Congedo speciale retribuito, Csu: “Si metta fine alla discriminazione tra residenti e frontalieri a San Marino”

Congedo speciale retribuito, Csu: “Si metta fine alla discriminazione tra residenti e frontalieri a San Marino”

“Non è arrivata ancora nessuna risposta alle nostre ripetute richieste di modificare l’articolo 28 della legge 129/22 ‘Interventi a sostegno della famiglia’, ovvero la norma sul congedo speciale retribuito, che viene riconosciuto solo ai lavoratori residenti nel territorio sammarinese, mentre ne sono del tutto esclusi i frontalieri e i sammarinesi residenti fuori territorio che lavorano a San Marino”.

Lo dice la Centrale sindacale unitaria, sottolineando in una nota che “il congedo speciale retribuito è un intervento per i genitori di figli ai quali nei primi diciotto anni di vita insorge una gravissima patologia, permanente o temporanea, che richiede una assistenza continuativa”.

Tale intervento “è riconosciuto altresì nell’ipotesi in cui il figlio, anche con età superiore ai diciotto anni, sia stato colpito da una gravissima disabilità”.

Per il sindacato sammarinese, “l’esclusione da questo diritto fondamentale dei lavoratori non residenti, peraltro per una circostanza particolarmente dolorosa come la grave malattia di un figlio, rappresenta una inaccettabile discriminazione”.

Pertanto la Csu chiede nuovamente al governo che “tali congedi parentali siano riconosciuti a tutti i genitori lavoratori che ne hanno necessità, a prescindere dalla località di residenza”.

Nelle “diverse lettere inviate al segretario di Stato per la Giustizia e all’intero Congresso di Stato, di cui l’ultima il 18 aprile scorso”, la Csu “ha ricordato, tra le altre cose, che nella seduta del Consiglio Grande e Generale del 16 maggio 2019, grazie anche a un esponente dell’allora opposizione che oggi fa parte della maggioranza, era stato approvato un emendamento allo specifico decreto in materia in cui si provvedeva a eliminare il requisito della residenza in territorio per ottenere tale congedo parentale, superando quindi la disparità di trattamento tra frontalieri e lavoratori sammarinesi”.

Oltre a ciò, “va anche ricordato che nelle prime stesure del Testo Unico in materia di interventi a sostegno della famiglia tale requisito non era presente; è stato aggiunto nelle bozze successive dalla segreteria di Stato competente, quindi senza concordarlo con le organizzazioni sindacali e senza nemmeno evidenziarlo tra le modifiche apportate”.

La Centrale sindacale unitaria, infine, sollecita dunque il segretario Ugolini e il Congresso di Stato a “mettere fine in tempi molto brevi a questa assurda e inconcepibile discriminazione, attraverso un apposito provvedimento che vada a modificare l’articolo 28 della legge 129/22”.

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