Consiglio Grande e Generale. 24 luglio seduta pomeridiana. Agenzia Dire

Consiglio Grande e Generale. 24 luglio seduta pomeridiana. Agenzia Dire

 COMUNICATO STAMPA

 

 CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 22-25 LUGLIO

 

 Mercoledì 24 LUGLIO n.1

           

In Consiglio grande e generale prosegue il dibattito
sul programma economico 2014, sulla spending review e sulla  riforma dell’Igr, iniziato nella giornata di
ieri.

 

Di seguito un sunto della prima parte dei lavori
odierni.

 

Comma 5. Riferimento
del governo sul programma economico 2014 e sulle politiche di bilancio.

 

Andrea Zafferani, C10: “Ho provato a leggere il programma economico
2014, un libro dei sogni uguale a quello dell’anno scorso, di due anni fa, di 5
anni fa. Il quadro macroeconomico sta prepotentemente aumentando, il dato sulla
disoccupazione giovanile fa impressione, è superiore alla media Ue, quindi
dobbiamo riflettere, non solo prevedendo qua e là degli incentivi.

Abbiamo analizzato 504 pagine
di riforma fiscale e programmazione economica in pochi giorni, la quantità di
carta prodotta è inversamente proporzionale al tempo dato per studiarla. Il
governo blatera di volere la condivisione, ma nei fatti non la vuole
dall’opposizione. E’ un atteggiamento scandaloso e al limite
dell’antidemocratico, una deriva autoritaria che maschera una debolezza
politica preoccupante. Non solo quindi si respinge ogni nostra proposta, ma non
ci viene dato il tempo di prepararci sugli argomenti. Al di là del metodo,
proviamo ad andare nei contenuti. La politica del bilancio si muove su pochi
punti, non farsi male dove si prendono più voti, Pa e lavoratori autonomi, e
reperire risorse con il più clamoroso aumento di imposte per dipendenti. E
nonostante l’incremento delle imposte arriveranno i debiti mediante l’Ifp.
Sulla spending review manca ancora il programma esecutivo che doveva
essere  portato in Aula oggi. Nel
dibattito ho sentito i segretari e qualche consigliere parlare di un utilizzo
prudente del part time, di qualche accorpamento, di qualche interventino qua e
là. Spero non ci crediate davvero. Se questo è il livello, il team ci è costato
più di quello che sarà recuperato dalla spending review. Se sarà confermata
questa linea, il governo imporrà la riduzione dei servizi senza dirlo
apertamente. Il governo si adopererà per compiere scelte minimali, per il resto
lascerà agli enti il compito di ridurre i servizi. Noi chiediamo che a
settembre si torni a parlare in Aula sul piano esecutivo. Vogliamo misurare il
governo su cose concrete, non sulle dichiarazioni di volontà. 

Poi c’è la protezione dei
lavoratori autonomi: l’articolato della riforma fiscale in prima lettura parla
chiaro. Di tutte le possibili misure di contrasto all’evasione, il governo non
ne ha scelta neanche una. Si poteva, per esempio, prevedere la deducibilità di
una percentuale di tutte le spese effettuate in territorio, purché documentate,
senza limiti, fatte da professionisti e artigiani. L’evasione fiscale sarebbe
drasticamente ridotta, invece la deduzione è al 10% del reddito del
contribuente. Basteranno spesa alimentari e benzina per coprire quel tetto. Si
poteva eliminare il segreto bancario per le autorità tributarie, non solo per
le autorità esterne. Vengono poi messi mille limiti ai controlli, eliminato
anche l’obbligo dello scontrino e della fattura, come previsto dal progetto
presentato nella legislatura precedente. Diciamo che le imposte devono essere
basse, ma quelle tasse vanno pagate e fatte pagare con tutti i mezzi possibili,
a tutte le categorie. Invece il governo non produce strumenti nuovi per il
contrasto all’evasione, è una scelta ideologica che non condividiamo.

Come ideologica è la scelta
di reperire risorse con il più clamoroso inasprimento fiscale per lavoratori
dipendenti, solo per finanziarie il buco di bilancio. La riduzione delle
aliquote diminuirà il prelievo fiscale sulla parte più ricca dei contribuenti,
mentre aumenta il prelievo per i redditi bassi e dei pensionati, è un’equità al
contrario. Chi non ha persone a carico si vedrà quintuplicata la tassazione.
Con queste misure il governo raccoglierà non i 20 mln annunciati, ma 40 mln di
euro.

La spending review totalizza
0 euro, il risanamento avverrà attraverso le tasse su dipendenti e pensionati.
Così continueranno a dare consulenze da 40 mila euro per sfornare leggi
scandalose come queste. E’ vero che il prelievo per i dipendenti può essere
aumentato, ma proporre una quadruplicazione o quintuplicazione secca, senza una
ferrea lotta all’evasione, è offensivo e schifoso. Il governo, che negava in
campagna elettorale la crisi di bilancio, e dava del terrorismo a chi
denunciava la precarietà dei conti pubblici, sta facendo lui stesso terrorismo,
dicendo che finiranno i soldi per pagare i dipendenti della Pa. E lo fa solo
per giustificare le sue politiche dissennate, un potente inasprimento fiscale
per chi ha redditi certi, nessuna attenzione all’evasione, tagli irrilevanti,
chiunque sarebbe capace di fare questa politica. Qui si alimenta lo scontro
sociale per una palese mancanza di equità e lo sviluppo non si vede. Con queste
politiche ce lo scorderemo. E’ una politica economica assolutamente
fallimentare, dovreste vergognarvi solo per averla proposta. Faremo opposizione
durissima, qui e nel Paese”.

Gloria Arcangeloni, Rete: “Non credo che il team della spending review abbia
svolto un ottimo lavoro. Non metto in discussione la professionalità delle
persone che hanno lavorato nel gruppo, ma la relazione presentata ci illustra
solo ciò che sapevamo già, ovvero che la pubblica amministrazione costa troppo
e che necessita di una riorganizzazione, di una procedura di informatizzazione
e di un ammodernamento. Si sono spesi ben 44 mila euro per dirci cose che già
conoscevamo: la pubblica amministrazione costa troppo. La stragrande
maggioranza della nostra popolazione è costituita da gente comune con un
reddito compreso tra i 18 e i 30 mila euro e nei provvedimenti del governo si
nota una certa superficialità dovuta a una scarsa conoscenza delle
problematiche del territorio. Per aiutare il nostro sistema occorre amplificare
i controlli sull’evasione fiscale e sulla pubblica amministrazione. Credo
fermamente che, finché non si cambia la mentalità e non si cercano
responsabilità di tanta non curanza, le condizioni del nostro paese potranno
solo peggiorare. I documenti presentati a quest’Aula risultano più un pessimo
scherzo che non fa ridere nessuno, che interventi volti a reperire liquidità.
Solo belle storielle ma limitate alle solo intenzioni”.

Mariella Mullaroni, Pdcs: “Dobbiamo andare avanti e avere il coraggio di fare
delle scelte fondamentali per il futuro del paese. Un impegno serio oggi ci
garantirà un futuro migliore domani. Andiamo oltre la logica dei tagli e
inneschiamo un vero e proprio percorso virtuoso per spendere meno, conseguire
incrementi nella produttività della pubblica amministrazione e migliorare la
qualità dei servizi offerti ai cittadini. E’ positivo a mio avviso il fatto che
la spending review abbasserà i costi senza influire sul numero dipendenti
pubblici ma i margini di risparmio ci sarebbero, ci sono ambiti di spesa in cui
si può intervenire. E’ possibile fare economia andando a intervenire su molte
procedure della pubblica amministrazione. Guardiamo nel frattempo alla riforma
del sistema fiscale che porterà a diversa distribuzione del carico fiscale su
cittadini e imprese. Occorre colpire redditi nascosti. Non possiamo chiedere ai
nostri cittadini sacrifici in termini di tassazione senza ridurre le spese
dello Stato. Oggi dobbiamo cambiare pagina e mostrare maggiore rigore. Gli
investimenti nel settore educativo sono indispensabili e rappresentano la
strategia per il rilancio del sistema Paese. L’austerità senza la crescita
impoverisce i popoli”. 

Rossano Fabbri, Ps: “Questa corposa documentazione ci è stata fornita solo da qualche
giorno, per cui non c’è stato tempo per un approccio tecnico e programmatico.
Appoggio il richiamo della Cdo alla politica per tenere conto dell’impatto di
una legge sul sistema Paese.

Nel programma economico c’è
scritto che la liquidità sta finendo, mettendo a rischio gli obblighi dello
Stato. Non c’è stata la stessa sensibilità per la pubblicizzazione delle
fideiussioni con Bcsm per i problemi di liquidità. E’ un atto di una debolezza
politica assoluta: per giustificare i provvedimenti impopolari che aumentano la
tassazione, si semina il panico. Il governo è debole, fa fatica a giustificare
certi provvedimenti, ha un problema all’origine, nasce con la debolezza dei
numeri. Per cui ricorre alla strada più semplice, quella della tassazione. La
Giustizia è stata delegata agli Interni. Per il bene del Paese è meglio che il
governo vada a casa il prima possibile”.

Massimo Andrea Ugolini, Pdcs: “Il programma economico ha indicatori
preoccupanti e il problema della liquidità di cassa ci deve fare riflettere. A
tutti va chiesto alto senso di responsabilità. Non ci si può sottrarre a scelte
impopolari ma non rimandabili per dare una prospettiva certa al Paese. Rigore e
sviluppo devono essere il nostro motto attuale. Tutti gli incentivi e le
politiche di sviluppo incidono sulle risorse. Da qui la riforma tributaria per
trovare nuovo gettito, e il taglio alla spesa pubblica che è improrogabile e
non deve essere lineare ma strutturato ed equo.

La relazione economica è
fredda e realistica. Dal 2009 il Pil è calato del 24%  e abbiamo perso buona parte della ricchezza
che veniva dall’esterno. Il comitato per la spending review ha svolto un buon
lavoro, anche se molti punti erano già noti. Affrontiamo la sfida con spirito
costruttivo e come opportunità. Nella Pa abbiamo molti dirigenti che sfuggono
alle loro responsabilità, serve una chiara gerarchia. L’esempio deve venire da
chi ricopre ruoli importanti. Da tempo si parla dell’equiparazione tra pubblico
e privato, una distinzione che vale anche per noi consiglieri. Si può fare un
odg per affrontare la questione. Nella Pa ci sono risorse valide, ma i tempi
cambiati e il costo della spesa pubblica non è più sopportabile. Il governo
deve fare scelte coerenti, non si possono chiedere sacrifici a cittadini e poi
mettere in campo progetti non strategici.

Sul taglio della spesa
serve una cabina di regia, occorre nominare la figura per programmare gli
interventi e trovare quei 10 mln per non attivare la seconda trance della patrimoniale.
Ci sono poi voci di spesa spropositate come indennità e straordinari. Occorre
attuare la mobilità del personale e l’informatizzazione.

La riforma tributaria è in
prima lettura: l’imprinting è quella scorsa, le aliquote vanno riviste e
confrontate con le parti sociali e occorre rafforzare l’uso della Smac”.

Luca Santolini, C10:
La
proposta di C10, che resterà inascoltata, è questa. Chiediamo che a fronte di
un calo delle entrate, corrisponda un’equivalente calo spese, non ha senso una
tassazione extra per chiudere i buchi. Questa impostazione porta come
conseguenza solo la depressione dei cittadini e di un’economia già in crisi
nera. Il governo dovrebbe recuperare dalla spesa pubblica quei 40-41 mln di
euro, si può fare e avrebbe la nostra spalla, senza necessariamente
compromettere il welfare e senza incidere sulla spesa delle famiglie. Come?
Rivedendo gli affitti passivi e attivi stipulati senza logica, rivedendo
consulenze, indennità, che ammontano a quasi 10 mln di euro, accelerando sulla messa
a regime della riforma della Pa e nominando la Dirigenza della funzione
pubblica. Si può fare iniziando a lavorare con i sindacati per giungere a un
contratto unico del pubblico e del privato, prevedendo la messa a riposo
anticipato, razionalizzando e sempificando le strutture dei vari uffici. Si può
fare introducendo la Cig anche per i dipendenti pubblici, prevedendo eventi
turistici cofinanziati dalle associazioni di categoria, rivedendo la
convenzione Simpar, studiando una procedura di riscossione semplice e veloce
per la monofase, la revisione degli incarichi in base alle competenze. Sono
tutti suggerimenti già contenuti nella relazione spending review. Si può
recuperare il deficit lavorando sulla spesa, basta volerlo, evitando di
chiedere sacrifici ai cittadini. Ma la volontà non c’è, la bozza di riforma
fiscale prevede un aumento esponenziale e repentino delle tasse per i
lavoratori dipendenti giustificato dalla volontà di fare cassa. Si è scelto di
andare a prendere i soldi dai redditi dei dipendenti. Questa bozza abbassa il
limite dell’evasione, che sarà reato a 25 mila euro. Ma lo Stato, attraverso
l’ufficio tributario, potrà avvalersi di indagini ispettive solo previa
autorizzazione. Non condivido la volontà di chiudere tutti i buchi del secchio,
non ne vedo il senso se non quello di distrubare sacche elettorali cui
attingono i due principali partiti della maggioranza. Non lo condivido pechè i
sacrifici devono essere chiesti in maniera equa a fronte dell’accertamento dei
redditi”.

 Tony Margiotta, Su: “La riforma
tributaria è completamente da rigettare. Mi aspettavo una linea diversa. Invece
di nuovo ci ritroviamo la politica vecchia degli ultimi 20-30 anni. La
direzione è la solita, va verso il basso, verso i redditi certi. Questa scelta
ha compattato l’opposizione, mobilitato le parti sociali, le associazioni di
categoria. Siete la miccia di un possibile scontro sociale. Si è preferita
questa strada all’accertamento dei redditi che in questo momento sono senza
regole. Ricordo che i lavoratori sammarinesi e i pensionati sono coloro che
hanno sostenuto il nostro sistema, invece ci ritroviamo oggi con questa
tempesta a dover discutere nuovamente della soluzione più semplice, più facile,
per i vari signorotti del terrritorio e dei propri vassalli. E io non ci sto.
Sono contento che nella relazione del segretario alle Finanze c’è stata
un’apertura importante, immagino ci siano state delle analisi che hanno portato
a rivedere certe posizioni e quando sarà il momento noi faremo la nostra parte.
Ma invito tutti coloro che siedono in maggioranza, compreso il governo, a stare
attento che, in questo momento storico, ci sia anche una partecipaziome attiva
della cittadinanza. Non è accettabile che si pensi solo a scelte scellerate. Lo
stato sociale non deve essere messo in discussione, gli sprechi invece devono
essere eliminati. La Pa è stata una struttura clientelare, un bacino di
consensi facili. Questo è una realtà che mette in pericolo le scelte giuste o
comunque necessarie per poter eliminare certi sprechi. Invito governo e
maggioranza a non essere vincolati da queste situazioni oscure, non è più
tempo.  Il programma economico 2014 parla
chiaro, si dice che alla fine dell’anno i soldi in cassa non ci saranno più per
stipendi e pensioni. Non ci possiamo permettere di creare una tensione generale
per poter prendere delle decisioni impopolari. Non è una scelta giusta. Stiamo
discutendo di una riforma fiscale e di un documento che parla di tagli e di
rivedere tutto un sistema. Ma ricordiamo anche che venerdì scorso avete votato
un decreto per salvare una banca. Avete votato un decreto che  va a istituire una nuova tassa, la
patrimoniale, e oggi ci ritroviamo a discutere che dobbiamo fare sacrifici. Io,
consigliere Margiotta, voglio fare dei sacrifici, ma ci deve essere un
sacrificio equo che vada verso l’alto. Chi non ha pagato giustamente fino ad
oggi lo deve fare”.   

 Gianfranco
Terenzi, Pdcs:
“La ricchezza di
quest’Aula è il confronto che viene espresso durante i dibattiti su questi
argomenti fondamentali per il futuro del Paese. Oggi stiamo parlando del
risparmio sulla spesa per non creare situazioni gravi alla gestione del
bilancio: la spending review e il progetto di legge sulla riforma fiscale ci
pongono dinanzi ad interrogativi importanti e analisi profonde. Siamo
consapevoli però che, se è vero che non c’è occupazione inutile, è altrettanto
vero che l’attuale organizzazione della Pubblica amministrazione non è più
sostenibile. La spesa corrente sta strozzando il sistema e l’unica soluzione
possibile è che l’apparato pubblico sia proporzionato alle esigenze reali dei
cittadini. San Marino è una micro-economia indipendente autonoma e sovrana. Il
futuro che vogliamo deve sostenere la nuova impresa e consolidare e rispettare
quella esistente. Insomma, in definitiva abbiamo bisogno di creare lavoro. Il
modello contrattuale e retributivo della Pa non ha funzionato molto bene.
Obiettivo che ci dobbiamo porre è quello di combattere gli sprechi e
razionalizzare i servizi. Banca Centrale, pur rispettando la sua funzione, che
ha svolto in maniera importante, oggi necessità di un ripensamento. E’ il caso
di chiedersi se realtà di quella portata debba essere o meno proporzionata alla
necessità del nostro Paese. Oggi siamo chiamati alle nostre responsabilità e
chiediamo sacrifici ai cittadini, ma proponiamo soluzioni che lasciano
intravedere spiragli di crescita. L’appesantimento del carico fiscale è
equilibrato da progetti seri e concreti. Io sono per una economia diversificata
che punti sul turismo. Per quanto riguarda la riforma tributaria credo si
tratti di provvedimento importante che regolamenta in maniera equa la
tassazione interna e agevola investimenti sul territori, creando l’opportunità
di investire in maniera trasparente e lecita. Un modo anche per velocizzare l’esclusione
del nostro paese dalla black list”.

Mirco Tomassoni, Psd: “Mi sento di avanzare una proposta, quella di
regolamentare un organismo che stabilmente si occupi di revisione della spesa,
suggerendo proposte, proponendo soluzioni per maggiore trasparenza. Siamo tutti
consapevoli dell’importanza dei provvedimenti che questo Consiglio darà mandato
al Governo di attuare. Stiamo ragionando su misure di carattere fiscale,
finanziarie, salariali e previdenziali. La situazione socio-economica è
particolarmente grave e siamo arrivati al dunque. E’ arrivato il momento di
dare prova di capacità decisionale e di dare seguito a quanto detto in campagna
elettorale. Anche per le forze di opposizione questa è un’occasione di dare
prova di responsabilità. Questo momento di grave crisi può essere anche
un’opportunità per un cambio di mentalità culturale e politica. Provvediamo
alla revisione della spesa pubblica e a tagli nei settori della Pa: cerchiamo
di attuare queste misure con buon senso ed orientandole a principi di equità
sociale. Siamo arrivati tutti al dunque e dobbiamo decidere come superare il
guado e poco importa delle responsabilità passate di chi ha creato questa
situazione. Sappiamo benissimo che negli ultimi 20 anni c’è stata una gestione
scellerata della politica, ma oggi dobbiamo dimostrare di voler e sapere tirare
fuori il Paese dalla situazione in cui si trova. Fa specie leggere di appelli
alla mobilitazione da parte di forze politiche che hanno avuto responsabilità
nell’affossamento della nostra Repubblica. Ogni cittadino ha pieno diritto di
venire a protestare, ma la chiamata alla mobilitazione lascia qualche
perplessità. In conclusione, mi sento di sottolineare come al centro di tanti
interventi ci sia ovviamente la Pa. Si è diffusa idea che P.A. sia il lido
preferito di chi non ha cultura del lavoro e dunque sia improduttiva e da
tagliare. E’ fuori di dubbio che vadano ridotti i costi ed eliminati gli
sprechi, ma occorre pensare alla Pa come ad un pilastro fondamentale per la
ripresa economica e a un fattore di competitività per il sistema Paese”. 

Anna Maria Muccioli, Pdcs: “La Csu ha indetto una manifestazione in
piazza domani, volta a fermare l’iter di una legge definita iniqua, con un
pesantissino aumento della pressione fiscale per dipendenti e pensionati.  Se, da una parte, si deve porre in evidenza
l’esigenza non più rinviabile di una riforma fiscale, d’altra parte serve un
confronto attento con tutte le parti sociali alla ricerca di una condivisione
ampia.  Il programma di governo di Bene
comune, parlando di finanza pubblica, impegnava a una legge di riforma delle
imposte dirette approfondendo il confronto nella massima condivisione e dice
che le politiche fiscali devono essere coerenti e riconoscere il ruolo per la
società della famiglia. Tutti sappiamo della forte riduzione delle entrate
degli ultimi anni, il modello economico è entrato in crisi, l’emoraggia
fiscale, l’inclusione in black list con la chiusura o i trasferimenti di
imprese e la crisi finanziaria. Le risorse pubbliche non sono state utilizzate
al meglio. E’ un passaggio molto duro, dobbiamo attraversare il guado, come ha
detto segretario Felici. Per ricostruire le riserve pubbliche il governo è
impegnato ad avviare l’iter della riforma fiscale, oltre a quella del catasto e
al nuovo modello di imposte indirette. Ma tutte le categorie devono contribuire
in base alla propria capacità contributiva. E’ un principio sancito anche dalla
dichiarazioni dei diritti. Si creerebbe un insanabile conflitto sociale, senza
equità fiscale.

Il gruppo incaricato alla
spending review ha prodotto una relazione corposa, un lavoro ben documentato
che, in un’ottica di trasparenza, fornisce un quadro aggiornato della Pa. E’
una realtà complessa che necessita di interventi non più rinviabili, Nella
relazione ci sono 109 raccomandazioni in cui, tra l’altro, si chiede di
individuare il modello organizzativo dello Stato e l’esigenza di istituire la
cabina di regia prevista dalla riforma della Pa, di procedere la con riforma
dell’ordinamento contabile dello Stato, adottando regole e metodologie su base
budgettaria. Il governo dovrà intervenire su aspetti di maggiore distorsione,
evitando tagli lineari alle retribuzione dei dipendenti, sarebbe il fallimento
della politica. L’appartato pubblico e il welfare si basano su entrate che non
ci sono più. Occorre salvaguardare il welfare con la ristrutturazione dei
servizi e la tutela delle fasce deboli. Riducendo la capacità di spesa dei
cittadini si alimenta la recessione. Non bisogna fare errori di austerità
troppo recessive che sono ostacolo alla crescita”.

Paolo Crescentini, Ps:  “Caro
segretario Valentini, da che pianeta viene lei? Si è divertito da segretario di
Stato per le Finanze a tranquillizzarci sui conti pubblici e poi oggi a venire
a dire in Aula il contrario? Non cercate giustificazioni sulla patrimoniale,
non lavatevi la coscienza. I primi responsabili siete voi che alimentate la
politica dello scontro sociale.

Sulla relazione ben
strutturata dal team della spending review mi sarei aspettato proposte dal governo,
ma ci si è nascosti dietro a un ‘faremo’ e a un ‘dovremo intervenire’.
Servirebbe un rimpasto interno alla maggioranza per fare meglio di questo
governo. Ammetto di aver apprezzato l’intervento del segretario di Stato
all’Istruzione, l’unico in grado di preventivare un contenimento di spesa senza
intaccare la qualità del servizio dell’istruzione che non deve rinunciare alla
qualità della sua offerta. Non vorrei che i tagli alla scuola siano
controbilanciati da assunzioni in altri uffici. Invito il segretario di Stato
Morganti a tenere alta la guardia. Sulla spending review sia governo a fare
proposte, non lasci altri a farlo, le forze di opposizione non sono state
chiamate al tavolo. E’ palese che la spesa corrente incida sul bilancio dello
Stato, la tanto decantata riforma della Pa, sta conseguendo risultati? Ben
venga la lotta all’evasione, ma servono controlli veri e non superficiali.
Altrimenti la lotta evasione è solo uno dei tanti slogan.

Non mi sarei mai immaginato
che una legge che mette in ginocchio i lavoratori possa essere partorita da un
segretario di Stato di un partito di sinistra. Senza un confronto preventivo si
rischia di alimentare un clima di scontro. Questo è il governo delle tasse,
colpisce i cittadini senza produrre un progetto di rilancio. Su spending review
il governo finora è stato carente in proposte. Sulla riforma tributaria faremo
sentire la nostra voce, continueremo a fare opposizione al governo che, come il
precedente, una cosa sa farla, distruggere il Paese.  

Gian Nicola Berti, Ns: “Il primo posto della demagogia è del
consigliere Crescentini, del resto il suo mentore politico ieri sera invocava
l’insurrezione. Mi fa specie notare le assurdità delle dichiarazioni quando si
dice che non ascoltiamo la minoranza. In queste sedute ci si confronta ma non
decidiamo ancora nulla di definitivo. Il percorso della trasparenza l’abbiamo
intrapreso per ovviare all’oscurantismo di qualcuno che ci ha preceduto. Certi
interventi che leggo sulla stampa sono inaccettabili e tipici del Ventennio. I
tempi però non sono quelli: le entrate dello Stato sono cambiate perché ora
l’economia è molto più lecita ma ciò ci impone sacrifici per sopperire alle
minori entrate. E’ finita l’epoca del parassitismo fiscale e delle indennità
date in base a logiche clientelari. A noi resta il dovere politico di mettere
mano a queste situazioni e di determinare quell’equilibrio nella finanza
pubblica che ci permetterà di agganciare la ripresa economica e di dare
risposte serie a persone che hanno perso il posto di lavoro. Si è sviluppato un
problema culturale, quello del non pagare le tasse e del soldo facile. Il
problema culturale oggi fa si che tutte le categorie economiche si sentano in
diritto di fare dichiarazioni che non posso accettare, come ‘sono gli altri a
evadere le tasse’, ‘sono gli altri che devono pagare’. Sono contrario
all’equazione: aumenta il deficit dunque dobbiamo aumentare le tasse. Questa
equazione impedirebbe al sistema economico sammarinese di agganciare la ripresa
perché maggiore è il prelievo fiscale, minore è l’appetibilità del nostro
sistema economico. E’ sbagliato aumentare le tasse ma è anche sbagliato non
restituire allo Stato quello che i cittadini percepiscono sotto forma di
servizi. Dobbiamo arrivare all’equità fiscale: principio inserito nella nostra
Carta dei Diritti. Unico asset economico che ci può consentire di uscire dalla
crisi economica è quello dell’equità fiscale. Nel mondo globalizzato le uniche
economie che reggono sono quelle che applicano basse aliquote fiscali alle imprese.
Il sindacato chiede il ritiro della riforma tributaria ma io credo che dovere
della politica è anche quello di avvisare il cittadino sulle conseguenze delle
scelte: non portare avanti la riforma tributaria, ora significa doverla
riprendere nei prossimi mesi ma con un maggior inasprimento fiscale. Se il
sindacato vuole un confronto sereno e costruttivo, noi siamo disponibili ma non
possiamo non fargli notare la situazione attuale: disoccupati e inoccupati che
non hanno capacità contributiva. La ricerca di colpe credo sia un esercizio
inutile perché il dovere della politica non è quello di fare processi ma
proposte”. 

 

San Marino, 24 LUGLIO 2013/01

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