Consiglio G e G, 19 giugno. Ratifica accordi Italia

Consiglio G e G, 19 giugno. Ratifica accordi Italia

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 19-26 GIUGNO
MERCOLEDI’ 20 GIUGNO
    E’ scattato nel tardo pomeriggio di ieri il dibattito sulla ratifica degli accordi con l’Italia che vede iscritti 47 consiglieri e che proseguirà durante la seduta odierna.
Di seguito un riassunto degli interventi.
Antonella Mularoni, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Ringrazio i commissari che questa mattina si sono riuniti per poter portare la ratifica degli accordi in Consiglio grande e generale. E’ oggi una giornata di grande soddisfazione. Siamo partiti da una situazione iniziale di grande affanno. Grazie ai provvedimenti varati da governo e Consiglio, abbiamo superato una crisi legata alla mancanza di fiducia nella capacità delle istituzioni sammarinesi di andare a incidere sulle distorsioni presenti nel Paese e nella intenzione di adeguamento agli standard internazionali. Il lavoro in questi tre anni è stato grande, siamo progressivamente usciti da situazioni grigie che a livello internazionale pesavano molto. Con Aif, Clo, Ufficio di controllo delle attività, una migliore collaborazione del tribunale si è riusciti a ricostruire il clima di fiducia. Anche da parte di esponenti delle forze dell’ordine italiane c’è un riconoscimento della collaborazione per conseguire risultati efficaci che devono rendere fieri in primis noi.
Siamo contenti di portare a ratifica anche la convenzione del 2002 che dà chiarezza nei rapporti bilaterali e la cui mancanza ha penalizzato le aziende sammarinesi che operano in Italia. E’ un risultato estremamente significativo. Il nostro mondo dell’impresa e dell’economia da tempo aveva compreso lo sbaglio della mancata ratifica della convenzione, andiamo in questo modo a riempire un vulnus. Ci sono poi altre due convenzioni, l’accordo di cooperazione economica firmata da Frattini, che è molto importante perché individua una serie di settori dove la cooperazione tra i due Paesi dovrà essere approfondita. L’Accordo di cooperazione in materia finanziaria rende più semplice la collaborazione tra banche centrali, stabilendo forme di vigilanza consolidata, anche questo è un accordo che serve a dare certezze e chiarezza. Siamo consapevoli che le azioni di presidio che con forza abbiamo attivato devono rimanere ed essere consolidate sempre di più. Non si pensi che una volta arrivati nella white list italiana si possa rifare un po’ di quello che facevamo prima, non sarebbe tollerato. Deve esserci la consapevolezza consolidata qui dentro e nel mondo economico. Certamente abbiamo pagato prezzi alti, tuttavia il substrato economico più saldo ha continuato a credere in San Marino. Molte attività era bene che se ne andassero, altre bloccate da delibere del segretario di Stato per l’ Industria, una consistente pulizia è stata fatta con un’attività che è stata apprezzata. A settembre saremo sottoposti alla verifica dell’Ocse, alla fase due sullo scambio di informazioni, sull’effettività, ci stiamo preparando al meglio”.
Claudio Felici, Psd: “C’era un’attesa importante per questo accordo, anche perché l’interscambio con l’Italia pesa al 99%. Il governo ora insiste a dire che i nostri vicini hanno fiducia in noi, ma nel 2006 il testo era già stato parafato, per cui già si fidavano di noi. dunque ci sta una riflessione sulla responsabilità dei poteri forti che hanno causato la mancata firma. E oggi qualcuno queste responsabilità deve prendersele.
Dalla nota della Farnesina sulla firma emerge un clima freddo, un low profile. C’è stata l’intesa formale, ma l’Italia prevede il rispetto di condizioni ancora non vigenti finché non c’è la ratifica. Dunque l’Italia si fida relativamente.
Ai tempi del defenestramento dei vertici di Banca centrale il memorandum d’intesa con Banca d’Italia era pronto e da sottoscrivere dopo la firma. Ora, assieme al presidente della Fondazione San marino, chiedo se è pronto. Anche l’intera partita della residenza fiscale è caratterizzata da cose non risolte. Dobbiamo chiarire qual è la nostra idea di sviluppo e su quale base bilaterale poggia. Sui tempi di ratifica, inoltre, non sono così ottimista.
Voglio infine ricordare che il testo dell’accordo sulla cooperazione economica è un’eredità del governo precedente. E che i lavori non sono finiti, anche se questo è un ottimo risultato”.
Simone Celli, Psrs: “Il 13 giugno ha avviato dinamiche politiche. La firma, invece di irrobustire il Patto, ha fatto il contrario. Sono in corso manovre pre-elettorali, lo scenario politico è in fermentazione.
Questo pacchetto di intese è un punto di partenza per la normalizzazione dei rapporti. E un buon rapporto con l’Italia è fondamentale. Non siamo al traguardo finale. Ben venga lo spirito positivo, ma non fermiamoci al gaudio. Serve realismo, la situazione è complessa: viviamo una spaventosa crisi economica e sociale. Abbiamo perso molto tempo e il 25% della ricchezza del Paese. Dunque servono risposte urgenti, a partire dal settore bancario, ma ora come ora siamo castrati”.
Roberto Giorgetti, Ap: “Gli accordi sono sicuramente un passaggio storico per il nostro Paese.
Non lo dico in tono celebrativo, ma per il significato sia simbolico che sostanziale. Vanno certamente ringraziati governo e maggioranza, ma anche il lavoro del Parlamento. Trovo altrettanto importante e apprezzabile che segretario di Stato e governo abbiano parlato di percorso. Noi non siamo a un punto di arrivo, la firma è un passaggio fondamentale, ma l’importante è continuare nella trasformazione, che non si poteva fare solo con una firma, ma con una serie di scelte e passaggi su cui il nostro Paese è in ritardo da anni.
Dal 2008 abbiamo eliminato tanti elementi. Noi nel 2008 non avevamo neanche uno strumento che fosse compatibile con gli standard internazionali. Ora non stiamo celebrando alcunché, ma vogliamo sottolineare un passaggio che è stato importante. Come dice Mularoni, ormai non possiamo più tornare indietro. Sono passati 5 giorni dalla firma, è un po’ presto per battere i pugni sul tavolo e chiedere già risultati: questa è demagogia. Preoccuparsi per il futuro non vuol dire che San Marino è un mucchio di macerie, che siamo alla catastrofe. Abbiamo un’economia ancora in
piedi, siamo ancora qui dopo aver affrontato una crisi internazionale nel modo peggiore. Dobbiamo guardare al futuro e vedere che ci aspetta l’uscita dalla blacklist, il completamento di un percorso di riforme, politiche di bilancio innovative, rilanciare il sistema bancario e finanziario”.
Ivan Foschi, Su: “La ripresa della trattativa con l’Italia iniziò nel 2006, quando il nuovo governo di allora cercò di recuperare il rapporto interrotto per la mancanza di volontà di parafare l’accordo da parte di San Marino. Certamente c’è voluto del tempo e sono emerse circostanze nuove, ma non possiamo dimenticare che il percorso che inizia con la legge antiriciclaggio, che risale alla scorsa
legislatura, così come con Aif e Clo, organismi che funzionano. Ma queste cose sono state volute nel tempo solo da metà dell’Aula, non da tutto il Consiglio come i provvedimenti presi in questa legislatura. La strada della normalizzazione con l’Italia ci porti a un rapporto nuovo, fatto di fiducia reciproca, regole e opportunità. La firma rappresenta una svolta ed è comprensibile la soddisfazione del governo, però sarebbero fuori luogo toni trionfalistici che farebbero pensare a qualcuno che siamo fuori dal tunnel e si può tornare a fare quello che si faceva prima. Non bisogna poi dimenticare che i cambiamenti li abbiamo fatti perchè ci hanno costretti da fuori, non perchè eravamo convinti dal nostro interno, Nessuno ha mai detto che San Marino è pieno di malavita, però nessuno può nascondere che fenomeni ci sono stati e che ci siamo ritrovati impreparati. Ancora si
tentenna sull’approvazione delle leggi antimafia. Vedo un eccesso di lentezza, troppi scrupoli e diffidenze. Non c’è bisogno di Gatti per sapere che le cose non vanno bene nel mondo economico, ma se nel corso degli anni lo stesso avesse avuto la stessa franchezza sul rapporto con Italia, sulle tutele politiche di certi faccendieri, forse avremmo risolto prima tutti i problemi”.”.
Pasquale Valentini, segretario di Stato per le Finanze: “Non è tempo di celebrazioni e dobbiamo stare cauti? Invece dobbiamo celebrare e avere consapevolezza di quanto accaduto. Il Paese non aveva più credibilità e ha dovuto fare celermente un percorso. A Roma per la prima volta il ministro degli Esteri e i funzionari del ministero delle Finanze hanno parlato dell’accordo senza condizioni. C’era il clima di un governo che riconosce i passi per la ripresa di una collaborazione fattiva.
Il processo di cambiamento è stata la condizione per la firma, che è una porta aperta. E’ la premessa per esempio per il memorandum d’intesa tra le due banche centrali. E che è un problema del sistema bancario sammarinese, che deve dimostrare di essere capace di garantire collaborazione. Tocca a noi dimostrare che vogliamo rendere effettivi gli accordi. Tra i due Paesi è inevitabile che ci sia un rapporto particolare, serve un tavolo permanente per ricercare le relative opportunità”.
Gian Nicola Berti, Ns, non interviene, nonostante iscritto, per reazione allo “scurrile comunicato di Ap, che dimostra con quanta fatica si è lavorato per riuscire a raggiungere questi risultati”.
Pier Marino Menicucci, Upr: “Per l’Upr tutto quello che è positivo per il Paese è da appoggiare, anche se siamo partito di opposizione. Questa mattina, in Commissione, il consigliere Maria Luisa Berti ha detto una cosa giusta che vorrei ribadire. Oggi si è arrivati a questa firma perché sono stati portati in Aula strumenti legislativi votati dal 90% dei consiglieri e dalla totalità delle forze politiche, è un dato cui non si può prescindere. Significa che c’è una coscienza generale che si è modificata. Poi anche chi guarda dall’esterno la Repubblica di San Marino si rende conto che i provvedimenti sono stati votati all’unanimità. Oggi è un giorno sicuramente importante. Indipendentemente dall’internazionalizzazione dei nostri rapporti, il rapporto con l’Italia resta fondamentale. La mia forza politica crede nell’adesione piena all’Unione europea, ma essenziale è il rapporto con l’Italia che dovrebbe dare poi il parere definitivo. Ci sono due aspetti da valutare, la piena efficacia dell’accordo, con la ratifica che mi auguro arrivi in tempi rapidi. E l’uscita dalla black list, importante per il nostro sistema economico e finanziario. Quando questi aspetti si saranno integrati potremmo dire di essere arrivati alla piena normalizzazione dei rapporti italo-sammarinesi”.
Fabio Berardi, segretario di Stato per il Turismo: “La soddisfazione è grande a livello di governo e personale. E per me è doppia, in relazione alla mancata firma del 2006 con il ministro Fini. Non mi avete mai sentito recriminare in quest’Aula, ho attutito il colpo di quella che non è stata una sconfitta personale, ma del Paese. Ma siamo qui, e allora alla luce di quell’esperienza che aveva visto dal 2001 un lungo lavoro per il rilancio del rapporto economico con l’Italia, con tanti stop e riprese, fino ad arrivare all’intesa. E poi è successo che questo parlamento ha sfiduciato il sottoscritto e messo così la parola fine a quel periodo di trattative. Per questo è doppia la soddisfazione, anche in questa legislatura ci ho creduto. Bravi Antonella, Pasquale , Marco, il governo tutto, il Patto e il Consiglio. Malgrado tutti i problemi, siamo riusciti con grande
coesione politica e sacrifici personali di volta in volta a superare le emergenze. Questa non è una firma giunta per caso. Ma c’è tanto da fare ancora all’interno e con il governo italiano. Ci siamo fatti
carico di chiedere al segretario di Stato Mularoni di chiedere incontri con il governo italiano per rilanciare i rapporti e per andare insieme a trovare tutte le opportunità. E allora si punti all’avvio del tavolo tecnico bilaterale sui problemi di interpretazione, sulle zone d’ombra che restano da chiarire”.
Federico Bartoletti, Pdcs: “Sono stupito dall’atteggiamento di indolenza verso questo passaggio. E’ una pagina storica, anche se non abbiamo risolto tutte le questioni. E’ ovvio che ci siano in un accordo bilaterale delle limitazioni della sovranità, ci sono stati riferimenti vergognosi alla questione dei frontalieri. Sono rattristato e deluso. E’ stato fatto un grande lavoro e gli organismi internazionali lo hanno riconosciuto. Ora anche l’Italia. Dobbiamo adesso superare l’ultimo scoglio per internazionalizzare la nostra economia, dato che ci siamo anchilosati sul settore bancario e sull’interscambio commerciale solo con l’Italia: la black list. Dobbiamo impegnarci tutti perché la ratifica venga al più presto perché San Marino è un’opportunità per l’Italia, per l’aeroporto, per esempio, la sanità, l’università, le nuove tecnologie, la ricerca.
Dobbiamo aiutare le imprese sane e avere attenzione sui contenziosi fiscali che riverberano sui rapporti con l’Italia”.
Giuseppe Maria Morganti, Psd: “Anche il nostro gruppo politico si unisce ai complimenti per il raggiungimento di un importantissimo risultato che va al di là dei contenuti. Importante è il cambiamento di una situazione che per tutto il 2009 e successivamente, in molti credevano irrecuperabile, quando il governo Berlusconi si era fortemente indispettito nei confronti degli atteggiamenti di una San Marino che nei fatti non voleva dimostrare il cambiamento. Non voglio
ricordare le difficoltà e i segnali tardivi che comunque arrivarono con il governo precedente. All’inizio della seduta abbiamo seguito l’intervento del segretario di Stato Arzilli sui passi realizzati sul fronte del controllo dell’economia del Paese. Due anni fa questo controllo non l’avevamo ed è stato fondamentale per il recupero di credibilità. Così come la nuova azione del tribunale, possibile grazie a nuove leggi, seguite a traino su pressioni Moneyval ed Ocse che hanno guidato San Marino verso la trasformazione. Dobbiamo rinnovarci per gestire il futuro ma la classe politica non è in grado di gestire una realtà fatta di rimboccarsi le maniche e mancanza di soldi, ci sono difficoltà nell’ottenere consenso. Serve una nuova cultura nella politica, nell’economia, nelle organizzazioni sindacali”.

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