Commissione Consiliare Permanente finanze, bilancio e programmazione. Seduta del 23 marzo, mattina. Report SMNA

Commissione Consiliare Permanente finanze, bilancio e programmazione. Seduta del 23 marzo, mattina. Report SMNA

COMMISSIONE
CONSILIARE PERMANENTE FINANZE, BILANCIO E PROGRAMMAZIONE;
ARTIGIANATO, INDUSTRIA, COMMERCIO; TURISMO, SERVIZI, TRASPORTI E
TELECOMUNICAZIONI, LAVORO E COOPERAZIONE

MERCOLEDI’
23 MARZO- MATTINA

I lavori della mattina
sono dedicati al dibattito sul progetto di legge
“Della
libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della
contrattazione collettiva e del diritto di sciopero”, presentato
dal segretario di Stato per il Lavoro
,
Iro Belluzzi.

Nel suo riferimento, il Segretario di Stato ripercorre l’iter del
provvedimento, la posizione favorevole dell’Oil, e i suoi aspetti
centrali, quindi i motivi di frizione insorti tra gli attori
interessati, sindacati e categorie. “Da una parte c’è chi avrebbe
voluto abbandonare un elemento essenziale per la maggioranza e per la
storia del Paese”, sottolinea Belluzzi, ovvero la valenza ‘erga
omnes’ dei contratti. “Gran parte del Paese- prosegue- vuole si
continui su questo percorso mentre dall’altra parte c’è chi
sosterrebbe e avrebbe voluto abbandonare questo approccio, che io
invece ritengo necessario a tutela dei lavoratori e per le aziende
stesse perché la libera contrattazione- contrattazione selvaggia-
non garantirebbe i diritti”.

Tony
Margiotta,

Su-LabDem sottolinea poi l’effettiva necessità di “regole chiare e
certe per chi rappresenta oggi i datori di lavoro e i lavoratori”,
anche alla luce dell’esito dell’incontro avuto ieri tra commissari e
le associazioni di categoria e datoriali.
Andrea
Zafferani
,
C10, lamenta il poco confronto sul provvedimento avuto con la
minoranza: “C’erano scelte di fondo su cui sarebbe stato necessario
confrontarsi a livello politico, prima che la legge fosse portata in
aula, la politica avrebbe dovuto capire come deve funzionare il
sistema della validità contratti”.

Valeria
Ciavatta,
Ap
sottolinea il ruolo scomodo in cui si trovano oggi i commissari: “La
Commissione e il Consiglio avranno il compito di dare una sentenza-
puntualizza- sentite le due parti che si contrappongono dovremmo fare
i giudici e questo non è un ruolo che mi piace”. Aggiunge poi che
nell’impostare la legge forse “si poteva partire dal considerare la
parte più debole sotto l’aspetto socio-economico del nostro
territorio, ovvero la piccola impresa”. Condivide la sua
posizione,
Massimo Cenci, Ns: “Il
rischio è quello di fare scelte per fazioni e in un clima non
sereno- sostiene- ieri abbiamo fatto una riunione in cui tre
organizzazioni datoriali storiche ci dicono che, se legge passa, loro
spariscono”.

Pollice
verso per
Roberto Ciavatta, Rete:
Questa legge esprime il
patto tra i grandi- manda a dire- sindacati e associazioni datoriali,
e serve per redimere i conflitti eliminando il problema”. E se è
vero, osserva, che in democrazia i più grandi decidono, in questo
caso però “è come se l’opposizione non entrasse neanche in Aula
per confrontarsi sulle leggi”.
Andrea
Belluzzi,
Psd,
distingue invece tra la situazione di difficoltà in cui versa la
piccola impresa, così come i lavoratori autonomi, e l’ambito della
contrattazione: “Abbiamo bisogno di altri elementi per fare meglio
l’attività autonoma- precisa- ma non in merito al contratto di
lavoro”.

Paolo
Crescentini
, Ps
esprime la contrarietà del suo partito: “Il Ps non condivide
questa legge e così come è stata presentata non la voterà”,
anticipa. “Si sta disciplinando una materia in cui la politica, e
quindi governo, sta entrando a gamba tesa- prosegue- é vero che
regge la confusione, ma il Pdl rischia di aumentarla e di alimentare
lo scontro sociale”.
Luca
Beccari,
Pdcs
evidenzia invece come la rappresentatività debba basarsi su regole
chiare. “Al di là dei numeri su cui ci confronteremo- aggiunge-
dovrebbe essere chiaro che il tentativo che si fa con questa legge
non è discriminatorio”. 

Milena
Gasperoni
, Psd
difende tre capisaldi del provvedimento: il mantenimento
dell’efficacia erga omnes, la considerazione del datore di lavoro
che “abbia almeno un dipendente”, infine l’adesione del
lavoratore, “anche con una quota simbolica” al mondo sindacale.
Per il consigliere del Psd, sono “tre punti inderogabili”. Chiude
la seduta
Maria
Luisa Berti
, Ns,
presidente, spiegando che la seduta verrà interrotta per consentire
ai commissari di approfondire gli emendamenti, in modo da riprendere
nel pomeriggio dall’esame dell’articolato. Non solo, Berti invita i
commissari al confronto sereno: “Condivido che questo Pdl non debba
andare a discriminare nessuno- manda a dire- e dobbiamo andare a
rafforzare questo intento, confrontandoci al meglio per recepire gli
emendamenti implementati anche da altre parti politiche”. E ancora:
“Ci sono i presupposti per fare un buon lavoro- aggiunge- e non
arrivare allo scontro cui ieri abbiamo assistito nell’incontro con
categorie e sindacati, sarebbe un bel segnale che questa Commissione
dà alle parti sociali”.

Di seguito una sintesi
del lavori della mattina.

Comma 2.
Esame in sede referente del progetto di legge “Della libertà e
attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione
collettiva e del diritto di sciopero”

Iro
Belluzzi, segretario di Stato per il Lavoro:

Tante
considerazioni sono state svolte in prima lettura e negli incontri
con gli attori interessati. vorrei ripercorrere i passaggi per cui si
è deciso di affrontare questa spinosa materia. Nel momento in cui si
va a regolamentare le relazioni industriali, gli elementi sulla
rappresentatività e gli aspetti legati ai contratti di lavoro,
passando dal nulla, da una situazione in cui non è possibile la vera
rappresentatività, probabilmente si creano frizioni. Quella più
grande nasce nel momento in cui ci sono divisioni concettuali su come
andare a definire la contrattazione. Da una parte c’è chi avrebbe
voluto abbandonare un elemento essenziale per la maggioranza e per la
storia del Paese: nel 1961 si è scelto che a San Marino i contratti
avessero valenza di legge ed efficacia erga omnes. Gran parte del
Paese vuole si continui su questo percorso. Dall’altra parte c’è chi
sosterrebbe e avrebbe voluto abbandonare questo approccio, che io
invece ritengo necessario a tutela dei lavoratori e per le aziende
stesse. La libera contrattazione- contrattazione selvaggia- non
garantirebbe i diritti. E’ necessario creare le condizioni in cui ci
sia un tavolo di contrattazione in cui viene redatto un unico
contratto di lavoro per i singoli settori. 

Nel
momento di stilare la proposta di legge, la preoccupazione per la
Segreteria che rappresento è stata quella di non andare a creare
problemi ad associazione datoriali e sindacali esistenti, in modo che
tutti gli attori presenti possano continuare la loro attività. Chi
comunque rappresenta determinate categorie non può correre il
rischio di non esistere più e non svolgere più attività di
contrattazione. Il dibattito sicuramente è stato al di là e al di
sopra di quello che si supponeva. Alcune associazioni si sono rivolte
all’Oil, Organizzazione internazionale lavoro, perché ravvisavano
che questa norma limitasse le libertà sindacali. Mi sono recato a
Ginevra e ho sottoposto le norme prima del deposito in prima lettura.
Il fatto di aver procrastinato la presentazione della legge in
commissione Finanze è dovuto al fatto che comunque mi ero impegnato
presso l’Oil perché potessero svolgere ulteriori approfondimenti
prima di proseguire l’iter normativo. A gennaio hanno chiesto di
potersi recare a San Marino per incontrare tutte le parti sociali,
nell’arco di due giorni hanno incontrato sindacati e categorie e alla
fine hanno redatto una relazione che è utile abbiate letto. 

Hanno
apprezzato il lavoro svolto e non si è registrato nessun imbarazzo
per la Repubblica. E’ un testo che non confligge con gli accordi
presi con determinati organismi. Dall’Oil hanno inviato alcuni
suggerimenti per rendere applicabile in modo più semplice la legge.
Considerando che anche in stesura iniziale nessun articolo
confliggeva con le libertà sindacali, la Segreteria ha accolto i
suggerimenti e verrano proposti oggi come emendamenti, tutto il
percorso è stato fatto in rispetto di quella che è la libertà
sindacale e datoriale. Siamo riusciti a centrare la garanzia delle
libertà fondamentali per i sindacati e i datori e ad aumentare le
possibilità a San Marino per il costituirsi in associazioni, altra
cosa dicasi per la possibilità della contrattazione, che richiede
una seria di requisiti, comunque meno cogenti rispetto di quelli
indicati nella legge del ’61. 

Ieri ci siamo incontrati con tutte
le associazioni sindacali e datoriali per mettere in commissari di
fronte alle perplessità e le paure di chi verrà interessato dalla
norma, ci siamo fermati anche dopo quel confronto, commissari
maggioranza e minoranza, per valutare alcuni percorsi che possiamo
fare per perfezionare il testo e in modo che possano essere messe
garanzie ulteriori. Abbiamo quindi deciso, dopo la presentazione
degli emendamenti, di fermarci un attimo per valutarli. Vorrei
indicare poi quale è l’attenzione verso chi è presente nel nostro
territorio: abbiamo inserito una norma transitoria di due anni perché
le stesse possano configurarsi al testo di legge. Chi vuole investire
in Repubblica lo vuole fare in un contesto di chiarezza e
conoscibilità delle regole del gioco, altrimenti è inutile parlare
di internazionalizzazione, lo enunciamo e poi di fronte alle scelte
necessarie si arretra per paura del cambiamento”.

Tony
Margiotta, Su-LabDem
:
“Sono necessarie regole chiare e certe per chi rappresenta oggi i
datori di lavoro e i lavoratori. Il segretario ha parlato della
riunione cui abbiamo partecipato ieri con tutte le organizzazioni. E’
stato complicato assistere all’incontro e al caos che si è creato.
La Commissione è stata convocata per avere informazioni approfondite
e le posizioni ufficiali da parte delle associazioni e dei
sindacati. Ne è venuto fuori- lo dico in modo dispiaciuto- un gran
caos, mi ha convinto ancora di più che servano regole chiare. La
legge va a mettere in modo più chiaro quanto esiste al momento,
quella possibilità per le organizzazioni di poter firmare contratti
di lavoro e rappresentare in modo più efficace sia lavoratori che
datori di lavoro”.

Andrea
Zafferani, C10
: “Fermo
restando che io e altri colleghi non riteniamo una priorità agire su
questo tema e che fosse più urgente la riforma del lavoro, devo
ammettere che qualcosa da sistemare nella legge del 61 c’era. Ma era
necessario molto confronto, e se ce ne è stato molto con i sindacati
e le categorie, poco invece se ne è avuto con l’opposizione. E’ una
legge di sistema che riguarda le relazioni industriali e onestamente
mi sarebbe piaciuto avere più possibilità di esprimermi C’erano
scelte di fondo su cui sarebbe stato necessario confrontarsi a
livello politico, prima che la legge fosse portata in aula, la
politica avrebbe dovuto capire come deve funzionare il sistema della
validità contratti. La posizione dell’Oil dobbiamo considerarla, ma
non prenderla come oro colato, le sue indicazioni vanno considerate
nel nostro sistema. 

I temi forti: 1) erga omnes ‘si o no’, il
pluralismo contrattuale che consentirebbe all’imprenditore di avere
più scelta, ma anche il fatto che un solo contratto uniformi i
trattamenti e consenta a tutti di avere medesime condizioni pur
lavorando in imprese diverse. La Segreteria ha scelto l’erga omnes,
ma il ragionamento di quale delle due possibilità sia migliore non è
stato fatto. 2) Come considerare la rappresentanza dei datori di
lavoro, fermo restando che è datore di lavoro chi occupa almeno un
dipendente. Considerare i dipendenti impiegati dà più importanza
alle grandi imprese, mentre considerare i datori di lavoro
rappresentanti dà più importanza alle piccole imprese, che sono il
nostro tessuto imprenditoriale principale. 3) Non necessariamente il
contratto concluso dai ‘più grossi’ è il migliore e il nostro Paese
dovrebbe far valutare i contenuti reali del contratto a prescindere
da chi li fa”.

Valeria
Ciavatta, Ap:
“Il
confronto di ieri, al di là dei toni non sempre congrui, è stato
istruttivo. Volevo riconoscere ai membri della Commissione la
disponibilità ulteriore a partecipare ad un incontro informale e poi
a fermarsi in un confronto tra i membri stessi con il segretario al
Lavoro e al suo staff. Tutto il lavoro di ieri è stato utile, non
apprezzo il discorso di chi dice che ‘l’abbiamo saputo adesso’. I
commissari hanno avuto tutti gli elementi per approfondire la
materia. Fin dall’inizio ho sempre espresso il dubbio che questo tema
fosse una delle priorità sotto il profilo politico, in un momento in
cui i problemi legati alla disoccupazione e agli strumenti di tutela
dovevano essere considerati la priorità delle priorità. C’era
necessità di regolare il settore, la legge è del ’61, ma non era la
priorità della priorità. Questo Pdl è molto delicato, è di
sistema e interviene in un contesto in cui le parti interessate non
trovano da anni la sintesi in un momento così difficile. 

Le parti
del contratto sono private, si è scelto il principio dell’efficacia
erga omnes e condivido che si poteva fare una discussione preventiva.
Ma è anche vero che, in una realtà piccola come la nostra, il
lavoratore è la parte considerata tradizionalmente e giuridicamente
la più debole. Dobbiamo essere consapevoli del dibattito sviluppato
in questi mesi, la Commissione e il Consiglio non prenderanno
decisioni ‘sganciate’ e libere, avranno il compito di dare una
sentenza. Sentite le due parti che si contrappongono dovremmo fare i
giudici. E questo non è un ruolo che mi piace. Si poteva partire,
nel valutare l’impostazione della legge, dal considerare la parte più
debole sotto l’aspetto socio-economico del nostro territorio, ovvero
la piccola impresa? Si poteva partire dalle piccole imprese e dire
quali sono gli obiettivi che ci dobbiamo prefiggere? Pur tenendoci
agganciati ai principi della democrazia rappresentativa. Da lì si
poteva partire per arrivare a un discorso di stipula dei contratti. I
pregiudizi ci sono e hanno caratterizzato l’incontro di ieri e dicono
che l’intento di questo Pdl è quello di favorire i soggetti che sono
già i più forti. Al di là di questi pregiudizi, sono convinta che
l’effetto finale rischi di essere comunque quello, ovvero di
rafforzare chi è già più forte. Sono convinta che il Pdl è tutto
sommato equilibrato e tenga in considerazione ogni aspetto, ma
dobbiamo essere sicuri dei suoi effetti”.

Massimo
Cenci, Ns:
“Quello che stiamo
affrontando è un Pdl molto delicato e di sistema, il fatto che poi
si traduca in scontro tra le parti ieri è stato evidente. Il rischio
è quello di fare scelte per fazioni e in un clima non sereno. Ieri
abbiamo fatto una riunione in cui tre organizzazioni datoriali
storiche ci dicono che, se legge passa, loro spariscono. Noi siamo
usciti da quella riunione e non sappiamo, numeri alla mano, se avremo
ancora queste associazioni. Il pregiudizio che ho visto io: ieri sono
state demonizzate le imprese con zero dipendenti e un solo
dipendente. Ci sono anche gli imprenditori individuali e prima di
accanirsi contro questi soggetti, bisogna pensare che magari tra
questi c’è anche chi ha scelto di non chiedere un posto sotto lo
Stato e si è messo in gioco ma oggi si trova in difficoltà.
Piuttosto che demonizzare troverei il modo di premiare. Ho visto
alcuni emendamenti, ce ne sono di validi, il tempo per valutarli deve
esserci”.

Roberto Ciavatta, Rete:
“Nella riunione dopo l’incontro con le parti, ho detto che non mi
sento nelle condizioni di discutere e approvare questa legge. Anche
se c’è stato molto confronto con le sigle, non ve ne è stato per la
politica e ieri sera ci siamo messi a leggere gli emendamenti, questa
notte a farne dei nostri, provate a capire se queste sono le
condizioni per lavorare con serenità. Ieri c’è stato un esacerbarsi
dei toni in questo momento storico che la politica deve addebitare a
qualcuno. Non posso non riconoscere che c’è una responsabilità di
‘area Csu’ che ad ogni occasione addebita come ‘ladri’ le sigle,
quando non vogliono la Smac, o rivolge termini peggiori contro altri
sindacati. Alcune sigle mi pare esprimano la condizione dell’alunno
che bullizza i compagni perché è il favorito del professore, ovvero
lo Stato. 

Questa legge esprime il patto tra i grandi, sindacati e
associazioni datoriali e serve per redimere i conflitti eliminando il
problema. Non si riesce più a garantire l’erga omnes? Allora
eliminiamo il problema. E’ vero che in democrazia i più grandi
decidono, ma qui è come se l’opposizione non entrasse neanche in
Aula per confrontarsi sulle leggi. Cosa succede nei tavoli di
trattativa italiana? I grandi sindacati siedono al tavolo, ma gli
altri sono dietro. Qui i piccoli sono esclusi per partito preso.
L’Ilo dice anche che di soluzioni se ne possono trovare tante. Che
questa legge traduca in legge dello Stato il regolamento interno di
un sindacato sammarinese è un dato di fatto. Significa piegare la
legge dello Stato alle norme interne di una organizzazione. 

Ho un
amico che qualche anno fa aveva otto dipendenti, oggi dopo la crisi è
da solo e guadagna per sé 800 euro al mese, forse allora anche lui è
parte debole. Se il problema è la proliferazione dei contratti, si
potrebbe prevedere che al tavolo di contrattazione siano presenti
tutte le associazioni, dopodiché da quel tavolo non possono uscire
più di due contratti. Se ne escono di più si va al referendum per
farne uscire uno con validità erga omnes”.
Andrea
Belluzzi, Psd:
“iI Pdl
garantisce libertà di nascita ulteriori associazioni rappresentative
di lavoratori e datori di lavoro, è fatto da sottolineare. Quali
sono poi i valori primari da tutelare in questa disciplina? Il primo
valore da tutelare, quello apicale, sono i diritti dei lavoratori.
Tutto quello che sottende la negoziazione del contratto di lavoro e
la nascita delle associazioni ruota intorno alla garanzia dei diritti
dei lavoratori. Seguendo questo si innescano le modalità di
rappresentatività, il numero dei lavoratori è l’elemento che serve
a misurare la possibilità di negoziare diritti su soggetti che sono
deboli. E’ vero che la piccola impresa è debole per la congiuntura
economica, ma non per l’ambito del negoziato dei lavoratori . Abbiamo
bisogno di altri elementi per fare meglio l’attività autonoma, ma
non in merito al contratto di lavoro”. 

Paolo
Crescentini, Ps
: “Il Ps non
condivide questa legge e così come è stata presentata non la
voterà. Si sta disciplinando una materia in cui la politica, e
quindi governo, sta entrando a gamba tesa. E’ vero che regge la
confusione, ma il Pdl rischia di aumentarla e di alimentare lo
scontro sociale. Non è un elemento collettivo ma a favore di
qualcuno contro qualcun altro, è il colpo di mannaia che va a
colpire il piccolo per difendere il grande. Ha ragione Ciavatta
Roberto, é come se ci fossero elezioni, una maggioranza risulta
vincente e l’opposizione non entra in Aula per discutere le leggi,
qui è la stessa cosa. Si deve andare alla soluzione dei problemi,
può essere quella di arrivare all’erga omnes con un referendum dei
lavoratori, ma questa strada non viene presa. E’ un colpo di mannaia
verso i piccoli da parte dei grandi. In una legge così importante la
politica è lasciata come ultima ruota, il confronto principalmente è
stato con le associazione di categoria e i sindacati. Sarebbe stato
più opportuno aspettare qualche mese per stemperare gli animi non
tanto dentro l’Aula, ma fuori”.

Luca Beccari, Pdcs:
“Si è parlato molto di parti deboli. Sono d’accordo che nella
contrattazione la parte debole debba essere necessariamente il
lavoratore dipendente. I lavoratore acquisisce poi forza
nell’associazionismo e attraverso il sindacato che a volte può anche
essere una forza sovrabbondante. Tutto il ragionamento della legge
deve guardare alle tutele del lavoratore dipendente. Nella riforma
tributaria abbiamo visto il peso del sindacato sul tema dell’equità
fiscale, non condividiamo però la demonizzazione delle categorie su
questo aspetto. Altro tema sono la rappresentatività e l’erga omnes:
si dovrebbe guardare non tanto al peso delle varie associazioni, ma
all’effetto che l’erga omnes ha su chi non è rappresentato. Quel
contratto che si applica a tutti ha i presupposti per potersi
applicare a tutti? Non è un problema di forze di associazioni e
sindacati. E qui non si può dare ‘tanto al kilo’. 

La
rappresentatività deve avere regole chiare, al di là dei numeri su
cui ci confronteremo, dovrebbe essere chiaro che il tentativo che si
fa con questa legge non è discriminatorio. Non viene messo in
discussione che ci siano più associazioni, ma lo specchio di questa
società è sempre di più quello di spostare l’attenzione sul peso
di tutti allo stesso modo, perdendo di vista di fatto l’effetto
finale. Non si può pretendere la partecipazione democratica e poi
non avere un quadro di regole uguali per tutti. Il pluralismo va
benissimo, ma poi servono regole uguali per tutti e chiare. Ha
ragione Valeria Ciavatta, siamo in una posizione scomoda, ma la
politica deve fare anche questo, siamo chiamati a prendere decisioni.
Possiamo dare ulteriore disponibilità al ragionamento. Quando
parliamo di strumenti di attrattività dobbiamo considerare anche
l’incertezza che si verrebbe a creare con la proliferazione eccessiva
di contratti ”.

Milena Gasperoni, Psd: “Quando
si stabiliscono le regole del gioco, le regole valgono per tutti e
chiunque può trovarsi di qua o di là della barricata, le regole
vanno fatte in modo da tutelare le parti in causa. Va fugato il
dubbio che questo Pdl venga fatto contro qualcuno e dispiace sentirlo
da qualche mio collega, semplicemente si vuole dare regole perché
tutti gli attori in campo possano lavorare con le stesse armi. Ho
sentito molte argomentazioni a difesa delle piccole imprese, le
condivido, ma non riguardano questa legge, riguardano una crisi che
questa legge non risolverà. Così come la riforma del mercato del
lavoro non creerà posti di lavoro, se si dice il contrario è
strumentalizzazione politica. 

Dispiace sapere che in questo tema
molta strumentalizzazione politica è entrata nel dibattito, non
dovrebbe essere così e ce ne siamo accorti anche nell’incontro di
ieri. In ballo ci sono i diritti di tutti. Questa norma deve servire
che anche affinché tra le associazioni si ricrei un clima di
collaborazione – che c’è stato in passato- per trovare le condizioni
migliori a sottoscrivere un contratto. Dovremo cercare insieme di
capire le ragioni e non alimentare lo scontro. L’intervento dell’Oil
non è stato chiesto dalla segreteria al Lavoro, ma dalle categorie,
per verificare se esistesse un tentativo di limitare la libertà
sindacale. Ritengo siano tre i capisaldi da mantenere: primo, il
mantenimento dell’efficacia erga omnes, che il datore di lavoro
abbia almeno un dipendente e che il lavoratore manifesti, anche con
una quota simbolica, la volontà di aderire al mondo sindacale. Sono
tre punti inderogabili”.

Iro Belluzzi, segretario di
Stato,
replica:
“La norma va a stabilire le tutele dei soggetti più deboli, i
lavoratori, Tutto quanto è stato costruito è stato costruito
affinché tutti i lavoratori all’interno Repubblica di San Marino
debbano avere eguali tutele. Per questo si continua a mantenere in
piedi istituto dell’erga omnes. Non possiamo pensare, così come
sostenuto da altri membri della Commissione, ai vantaggi libera
contrattazione. Nei momenti di crisi c’è il tentativo a rimettere
in discussione le tutele, non mi presterò mai allo scempio
dell’abbassamento delle tutele dei miei concittadini e penso nessuno
in maggioranza possa fare scelte così liberiste sulle spalle dei
lavoratori stessi. 

Zafferani sostiene che la libera contrattazione
incentivi nuovi insediamenti. Ricordo che appena arrivato in
Segreteria ho affrontato la crisi del call center Opera. Se non ci
fosse stato l’erga omnes, nella crisi del 2013, probabilmente ci
poteva portare ad inserire una struttura del genere, ma il salario
previsto sarebbe stato di 150 euro al mese. Non credo sia questa la
risposta per i nostri lavoratori. Rigetto chi vuole indicare il Pdl
come facente parte di una fazione a discapito delle altre, sono le
regole minime per andare a stabilire l’elemento essenziale, la
contrattazione che si riverbera sui nostri cittadini lavoratori e su
chi lavora nel territorio della Repubblica”. 

Maria
Luisa Berti, Ns, presidente:

Come anticipato dal segretario di Stato, sospendiamo i lavori per
consentire di esaminare gli emendamenti presentati, al momento, da
governo, Rete e C10, per dare la possibilità di approfondirne i
testi e partire così alle 15, con l’esame e il confronto. Mi auguro
sia un confronto sereno come è stato il dibattito sul Pd. A noi
della Commissione spetta la scelta sul Pdl e i miglioramenti del
testo licenziato in prima lettura, auspico nel buon senso di tutti.
Se avremo questo approccio lavorativo saremo in grado di licenziare
dalla Commissione il miglior testo possibile. Condivido che questo
Pdl non deve andare a discriminare nessuno e dobbiamo andare a
rafforzare questo intento, confrontandoci al meglio per recepire gli
emendamenti implementati anche da altre parti politiche. Ci sono i
presupposti per fare un buon lavoro e non arrivare allo scontro cui
ieri abbiamo assistito. Sarebbe un bel segnale che questa Commissione
dà alle parti sociali. Ci rivediamo alle 15 per l’esame degli
emendamenti”.

San Marino, 23 marzo 2016/01

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