Consiglio Grande e Generale (25-26 settembre), pomeriggio – prima parte

Consiglio Grande e Generale (25-26 settembre), pomeriggio – prima parte

COMUNICATO STAMPA

CONSIGLIO GRANDE E
GENERALE 25- 26 SETTEMBRE

MERCOLEDI’ 25 SETTEMBRE – prima
parte

Lo sciopero generale di ieri è al centro
dell’apertura dei lavori consiliari di oggi pomeriggio: sono stati numerosi i
consiglieri che hanno preso la parola, tanto che la stessa Reggenza ha invitato
l’Aula a rispettare gli accordi, presi in Ufficio di presidenza, di contenere
la durata del comma comunicazioni. Tra i primi ad intervenire, il consigliere
Giovanni Lonfernini, Upr, che ha dato lettura dell’ordine del giorno firmato da
tutti i gruppi di minoranza per richiedere il ritiro immediato della riforma
tributaria e l’avvio di un nuovo confronto con forze politiche, sociali ed
economiche. Anche il segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, è intervenuto
per commentare lo sciopero di ieri e anticipare i punti su cui è in corso una
trattativa con i sindacati per modificare la riforma dell’Igr presentata in
prima lettura.

 

 Di seguito la
sintesi della prima parte della seduta consiliare odierna.

 

Comunicazioni

 

Nicola Renzi,
Ap:
“Dopo
una giornata come quella di ieri delle considerazioni vanno svolte.  In quest’Aula dobbiamo avere la forza di
accogliere ogni tipo di manifestazione, anche se scomoda, con rispetto e
tenendo conto quello che emerge. Allo stesso modo va identificata una linea
precisa oltre la quale non si può tollerare che si vada.  Ieri ci sono stati episodi più che
spiacevoli, atti anche violenti, il mio non è un discorso teso a dare colpe, è un
auspicio e un appello. Dobbiamo renderci conto tutti quanti che la situazione è
difficile e complicata e lo sarà nei prossimi mesi. Devono essere garantiti il
rispetto e l’incolumità di tutte le persone. A me spiace per chi è in prima
linea a garantire l’ordine pubblico, per i manifestanti, per alcuni membri del
Consiglio che hanno avuto trattamenti che non esito a definire inaccettabili.
Qui dentro vogliamo tutti affermare che il dissenso e l’esasperazione devono
trovare cittadinanza, ma una linea invalicabile di rispetto degli individui non
va superata. Una riflessione politica all’interno della maggioranza è doverosa.

 Vorrei che avessimo un moto d’orgoglio
per dimostrare anche a chi ci guarda da fuori, 
che abbiamo la forza di difendere l’immagine di San Marino da qualcosa
che non corrisponde al vero. Ieri ho avuto paura che potesse succedere qualcosa
di male a tante persone scese in piazza a manifestare, alle persone che
lavoravano e alle persone che erano qui dentro perché elette dai cittadini.
Lancio un appello in Aula: dobbiamo essere diffusori della libertà
d’espressione e anche di critiche forti, ma facciamo in modo che il rispetto
delle istituzioni sia ribadito e da questo non si travalichi”.

Giovanni
Lonfernini, Upr
:
“Mi sarei aspettato che oggi il governo fosse più presente e avesse qualcosa da
dire, non è accettabile che dopo quanto successo ieri non dica niente. Il mio
intervento non ha intenzione di alimentare polemica sulla gestione dell’ordine
pubblico, ma ci sono state lacune da parte di chi ha responsabilità di governo.
Non posso non rilevare la mancanza di approfondimento e di capacità di
dialogare con le associazioni sindacali. Mi aspettavo che il governo parlasse
oggi, i fatti di ieri meritano un approfondimento. Ne parla Ballarò e non il
governo. Noi oggi, come forze di opposizione, chiediamo con un ordine del
giorno un passo indietro nell’ambito della riforma fiscale e sarebbe opportuno
che il governo accogliesse questa richiesta e mettesse in calendario un
dibattito ad hoc sulle situazioni che sta vivendo il Paese. Il più scalcagnato
dei politici non può considerare lo sciopero come un passaggio prevedibile e
già passato, va preso in grandissima considerazione. Dalla piazza di ieri ho
visto emergere ansia per il futuro, la consapevolezza per la situazione del
Paese e un richiamo alla responsabilità di fronte a scelte necessarie a dare
stabilità e tenuta economica e sociale. Uscendo da Palazzo ieri ognuno ha
potuto toccare con mano una situazione angosciante. Personalmente non sono
stato aggredito, ho cercato di sedare e tranquillizzare gli animi, quello che
la politica oggi deve fare. Mi si consenta una punta polemica con i sindacati
che parlano di una manifestazione pacifica. Sono preoccupato dall’ immobilismo
del congresso di Stato, inerte di fronte alla presa di coscienza che dobbiamo
fare prima possibile. Si è incartato non solo sula riforma fiscale, ma su tutte
le riforme annunciate. Sulla riforma in questione ha scelto una strada di basso
profilo, tentando di elargire qualche concessione con delibere riparatrici. Si
avverte già lo scontro tra lavoratori pubblici e privati, tra dipendenti del
privato e gli autonomi Abbiamo fatto un bel capolavoro. Il governo dovrebbe
rimettere in piedi un tavolo cercando nuovo un confronto con le categorie
economiche. Siamo consapevoli che la riforma tributaria sia un passaggio
doloroso. La nostra forza politica nel dicembre scorso riconobbe al segretario
Felici di aver detto la verità sui conti pubblici ma gli ha anche chiesto più
coraggio.   Abbiamo avuto l’impressione
che nelle ultime settimane sia stato lasciato solo. In linea con la situazione
del suo partito che tra qualche giorno affronterà un congresso, da cui ci
auspichiamo emergano le tendenze del Paese. La prospettiva di San Marino oggi è
quella della stagnazione e dell’aggressività fiscale. Dove è finita
l’attuazione della legge sullo sviluppo? Perché si è tutto fermato? Ci sono
veti incrociati nella maggioranza? Intravedo il rischio che si passi dalla
padella alla brace. Invito la maggioranza a rimuovere quella convinzione granitica
della conferma dei loro 31 voti. I provvedimenti vanno condivisi con il Paese.
Do lettura dell’ordine del giorno: ‘Il Consiglio grande e generale nella
seduta del 25 settembre 2013, considerato l’impatto fortemente negativo che
produrrebbe la proposta di riforma tributaria avanzata dal congresso di Stato
penalizzante in termini di tutela dei redditi più bassi e inefficace in termini
di equità, accertamento, trasparenza e rispetto alla necessità di dare maggiore
competitività al sistema; alla luce dell’apertura di un preoccupante conflitto
sociale sancito dall’imponente partecipazione popolare allo sciopero generale e
ad altre manifestazioni di protesta, che hanno confermato la grossolana e
unilaterale gestione politica del governo sulla riforma tributaria nei rapporti
con le organizzazioni sindacali e con le categorie economiche; valutato
negativamente il metodo adottato dal governo nell’iter istituzionale della
riforma tributaria nei rapporti con le organizzazioni sindacali e con le
categorie economiche; valutato negativamente il metodo adottato dal governo
nell’iter istituzionale della riforma tributaria che ha sostanzialmente
estromesso dal dialogo e dal confronto con le forze di minoranza; impegna il
congresso di Stato all’immediato ritiro del progetto di legge “Importa generale
sui redditi”, discusso in prima lettura dal Consiglio grande e generale nella
sessione del 22-25 luglio 2013 e al tempestivo avvio di un nuovo confronto con
le forze politiche, sociali ed economiche”.  

Tony Margiotta,
Su: “
La
manifestazione di ieri è entrata nella storia, con la partecipazione di 5-6
mila persone. Oltre ad aver dato un messaggio chiaro di lotta contro questa
riforma fiscale del governo, ha dato un messaggio di lontananza e ostilità
verso chi fa politica. Qui abbiamo a mio avviso perso la temperatura sociale
del nostro Paese. Alla maggioranza e al governo rivolgo una domanda onesta, era
necessario arrivare a questo punto? Era necessario utilizzare un metodo di
questo tipo per poter presentare una riforma che andrà a cambiare totalmente il
sistema San Marino? Credo che ci sono stati dei gravissimi errori. L’indirizzo
è sempre il solito, si vanno a colpire le categorie più deboli. E’ basilare
rispettare le istituzioni, personalmente non nasco politico, ma sono orgoglioso
e sento la responsabilità di essere qui, consigliere della Repubblica. Mi fa
male sentirmi dare del buffone e urlare contro, farmi tirare le uova, mi fa
male vedere il nostro Palazzo pubblico imbrattato, mi fa male essere scortato
dalla Gendarmeria per uscire da qui. Il messaggio deve essere chiaro, noi
rappresentiamo il Paese e voi con questa modalità di fare politica non lo
rappresentate. La responsabilità me la prendo, ma state portando avanti un
metodo sbagliato che  mette a rischio di
uno scontro sociale di cui ieri abbiamo avuto un esempio. Dispiace dirlo, il
provvedimento è stato presentato da governo e maggioranza e ognuno si deve
prendere le sue responsabilità. Domani ci sarà una nuova manifestazione dove
vedremo non sindacati, ma associazioni, vedremo che tipo di partecipazione ci
sarà. Invito a ritirare il provvedimento, studiamolo assieme”. 

Luca
Santolini, C10:
“La
piazza di ieri chiedeva maggiori tutele per le fasce deboli rispetto a una
riforma fiscale incomprensibile. Chiedeva anche un cambio di mentalità a questo
governo, chiedeva trasparenza. Gli occhi e le mani di tanti concittadini erano
rivolti verso le finestre del Palazzo per avere risposte alle loro domande. I
messaggi giunti dal governo invece sono stati sconfortanti per i cittadini ed
hanno accentuato l’insofferenza dei sammarinesi nei confronti della politica.
Chiedevano di parlare direttamente con rappresentanti del governo, ma nessuno è
sceso in piazza”.

Denise Bronzetti, Indipendente: “Lo sciopero di
ieri faccia riflettere profondamente l’Aula. Non sottolineerò i toni e le gesta
della piazza perché non è questo l’aspetto centrale rispetto alla valutazione
politica che l’Aula deve fare all’indomani di uno sciopero generale
estremamente partecipato. Le valutazioni politiche sono poche e semplici. La
riforma fiscale è da rivedere perché sarebbe dovuta essere più misurata. La
forza di sinistra che rappresenta gran parte di questa maggioranza nella
riforma fiscale ha tradito le aspettative dei suoi elettori. Se è vero che il
governo è pronto ad accogliere parte delle richieste dei sindacati in una
delibera, allora è bene traduca in termini legislativi il prima possibile il
contenuto di quelle proposte. Altrimenti si corre il rischio di far pensare che
lo sciopero di ieri sia stato inutile. Inutile perché in realtà dietro l’angolo
c’era già un accordo e credo che questo sia uno dei motivi di disaffezione
della gente dalla politica. Mi sarebbe piaciuto che ieri fosse presente il
segretario alle Finanze per allontanare l’ombra del sospetto e di trame di
palazzo. La sua presenza in Aula sarebbe stata opportuna. La piazza inoltre ha
manifestato contro la distanza che c’è tra la politica ed i cittadini, non ha
fatto distinzione tra membri di maggioranza ed opposizione, perché la dimensione
dei problemi di questo Paese è talmente ampia che la rabbia sfogata non fa
differenze tra membri di maggioranza e opposizione”.

Luigi
Mazza, Pdcs:

“Io credo che non ci voglia molto a capire quali sono le 40/50 persone che ieri
hanno trasformato una manifestazione in un lancio di uova non accettabile.
Chiedo fin da ora agli organizzatori della manifestazione di venerdì di
individuare quali sono quei 40/50 personaggi che vorrebbero rovinare quella
manifestazione. Riforma tributaria? Quando su certe aliquote si passa dallo 0
al 2% credo che si tratti comunque di incrementi sostenibili. Questo è un
percorso di gradualità, dato che sotto i 20 mila euro siamo sotto il 2% di
tassazione e sotto i 15 mila euro siamo vicini allo 0. Sui punti che
maggiormente premono al sindacato sono già state presentate idee e proposte. E
ai dirigenti sindacali che ieri chiedevano una virata, ma che hanno già le
nostre proposte in mano, dico che avrei preferito dicessero ‘attuate quelle
proposte’ e non ‘presentate delle proposte’. Perché in realtà quelle proposte
le hanno già in mano. Il confronto è molto complesso perché la riforma
tributaria interessa tutte le categorie. E sono 4 i punti che ci stanno più a
cuore: 1) Attenzione a redditi bassi, 2) Gradualità della riforma 3) Verifica
dei sistemi di accertamento 4) Attenzione a famiglie e parti sociali più
deboli. E su questo le proposte sono già state presentate. Già da domani
sindacati e forze economiche vengono convocate per continuare il confronto su
quelle proposte. Senza dimenticare però che il Paese ha bisogno di queste
riforme perché oggi siamo lo Stato con la più bassa tassazione d’Europa e su
questo fronte dobbiamo riportare San Marino all’ordinarietà. Se la piazza di
ieri ci insegna qualcosa è di essere coerenti e rapidi nel portare all’esame di
tutte le forze politiche il progetto di legge, perché su quei contenuti si
gioca il futuro. I tre giorni di dibattito sulle istanze d’Arengo non credo che
abbiano fatto bene alla politica: il Paese aveva bisogno che noi discutessimo su
altri aspetti. La manifestazione di ieri non ha precedenti e la voglio cogliere
come forte segno di preoccupazione espresso alla politica. Su questo piano
apriamo il confronto con forze sociali, economiche e politiche”. 

Claudio Felici,
segretario di Stato per le Finanze:
“Non sfuggono a nessuno le
manifestazioni per la loro importanza. Vorrei sgombrare il campo da questioni
individuali. Chi vi parla ha affrontato momenti difficili, contratti di lavoro
complicati, aziende chiuse, ha attraversato sempre il Pianello a testa alta,
affrontando gli insulti. Ieri ero a Palazzo Begni. facevamo i conti
sull’articolazione delle aliquote e la no tax area, le questioni che stiamo
affrontando in questi giorni. Sono d’accordo con quei consiglieri che hanno
sostenuto che ieri in piazza si notavano i timori per una riforma tributaria
pesante. Ho notato però la paura perché non si intravvede una via d’uscita del
Paese da una situazione difficile. Non sfugge il messaggio, ma il nostro lavoro
quotidiano è quello di dare elementi concreti oltre le enunciazioni e le frasi
facili. L’orizzonte lo abbiamo definito, il decreto che completa la legge per
lo sviluppo sarà presto di adozione, l’impegno della maggioranza è di dare
questo segnale. Poi ci sono i numeri reali.

La trasparenza e
l’onestà deve essere mantenuta quando si dichiarano i numeri e le reali
necessità del Paese, la riforma tributaria è uno dei passaggi politici in
questa direzione. Essere di sinistra significa anche dire la verità, ovvero che
il saldo dell’operazione ‘riforma tributaria’ oggi ha bisogno di 40 mln di
euro. Questa è la differenza tra nuova riforma e quella in vigore, che va a
comprendere anche le tasse straordinarie che andranno eliminate. Essere di
sinistra significa dire queste cose nella loro crudezza, per poi passare alle
ipotesi di soluzione. Lo scorso luglio tutta la maggioranza ha deciso di
presentare il progetto in prima lettura, considerando quel testo un punto di
partenza. Il reddito emerso dall’evasione fiscale bilancerà la riforma. Non è
vero che non è stato fatto il lavoro intermedio di rapporto con le forze
sociali. Dalla prima lettura a settembre si sono condivisi diversi punti,
formalizzati con la delibera del 16 settembre. Su questi si è avuto un
confronto anche il 17 settembre, quando i sindacati hanno ribadito l’utilità di
mantenere l’impegno per lo sciopero generale. Il governo ha prodotto nel
frattempo un elaborato del progetto di legge già annunciato in cui erano già
nette le proposte e i contenuti richiesti dalle forze sindacali. Non c’è un
accordo pregiudiziale, ma un accordo in atto su alcuni canali: disponibilità
per l’introduzione della no tax area per i redditi più bassi, disponibilità
alla revisione della curva di aliquote per bilanciare il carico fiscale, il
recupero dell’evasione fiscale intorno ai 10 mln di euro, considerato
possibile.  A questo scopo è prevista
l’introduzione di strumenti rilevanti di accertamento del reddito alla fonte:
tracciabilità per i consumatori finali; inserimento del registro telematico dei
corrispettivi che  consente di mantenere
il controllo delle dinamiche dei lavoratori autonomi; l’inserimento della
contabilità del magazzino per le grandi imprese; il mantenimento della minimum
tax, dato che il 50% dei soggetti giuridici dichiara zero di reddito, e non per
la crisi perché prima del 2008 dichiarava uguale e non è fisiologico. Si lavora
poi alla gradualità, per poter avere un aggancio meno pesante e traumatico del
nuovo modello. Conosco a memoria la lista dei punti richiesti dal sindacato e
su molti le risposte sono positive, su altri parziali. C’è distanza poi sulla
richiesta del corpo di polizia tributaria, ci sembra uno strumento che può
essere sostituito dall’azione più efficace e meno costosa della comunicazione
tra i dati dell’amministrazione pubblica. 
Su questo il confronto è ampio e il testo è pronto. Lunedì pomeriggio ci
sarà un incontro con le organizzazioni sociali, già oggi sarà pronta la nuova
bozza per consentire alla maggioranza valutazioni ulteriori. Sul confronto
politico su questa materia: è responsabilità del governo fare proposte, ma al
tempo stesso deve attivare una serie di iniziative che consentono di approvarle
in tempi utili, per avere risposte in termini di introiti e al pareggio di
bilancio del 2014.

Mi piacerebbe
parlare con l’opposizione, il governo attiverà tutti gli spazi di confronto di
verifica dei contenuti. Se lo spazio però è dire che questo è il governo delle
tasse, credo si dovrebbe cambiare intonazione. Se il livello del confronto è
corretto, ci saranno gli spazi”.  

Roberto
Ciavatta, Rete:
“Credo
sia stato un errore politico la volontà di presentare il progetto di riforma
dell’Igr, era una provocazione e spingeva verso lo scontro. Lo si è confermato
dicendo che adesso è in corso una trattativa per abbassare le aliquote rispetto
alla prima lettura e per tradurre la volontà di combattere l’evasione fiscale.
Ne prendiamo atto con favore. Forse il periodo storico richiederebbe un
atteggiamento agli antipodi. Non credo che questo modo di porsi verso
cittadinanza e forze sociali abbrevi i tempi, piuttosto li allunga. Era
opportuno prima confrontarsi con le parti sociali e anche  con l’opposizione. Se da una parte è infatti
in corso una trattativa con le forze sociali, noi siamo fermi a una prima
lettura e questo non è un bel messaggio da far passare. C’è stato un grande
errore di valutazione del momento storico attuale, come se si cercasse un
confronto diretto con la piazza. La piazza ha risposto. La presentazione in
prima lettura di un progetto insostenibile probabilmente non ha velocizzato
l’iter di approvazione della riforma Igr e non avrebbe portato a una situazione
che dà più forza al sindacato per una modifica ancora più sostanziale al testo.

Condivido la
denuncia di mancato rispetto verso le istituzioni per il lancio di uova contro
Palazzo pubblico, ma il resto mi pare esagerato, non ho visto atti violenti e
atteggiamenti inaccettabili. Ho visto una popolazione ‘su di giri’, ma in modo
civile. Non c’erano cento persone, ma 5 mila, nessuno può garantire che tutto
si svolga nel modo più pacato. Quando sono uscito con i manifestanti, ho
parlato con un anziano di Faetano e ha ricordato che in passato le delegazioni
del partito comunista e socialista uscivano sempre in certe situazioni. Certo
c’era tensione e si rischiava di prendere un uovo contro, come è successo al
collega Zeppa, ma sarebbe stato un buon segnale se il Consiglio grande e
generale avesse riconosciuto l’importanza della manifestazione, non solo
incontrando i segretari generali. Il Consiglio invece non ha neanche pensato
all’invio di una delegazione ai manifestanti”.

Gerardo
Giovagnoli, Psd
:
“Al Psd e alla maggioranza non sfugge il momento per l’economia e per i
cittadini. La manifestazione di ieri ha una rilevanza che va presa in
considerazione, rispettiamo la maggior parte delle sue espressioni, ma va fatta
differenza tra chi esprime la sua contrarietà legittimamente e i così detti
facinorosi. La libertà di esprimere contrarietà non va limitata, ma vanno
separati certi comportamenti. Ringrazio le forze dell’ordine. D’altra parte è
chiaro che si parlasse di riforma fiscale, non della politica in generale e
dell’azione di governo su tutto. Se avessero voluto organizzare una
manifestazione generica contro la politica l’avrebbero potuta fare, ma ieri
c’era il sindacato e si discuteva di tassazione più bassa per redditi meno
cospicui. La risposta di governo e maggioranza è in questo senso positiva. Non
capisco perché non si consideri il percorso su cui si sta già lavorando. Già in
campagna elettorale avevamo fatto un discorso di verità che non può che
condurci a dire che il regime fiscale deve cambiare. Questo non significa che
ci saranno salassi, né che ci avvicineremo media dei Paesi europei.  

Certo, dobbiamo
accelerare sui provvedimenti per lo sviluppo del Paese. Il problema maggiore
per San Marino non è forse la tassazione, ma l’occupazione. E’ sbagliata la
concezione che i politici stanno nel Castello e che non si parli con i
cittadini”.

Andrea
Zafferani, C10
:
“Resto estasiato dalla capacità del segretario Felici di ribaltare la frittata.
Dice che su molti temi in materia fiscale vorrebbe conoscere il parere
dell’opposizione per confrontarsi, gli ricordo che a noi sarebbe piaciuto dare
il nostro contributo, ma in quale occasione? Siamo fermi alla prima lettura del
disegno di legge poi il provvedimento non è più tornato in Aula. Il fantomatico
tavolo dello sviluppo sulla riforma fiscale non è mai stato convocato perché il
governo vuole tenere tutto dentro le segrete stanze. Stride con la realtà
quanto espresso dal segretario Felici. Noi vogliamo dire la nostra, ma questa
possibilità ci deve essere data, altrimenti siamo a maggior ragione legittimati
a dire che il governo da solo sta facendo una riforma fiscale che parla
solamente di tasse. Noi facciamo il nostro mestiere, ma se negli ordini del
giorno i provvedimenti per il rilancio economico vengono inseriti alla fine,
non è colpa dell’opposizione. Non sottovalutiamo i segnali lanciati dalla
manifestazione di ieri: ho la sensazione che in quest’Aula non si sia ancora
capito cosa sta succedendo. E’ finito il tempo della delega in bianco, per
fortuna, e questo è quanto emerso dalla mobilitazione in atto a San Marino.
Quando si fa la battuta che l’aliquota passa dallo 0 al 2% significa che non
abbiamo capito quanto sta succedendo ovvero che una riforma del genere per i
redditi più bassi porta l’aliquota da 0 al 12%. Significa non avere capito che
inasprimenti fiscali così improvvisi e pesanti comportano ripercussioni sociali
negative. Quello che si sta cercando di fare è di aumentare la tassazione
colpendo maggiormente le fasce più deboli della popolazione. Senza fare lo
sforzo di accertare i redditi di chi evade. Tutti i manifestanti chiedono
riforma fiscale equa e maggiore trasparenza e coinvolgimento. Ora il governo ragioni
su come definire un sistema fiscale che possa autonomamente stare in piedi per
i prossimi 30 anni. Studiamo una riforma fatta bene che risponda a tutti i
problemi e non limitiamoci, come sempre fatto finora, di accontentare quella o
quell’altra associazione di categoria e sindacato. Nell’ordine del giorno
presentato dall’opposizione non vogliamo fare “melina” perché secondo noi la
riforma va fatta. Ma occorre un testo fatto bene, condiviso e ragionato come
auspicato da noi. Il testo presentato in prima lettura invece non è
accettabile. Da parte mia invito il Governo a ritirare la legge e a
calendarizzare una serie di incontri per favorire il confronto sulla riforma
fiscale”.

Simone
Celli, Ps:

“Di manifestazioni di protesta ce ne sono state tante e altrettante ce ne
saranno nei prossimi giorni. Si tratta di momenti che hanno messo in evidenza
un grandissimo malessere dal punto di vista sociale. Sono rimasto sconcertato
dalle motivazioni date dal governo per giustificare i ritardi: le istanze
d’Arengo. Questo mi fa piangere e mi preoccupa per il futuro del paese.
Attaccarsi al fatto che qualche gruppo consiliare sulle istanze d’Arengo
esprima un paio di pareri con i propri consiglieri, mi sembra tanto una presa
in giro. Se il ritardo sulle riforme è dovuto da queste ragioni, siamo proprio
fuori dal mondo. Quello di ieri è stato il quarto sciopero generale in tre anni
e la classe politica non può far finta di nulla. C’è un ampio e duraturo
scontro sociale in atto che parte da lontano. La presentazione di un odg da
parte delle opposizioni è un segnale di responsabilità e serietà. La gestione
politica del nostro Paese da parte del governo è scriteriata, grossolana e
unilaterale e ha avuto il demerito di aprire una grossa fase di scontro
sociale. La riforma tributaria portata in prima lettura profuma molto di merce
di contrattazione politica e sindacale. Ma se qualcuno ha giocato sulla testa
dei lavoratori e del resto del paese che produce, noi non l’accettiamo e la
battaglia sarà durissima in Consiglio grande e generale. Non accettiamo più
provocazioni. Portiamo il dibattito politico a livello più serio perché
comunque riconosciamo che la riforma tributaria è una necessità. Noi
contestiamo da tempo la politica delle tasse straordinarie portate avanti da
questo Governo. Vogliamo discutere di riforma tributaria ma la proposta portata
in aula in prima lettura è irricevibile. Chiediamo di procedere all’immediato
ritiro del progetto di legge tributaria. L’opposizione ha presentato un ordine
del giorno perché ha voglia di dare il proprio contributo: fondamentale in un
momento di crisi profonda come quello che sta attraversando il nostro paese.
Noi oggi siamo di fronte a sfida impressionante che deve partire
dall’aggressione degli sprechi e dei privilegi nella pubblica amministrazione
altrimenti è inutile parlare di rimodulazione delle aliquote. Penso ai super
emolumenti, ai top manager di Banca Centrale che stanno in Repubblica due
giorni al mese. Siamo pronti a fare sacrifici ma aggrediamo gli sprechi. Il
governo sta sicuramente affrontando una fase molto delicata e l’auspicio è che
dai congressi dei due partiti di maggioranza emerga un cambio di passo che in
questi primi mesi della legislatura non si è visto”.

Francesca
Michelotti, Su:

“La mobilitazione immane di ieri dimostra la profonda insoddisfazione del
Paese. Non c’era nessuna componente della piazza che voleva solidarizzare con
il lavoro del Consiglio, né tanto meno con quello del governo. Non mi
stupiscono i comportamenti della piazza, perché le temperature della folla sono
dettati dalle emozioni più forti. Non giudichiamo la manifestazione di ieri in
base al comportamento dei più agitati. Non mi preoccupano né gli insulti, né il
lancio di uovam bensì la violenza ed alcuni momenti concitati purtroppo ci sono
stati. Non credo però che serva perseguire gli esagitati, bensì dovremmo
chiedere la collaborazione degli organizzatori per far si che possano essere
maggiormente controllati. Entrando nel merito della manifestazione questa ha
lanciato due segnali. Primo, contestava fortemente il progetto di legge sulla
riforma fiscale che ha un troppo elevato tasso di pressione fiscale. Forse per
aver maggior margine di trattativa in un secondo momento. Se così fosse però si
tratterebbe di un’operazione comunque goffa ed umiliante per gli interlocutori.
Ritiriamo quel progetto di legge e partiamo con un confronto fondamentale in
questo delicato momento del paese. Ci sono famiglie a San Marino che quasi
versano in uno stato di povertà e dunque credo che chi ha di più devo dare di
più. Dobbiamo pensare alle categorie più deboli e non si tratta di carità bensì
di politica. Non stiamo facendo abbastanza per chi sta soffrendo e abbiamo il
dovere di garantire e aiutare con le nostre scelte di politica fiscale le fasce
più deboli. Secondo segnale: la gente chiedeva riforme per migliorare lo
sviluppo ma noi perdiamo tempo e questa è l’accusa che ci arriva sempre più
forte anche dalla piazza. Perdiamo tempo e, diciamoci la verità, è la
sensazione che abbiamo tutti. Un esempio? Due giorni di discussione sulla legge
dell’esercizio della professione medica intramoenia non credo servissero. Per
questo penso serva una riforma del regolamento”. 

Federico
Pedini Amati, Ps:
“Siamo d’accordo tutti che non si può stare tre giorni sulle
istanze d’Arengo, ma è un problema di regolamento, non si può spostare il tiro
e accusare l’opposizione.

Oggi la preoccupazione principale dei sammarinesi è quella
del lavoro, non altro. E’ un dato di fatto che questo governo e quello
precedente non hanno dato soluzioni. Non è stato fatto nessun progetto
economico che ha portato nuove forme di lavoro. Adesso anche la minimum tax
verrà riconfermata. Piuttosto conosciamo persone sammarinesi che girano in
porsche e dichiarano redditi da poveri ma restano impuniti perché potenti. Ci
sono situazioni distorte su cui intervenire. Stiamo invece tassando al più
povero una percentuale più alta che al ricco, è qui che non tornano i conti. Su
questo torneremo a sfidarvi, per la difesa del più debole, qui faremo le
barricate. Le classi più deboli devono essere tutelate, di qui la richiesta di
ritiro della riforma.”.

Matteo Zeppa, Rete: “Ho la fortuna di essere qui
dentro e avere la prova provata di quello che avviene a Palazzo quando c’è una
manifestazione. La sensazione che avevo quando ero fuori, dall’altra parte, era
che dentro ci fosse una sorta di alone di intoccabilità. E la percezione che ho
avuto ieri era proprio quello. Abbiamo avuto tutti un mandato dalla
cittadinanza. Questo però è un meccanismo automatico, anche irritante, una
volta che siamo seduti su questo scranno ci dimentichiamo di avere avuto un
mandato e che la popolazione dà e toglie. La piazza va ascoltata, ossequiata,
non denigrata né millantata. Perché poi c’è un conto da pagare. Non è un
semplice calcolo politico. La piazza, ragionando di pancia, alza le mani. Noi
siamo usciti in modo cosciente, ci siamo presi un uovo, ma siamo usciti a testa
alta. Anche il segnale di essere scortati è devastante a livello sociale. Dopo
ieri, noi dell’opposizione non siamo vincitori, il segnale a fine
manifestazione è stata una sconfitta per tutti. Non c’è più dialogo tra le
parti. Se si dice che questo è governo delle tasse non vedo cosa ci sia di
sbagliato. La riforma fiscale è vergognosa, cambiatela. Adesso anche il sindacato
ha una bella gatta da pelare, con la forza di 8 mila partecipanti. Si dice che
c’è già un accordo di massima, ma adesso la partecipazione impegna il sindacato
a rispettare quanto annunciato”.

Alessandro Mancini, Ps: “Mi sarebbe piaciuto che
il primo intervento comma comunicazioni fosse del segretario delle Finanze. Il
suo intervento è arrivato solo dopo, sottolineo che governo non ha ritenuto
intervenire per primo. E non posso non rilevare l’assenza di ieri del
segretario. Ha risposto che sarebbe sembrato una sfida essere qui. Non credo,
la sua presenza sarebbe stata opportuna. Le migliaia di persone erano qui sul
Pianello per la riforma tributaria. Ma le preoccupazioni erano anche altre.
Quando Felici dice che di battaglie ne ha fatte tante, me le ricordo bene: nel
2002-2003 lo scontro per rinnovo contratti e la mediazione del governo era
stata importante. Ma quella era una situazione completamente diversa, oggi i
problemi sono altri, sono la mancanza di lavoro e i disoccupati. Io sono dalla
parte della piazza, anche se mi sono arrivati insulti e una bottiglia d’acqua
sulla coppa, ma quella piazza la rispetto. 
L’ordine del giorno presentato è politica responsabile, riapriamo il
confronto, non si venga dire che vogliamo strumentalizzare quanto successo ieri
e che presentiamo un odg per far cadere il governo”.

San Marino, 25
Settembre 2013/2

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