Conchita Sannino di La Repubblica: ‘Così truccavamo gli appalti in tutta Italia’ sulle tangenti Coop indagano altre procure

Conchita Sannino di La Repubblica: ‘Così truccavamo gli appalti in tutta Italia’ sulle tangenti Coop indagano altre procure

La Repubblica

“Così truccavamo gli appalti in tutta Italia” sulle tangenti Coop indagano altre procure

Conchita Sannino

Svolta dopo le confessioni del supermanager pentito. Nelle intercettazioni i legami con i politici: “Ho dato una mano a Tremonti e sono più schifato di prima”.

NAPOLI – Sta raccontando la “prassi”. Quella che in azienda qualcuno chiamava solo “metodo operativo”. Era la modalità della coop Concordia prima di scendere sui terreni: ovvero, secondo Francesco Simone, distribuire tangenti, travestite da consulenze, collaborazioni per aggirare gli ostacoli della burocrazia, per annullare le rigidità degli ingranaggi. In tre parole: per aprire porte. Quindi, per accedere a commesse e soldi di Stato. Si scrive “collaborazione”, si legge: la svolta dell’inchiesta di Napoli sulla corruzione negli appalti della metanizzazione, e non solo. Francesco Simone, l’ex potente capo delle relazioni istituzionali del colosso modenese dell’energia, l’uomo che ancora ai giorni nostri rispondeva «Sono al Raphael», ha parlato per 12 ore, dal carcere, ai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giusi Loreto. Verifiche e accertamenti dell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Alfonso D’Avino non si sono fermati neanche nelle feste pasquali.
E le sue parole saranno vagliate anche da altre Procure. Verosimile che stia rispondendo sulla sua rete di rapporti con eccellenti. E sui “cammelli” — leggi, soldi in nero — di cui si parla negli atti. Già dalle centinaia di intercettazioni che riguardano Simone affiorano riferimenti a divise che sarebbero «a libro paga». A rapporti con ministeri e con la politica, «che mi ha schifato».
LA RETE DELLA CONCORDIA
 Interrogatori no stop. Divisi per capitoli, divisi per territori. Simone, l’uomo che per la Procura ha costruito «una struttura che utilizzava anche lo strumento del voto politico di scambio» per truccare “l’assegnazione di appalti”, registrato a lungo a ridosso di Pasqua. Che si sia trattato di full immersion, o di diversi interrogatori, cambia poco: la certezza è che Simone va ben oltre l’ambito campano. E le sue parole costituirebbero spunti investigativi considerati molto importanti e che saranno sottoposti anche alle verifiche di «altre Procure italiane», stando a fonti qualificate. Non c’è solo la serie di ammissioni sulle tangenti di Ischia. Non c’è solo la nuova ipotesi di corruzione per l’ex parlamentare ed ex sindaco di Procida, Luigi Muro. Simone avrebbe risposte anche a domande su altri appalti e lavori che hanno spinto Concordia ad avvicinare amministratori o imprese, in varie regioni italiane.
“LA SHALABAJEVA? ALFANO NON SAPEVA“
È il 16 aprile del 2013, e al telefono Simone fa sfoggio delle sue conoscenze. Lo chiama un certo Giorgio, e tra le altre cose l’ex manager accenna alla nota vicenda dell’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Ablyazov. «Com’è che la vedi tu», chiede Giorgio. E Simone: «La vedo che politicamente è un disastro… Questi litigano sul kazako che è una vergogna. Perché che cazzo. Io conosco bene l’ambasciatore del Kazakistan, è a libro paga più di qualcuno lì, dalle parti della questura (di Roma, ndr). Quello è andato, gli ha detto che è un pericoloso delinquente, senza dirgli che è un rifugiato politico, Quelli si sono come dire scappellati… e gli hanno fatto ‘sta marchetta, senza che secondo me veramente il ministro (Alfano, ndr) sapesse un cazzo». Giorgio annuisce. Simone continua: «Questa è la mia opinione. L’ambasciatore kazako che è uno molto generoso con qualcuno da quelle parti… Questo lo so quasi per certo».
L’AIUTO ALL’EX MINISTRO
 Scrivono i carabinieri del Noe in una delle loro copiose informative: «La vicinanza all’ambiente politico-istituzionale, e nello specifico la conoscenza con Giulio Tremonti, rappresenta per Francesco Simone un mezzo per agevolare l’iter delle trattative e dei progetti». Il 27 aprile 2013, Simone parla al telefono, lamenta d’aver «problemi per la concessione dal comune di Milano», parla di politica. E dice: «Ho dato una mano a lui (Tremonti) — specificano in parentesi gli investigatori — e adesso sono più schifato di prima, ovviamente il suo rapporto e la sua vicinanza con lui mi crea delle opportunità, di relazioni importanti, però faccio il mio lavoro, faccio le relazioni istituzionali per alcuni gruppi importanti che sono nel settore energetico, nel settore infrastrutture »
I “CAMMELLI”
Nel giugno 2013, uno scambio di sms ritenuti interessanti corre tra Simone e Giuseppe Incarnato, il manager della società Crif, che si occupa di banche dati, e finito di recente al centro di un’altra inchiesta su voto di scambio che coinvolge anche Geppino Demitry, ex sottosegretario di Prima Repubblica. Incarnato scrive all’altro: «Ma arrivano i 18 cammelli? ». Simone risponde: «I cammelli vanno all’andatura dei cammelli come tu ben sai!!!». E l’altro: «Sei un grande!! Hai un’intelligenza unica. Ma falli arrivare i cammelli che ho sete e devo bere dai gibbi». Una settimana dopo, altro sms più rassicurante: «Sono a San Marino dal direttore generale Bsm. Campania è in lavorazione. e Torre del Greco? I cammelli sono stati abbeverati a riguardo».
Da La Repubblica del 08/04/2015.

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