Consiglio Grande e Generale, 19 dicembre, prima parte. Agenzia Dire

Consiglio Grande e Generale, 19 dicembre, prima parte. Agenzia Dire

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 12-22 DICEMBRE   

VENERDI’ 19 DICEMBRE – Mattina

Dopo aver chiuso la seduta notturna prolungando i lavori alle 2 di notte, prosegue in mattinata l’esame del bilancio di Previsione dello Stato per l’esercizio finanziario 2015. L’Aula si scalda sull’emendamento del Governo aggiuntivo dell’articolo 39 bis “Modifiche alle disposizioni che regolano la erogazione delle indennità temporanea al Lavoro” che, in sintesi, mira a rivedere  l’indennità per l’inabilità temporanea al lavoro. Dopo un acceso dibattito e l’approvazione dell’emendamento modificato sulla base delle proposte avanzate dai consiglieri di maggioranza Denise Bronzetti, Indipendente, e Matteo Fiorini, Ap, i consiglieri di Rete ritirano tutti i propri emendamenti rimasti da esaminare e abbandonano l’ Aula.


La revisione dei costi su Banca centrale e su Smrtv sono al centro delle proposte avanzate da Rete nella prima parte della seduta. I civici ritirano l’emendamento aggiuntivo “articolo 38 bis”, (per predisporre, entro 31 marzo 2015, uno studio per ridimensionare le attività e del personale in capo a Banca Centrale) a seguito delle garanzie ricevute dal segretario di Stato per le Finanze, Gian Franco Capicchioni di compiere una verifica dei costi.


Viene invece respinta la richiesta del movimento Rete, con l’emendamento aggiuntivo “articolo 38 ter”, di ridurre i contributi per l’Emittente di Stato del 20%.


Quindi lo scontro sulle indennità: dopo le polemiche innescate dall’opposizione e le proposte di modifica avanzate dai consiglieri di maggioranza, il segretario di Stato Gian Franco Capicchioni interviene sull’emendamento del Governo aggiuntivo dell’articolo 39 bis “Modifiche alle disposizioni che regolano la erogazione delle indennità temporanea al Lavoro” per ridefinire al ribasso le indennità per malattie comuni e brevi. Accolto l’emendamento, il gruppo consiliare di Rete annuncia il ritiro di tutti i propri emendamenti successivi e abbandona l’Aula. Roberto Ciavatta è il primo a prendere la parola: “Non me la sento più di continuare, personalmente esco dall’Aula”. Lo segue Gian Matteo Zeppa: “Valutando l’inopportunità delle nostre proposte, che abbiamo fatto anche per evitare tagli come quello precedente, seguo il mio capogruppo e abbandono l’Aula. Le scelte di andare a toccare le malattie sono tutte vostre. Non avrete più il contributo di Rete”. Quindi Elena Tonnini: “Sulla scia dei miei compagni faremo l’identica cosa. Chiediamo all’Aula e alla Reggenza di ritirare tutti quanti i nostri emendamenti, incluso quello sui sindacati che molti avrebbero votato. Non ci sentiamo in condizione di portare in Aula tagli che il governo non ha avuto nemmeno intenzione di esaminare,  quando porta invece tagli vergognosi”. Ultima a parlare è Grazia Zafferani: “Mi associo ai miei colleghi e abbandono l’aula. Buon lavoro  e Buon Natale, ma non è più possibile lavorare in questo modo”.


Di seguito un estratto del dibattito della mattina.


Comma 5. Legge di bilancio di Previsione dello Stato per l’esercizio finanziario 2015.


Rete presenta un emendamento aggiuntivo “articolo 38 bis”, volto a dare mandato al Segretario per le Finanze di predisporre, entro 31 marzo 2015, uno studio per ridimensionare le attività e del personale in capo a Banca Centrale. Lo ritira a seguito degli impegni presi dal segretario di Stato Capicchioni.

Roberto Ciavatta, Rete: “Il principio degli emendamenti su Banca Centrale risiede nel fatto che forse ha una struttura sovradimensionata rispetto alle esigenze del sistema sammarinese. Diamo mandato al governo di fare una valutazione su un’eventuale ridimensionamento. Impiega più di 100 dipendenti”.

Nicola Renzi, Ap: “Io credo che si possano fare ancora dei passi avanti su Banca Centrale. Il dimensionamento dell’istituto è da rivedere, ma rifuggo il principio che si possano fare interventi come quelli fatti nella giornata di ieri, quando si decide in Finanziaria quanto prende uno e quanto prende l’altro. Va contro ogni tipo di logica. E’ necessario attuare anche per Banca Centrale quell’analisi dei processi di cui parliamo per la P.a. e per la P.a. allargata. Lì avremo le risposte definitive alle accuse che vengono mosse. Rifuggo però dal principio che se esiste una struttura sovradimensionata allora occorre tagliare linearmente”.

Marino Riccardi, Psd: “A seguito della Finanziaria dell’anno scorso abbiamo previsto un taglio nei trasferimenti a Banca Centrale del 30%. Quanto questo ha inciso sugli stipendi?”.

Federico Pedini Amati, Ps: “Banca Centrale ha un costo sul personale di 7 milioni di euro all’anno su 100 dipendenti. Una media di 70 mila euro a dipendente: in fase di spending review, in cui chiediamo un sacrificio a tutti, è giusto chiedere la rinuncia ad alcuni emolumenti. Ovviamente riferito a stipendi che superano una certa cifra. Quelli che vanno da 3 mila euro in su”

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri: “Quando pensiamo che Banca Centrale sia un costo abbiamo il diritto/dovere di andarlo a verificare. Ma dobbiamo pensare cosa rappresenta Banca Centrale nelle sue funzioni essenziali. Se noi non avessimo avuto il presidio di Banca Centrale il percorso di accreditamento a livello internazionale fatto da San Marino non ci sarebbe stato. A mio avviso va distinto molto bene il percorso di revisione della spesa dalla tutela che invece dobbiamo dare questa funzione. Ogni intervento fatto per mettere in difficoltà questa istituzione è un processo lesivo del percorso di accreditamento internazionale del paese”.

Gian Franco Capicchioni, segretario di Stato per le Finanze: “Banca Centrale è istituzione che va salvaguardata. Senza presidio Banca Centrale non avremmo ottenuti risultati a livello internazionale. Io penso che a determinati livelli Banca Centrale debba essere potenziata.

Roberto Ciavatta, Rete: “Siamo disponibile a ritirare l’emendamento a patto che venga messo a verbale l’impegno del governo a fare una verifica seria su Banca Centrale. A nostro avviso tagli se ne possono fare eccome”.

Gian Carlo Capicchioni, segretario di Stato: “Non ho alcuna difficoltà ad accogliere richiesta di verifica”.

Rete propone un emendamento aggiuntivo dell’articolo 38 ter/Respinto

Roberto Ciavatta, Rete: “Oltre due milioni di euro va all’attività di Rtv che è sicuramente importante. Ma a mio avviso margini per un piccolo taglio al trasferimento ce ne sono. La è televisione sovradimensionata ed estremamente costosa. In fase di spending review forse anche all’interno della televisione ci sono sacche di spreco che possiamo aggredire. Taglio del contributo del 20% rispetto al 2014”.

Marco Podeschi, Upr: “Per formazione culturale non condivido questo genere di tagli lineari però c’è una questione aperta su governance Rtv. Oggi si riunisce commissione di vigilanza. Siamo molto preoccupati di quanto sta accadendo: il presidente sfiduciato dal Cda e un forte clima di scontro tra presidente e direttore generale. Vorremmo poi sapere quale dossier il presidente ha girato ai membri del Congresso di Stato. C’è un problema di credibilità di un emittente. La televisione di Stato è co-partecipata dalla Rai. E mi sembra scarsa serietà che il presidente invii dossier a membri Congresso di Stato senza informare il Consiglio che lo ha nominato”.

Andrea Belluzzi, Psd: “Queste problematiche vanno affrontate non solo l’aspetto dei costi ma della produttività. Non possiamo ridurre contributi nel momento in cui c’è un accordo che coinvolge anche l’Italia. Forse sarebbe più opportuno avviare una discussione per studiare il progetto aziendale. Negli ultimi due anni l’azienda ha fatto un cambiamento importante. Offre un servizio importante alla comunità”.

Rossano Fabbri, Ps: “E’ un emendamento che propone un taglio lineare. Non ci appartiene questo modo di fare politica”.

Massimo Cenci, Ns: “Non sono favorevole all’accoglimento di questo articolo ma la discussione non è tempo perso”.

Tony Margiotta, Su: “Intervengo per chiedere chiarimenti ai colleghi di Rete. Il taglio lineare del 20% va a discapito della qualità della nostra televisione di Stato ma anche con il pericolo di un ridimensionamento dei dipendenti stessi”.

Andrea Zafferani, Civico 10: “Mi chiedo come è variato negli anni lo stanziamento a Rtv? Banca Centrale ha subito un riduzione, mentre non mi risulta altrettanto la televisione di Stato”.

Gian Carlo Capicchioni, segretario di Stato per le Finanze: “Siamo dinanzi a ente strategico per San Marino in compartecipazione con azienda italiana che è la Rai. Su questo ente dobbiamo puntare per il futuro. Dobbiamo anzi cercare di ampliare il bacino d’utenza dell’emittente. Andare a fare un taglio lineare di questo tipo nei confronti di un ente che sta andando verso il pareggio di bilancio vorrebbe dire creare grosse difficoltà. Negli ultimi anni il contributo è diminuito”. L’emendamento aggiuntivo dell’articolo 38 ter presentato da Rete è respinto

Dibattito sull’emendamento “Art.39 Bis” (Modifiche alle disposizioni che regolano la erogazione delle indennità temporanea al Lavoro).

Gian Carlo Capicchioni, segretario di Stato per le Finanze: “A partire dal 1 gennaio 2015 l’indennità per la inabilità temporanea al lavoro, compresa quella in corso, sarà erogata diversamente: per le malattie comuni sarà pari al 50% per il 1° e 2° giorno di inabilità, all’86% dal 3° giorno in poi fino al limite massimo di 24 mesi. Per quanto riguarda all’86% dal 1° giorno di inabilità fino al limite massimo di 24 mesi in caso di malattie che necessitino di ricovero ospedaliero urgente, al 100% per 150 giorni in caso di gravidanza e puerperio, al 100% dal 1° giorno e per l’intera durata in caso di infortunio sul lavoro o malattia professionale. Trascorsi i 24 mesi di cui al superiore comma il lavoratore viene sottoposto a visita medica per eventuale collocamento a riposo. Abbiamo attuato una riduzione dell’indennità per inabilità anche perché riteniamo ci siano diversi casi di abusi”.

Rossano Fabbri, Ps: “Non possiamo ridurre diritti alla salute perché in passato ci sono stati abusi. Riduciamo emolumenti dall’86% al 50% per i primi due giorni di malattia. Non si può accettare che per reprimere abusi si agisca con la tagliola rispetto ai diritti della persona”.

Tony Margiotta, Su: “Sottoscrivo in toto l’intervento di chi mi ha proceduto. Si colpisce il diritto del cittadino e del lavoratore. Importante e anche urgente è intervenire per colpire gli abusi. Ma colpendo coloro che li commettono e coloro che danno la possibilità di commetterli, non colpendo l’indennità”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Con un colpo di spugna il governo vuole attaccare 100 anni di conquiste sindacali e di libertà. Non è normale arrivare a questi provvedimenti: si getta solo benzina sul fuoco. La maggioranza prenda distanze da una cosa del genere. Il 50% sui primi due giorni? E’ una scelta discutibile ma fate come ritenete opportuno. Ma l’86% dal terzo giorno è inaccettabile. Per colpire uno che se ne approfitta, si colpisce gente che sta male davvero”.

Luigi Mazza, Pdcs: “Ci sono categorie intere che percepiscono la malattia dopo il sesto o settimo giorno. E sono cittadini anche loro, mi pare. Ci sono anche categorie che non prendono mai giorni di malattia. Fatta salva questa premessa perché l’86%? Chiunque sa che quasi tutti gli ordinamenti del mondo sulle malattie lunghe prevedono cali fino al 60 o addirittura il 50%. Noi non abbiamo accettato mai un calo del genere. Non si può penalizzare chi ha una malattia lunga. Chi però sta a casa perché sta male non affronta una serie di spese ‘produzione reddito’ che quotidianamente uno che va a lavorare si trova ad affrontare. Ci sono poi situazioni particolari (infortuni sul lavoro, malattie oncologiche, gravidanze) per cui manteniamo il 100%. Non è così scandaloso. Non è un aspetto che incide sul bilancio, ma piuttosto affronta il lavoro tra dipendenti e datori di lavoro. Il 50% nei primi due giorni? Se si chiede ai cittadini risponderanno che non è  una cosa così drammatica”.

Denise Bronzetti, Indipendente di maggioranza: “Rifuggo dalla logica di Mazza. Ancona una volta si arriva a suddividere i buoni dai cattivi, i virtuosi dai fannulloni, i liberi professionisti dai dipendenti della P.A. Rifuggo da questa logica. Avremmo dovuto affrontare questione sulla base di dati statistici. Qualcuno dice nella P.a. che c’è un picco di richiesta di due giorni di malattie a ridosso dei weekend: parliamo di questo. Con dati. Non interveniamo senza logica su quello che è un diritto: mi riferisco ai 365 giorni di malattia pagati all’86%. Proverei a fare proposta: chiederei all’Aula di ridurre solo e soltanto nei primi due giorni l’indennità dall’86% al 50%. Ma deve essere il medico a certificare che la malattia dura appena due giorni. Solo in questo caso. Se la malattia dura 6/7 giorni il trattamento resta quello attuale”.

Elena Tonnini, Rete: “Il segretario non riduce le indennità dei dirigenti perché toccano diritti acquisiti ma poi va a penalizzare cittadini colpendoli sui diritti alla salute. Intervento del governo è di tipo criminale”.

Matteo Fiorini, Ap: “I pazienti oncologici, se passa questo provvedimento, hanno un trattamento migliore rispetto a quello attuale. Oggi il paziente che fa la chemio per qualche giorno va all’86%, mentre se passa il provvedimento passa al 100%. Riprendiamo la proposta di Bronzetti: malattie brevissime (2 giorni) al 50%, malattie medie (6/7 giorni) all’86% già dal primo giorno, malattie oncologiche al 100%”.

William Giardi, Upr: “Le imprese che non rispettano impegni sulle assunzioni dei disabili paghino lo 0.50 dell’indennità per malattia”.

Roberto Venturini, Pdcs: “I dati dicono che si spendono 15 milioni di euro all’anno nell’indennità di malattia. Circa 5 mila sono i certificati di malattia all’anno per un giorno di malattia. E 5.100 certificati per due giorni di malattia. I dati dicono che molti di questi giorni vengono presi a ridosso di un weekend o di un ponte festivo. Si attacca la classe medica, come se fosse collaborante con i furbetti. Preciso però che il medico su malattie lievi (come mal di schiena, mal di testa, nausea etc,) fa molta fatica ad accertare se lo stato di malattia è reale o meno. Tutto sommato penso che una prova possiamo farla”.

Gian Nicola Berti, Ns: “Il medico non è un poliziotto, ma ci sono certe sintomatologie che vengono fuori a ridosso dei ponti e delle festività, come ci dice l’Iss, e allora qualcuno forse se ne approfitta. Vogliamo dare maggior sostegno alle malattie oncologiche, agli infortuni sul lavoro, ai periodi di perpuerio e gravidanza. Certamente le piccole inabilità possono essere tagliate non in modo punitivo”.

Matteo Zeppa, Rete: “Ho sentito toni forti, cerco di rimanere su quello che è l’effettività dell’emendamento del governo. Il consigliere Venturini parla di 5 mila ricette per il primo giorno e ancor più per il secondo di malattia. Se siete convinti ci siano abusi, intervenite, ma non in Finanziaria, perché così è devastante. Se una malattia è lunga, va coperta e non lo si può andare a ratificare con un emendamento del genere il grado di importanza di una malattia. I 15 mln di euro delle indennità credo siano già comprensivi del post partum e perpuerium, quindi non sono tutti effettivi. La cosa imbarazzante poi è la seconda parte dell’emendamento: è un andare a ledere i diritti. Cosa vi detta il cervello nell’andare a definire alcune malattie oncologiche e generative. Chi siete voi per dirlo? Dei dio in terra? E volete ratificare l’essere onniscienti e onnipresenti con un emendamento in Finanziaria? Non è argomento di una finanziaria. Ritiratelo”.

Francesco Mussoni, segretario di Stato per la Sanità: “Non si possono strumentalizzare queste materie. L’intervento che noi proponiamo è migliorativo, certe malattie dall’86% passano al 100% e l’intervento mira a correggere fenomeni distorsivi. L’articolo si può migliorare e accogliere così la proposta dei consiglieri Bronzetti e Fiorini. Vanno sottolineate le finalità di questo intervento, ovvero ridistribuire una parte consistente del Fondo che è di 15 milioni a sostegno di malattie più gravi, in parte elencate nell’articolo, ma che devono essere poi ulteriormente definite dal comitato esecutivo Iss. Non voglio fare una battaglia politica su questo. Noi siamo convinti che ampliamo la gamma e che siamo in grado di migliorare la portata di intervento nel tempo. Non è togliere diritti acquisiti alle persone. Gli interventi che risparmieremo li vogliamo a portare anche a sostegno di alcune malattie rare che hanno costi incredibili, come l’epatite C e malattie che hanno impatti sui fondi Iss estremamente importanti. Quindi la norma ha l’effetto di potenziare l’assistenza a chi sta veramente male e dissuadere chi strumentalizza i giorni. Non mi pare un intervento disdicevole di maggioranza e governo”.

Andrea Zafferani, C10: “Sono tentato di usare brutte parole. Voi soffiate sul fuoco su un malcontento che i cittadini vivono, e lo fate dopo giorni in cui state respingendo emendamenti perché ci sono diritti acquisiti e categorie da difendere. Poi finite invece di presentare un taglio alle malattie. Dovreste riflettere. Vedo però che grazie al cielo ci sono osservazione giuste da parte di qualche consigliere di maggioranza e sospendo le brutte parole per vedere cosa ne viene fuori. Non è redistribuzione ma sono tagli.  E dei pochi tagli che fate in Finanziaria è significativo che ce ne siano proprio sulle persone che stanno male. Quello che prima era all’86 ora è al 50, il 100 passa all’86, questi sono tagli. Servono più controlli sulle malattie brevi e alla base di tutto c’è la responsabilizzazione dei medici. Il problema non si risolve tagliando su chi sta male”.

Gian Carlo Capicchioni, segretario di Stato per le Finanze: “Nessuno ha voglia di scherzare e banalizzare su questo argomento. L’emendamento del governo andava a migliorare una situazione su malattie gravi e oncologiche e a ridistribuire queste destinazioni. Il problema delle malattie brevi si deve porre e un intervento correttivo è dovuto. Sul discorso di chi autorizza queste malattie è chiaro che sono i medici. E deve porre la massima attenzione e solo lui lo può fare. Come governo avremmo intenzione di accogliere i suggerimenti arrivati dall’Aula in particolare quelli di Fiorini e Bronzetti e farei proposta di correzione all’emendamento, per cui l’indennità economica è così regolamentata a) malattie comuni all’86% dal 1° al 365° giorno, se le malattie inferiori a 5 giorni indennità del 1° e 2° giorno è pari al 50%. In caso gravidanza e perpuerio il 100% per i primi 150 giorni. In caso di infortuni sul lavoro, malattia professionale, malattie oncologiche e degenerative: indennità pari al 100% per l’intera durata. Se su questa proposta c’è convergenza il governo propone in questa stesura”.  L’emendamento del governo così approvato 

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