COMMISSIONE CONSILIARE PERMANENTE AFFARI ESTERI MERCOLEDI’ 4 LUGLIO

COMMISSIONE CONSILIARE PERMANENTE AFFARI ESTERI MERCOLEDI’ 4 LUGLIO

La seduta della commissione Affari esteri si è aperta con l’annuncio da parte del segretario di Stato per gli Affari esteri, Antonella Mularoni, dell’incontro, oltre alla missione in Cina che partirà domani, con il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, l’11 luglio a Bruxelles. Al ritorno ci sarà un riferimento in Consiglio grande e generale. Il comma Comunicazioni è proseguito affrontando il tema delle telecomunicazioni e in particolare dei problemi sui telefoni cellulari di cui ha riferito in Aula il consigliere del Pdcs Teodoro Lonfernini.
Di seguito un riassunto del dibattito.
Teodoro Lonfernini, Pdcs: “Da qualche settimana, e qualche gruppo politico ha anche depositato delle interpellanze, i servizi telefonici attraverso Gsm e dati sono inutilizzabili nel Paese. Al di là del progetto di legge sulle telecomunicazioni, sollecito il segretario di Stato competente ad avere risposte dal principale gestore che ha generato i problemi. Perché ci sono e sono così prolungati? E’ necessario un servizio migliore e affrontare il tema in maniera più veloce. Per alcuni giorni è stato addirittura impossibile chiamare il pronto soccorso e le forze dell’ordine. In alcune zone rispondevano i carabinieri di Riccione”.
Pier Marino Menicucci, Upr: “Mi associo. Il nostro capogruppo Giovanni Lonfernini ha fatto un’interpellanza in merito la scorsa settimana. Il problema è evidente. Come si può risolverlo?”
Antonella Mularoni, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Non appena è stata depositata l’interpellanza ho chiesto un riferimento urgente alla direzione delle Poste e Telecomunicazioni. Nel prossimo Consiglio risponderò. Oggi, assieme al collega al Territorio, Gian Carlo Venturini, incontrerò i vertici di Telecom Italia – San Marino. Nel futuro si deve fare meglio. Le convenzioni sono in scadenza per cui è il momento buono per sistemare il problema. Da parte del governo c’è la massima attenzione”.
Dopo il riferimento sulle revoche e nomine di rappresentanti diplomatici e consolari (cessazione di incarico di un ambasciatore a disposizione, nomina del nuovo console onorario in Lussemburgo e dell’ambasciatore a Panama ), la commissione ha esaminato la convenzione monetaria con l’Unione europea firmata a Bruxelles lo scorso 27 marzo.
Giuseppe Maria Morganti, Psd: “Senza un’introduzione è difficile scaldare il dibattito. Comunque, la convenzione è uno strumento importante e indispensabile, e viene fatta la scelta decisa di rimanere nell’area euro. Chiedo però fino a che punto sono definiti gli impegni di San Marino e se è inclusa la peculiarità dell’acquisizione dell’acquis comunitario. Bene che siano previsti dal testo dei tempi precisi di adeguamento in materia bancaria e finanziaria. Ma valgono solo per noi? Dato che la convenzione è stata mediata dalla Banca d’Italia, ci sono state delle difficoltà? Insomma, quali i tempi e i passi da fare? E ancora, perché non facciamo un passo in più visto che ci stiamo adeguando all’Europa su tutti i fronti? Così ci sono solo gli obblighi e nessun vantaggio, a parte la possibilità di utilizzare l’euro.
Come va avanti il processo di integrazione con le normative comunitarie? E’ garantita l’operatività delle nostre banche sul territorio europeo? Bankitalia ha tagliato tutte le ramificazioni del sistema italiano in Repubblica”.
Enzo Colombini, Su: “Mi associo al richiamo per l’adesione all’Ue. La convenzione deve permettere l’operatività internazionale delle nostre banche. I punti negoziati in caso di adesione all’Ue sarebbero stati più o meno stringenti?”.
Antonella Mularoni, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Per gli altri piccoli Stati ci sono gli stessi obblighi. Si tratta di un nuovo modello che va rinegoziato e la convenzione è stata stipulata anche da Andorra. Entrando nell’Ue ci sarebbe altro da recepire in riferimento all’aquis comunitario. Se vogliamo operare nel mercato l’Ue ci chiede di recepire varie normative.
Stiamo lavorando per l’operatività degli istituti di credito, ma un’adesione richiede almeno qualche anno. Il governo ha scelto una strada più pragmatica, tenendo conto di quanto dice la controparte. Stiamo accelerando sulle varie convenzioni e nessuno esclude che tra 10-15 anni le cose possano cambiare e si possa puntare all’adesione. Oggi, però, sono necessarie soluzioni intermedie per favorire l’integrazione dei settori che ci stanno più a cuore.
A breve verrà istituita una commissione nazionale con tutti i soggetti interessati per fare delle proposte al legislatore sull’adozione del contenuto delle direttive. E in autunno i rappresentanti dell’Ue saranno a San Marino per darci una mano. La firma della convenzione è un obiettivo importante, un passaggio ineludibile e il mondo bancario sammarinese è soddisfatto. L’unica strada per il settore è l’apertura dell’operatività per qualificare i servizi. Il lavoro è grande. Abbiamo fatto molto sul riciclaggio, in altri settori però c’è molto da fare. Dall’Abs c’è la massima collaborazione”.
Pasquale Valentini, segretario di Stato per le Finanze: “Nella premessa della convenzione viene sottolineato che il sistema bancario può operare in stretta collaborazione con l’area euro, se la nostra legislazione è il più possibile conforme alle raccomandazioni internazionali, in particolare quelle del Gafi. L’articolo 8 parla dell’impegno sulle misure, mediante il recepimento diretto o azioni equivalenti. L’articolo 9 dell’accesso al sistema di pagamenti interbancario nell’area euro. Dopo la firma i rappresentanti di Banca centrale hanno incontrato quelli del Sepa per definire le modalità. La condizione essenziale è proprio la convenzione.
Il percorso è stato avviato, ci sono già state delle riunioni tecniche per il programma di attuazione. E il percorso è strettamente connesso a quello con l’Italia. Banca centrale europea e banca d’Italia ci accompagnano. Ci sono quindi tutte le premesse affinché l’integrazione si svolga nel migliore dei modi. Ora non perdiamo tempo”.
 La commissione ha poi preso atto della risoluzione adottata dal consiglio dei governatori del Fondo monetario internazionale “Quattordicesima revisione generale delle quote e riforma del consiglio dei direttori esecutivi”; dell’accordo sulla promozione e protezione reciproca degli investimenti tra il governo di San Marino e il consiglio dei ministri dell’Albania, firmato a Roma lo scorso 18 maggio; della convenzione sui privilegi e le immunità delle Istituzioni specializzate, adottata dall’Assemblea generale dell’Onu il 21 novembre 1947.
Accolte poi a maggioranza, con tre consiglieri astenuti, le quattro richieste di residenza presentate da altrettanti imprenditori, la commissione ha approvato, con 9 voti favorevoli, un contrario e un astenuto, il progetto di legge presentato dai gruppi di maggioranza e opposizione, e illustrato in Aula dal consigliere di Ns, Maria Luisa Berti, “Riforma della Consulta dei cittadini sammarinesi residenti all’estero”. Relatore in Consiglio grande e generale sarà il capogruppo di Ap, Roberto Giorgetti.   
Maria Luisa Berti, Ns: “Il progetto di legge è il frutto del lavoro di tutte le forze politiche e degli esponenti della Consulta. Possiamo procedere all’esame dell’articolato per un passaggio in Consiglio grande e generale nel più breve tempo possibile, magari già nella seduta di luglio. Per organizzare la prossima Consulta i tempi sono stretti”.
Antonella Mularoni, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Il clima di lavoro è stato molto positivo. Siamo partiti da posizioni distanti e con qualche tensione, ma alla fine sono state riconosciute alcune delle richieste avanzate dalla Consulta, altre no perché non era possibile. Il testo è ampiamente condiviso ed è stato accolto bene dalla Consulta, nonostante non tutte le istanze siano state accolte.
Il Consiglio di luglio è già molto pieno e potrebbero slittare alcuni dei punti inseriti all’ordine dei lavori”.
Con qualche minuto di pausa, per l’assenza dei consiglieri interessati, è infine scattato l’esame di due progetti di legge depositati dal Psrs. Il primo sulla concessione di residenza anagrafica è stato respinto con la bocciatura del primo articolo. Stessa sorte per il secondo, “Integrazione nell’Unione europea”.
Di seguito un riassunto del dibattito.
Residenza anagrafica
Paolo Crescentini, Psrs: “Ringrazio per la pazienza e lo strappo alla regola. Il progetto di legge del Psrs è provvedimento che vuole dare le linee di indirizzo, come l’intero pacchetto di leggi presentato. Questo sulla concessione della residenza anagrafica può essere lo strumento necessario in un momento in cui c’è bisogno di ridare appeal al nostro tessuto economico, mentre non è facile, per un imprenditore, ottenere la residenza nel nostro Paese. Resta sottinteso che devono essere fatti tutti i controlli necessari dalle forze dell’ordine prima che la Commissione possa dare la residenza, ma lo riteniamo importante. Oggi è più facile che a San Marino siano date residenze a badanti, piuttosto che agli imprenditori. Dobbiamo forse fare un esame approfondito per vedere come attrarre investimenti seri, visto che ci stiamo ricollocando in uno scenario nuovo di trasparenza e legalità. Vorremmo soffermarci su questo provvedimento “Disciplina della concessione di residenza anagrafica” perchè può essere garantito il diritto di residenza con la garanzia che possa essere poi revocata una volta vengano meno i requisiti. E’ una legge semplice, fatta di due articoli, con cui pensiamo di dare un contributo al nostro Paese”.
Roberto Giorgetti, Ap: “Posso concordare con la gran parte delle osservazioni svolte da Crescentini, che però poi non trovano riscontro in questo progetto di legge. L’articolo 1 è generico e l’attuale legge sulle residenze mi sembra più specifica. Si chiede di dare la residenza a chi ha attività produttive e servizi, ma c’è anche il commercio, che qui manca. Mi sembra di reiterare quanto previsto dalla legge del 2010, non mi sembra apporti nulla di nuovo rispetto quello che c’è già. Poi è già iniziato l’iter legislativo del provvedimento che raccogliere la richiesta di ridimensionare il meccanismo generato con il passaggio dal vecchio al nuovo regime, legato alle badanti. E’ un problema che si sta già affrontando”.
Lonfernini Teodoro, Pdcs:” Condivido anch’io le considerazione fatte dal commissario proponente del progetto di legge, ma condivido pienamente ciò che ha detto il collega Giorgetti. Mi pare una riproposizione quasi integrale di ciò che la legge sulle residenze del 2010 indica. Si ribadisce che chi viene a San Marino a fare investimenti imprenditoriali deve presentare alla commissione un business plan. Diversa è l’indicazione che si porti la richiesta al Consiglio grande e generale, mi sembra un eccesso. Per il resto non ci sono altri elementi che non siano già presenti nella legge attuale. Crescentini poi ha riportato un esempio fuori luogo, credo che tutti noi dobbiamo fare attenzione ad esprimere certe indicazioni sui nostri provvedimenti di legge. Se facciamo confusione, diventa un problema anche per la cittadinanza.  Con i permessi alle badanti si dà una risposta a un’esigenza assolutamente sociale, l’altra è un’esigenza economica”.
Pier Marino Menicucci Upr: “Il gruppo dell’Upr voterà a favore di questo provvedimento. Le novità rilevanti non sono definite, ma lo condividiamo perchè oggi come oggi funge da impulso alla crescita economica. Tutto quello che può incentivare un’imprenditoria seria è fondamentale”.
Maria Teresa Berti, Ns: “Condivido la ratio sottesa a questo progetto di legge per favorire le imprese che stanno soffrendo, ma ritengo che così com’è disciplinata attualmente dalla legge abbia degli aspetti migliori rispetto quanto viene disciplinato dall’articolo 1 del progetto di legge. Mi sembra riduttivo limitare la residenza a imprenditori che hanno investimenti coerenti con il piano produttivo dei servizi. Poi, rispetto all’articolo 2, non ritengo giusto ci sia una semplice facoltà di revoca se vengono a mancare i requisiti. Si dovrebbe invece procedere alla revoca, non può essere una mera facoltà. Per quanto detto ritengo di non sostenere il provvedimento”.
Enzo Colombini, Su: “Il progetto di legge lo condivido, ma avrei precisato meglio la norma attuale. L’appeal della residenza per la ripresa economica del Paese non può prescindere da una migliore definizione, per dare a imprenditori e commercianti un quadro certo sugli elementi caratterizzanti la sua concessione. Chiunque è interessato deve avere certezza sui requisiti richiesti e sulle condizioni di revoca, non si può lasciare libero campo discrezionale alla commissione.  Mi associo poi ai colleghi che, come Lonfernini, hanno messo in chiaro la differenza tra residenza per chi investe e per il sociale. La dignità e il valore acquisito con le badanti è immenso, quindi non metterei sullo stesso piano questi aspetti”.
Giuseppe Maria Morganti, Psd: “Ritengo che già la legge in vigore sia molto a maglie larghe. Non ci sono parametri stretti, qualsiasi imprenditore può richiedere residenza, chi ha pochi dipendenti e chi ne ha di più, non ci sono investimenti importanti da realizzare. Al governo spetta la selezione delle pratiche. Ci vorrebbe una scheda esatta delle proposte che vengono presentate alla Commissione sul tipo di investimento e sulla possibilità di mercato”.
Antonella Mularoni, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Come governo abbiamo esaminato il progetto di legge e riteniamo che sul piano tecnico si sarebbe dovuto intervenire meglio, cambiando in caso le disposizioni della legge del 2010. Al di là di questo, riprendo le sollecitazioni dall’Aula. Lo scopo evidente del provvedimento è quello di togliere il filtro fatto dal congresso di Stato che comunque si è spogliato con la legge del 2010 di molte competenze. Con la stessa maggioranza, al momento del varo della legge, si è pensato che il filtro del governo fosse necessario per l’attività di coordinamento con gli uffici, per la possibilità di venire a conoscenza delle informazioni sui richiedenti. E’ vero che se il congresso decide di non portare pratiche, la commissione non decide, ma non ha potere autonomo di decidere sulle pratiche. Il controllo dei fenomeni migratori sono sempre stati coperti da controllo adeguato in questo Paese. Maggioranza e governo non hanno compiuto abusi, ma mantengono la volontà di attrarre investimenti, esigenza ancor più necessaria oggi. Ci auspichiamo possano arrivare proposte di imprenditori importanti, la maggior parte delle domande presentate alla commissione sono di imprenditori già presenti in Repubblica perché si è pensato di mantenere la barra alta per chi ha già hanno investito e dato lavoro. Il governo si fa carico di dati sensibili e della relativa azione di filtro. Di richieste ne arrivano tante, anche da parte di persone che non è possibile legittimare. Questa proposta elimina il filtro, ma ribadisco che è un’attività cautelativa. Inoltre la richiesta dei requisiti previsti nel primo articolo sono molto vaghi e rende possibili eventuali ricorsi. In definitiva, il governo preferisce la legge del 2010 perchè tutela di più il Paese. Poi la legge del 2010 prevede la revoca per coloro i quali hanno ottenuto la residenza ma non mantengono gli impegni, qui rimane una facoltà ed è meno garantista. Per queste ragioni il governo ritiene che il progetto di legge non possa essere approvato”.
Paolo Crescentini, Psrs: “Questo provvedimento ha come obiettivo quello di dare le linee di indirizzo, come forza di opposizione non abbiamo tutti gli strumenti che ha il governo per redigere le leggi. Dovesse passare, sarebbe la commissione ad avere potere di decidere se concedere o meno la residenza, perché noi riteniamo che il congresso di Stato abbia comunque troppa discrezionalità e sarebbe importante eliminarla. Sarebbe uno strumento di maggiore democrazia. Rispetto comunque le perplessità sollevate dai consiglieri, anche di opposizione, ribadisco che il provvedimento ha solo questo spirito: garantire controlli e legalità, andare a disciplinare le disposizioni che possono portare economia al Paese. Non intendevo denigrare le assistenti per gli anziani, non c’è da parte mia questa intenzione”.
Ue
Paolo Crescentini, Psrs: “E’ un progetto di legge molto breve anche perché sul tema non servono poi molte parole. Da decenni si parla di adesione e di varie strade di integrazione. Intanto per la nostra Repubblica è sempre più difficile dialogare con l’esterno. Abbiamo approvato provvedimenti che recepiscono indirizzi e disposizioni europee, ma non facciamo parte dell’Ue. E’ un’anomalia.
Il governo non vuole l’adesione e punta allo See. In ballo c’ anche il referendum. Per tagliare la testa al toro noi portiamo il nostro contributo. Dobbiamo inoltrare richiesta formale di adesione per poi aprire il negoziato per capire quale sia la migliore integrazione e fare scegliere al popolo tramite referendum. Tra l’altro la pronuncia del Collegio dei garanti sull’ammissibilità del quesito referendario potrebbe andare in questa direzione”.
Enzo Colombini, Su: “Abbiamo superato il limite per cui un’eventuale adesione avrebbe potuto creare problemi con l’Italia. Spero si arrivi a sviluppare una proposta concreta”.
Pier Marino Menicucci, Upr: “Condividiamo il progetto di legge, il nostro voto sarà positivo. In più occasioni abbiamo affrontato questo tema e molti di noi hanno firmato la richiesta di referendum. Le situazioni sono cambiate, la domanda di adesione è importante. Il nostro rapporto con l’Ue è particolare. Il progetto di legge sintetizza la nostra posizione, ribadisco che voteremo a favore”.
Teodoro Lonfernini, Pdcs: “Il nostro voto sarà contrario. Non per non approfondire il tema, già lo stiamo facendo in maniera dettagliata e razionale. Inoltre la sinteticità dell’articolato non coglie il merito della discussione, con una semplice domanda di formale adesione. Il rapporto con l’Ue è già in corso. Dobbiamo capire come saremo collocati come singolo stato e come piccolo Stato. Non vedo ragioni per cui ora ci sia piena integrazione. Condivido però che la scelta sia fatta in base all’espressione popolare. E’ falso sostenere che se non ci integriamo avremo difficoltà a relazionarci con la comunità internazionale. I fatti smentiscono questa teoria”.
Giuseppe Maria Morganti, Psd: “Diamo tutto il nostro appoggio su questo progetto di legge impostato molto bene. Non chiede di partire in quarta, ma di fare un passo assolutamente necessario per capire le condizioni dell’integrazione. Finché non parte la domanda di adesione non le conosceremo. Ed è la stessa proposta del referendum.
La richiesta di adesione è importante anche perché la Commissione europea ci ha recentemente inserito in una lista di Paesi off shore. La nostra collocazione è considerata a rischio perché non c’è un progetto di integrazione. Così siamo considerati come alcuni Stati con i quali non abbiamo niente a che fare. Come la Svizzera per esempio. Dobbiamo reagire, malta e Cipro non sono in quella lista, non sono un problema per l’Europa. La classe politica è rimasta indietro, sollecito maggiore disponibilità”.
Roberto Giorgetti, Ap: “Più volte in aula si è parlato di Europa. E Ap è per l’integrazione. Ma i percorsi possono essere diversi. La domanda di adesione comporta tempi non brevi e aspetti non di poco conto. Il governo ha scelto un percorso diverso, facendo riferimento anche agli altri piccoli Stati. Nessuno vuole tornare al Medioevo e la strada presa non esclude a priori l’adesione, è un percorso a tappe all’interno del quale devono essere chiari i termini di arrivo. Ragioniamo sulle scelte senza porre problemi ideologici su chi è più europeista. Il segretario di Stato per gli Affari esteri ha fornito molte informazioni e in passato non era mai successo. Giudico positivamente il percorso in divenire che sta facendo il Paese e non condivido la ratio della proposta di legge. Inoltre c’è un referendum equivalente, meglio attendere”.
Antonella Mularoni, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Spesso ci ridiciamo le stesse cose. Dall’Ue non vogliono che entriamo a tutti i costi, non c’è una spinta verso i micro Stati e noi puntiamo a un percorso concordato e realistico. L’Ue non ha nemmeno mai negato il diritto a presentare domanda di adesione, ma preferisce un percorso alternativo.
Verso San Marino ci sono in giro ancora molti luoghi comuni e informazioni datate. Con il presidente Barroso chiarirò e vedremo come lavorare per una maggiore integrazione. Per l’Ue è più facile inserire tutti in una categoria, ma tutti sanno che non vogliamo gli accordi raggiunti dalla Svizzera e ci sarebbe anche più senso a biasimare i Paesi membri che fanno accordi con quelli non membri, piuttosto che i Paesi esterni: è facile per i grandi prendersela con i piccoli.
Il nostro è un cammino coerente: abbiamo eliminato le frodi che davano molto fastidio, abbiamo approfondito tutta una serie di problematiche e fatto un lavoro di grande pregio. Ma ora come ora l’ingresso dei micro Stati è un problema per l’Ue. Avremo comunque dei contatti con la presidenza cipriota che è scattata il 1° luglio. Lavoriamo nel concreto e il clima è positivo. L’adesione non è esclusa, tra 10 anni potrebbero cambiare le condizioni”.
Paolo Crescentini, Psrs, replica: “E’ stato importante avere dato un segnale all’Europa sulle frodi. Di Ue, fuori dall’Aula, si parla da molto, ma di adesione non c’è traccia. Dobbiamo essere pragmatici e capire che strada vogliamo intraprendere. Inoltrare la domanda di adesione è uno strumento importante per analizzare pro e contro”.
Giuseppe Maria Morganti, Psd, replica: “Il dibattito certo non si esaurisce. San Marino è considerato un Paese a rischio e quel documento è nuovo, dobbiamo capire come uscire da quella lista di sei Paesi. La maggioranza, se vuole, tergiversi pure, ma da noi non c’è nessuna ideologia”.
Glauco Sansovini, Ans: “C’è troppo voglia di entrare in Europa, ma avete calcolato quanto ci costerebbe? Ci serve aderire solo se c’è convenienza. Sul referendum serve coscienza, i cittadini devono essere informati sui pro e i contro”.

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