auspico che venga fatto nelle modalità più consone ad un diplomatico. Ricordo anche che, come Paese, abbiamo invitato fa padre Ibrahim Faltas. C’è una percentuale di cristiani che vivono compressi da questo conflitto e con i quali il nostro Paese ha un rapporto decennale e reale. Diversi cittadini sammarinesi sono stati in Terra Santa, ci sono famiglie che hanno adottato bambini. A maggior ragione, questa cosa ci consente un dialogo. Oggi la tematica è la guerra. Il fatto che San Marino ascolti tutti e due i diplomatici, avendo accreditato l’ambasciatore palestinese, a maggior ragione diventa di rilievo. Ringrazio il Segretario per l’illustrazione sulle missioni che ci saranno. Ritengo siano importanti. Anche io volevo ringraziare il presidente per la missione a Roma e anche, formalmente, il presidente Fontana per l’incontro che ci ha accreditato e il rimando che è stato fatto alla prossima iniziativa che ci sarà della partita di calcio tra parlamentari italiani e sammarinesi. E anche l’onorevole Morrone che ha permesso il confronto. Credo anche io che sia un’altra opportunità positiva che abbiamo avuto. Significativo il fatto che i membri siano stati invitati al momento di commemorazione a Camere congiunte per Papa Francesco. Quello che abbiamo portato come messaggio a Roma e gli eventi degli ultimi due anni – in cui questioni sono emerse grazie al contributo delle forze dell’ordine sammarinesi – evidenziano come oggi San Marino non è più un Paese da attenzionare per irregolarità al suo interno, ma un Paese collaborativo che vuole fare le cose in maniera chiara. Purtroppo tra tutte le mele buone ce n’è qualcuna marcia. Dobbiamo cercare quanto più velocemente possibile di arginare e circoscrivere tali eventi. Per un’economia che possa essere sana e far crescere il territorio per le ricadute che può avere anche in termini di immagine.

Segretario di Stato Luca Beccari, replica: Sul tema dell’audizione dell’ambasciatore israeliano, vi posso dire qual è stata la mia impressione. Sul piano diplomatico, penso sia una persona che si è posta non con fare polemico. Noi possiamo condividere o non condividere quello che fa Israele e abbiamo detto che non lo condividiamo e anzi abbiamo condannato alcune azioni. Su questo sono stato molto chiaro. Noi abbiamo una storia bilaterale con Israele di lungo corso, ma questo non significa che possiamo chiudere gli occhi. Fa un po’ parte della nostra vocazione di Paese dialogante. Condivido però la preoccupazione di Giovagnoli: non dobbiamo essere cassa di risonanza per messaggi che non condividiamo. Basta fare una seduta segreta per evitare il problema mediatico. La persona ha una storia importante. Se c’è stata una parte di Israele che in certi momenti voleva una pacificazione, lui era in quella parte. Quanto alle immatricolazioni, ho dovuto chiedere qualche ragguaglio tecnico. Il Segretario Gatti ha avuto un incontro con l’Agenzia delle Entrate nel mese di aprile. Stiamo seguendo il tema. Tecnicamente un tempo si risolveva con l’Iva prepagata. Ora questo sistema sarebbe ancora più penalizzante con tempi di immatricolazione ancora più lunghi. Si è optato per versare direttamente facendo l’F24. Questo comporta che l’Agenzia delle entrate sette giorni se li prende. Questa è la media. Ci sono stati casi di pratiche rimaste bloccate per molto tempo. Mi si dice però che la media, comunque non accettabile, attuale va tra i 7 e i 10 giorni di smaltimento. C’è una interlocuzione con Motorizzazione e Agenzia delle entrate. Siamo tutti d’accordo: questa situazione sfavorisce oltremodo i nostri rivenditori e rischia di far sfumare le vendite. Non posso parlare per la Segreteria Industria. Raccolgo le segnalazioni del commissario Zeppa e le porterò al mio collega. Sulla questione della nave. Possono capitare fenomeni distorsivi. Di conseguenza quello che conta è come ci poniamo. I nostri registri sono registri riconosciuti e nessuno li ha mai classificati come di facciata. Il nostro registro aereo è uno dei primi al mondo, un biglietto da visita e ha creato un’industria importante. Spero sia così anche per quello marittimo. Tutto questo lo facciamo perché siamo consapevoli che è portatore di una prospettiva di sviluppo dei servizi. Quello che conta è la collaborazione. Il nostro registro collabora, se ci sono infrazioni agiamo tempestivamente e questo è apprezzato dalle autorità. Non è perché siamo andati una volta con una delegazione più ampia, che sia un problema di commissariamento. E’ stata una delegazione di maggioranza. All’inizio l’invito era rivolto a me e al collega Belluzzi. Poi si è proposto di allargarlo. A un certo punto, come Governo, abbiamo pensato – in maniera anche ingenua – abbiamo pensato di fare una delegazione più ampia. Abbiamo fatto un discorso condiviso e siamo andati insieme. Nessuno ha detto niente di più di quello che poteva essere detto. Vi ripeto: la Commissione verrà a San Marino, incontrerà la Commissione Esteri, potremo fare degli incontri cercando di coinvolgere il più possibile tutti, questo è un passaggio dei tanti che stiamo facendo. Non prendetela come una questione di oltraggio istituzionale. Sulla questione delle residenze, non ho nessun problema. Nella scorsa legislatura, non è che gli schemi non li abbiamo proposti. Poi però ci siamo incartati. Resettiamo tutto. Sono d’accordo con voi: facciamo una Commissione in cui discutiamo di un argomento diverso. La dedichiamo a riprendere quei ragionamenti sul tema delle residenze in generali. Ma con un focus particolare sui controlli. Proviamo a darci delle regole, a fare una Commissione magari nel mese di maggio.

Presidente della Commissione, Michele Muratori (Libera): Per quanto riguarda la visita a Roma, da parte mia non c’era alcuna velleità di scavalcare la Commissione. C’e stato un invito molto repentino. Rimarco la volontà di non scavalcare la Commissione, sono sempre stato attento a coinvolgere tutti quanti, maggioranza e opposizione. E’ stata rimarcata la volontà di ritrovarci e audire a ruoli invertiti la Commissione per gli Affari europei. Sicuramente ci sarà l’occasione di organizzare.

Comma 2 – Riferimento del Segretario di Stato per gli Affari Esteri in merito all’Accordo di

Associazione con l’Unione Europea

Segretario di Stato Luca Beccari: L’accordo in questo momento è stato traslato dalla Commissione al Consiglio. Organo che adesso deve dire se l’accordo gli va bene. Ci sono in ballo accordi non dico come il nostro, forse anche meno importanti come dimensione, con Paesi terzi, bloccati da anni nella fase della decisione del Consiglio. A volte gli accordi internazionali possono avere impatti rilevanti sulle politiche nazionali. Nel nostro caso il Consiglio si è impegnato a superare questa fase nella maniera più veloce possibile. La presidenza polacca ha introdotto un elemento di novità importante, che è quello di riunioni bisettimanali sul tema dell’accordo che devono servire a risolvere tutte quelle questioni che sono emerse dall’esame del testo dell’accordo da parte dei competenti uffici giuridici e dei Paesi membri. Diverse sono state le questioni. Tre elementi sono ora sul tavolo. Il primo riguarda il fatto che l’ufficio giuridico del Consiglio ha rilevato la valenza di una sentenza della Corte di Giustizia che prevede che quando un accordo o un atto che non è dentro l’acquis comunitario prevede dei compiti che non sono altrimenti già previsti per le autorità europee, questi compiti devono essere declinati nell’accordo. Nella parte finanziaria, essendo le tre ESA destinatarie del compito di vigilanza, il servizio giuridico diceva: ancorché sia implicito quello che andranno a fare, questi poteri devono essere declinati nell’accordo. Questa cosa non dipende da noi. La Commissione ha pensato di risolverla con interventi chirurgici di modifica del testo. Questi interventi sono stati elaborati, ci sono stati spiegati in linea di massima. Saranno trattati nel corso di una specifica riunione che si terrà in modalità mista alla presenza della nostra delegazione e di quella di Andorra. La seconda questione riguarda l’addendum, presentato dalla Commissione durante gli incontri bisettimanali. C’è stata una discussione sui contenuti. C’è un ok di massima anche da parte italiana. C’è un’idea di massima di condivisione sul contenuto che conosciamo in parte. L’addendum cosa dice? Dice che nell’ambito dell’articolo 88 dell’accordo, nell’ambito dell’implementazione dell’accordo, si terrà conto delle intese formali tra San Marino e Italia in materia di vigilanza che diventeranno parte integrante della fase implementativa e saranno considerate misure sostanziali di applicazione dell’accordo. Questi accordi dovranno essere fatti nel rispetto del diritto dell’Unione e non potranno essere modificativi. Questi gli elementi essenziali dell’addendum. L’addendum è sostanzialmente uno strumento che viene messo in campo per evitare che si rimetta in discussione un modello già negoziato. Perché questo addendum? Perché l’Italia si considera il primo punto di caduta di una qualunque interazione europea del nostro sistema finanziario. L’addendum è una soluzione ad un problema tecnico che nasce da una non condivisione del modello proposto dalla Commissione. Ovviamente sono cose che nascono dietro le quinte. Devo dire, seppure si inserisce in coda tutto il processo e questo può avere rallentato i tempi, diciamo che va registrato che nonostante tutto da parte italiana c’è la volontà di una soluzione rapida e condivisa, da parte europea un grande sostegno e la presa in carico di questa particolare situazione. Quello che aspettiamo è che non tanto l’Italia quanto gli altri Stati membri si esprimano su questa modalità. Non hanno riserve, ma volevano approfondire meglio la portata di questa integrazione. Il terzo elemento è quello della discussione all’interno del Consiglio sulla natura dell’accordo. Un tema che ha un’implicazione sul processo di ratifica: competenza esclusiva della Commissione o competenza mista. E’ un tema che abbiamo già affrontato. L’accordo di unione doganale era un accordo di natura mista ratificato da tutti gli stati membri, entrato in vigore nel 1992 e ratificato nel 2003. L’accordo di associazione ha la stessa clausola di provvisoria esecutività nel caso di competenza mista. Ovvio che speriamo tutti la competenza esclusiva. Per San Marino però non è un dramma nemmeno la competenza mista. Questa discussione si basa su un concetto: il fatto che essendo il nostro un accordo molto vasto, alcuni Paesi sostengono la tesi per cui se l’accordo ha natura esclusiva, allora anche i futuri accordi che la Commissione farà dovrebbero avere competenza esclusiva. La natura dell’accordo può costituire un precedente per cui accordi più piccoli, ma impattanti su settori determinanti, possono entrare nella competenza esclusiva. E’ un qualcosa che va avanti da mesi. Aggiungo un elemento di novità. Come avevo accennato in Consiglio, nel frattempo le cose stanno andando avanti. Sono stati nominati i rapporteur, che devono esprimere i pareri del Parlamento vincolanti per il Consiglio. I pareri in modo particolare verranno formulati dai nostri rapporteur ufficiali, più quelli ‘ombra’. Io li ho contattati tutti, ho avuto incontri ufficiali con tutti e tutti mi hanno assicurato speditezza, massimo supporto e condivisione. Il primo è già stato emesso ed è quello dell’europarlamentare Zovko. I rapporteur coprono politicamente aree diverse: socialisti, moderati, etc. Tutto l’arco politico europeo, con una condivisione da parte di tutti su questo tema. Nel report della Zovko si sottolinea il fatto che il Parlamento supporta la natura esclusiva proposta dalla Commissione. Non vi nascondo che spesso il singolo accordo bisogna un po’ inseguirlo, bussare a un po’ di porte. Adesso è quasi il contrario: abbiamo Parlamento, Consiglio e Commissione ingaggiate. Temo non sia proprio la stessa cosa per Andorra, per motivi anche di architettura costituzionale, che farebbe fatica a gestire una provvisoria esecutività. In questi giorni emerge dai giornali andorrani il fatto che la Francia è contraria. Credo sia difficile per noi, a meno che non ci viene comunicato ufficialmente, dire se si tratta di un Paese o di un altro. Secondo me la discussione ingaggia più Paesi di quanto si possa pensare, posto che la maggioranza è per la natura esclusiva. San Marino ha dato molto risalto a questa notizia. I negoziati sono complessi, qui negoziamo con un’entità che rappresenta 27 Stati diversi. Ora, al fotofinish, bisogna incastrare tutte le palline rimaste. Da parte nostra nessun clamore sulla posizione francese, legittima. La Commissione sa che per noi vanno bene entrambi gli scenari. Sono state calendarizzate due ulteriori riunioni dell’EFTA Working Group. Per il momento la Commissione non mi ha comunicato variazioni sulla tabella di marcia. L’obiettivo è ottenere la luce verde e avere questa data schedulata per la firma. Una cosa importante è che il Segretario Gatti, agli Spring Meeting, ha avuto interlocuzioni approfondite con il MEF e ha registrato un’ampia disponibilità nel supportare questa impostazione ma anche nel partire fin da subito con le intese che dovranno scatutire dall’addendum.

Nicola Renzi (RF): La prima valutazione da fare è: ben venga che abbiamo fatto questo approfondimento. Quando condividiamo le cose, tutto va molto semplicemente. Siamo dovuti arrivare qui dopo un percorso complicato che ci ha portato a fare un altro Odg in Consiglio. L’unico scollamento è stato metodologico. Quando si apprendono cose dalla stampa straniera non ci si sente parte di un percorso ma ci si sente esclusi. Sono contento di questo riferimento, ci sono cose plausibili e di sostanza che ci chiamano a fare riflessioni che non si esauriranno oggi. Sembra che si concretizzi la visita della delegazione andorrana a San Marino i primi di giugno.  Non so se sia confermato. Forse siamo stati nel passato un po’ troppo ottimisti. Quando Rete uscì dal Governo, l’accordo sembrava dovesse essere a portata di mano. Evidentemente non era così. Sono in gioco gli interessi specifici di 27 Paesi. Perché l’accordo con San Marino segna anche un precedente per successivi accordi. Concordo con quanto diceva il Segretario: abbiamo il precedente di un accordo non secondario, una milestone, entrato in vigore provvisoriamente e poi ratificato. Questo tema non mi preoccupa. Quello che mi preoccupa è che sappiamo che questo può avere ripercussioni importanti e ci metterà davanti all’interrogativo di come sono i nostri rapporti con l’Ue rispetto all’altro partner che sta trattando l’accordo. Che ha un percorso eziologicamente diverso. Credo che tra un po’ dovremo farci delle domande. Questo percorso cominciato in tre, come finirà? Questo sarà importante per i vincoli che possono esserci su di noi e sulla nostra opinione pubblica. Io sogno ancora che il giorno della ratifica dell’accordo sia vissuto come un giorno di festa da tutti quanti. Per questo dobbiamo stare molto attenti a non sottovalutare le scelte delle altre parti. Arriviamo al tema delle ESA. Questo secondo me ha inciso sull’approccio che abbiamo avuto nel negoziato, specie nella parte organizzativa. Io ero convintissimo fin dall’inizio che la proposta delle ESA come autorità di vigilanza fosse insufficiente. Su questo rimango anche un po’ deluso: in recenti dibattiti consiliari ho sentito dire da alcuni consiglieri che il negoziato è chiuso. Il negoziato è chiuso al 99%, è aperto per definire le specificità delle ESA e per definire il clarifying addendum, che per noi può contare più del 50% dell’accordo di associazione. Io voglio iniziare a dirle queste cose. Potremo dire che il nostro Paese è di nuovo pienamente competitivo, quando il nostro Paese avrà di nuovo un sistema finanziario e bancario in grado di dare servizi avanzati a famiglie, singoli, aziende e diventi appetibile anche per chi viene da fuori. Oggi il nostro sistema bancario è preso da mille vincoli e ostacoli. Il punto più importante è quello di un nuovo riaccreditamento che consenta al nostro sistema bancario e finanziario di rinascere. Quindi, il negoziato non è chiuso: diciamolo chiaramente. Dovremo valutare questa parte sulle ESA: e va benissimo. Arrivo all’ultimo punto: il clarifying addendum. Che sarà da guardare con attenzione. Abbiamo accostato un’altra parola: Italia. E allora c’è tutto il mio stupore nel chiedere: la nostra Banca Centrale non si è mai accorta che c’erano delle specifiche sensibilità della Banca d’Italia? Possibile non sia stato fatto un report al Parlamento e al Consiglio che dicesse che era necessario stabilire protocolli precisi di collaborazione con la Banca d’Italia? Ditemi voi se questo è normale. Noi dovremo stare molto attenti su questa tematica. Il periodo più basso lo abbiamo avuto quando le banche italiane sono uscite dalle partecipazioni azionarie delle banche sammarinesi. Implementazione vorrà dire: decidere questi rapporti con Banca d’Italia, le competenze che a noi rimarranno e sarà importantissimo riuscire già ad immaginare un ritorno degli investimenti italiani e di altri paesi europei nel nostro sistema. Allora l’accordo mostrerà tutta la sua bontà e saremo davvero in grado di volare come sistema Paese, una volta eliminati quei vulnera. Qui c’è l’ultima chiave: chi vuole mantenere questo sistema asfittico e chi vuole guardare in avanti e ha il coraggio di cominciare a pensare che ci vuole know how, competenze, etc. Noi, con chi ha quest’ultima visione, ci stiamo.

Dalibor Riccardi (Libera): Ho apprezzato l’intervento del consigliere Renzi, che ha dimostrato grande sensibilità. Quando i temi devono essere vagliati dalla politica, i tempi si dilatano. Credo che questo accordo sia un qualcosa da continuare a perseguire. Con grande responsabilità ed equilibrio, con grande voglia di imprimere le migliori opportunità per il nostro Paese. Questo accordo segnerà una svolta epocale e un momento di grande cambiamento. Sui temi elencati dal Segretario, sappiamo che i nostri tecnici hanno la possibilità di un confronto continuo e costante. Sappiamo che il supporto italiano sul tema resta. E abbiamo constatato con mano la grande disponibilità che c’è stata e ci verrà continuamente mostrata, al pari della disponibilità che viene dalla Commissione stessa. Quello bancario è un aspetto che dovrà essere sicuramente messo nell’ottica di un cambiamento. Ne gioverà il sistema stesso. Quando si arriva alla conclusione di accordi di questa natura, alcuni dettagli meritano approfondimenti ulteriori. Visto anche l’approccio e la modalità, credo ci sia la volontà da parte di tutti di arrivare ad una soluzione positiva. E’ normale che ogni Stato abbia i propri interessi. Mi fa piacere che ci sia un ulteriore confronto con la delegazione andorrana. Oggi approccio porta con sé modalità di ragionamento non sempre uguali a quelle che abbiamo interpretato noi. Credo ci sia la volontà di volersi amalgamare in questo percorso. Facendolo con l’unanimità delle parti, con l’equilibrio giusto, con questi confronti costanti in questa Commissione: credo sia l’approccio più serio che possiamo avere in questo momento. Con l’obiettivo di portare a casa un accordo che ci dà la possibilità di entrare nell’ottica di un mercato che ci vede presenti ma sotto certi punti di vista ancora penalizzati. Mi auguro che con questa modalità si arrivi quanto prima alla sottoscrizione dell’accordo.

Fabio Righi (D-ML): Doveroso ringraziare anche da parte nostra il Segretario Beccari. Dico anche che mi pare che negli ultimi riferimenti e nelle ultime audizioni si faccia un po’ più sul serio. Non lo dico rivolgendomi al Segretario Beccari, ma da fuori sembra esserci un approccio più strutturato. Voglio ribadire per l’ennesima volta la posizione della mia forza politica: non siamo contro l’accordo, non siamo contro una maggiore integrazione di San Marino con il mercato unico. Però ci siamo sempre posti il problema – e ancora non c’è soddisfazione – della totale mancanza di valutazioni di impatto precise dell’accordo sul sistema sammarinese. Tutto dipende da come immaginiamo San Marino nel contesto europeo. Questo manca completamente. Manca la visione prospettica di sviluppo per capire cosa negoziare al di là di un adeguamento puro e semplice. Il lavoro fatto fino a questo momento è stato un lavoro di allineamento alle regole europee. Non si è fatta una valutazione sui famosi costi/benefici per capire cosa provare a negoziare. Mi hanno sempre insegnato che le cose bisogna guardarle prima di firmarle. Uno che ha una vaga idea del contesto europeo, qualche esigenza di approfondimento la sente. E’ ovvio che il settore bancario senza le leve del paradiso fiscale è destinato a morire. Se noi domani ci apriamo, siamo sicuri che senza una visione riusciamo a reggere l’Europa? Se avessimo aggredito quei settori innovativi della finanza, avremmo avuto un’occasione di apertura non da poco. Non voglio farla troppo lunga. Però è anche vero che abbiamo firmato un Odg. Uno dei passaggi era: in vista della firma, ci prendiamo il tempo per fare le valutazioni di impatto. Mi auguro ci sarà modo di cominciare ad avere alcune informazioni sugli impatti economico sociali dell’applicazione dell’accordo. C’è un altro punto: quello del coinvolgimento della cittadinanza. Con una normativa che subordina la ratifica dell’accordo ad un referendum. Non è una battaglia politica, non è ostruzionismo. Una cosa così importante, con un adeguato percorso di informazione: ne va della difesa del passaggio epocale che facciamo. Non è possibile immaginarsi una cosa decisa a tavolino da quattro o cinque. Un passaggio a salvaguardia del nostro ordinamento democratico. Cominciamo con il dire che l’accordo non è chiuso. Il settore bancario oggi non è normato, per cercare di chiudere a tutti i costi lo abbiamo dovuto reinserire con un addendum. Quell’1% rimasto aperto ha un peso specifico molto alto. Ho apprezzato che ci sia un dialogo con l’Italia, però rendiamoci conto: stiamo chiedendo la data della firma con la penna, però parliamoci chiaro, dobbiamo essere seri e ragionevoli, e non abbiamo mai parlato di come vogliamo gestire la questione bancaria finanziaria e quella della vigilanza. Non possiamo nasconderci dietro un dito. All’inizio della scorsa legislatura, ci è stato chiaramente detto che le relazioni con Banca d’Italia non servivano più. Ora arriviamo in fondo e nessuno si è reso conto che quel memorandum era fondamentale? Qui ci sono delle responsabilità. E’ evidente che in tutto questo percorso, c’è qualcosa che manca. Rilancio piena disponibilità a fare tutti i passi e a farli velocemente. Ma usiamo questo tempo per cercare di capire quali sono le declinazioni pratiche su tante pratiche. Manca la parte fondamentale: cosa vogliamo fare di questo Paese nei prossimi dieci anni, oltre le cose normali.

Antonella Mularoni (RF): Se noi guardiamo a che cosa avviene nel sistema degli altri Paesi, la presenza di player internazionali è la normalità. Il fatto che oggi discutiamo di quattro banche, mi fa anche un po’ ridere. Dobbiamo lavorare tutti con la consapevolezza che quello è un obiettivo da raggiungere. Mi rammarico che ci sia stata una sottovalutazione da parte di chi avrebbe dovuto avere la percezione di questa posizione italiana. Spero che questo non sia di cattivo auspicio per il dopo. Dovremo arrivare attrezzati e preparati al momento della firma dell’accordo, preparati, con le nostre strutture interne – Pubblica Amministrazione, Banca Centrale, Dipartimenti – pronte. Noi abbiamo l’impressione che su questo piano siamo un po’ indietro. Il nostro Paese sarà appetibile se riusciremo a dimostrare che a livello di competenze ci siamo preparati, che nelle nostre banche si fanno cose avanzate. Abbiamo giovani preparati, che devono andare a lavorare all’estero. Questo è un aspetto secondo me fondamentale. Sulla natura dell’accordo, vorrei chiedere al Segretario quali tempi sono prevedibili per la risoluzione del quesito. E’ anche vero che rispetto al 2002, oggi l’Ue si trova in una situazione diversa. Ci sono leadership nazionalisti ed ostili all’Ue. Per me sarebbe importante capire se ci sarà nell’ipotesi di competenza, un termine entro il quale i Parlamenti nazionali dovranno avere ratificato l’accordo e cosa potrebbe succedere se uno di questi Parlamenti dovesse non ratificare l’accordo. Sarebbe bene avere certezze in tempi brevi prima di andare alla firma dell’accordo  con l’Ue. Quindi il mio auspicio è che queste riunioni serrate possano portare ad una definizione e permetterci di capire cosa ci chiedono l’Italia e altre realtà. Se c’è questa volontà da parte di tutti i Paesi membri di arrivare al termine di questo percorso. Sono certa che ci sia da parte degli organi dell’Ue che hanno piacere di vedere l’esito del negoziato. Ribadisco il mio invito: cerchiamo tutti, Governo e PA, di essere pronti, di attrezzarci adeguatamente per una sfida che non sarà di facile gestione se non saremo preparati.

Gerardo Giovagnoli (PSD): Se anche oggi siamo qua a parlare dell’accordo di associazione, non è perché c’è la vicenda del clarifying addendum, ma perché c’è una fase di adattamento alle regole europee, che come sappiamo tutti possibilmente potrebbe raggiungere i 15 anni di tempo. E’ chiaro che c’è questo accordo in più da fare con le autorità italiane. Trovo sorprendente il fatto che l’Italia stessa non abbia avuto in tutto questo tempo di inserire direttamente nel negoziato delle vicende che riteneva importanti. Una finestra si era già aperta e non è stata sfruttata, è stata introdotta alla fine del negoziato e quindi succedono una serie di cose. Vedo che alcuni colleghi fanno un po’ di confusione. Il negoziato è chiuso. Il clarifying addendum stabilisce delle regole che hanno a che fare con il rapporto con uno Stato. Questo non è il negoziato con l’Ue, ma con l’Italia. Non voglio sottostimare il fatto, ma vanno distinte le categorie. Questo capitolo introduce questa vicenda su cui evidentemente dobbiamo concordare delle forme di collaborazione. La questione tecnica delle agenzie non va a snaturare l’accordo di collaborazione, questa fase ci dice il Segretario si sta per concludere. Reputo invece importante è il fatto che dovremmo sapere progettare qual è il prossimo sistema che noi vogliamo. Il sistema è cresciuto velocemente, è cresciuto male, è arrivato all’apice, da lì ha avuto una diminuzione degli introiti e di riduzione del numero delle banche, oltre alla chiusura con l’esterno. Questa è ancora la situazione attuale, se non che dal punto di vista patrimoniale c’è stato un miglioramento. Da qui a dire come sarà il sistema tra dieci anni, credo che dovremmo essere in grado di idearlo. Anche perché questo ragionamento con l’Italia noi lo dobbiamo fare. Non nascondiamoci dietro un dito. Con i trascorsi avuti, quello che facciamo qua interessa all’Italia. Noi possiamo e dobbiamo ribaltare il concetto. Se dobbiamo trovare equilibri nuovi, è opportuno che sappiamo dire che cosa noi avremmo piacere di ottenere nell’interazione con l’Italia. Le banche sono rimaste in quattro, hanno una raccolta molto piccola, i servizi sono mancanti. In questi percorsi, io credo che l’Italia debba darci una mano, anche dal punto di vista delle competenze e dell’integrazione del nostro sistema. Dobbiamo cercare di far funzionare insieme queste parti e confrontarci su quelli che possono essere gli obiettivi di questo scambio. Nel Psd se ne parla da dieci anni. La normalizzazione ancora non è intervenuta. Noi potremmo in questa fase, se capaci, elevare di grado la qualità del nostro sistema dal punto di vista delle competenze e dei canali che si aprono. Non avere un sistema bancario e finanziario in grado di sorreggere l’economia è un problema che bloccherà le opportunità che l’accordo potrà darci. Vediamola anche in positivo. Qualche idea mi pare sia venuta fuori dal convegno dell’ABS di qualche mese fa. Qualche idea che dovrà essere resa più strutturale. Tutto questo impegno non è da vedere solo come il doversi adattare e quindi sacrificare. Io credo che la politica debba mettersi in campo per fare in modo che questo ulteriore sforzo sia bilanciato da una serie di collaborazioni che ora non ci sono.

Matteo Zeppa (Rete): Sono un po’ stanco degli atteggiamenti da parte di alcuni gruppi politici non rappresentati in Consiglio. Questa è la dimostrazione di come si voglia utilizzare una cosa così enorme per meri scopi politici e mettere in crisi qualcosa di cui non si è stati protagonisti. Ho letto l’articolo della stampa andorrana e comincio a stufarmi. Perché c’è a San Marino chi lo utilizza per fare comunicati sciocchi, con ex politici di una forza non in Consiglio e che farebbero bene a guardare il loro passato politico in cui hanno elargito soldi alla Fondazione Caponnetto. Siamo in un periodo in Europa in cui l’avanzamento del nazifascismo è evidente. Questo porta i Paesi a chiudersi e i Parlamenti ad avere un approccio differente. Questo ho avuto modo di dirlo alla delegazione andorranna. Dal mio punto di vista dovevano definire la loro connotazione, perché sono comunque un principato sorretto da due nazioni. La Francia ha problemi evidenti. Noi abbiamo avuto chi inneggia a Macron. Sinceramente faccio fatica a stendere il tappeto a Macron. Non mi faccio tirare in ballo da chi è sorretto da due entità differenti. Che qualcuno, qualche ex politico utilizzi la stampa per dire fregnacce, di questo sono molto stanco. Bisognerebbe fare un lavoro culturale. Non sono propriamente europeista, ma credo che questa sia una opportunità che il Paese si deve dare, con le dovute garanzie. Al netto di tutto ci sono delle cose che non tornano. Possiamo pensare che il famoso addendum con l’Italia sarà sulla vigilanza bancaria. Questo è venuto fuori perché siamo stati tirati per la giacchetta e questo è un punto a sfavore del Segretario. Vi hanno posto la questione sul sentiment della cittadinanza. Va bene tutto. Però non si può portare in un contesto come quello bilaterale, in quel caso, che il sentiment della cittadinanza – su espressa domanda dei parlamentari italiani – sia un questionario fatto dalla sezione dell’Università degli Studi. E’ facilissimo falsare un questionario, ed è facilissimo farlo in maniera tangibile. La politica ha avuto la grande mancanza di non far capire quali sono le opportunità effettive del negoziato. Solamente gli stolti non cambiano idea. E’ compito della politica non di dire che c’è un questionario in cui il 30% delle persone sono contrarie: non è così. Una cosa del genere può essere di supporto, ma bisogna andare sul campo. C’è chi utilizza comunicati stampa strumentali, citando fonti che ha soltanto lui – e ovviamente mi riferisco all’ex Segretario Casali. Sbagliato secondo me anche l’approccio di chi ancora oggi si ostina a chiedere il referendum. San Marino per la sua peculiarità, mi pare di capire che avrebbe una provvisoria esecutività. Credo che sia anche necessario in questo caso non perdere la bussola e tenere conto di che aria tira in Europa. In Europa abbiamo leader che utilizzano ogni dossier per fermare le cose o per ribadire che loro hanno potere di vincolo. Se è vero che abbiamo fatto del multilateralismo la nostra arma, quel multilateralismo non ce lo può negare nessuno. Questo è il punto. Bisognerebbe fare una seria analisi, non derogare ad un mero questionario. Andiamo a fare dei ragionamenti sinceri anche in Commissione Mista. Le voglio sentire le banche che cosa diranno. Perché questo potere che loro hanno comincia a dare fastidio.

Manuel Ciavatta (PDCS): Come spiegato in maniera molto chiara, le questioni da affinare non paiono incidere in maniera rilevante rispetto al quadro attuale. Interessante la questione dell’accordo misto o esclusivo. Non tanto per noi. Si è partiti in tre con il negoziato. Monaco non c’è più. Alcuni recenti articoli pongono la questione se Andorra in un caso o nell’altro possa essere in difficoltà a portare avanti l’accordo. Io credo che alla fine non ci sia questa problematica. Credo però che questo aspetto evidenzi nettamente come San Marino pur nella sua piccolezza si stia davvero comportando come un grande Stato. Proprio per la fisionomia che abbiamo e per la dinamica democratica che ci caratterizza più di altri piccoli Stati. Lo dico con orgoglio. Credo che sia interessante evidenziare che alcuni ambiti della nostra economia non rientrano nell’accordo per ragioni di beneficio. Penso ad alcuni aspetti che non sono rientrati nella negoziazzione. Anche da quel punto di vista, credo sia stata fatta una valutazione di interesse. Rispetto all’ambito bancario e finanziario, condivido con quanto detto. Il settore bancario avrà bisogno di più tempo ma sono tempi che ci siamo dati. Con l’auspicio di non arrivare al tempo limite, ma di essere il più veloci possibile, sapendo di avere uno spazio per poterci adeguare. Condivido quanto detto da Renzi sul fatto che quando il sistema finanziario ripartirà in modo efficace, il nostro Paese si potrà sollevare da un fardello. Come in tutti gli altri ambiti, abbiamo cercato di andare avanti e risolvere le problematiche una ad una. Anche noi auspichiamo quanto prima che le cose possano procedere. Ottimo il confronto con i rapporteur. Se effettivamente gli incontri fatti hanno portato questa condivisione, credo sia di ulteriore buon auspicio per l’esame del testo. Auspichiamo che tutti gli organismi europei possano giungere quanto prima ad giudizio positivo.

Segretario di Stato Luca Beccari, replica: Da una parte ho colto sicuramente degli spunti positivi, anche da parte dell’opposizione. Credo sinceramente che questo percorso che stiamo affrontando ha responsabilizzato tutti. Ci stanno le sfumature nelle vedute. Non credo da parte mia di essermi mai sottratto al confronto. Credo che tutti insieme dobbiamo fare uno sforzo per incanalare i discorsi nella giusta direzione. Vedo sempre delle puntualizzazioni che servono sempre a creare dei distinguo che non so che danno creano e non so a chi fanno bene. C’è stato un Odg in Consiglio, poi in Commissione. Mi dite voi quando in cinque anni e mezzo quando mai ho negato un dibattito sull’Unione europea in Commissione? Mai. Ben venga che ci sia un ordine del giorno, ma vi ricordo che nel mese di aprile ne abbiamo parlato quasi quattro volte. Siamo in aula spesso a parlare di questo, non si può dire che non è un tema che non trattiamo. Ci sono passaggi formali che non possiamo disconoscere. Non è che sono andato in conferenza stampa nel dicembre 2023 a dire abbiamo concluso il negoziato e a maggio abbiamo detto: abbiamo concluso la revisione dei testi. Quando abbiamo fatto queste cose, quello che andava fatto fino a quel momento – prevedibile o non prevedibile – era stato fatto. E’ normale che i Paesi vogliano prendersi del tempo per valutare una cosa che non hanno visto. Ci vuole un tempo e una dialettica per capire se va tutto bene. Settemila atti dell’acquis comunitario. Noi stiamo discutendo di una sola cosa, di un pezzo soltanto. Che è una questione posta dall’Italia sul quadro della vigilanza. E stiamo parlando di due questioni che riguardano l’Unione europea che si confronta su un tema innovativo anche per se stessa. Non mi potete venire a dire che l’Unione europea è la stessa di trent’anni fa. Evidentemente il lavoro fatto oggi, frutto del lavoro di anni, è un qualcosa di assolutamente innovativo. Ci sono delle questioni di principio e coerenza. Io non sparo date o previsioni. Vengo incalzato continuamente sulla data della firma. Tutti mi chiedono quando si firma. O sto zitto e non dico niente o se no devo darvi delle prospettive. Le prospettive che vi do sono quelle che mi dà la Commissione. Se mi dice: facciamo di tutto per chiudere entro il semestre polacco, io ve lo riporto. Non è che mi diverto a dare delle indicazioni. L’accordo è chiuso. Sono emersi degli elementi di novità, ma non è che abbiamo riaperto il negoziato. Ci sono delle questioni di principio e coerenza. Capite che la nostra dimensione è tale per cui come facciamo a pensare che non ci sia bisogno di un’integrazione con il mercato unico.

Nicola Renzi (RF), replica: L’addendum a me preoccupa. Credo sarà necessario che tutti quanti rimaniamo sul pezzo. Mi preoccupa perchè io mi chiedo ancora: una volta che noi firmassimo l’accordo, con un addendum che rimanda ad accordi con una singola istituzione europea, abbiamo una forza negoziale tale per riuscire a giungere ad una definizione con l’unica controparte nei tempi e con le modalità che riterremo congrue? In altre parole: le istituzioni di uno stato x o y potrebbero fare con noi melina per anni inficiando così l’entrata in vigore della parte bancaria o finanziaria? Non sto dicendo che questa cosa va male perché il Segretario non ha fatto le cose bene, sto analizzando un dato di fatto e mi piacerebbe che studiassimo tutti insieme la strategia migliore da portare ai tavoli negoziali che evidentemente sono ancora aperti.

Fabio Righi (D-ML), replica: Ci sono altri aspetti che mi portano a dire che forse dobbiamo fare delle riflessioni. Ci sono dei temi. L’89% della nostra economia è sulla penisola italiana. Diversi aspetti potevano essere risolti nel rapporto bilaterale. Io cito sempre un caso. Che è quello del tema dell’attività di trading e delle triangolazioni. L’obbligo di portare la merce nei confini sammarinesi. Quel tema l’intervento dell’Agenzia delle entrate lo risolveva, ma il tavolo non è stato portato avanti. Ci sono mille cose che si sarebbero potuto fare e avrebbero incrementato la nostra economia. Il discorso è: questa competitività, noi la manteniamo oppure no? Possiamo tenere un grado di libertà per le certificazioni per il contrasto extraeuropeo? Settore nautico: ci sono modifiche che possiamo fare? Il grado di libertà dell’authority sanitaria: lo possiamo mantenere? Sono le domande specifiche sulla quale dobbiamo avere risposte. E su questa base fare insieme delle strategie. Motus non è contro per principio. Quando si fanno queste domande specifiche, noi chiediamo semplicemente degli approfondimenti. Ora che abbiamo un po’ più di tempo, approfondiamo questi aspetti.

Gerardo Giovagnoli (PSD), replica: Solo per rilevare che tanto efficace è stata la risposta del Segretario Beccari, che chi mi ha preceduto ha parlato per otto minuti scansando le tematiche dell’Unione europea.

 

 

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