Conferenza Programmatica Pdcs, intervento di apertura del Presidente del Consiglio Centrale Antonio Ceccoli

Conferenza Programmatica Pdcs, intervento di apertura del Presidente del Consiglio Centrale Antonio Ceccoli

 

CONFERENZA PROGRAMMATICA

Buona sera; ringrazio a nome del PDCS tutti voi che ci onorate della vostra presenza.
Perché questa conferenza programmatica: già in occasione dei Consigli Centrali di marzo ed aprile 2015 qualche membro aveva fatto presente che da tempo la Democrazia Cristiana non dedicava una giornata sul Partito, considerando che i temi ricorrenti del Consiglio Centrale erano principalmente l’attività di Governo ed il rapporto con le altre forze politiche.
La richiesta di un dibattito interno è avvenuta durante il Consiglio Centrale del 15 ottobre scorso. Tale confronto è stato fatto negli incontri del 16 e 19 novembre 2015 durante i quali si sono alternati 28 interventi; al termine si è deciso di organizzare una Conferenza Programmatica entro gennaio o inizio febbraio 2016. Lo scopo era ed è quello di rilanciare l’azione del partito e proporre alla cittadinanza progetti e scelte utili a continuare il percorso intrapreso per lo sviluppo del Paese.
La Direzione del partito ha individuato 12 argomenti da affrontare in altrettanti gruppi di lavoro aperti a tutti gli iscritti e coordinati dai nostri Segretari di Stato e da alcuni membri del Consiglio Grande e Generale.
I gruppi di lavoro si sono incontrati 3 volte: settimana da lunedì 11 a venerdì 15 gennaio; da lunedì 25 a venerdì 29 gennaio; da lunedì 8 a venerdì12 febbraio.
Lunedì 1° febbraio si è riunito il Consiglio Centrale ed in tale occasione i coordinatori hanno riferito succintamente quanto elaborato durante i primi incontri, chiedendo ai presenti di fare osservazioni e/o proposte.
Le proposte scaturite nella settimane di lavoro vengono presentate in questa occasione a tutti gli iscritti, alla cittadinanza, alle forze politiche, alle organizzazioni dei datori di lavoro, ai sindacati dei lavoratori dipendenti ed alle associazione presenti sul territorio.
Il lavoro effettuato all’interno del Partito ha permesso di individuare alcuni obiettivi che il PDCS intende realizzare entro il termine della legislatura e proposte più a lungo termine.
Nel corso della nostra storia (68 anni il 9 aprile prossimo) la D.C. ha dato sempre un grande e prezioso contributo alla crescita sociale ed economica di San Marino: siamo stati portatori di proposte, utili al miglioramento sociale, che hanno caratterizzato l’intera vita del nostro Stato.
Vi sono stati periodi di crisi e momenti nei quali si è verificato un deterioramento del sistema politico che ha portato a comportamenti individuali e collettivi da deprecare, con il prevalere di interessi personali a discapito di quelli generali.
Le indagini, se saranno confermate, stanno evidenziando comportamenti individuali e collettivi che hanno causato conseguenze negative per la nostra Repubblica e per i cittadini stessi.
Esponenti del nostro Partito in quegli anni hanno avuto responsabilità ed esperienze di Governo e la DC non è stata in grado di contrastarli o isolarli. Ma gli errori di alcuni non possono essere addebitati al Partito, tanto è vero che la DC si è costituita parte civile nel processo “Conto Mazzini”.
Il PDCS dal 2007 ha iniziato un percorso di cambiamento che deve continuare, in particolare nell’azione politica giornaliera, al fine di evitare pratiche che possano produrre effetti distorsivi. Facendo parte della coalizione San Marino Bene Comune il partito si è assunto la responsabilità di lavorare per trasformare e risanare il Paese agendo con rigore e contrastando metodi che potrebbero arrecare effetti distorsivi. L’impegno è di favorire un cambiamento culturale nel rispetto delle istituzioni, nella trasparenza e nella corretta gestione della cosa pubblica.
Queste due giornate che stiamo vivendo sono importanti perché grandi sono le attese che vengono riposte sulle nostre riflessioni soprattutto in questo particolare momento, caratterizzato dalla crisi internazionale che ci ha coinvolti, da tematiche che attendono soluzioni e da prospettive non ancora ben definite.
L’augurio è che da questi lavori emerga la vitalità del nostro Partito, la sua presenza, la sua capacità di contribuire alla crescita, la determinazione nel servire con le proprie proposte ed i propri uomini il Paese.
Le riflessioni ed il confronto nei gruppi di lavoro oltre ad esporre che cosa la DC propone, hanno approfondito anche il “chi siamo”.
Mentre domani verranno enunciate le proposte a breve, a medio ed a lungo termine, mi limito al “chi siamo”.
Siamo la Democrazia Cristiana, il partito di maggioranza relativa che è stato punto di riferimento fin dalla sua nascita per molti, e lo è ancora!
Il 9 aprile 1948, dopo incontri fatti nei Castelli della repubblica, veniva pubblicato il manifesto della fondazione del Partito Democratico Cristiano Sammarinese nel quale si sottolinea che i cattolici sammarinesi decisero di organizzarsi e di lottare per la democrazia e la libertà riprendendo il cammino iniziato dal partito Popolare. Nel manifesto si enuncia che “l’azione nostra sarà civiltà cristiana in atto, che il programma politico e sociale sarà tracciato sul solco della dottrina sociale della Chiesa, … che il lavoro è la più alta espressione della persona umana … che le riforme dovranno essere rispondenti alle obiettive necessità del popolo” … che verrà fatta “una crociata per la legalità, per la concordia cittadina, per la giustizia sociale e per la libertà”.
Questi amici sentivamo la necessità di proporre le loro esperienze quotidiane a tutti i cittadini e di trasmettere quindi i valori cui facevano riferimento a tutta la popolazione, convinti che il rispetto della dignità della persona, la difesa della libertà, il riferimento all’esempio del Santo Fondatore e la ricerca del bene comune fossero i cardini per risollevare il Paese dalla difficile situazione in cui si trovava.
Oggi la crisi della politica e la perdita di fiducia nei partiti molto probabilmente è dovuta anche allo smarrimento generale che ha portato a trascurare queste caratteristiche fondamentali e la riforma della politica necessita di un cammino educativo che spinga gli uomini a mantenere vivo il desiderio di libertà, di giustizia sociale ma soprattutto faccia crescere il senso di responsabilità che è indispensabile per operare insieme alla ricerca del bene di tutta la società.
Quale ruolo deve svolgere allora la DC in un momento di crisi come questo? Sono stati superati altri momenti critici ed il ruolo della Democrazia Cristiana e la sua presenza nella società è stato ed è sempre quello di operare in funzione dell’uomo; uomo inteso come persona in grado di realizzare le sue aspirazioni, i suoi bisogni spirituali, materiali e sociali.
La rincorsa ai beni materiali, il privilegiare la produttività trascurando i bisogni fondamentali della persona, hanno affievolito il senso di solidarietà che invece serve per costruire una comunità dotata di pari dignità.
La Democrazia Cristiana deve tenere ben presente nella sua azione quotidiana il valore dell’uomo e della centralità della persona, del lavoro che è la più alta espressione della personalità umana ed è elemento fondamentale per la piena realizzazione dell’uomo nel rispetto dei suoi legami familiari e sociali.
Per una organizzazione politica non è scontato rimanere fedele ai valori ed ai principi ispiratori perché il confronto, la mediazione nell’azione quotidiana possono far venir meno o affievolire gli obiettivi fissati. Ed è anche per questo motivo che si è deciso di confrontarci al nostro interno e riflettere per ripartire con più vitalità ed entusiasmo, non dimenticando da dove veniamo.
Per il futuro dovremo anteporre i contenuti della politica, i progetti per il Paese alle formule di governo: soltanto se saremo in grado di trasmettere e dare la misura e l’identità del nostro partito agli elettori, saremo incisivi e vincenti. Per fare ciò serve collegarci con la gente, essere portatori delle loro richieste e rapportarci con le realtà associative presenti sul territorio.
Dovremo dare risposte ai cittadini sul lavoro, sulla economia, sulla sicurezza, sulle nuove tecnologie, sul campo educativo, sulle riforme istituzionali.
Solo così saremo capaci di dimostrare di essere un partito di valori e concreto, di guardare al paese lasciando perdere le nostre posizioni personali: il nostro agire deve avere come obiettivo la crescita del nostro Stato sul piano culturale, su quello della responsabilità, della partecipazione e del sevizio.
Come partito facente parte del Governo dobbiamo accettare le sfide che ancora ci attendono, farci carico delle riforme essenziali, coinvolgere i cittadini così che riprendano fiducia nella politica: le tematiche inerenti le pensioni, la salvaguardia dello Stato sociale, la tenuta del bilancio statale hanno necessità dell’apporto di tutti. Se vogliamo lasciare una impronta bisogna che, oltre ad interpretare le istanze della società, proponiamo un progetto in prospettiva tenendo presente che rimanere immobili ed accontentarci di quanto abbiamo è pericoloso: i risultati raggiunti, anche se piccoli, non devono illuderci; vanno migliorati con una azione continua, quotidiana.
La politica basata sul concedere favori personali, anche se porta consenso politico, crea diversità di trattamenti all’interno della popolazione e fa dimenticare la centralità dell’uomo, la moralità nei comportamenti, la responsabilità nell’agire, la solidarietà, la tolleranza, l’onestà, l’equità sociale che devono essere invece punti di riferimento del nostro operare se vogliamo dimostrare di essere capaci di proporre e trovare soluzioni valide per superare questo difficile momento che stiamo vivendo.
Per essere incisivi è indispensabile che ciascuno di noi, all’interno del partito, svolga i compiti che gli sono stati attribuiti, che contribuisca all’azione comune, che si impegni a fare squadra: aspirare esclusivamente a consolidare la propria posizione personale non aiuta il lavoro d’insieme; sono l’unità, il collaborare, l’aiutarsi nei momenti di difficoltà che fanno forte il nostro partito e rendono la sua azione incisiva.
Per favorire la collaborazione è necessario che i vari organismi del Partito esplichino i compiti previsti dallo Statuto: che il Consiglio Centrale sia effettivamente l’organo deliberativo e non solamente un’assemblea che prende atto di quanto deciso; che il Gruppo Consiliare partecipi alle attività del gruppo e che adempia agli impegni conseguenti all’accettazione della candidatura; che le sezioni ritornino a svolgere il ruolo di cerniera fra le istanze della base e la direzione del partito promuovendo attività che permettano agganci e rapporti con la vita civile; che i giovani siano messi in condizione di fare proposte, che si sentano considerati persone ricche di risorse, che siano ascoltati, che abbiamo spazi per le loro iniziative; che le donne siano incentivate a partecipare alle varie attività promuovendo anche incontri inerenti le tematiche del mondo femminile senza limitarsi ad interessarsi della loro presenza solo in occasione della formulazione della lista elettorale.
Il partito oltre che migliorare nella collaborazione al proprio interno, deve tenere rapporti con tutte le varie associazioni sociali, culturali e di volontariato presenti nel territorio: i contatti dovrebbero essere periodici, e non saltuari come per lo più avviene oggi, se vogliamo avere una visione globale e non settoriale della società.
L’impegno del partito deve essere anche quello di preparare persone in grado di continuare il cammino intrapreso, che non si accontentino di accettare quanto viene loro indicato ma che si sentano partecipi, responsabili e che contribuiscano fattivamente alla crescita del Paese. Tutto ciò richiede un intervento concreto investendo in attività che favoriscano la preparazione intellettuale, culturale e quindi la formazione.
“La storia procede per corsi e ricorsi. E il ricorso ha luogo quando il dominio della ragione cade nell’astrattezza, quando si ha l’inaridimento del sapere, quando si ha la perdita della memoria del passato” (Gianbattista Vico). Oggi ogni avvenimento e fenomeno sociale e di costume diventa vecchio se risale a qualche giorno prima; vi è la corsa alla novità; e “innovazione” è diventato l’ideale supremo cui tutti fanno riferimento, dai manager, alla politica; se non sei nuovo non vali niente.
Ma se si vuole innovare e cambiare è indispensabile la formazione a tutti i livelli per migliorare la competenza, far crescere il senso dello Stato, promuovere la solidarietà, dare la consapevolezza dei limiti e dei doveri, stimolare la partecipazione e proporre modelli qualitativamente invidiabili.
Desidero ringraziare tutti coloro che con il loro impegno hanno contribuito all’attuazione di questo evento: un ringraziamento particolare a Manuel, Lucia e Serena. Grazie a tutti voi per la vostra presenza e soprattutto per la pazienza nell’ascoltarmi.

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