COMUNICATO STAMPA
CONSIGLIO GRANDE E GENERALE 26-27 NOVEMBRE
LUNEDI’ 26
NOVEMBRE- POMERIGGIO
La sessione pomeridiana del Consiglio grande
e generale è ripartita dal comma dedicato alle considerazioni sulla
consultazione elettorale, con l’ultimo intervento affidato a Marco Gatti del Pdcs. Si è
poi passati all’esame in prima lettura del bilancio dello Stato per il 2011,
quello previsionale 2013 e i pluriennali 2013-2015. Il segretario di Stato
uscente per le Finanze, Pasquale Valentini, ha letto in Aula la relazione al
bilancio previsionale 2013, cui è seguito il dibattito.
Di seguito un riassunto
della seduta.
Marco Gatti, Pdcs: “I cittadini sammarinesi, con la loro partecipazione
alle elezioni, hanno testimoniato di sentire il dovere di recarsi al voto,
nonostante i segnali iniziali fossero contrari. Ringrazio tutti i candidati
delle varie liste per essersi messi in gioco. Tanti erano giovani e questo ha
aiutato. La partecipazione è stata importante, ma certi segnali, come il numero
delle schede bianche e nulle, non vanno trascurati.
Per
la prima volta in questi elezioni ci siamo trovati a discutere più di programmi
che di coalizioni e liste civiche, è stato un elemento di novità e lo sarà in
questa legislatura, in cui, in Aula avremo più di due coalizioni, ben tre, e
una lista civica. Un altro elemento di novità è la presenza dei movimenti, ma
non solo questo. Anche il fatto che, dopo la nomina di questo governo, ci
saranno 27 consiglieri presenti in Consiglio per la prima volta. E’ un altro
elemento da rilevare la richiesta di novità da parte della cittadinanza
sammarinese.
Nel
2006 il Pdcs si è diviso con la nascita del movimento Noi Sammarinesi.
Dopodiché, nel 2008, ci siamo ritrovati nella stessa coalizione e condiviso
l’esperienza di governo in cui è iniziato un percorso che prevedeva, alla sua
base, un elemento di trasformazione nel modo di far politica della Dc. E uno
dei problemi da cui si è avuta l’uscita di Ns era proprio legato al metodo. Il
Pdcs ha avviato così un nuovo modo di far politica, con il congresso del 2007,
e da lì è iniziato un percorso, con un binario preciso, quello di un
rinnovamento iniziato non oggi ma già da allora. Questo ha facilitato un
percorso di aggregazione con Ns e altre forze, come A&l e qualcuno degli
Eps che aveva scelto di non uscire dall’allora maggioranza. Oggi é arrivato il
risultato delle elezioni, dove la nostra lista ha tenuto, dovuto al nostro
coraggio. Il Pdcs si è infatti rinnovato nei metodi e poi anche nelle persone,
la nostra lista si è presentata alle elezioni molto rinnovata e piena di
giovani motivati.
Tanto
abbiamo fatto nella precedente legislatura e tanto ancora c’è da fare. Per
prima cosa, l’uscita dalla black list e
il rimettere in piedi il sistema economico. I problemi veri sono infatti il
lavoro e lo sviluppo economico. Si è scelta una nuova direzione, ma adesso va
portata avanti e per farlo bisogna sviluppare il sistema paese. E’ sbagliato
guardare indietro ma subito bisogna avviare un buon metodo di lavoro.
Ho
sentito che l’opposizione vuole essere costruttiva, sono contento di questo e
la nostra lista farà di tutto perché il confronto sia vero e sincero, perché
gli interessi di tutti sono sopra quelli di parte. Allo stesso modo deve essere
portata avanti la concertazione con le forze economiche, per far crescere il
Paese senza scontro sociale. E’ importante cercare la condivisione di tutti,
ogni singola categoria ha chiaramente interessi di parte, che non sono della
collettività. La politica è qui per trovare un punto di equilibrio. Maggioranza
e minoranza sono ruoli diversi ma bisogna trovare la giusta mediazione che è
nell’interesse del Paese”.
Bilancio
Pasquale Valentini, Pdcs: “Il progetto di legge è
stato predisposto in un periodo particolare della vita istituzionale, per cui
la sua stesura è avvenuta in forma essenziale per fornire una base
tecnico-contabile per garantire il
finanziamento delle funzioni e dei servizi attribuiti allo Stato. Saranno il nuovo governo e il nuovo
Consiglio ad arricchire il progetto di legge. Comunque l’impostazione del
bilancio di previsione non poteva allontanarsi dall’obiettivo primario di
contenimento del deficit.
La
proposta di bilancio prevede un deficit di 43,8 milioni di euro, ottenuto
considerando la previsione di entrata, che vede tra l’altro una diminuzione
significative dell’Igr e dell’imposta di registro, e operando una significativa
riduzione della spesa che, pur non compromettendo lo stato sociale, sacrifica
finanziamenti in conto capitale.
Il
risultato non è pienamente soddisfacente
nell’ottica di un pareggio di bilancio entro il 2014. Le entrate nette
diminuiscono del 10%, circa 33 milioni, rispetto all’assestato 2012. La
riduzione è dovuta principalmente all’incidenza dell’imposta straordinaria
sugli immobili sull’esercizio 2012, circa 20 milioni. Inoltre, le principali
imposte dirette e indirette, Igr e monofase, subiranno un calo notevolmente
ridotto rispetto alle tendenze degli anni passati, denotando un sostanziale
assestamento del gettito. Per le uscite la riduzione è di 32 milioni di euro e
i comparti di maggiore contrazione sono i trasferimenti correnti, -15%, gli
acquisti di beni e servizi, -14%.
Nelle
politiche di contenimento della spesa vanno coinvolti direttamente anche gli
enti pubblici, serve un’azione di spending review. Grande importanza ha anche
la programmazione strategica degli interventi.
Questo
progetto di legge è un punto di partenza per il confronto sull’impostazione di
bilancio e dovrà essere arricchito con provvedimenti essenziali per il
raggiungimento dell’obiettivo di sostenere la ripresa economica del nostro
Paese. Auspico che il confronto politico possa portare il necessario contributo
allo sviluppo del provvedimento”.
Andrea Zafferani, C10: “La Commissione di
controllo della finanza pubblica ci dà elementi di valutazione di bilancio.
Secondo quanto riportato dalla relazione sul Consuntivo 2011, il disavanzo è di
15,8 milioni di euro per il 2011, mentre per il 2012 la previsione è di 102,6
milioni di deficit. Inoltre va sottolineato l’aumento dell’88% nel 2011 di
garanzie pubbliche (240mln), rispetto al 2010. Diversamente, le entrate calano
del 13% e sono pari nel 2011
a 504 milioni: molte entrate sono inferiori a quanto
stimato nel bilancio previsionale, imponendosi quindi una più attenta
previsione in sede di previsionale per il 2013. La stessa monofase vede entrate
inferiori del 6% rispetto alle previsioni (-15 mln).
Cala
fortemente l’attivo circolante e “la spesa è stata autofinanziata dai
depositi di tesoreria”: così la liquidità dello Stato, che ammontava a 257
milioni circa nel 2009, nel 2011 è a 154 milioni, con un calo di oltre 100
milioni in soli 2 anni e una previsione di una consistenza di soli 96,5 milioni
nel 2012. Siamo di fronte a un tracollo della liquidità, che da un lato mette a
rischio il pagamento delle obbligazioni dello Stato e dall’altro imporrà di
contrarre debito pubblico, a meno di non compiere scelte veramente forti e
necessarie. Nessun debito è stato per ora contratto, ma ci siamo mangiati del
tutto i risparmi perché da tempo spendiamo più di quanto incassiamo. La
Commissione di controllo sottolinea che il disavanzo di amministrazione è stato
di 15 milioni contro i 36 del 2010 e che rappresenta l’1% circa del Pil. Ma
rimarca anche che “a tale risultato si è pervenuti mediante una rettifica
dei residui per circa 45 milioni, rilevando che al netto di tale intervento il
disavanzo che si sarebbe prodotto sulla parte in conto competenza sarebbe stato
di 60,9 milioni”. Fa poi rilevare che qualora non si potesse ulteriormente
intervenire sui residui, in assenza di una forte contrazione della spesa
unitamente a un percorso di incremento delle entrate, il disavanzo sulla parte
in conto competenza, rispetto al Pil, ammonterebbe a percentuali superiori al
3%, portando entro pochi esercizi a un debito pubblico di rilevante ammontare.
La Commissione spiega come il contenimento del disavanzo sia stato fatto,
almeno per quest’anno, attraverso artifici contabili quali sono i residui.
Sul
fronte delle uscite, la relazione evidenzia il dato complessivo di 565 milioni,
di cui 25 milioni destinati al Fondo svalutazione crediti. E questa è una buona
cosa. Purtroppo però la spesa corrente è ancora al 91,6%, e solo il 6,5% è in
conto capitale, con tra l’altro una continua erosione di questa voce.
Per
far fronte a questa situazione si è intervenuto con soluzioni tampone ma,
afferma la Commissione, le misure introdotte sul fronte delle entrate mancano
del presupposto della indiscriminata applicazione, imponendosi al contrario su
coloro che hanno prodotto il reddito o che presumibilmente avrebbero dovuto
dichiararlo. La situazione impone di “concentrare tutta la correzione dei
conti sulla spesa” anche perché “non si possono più godere i benefici
di una consistente riserva di liquidità, con evidenti riflessi su accensione di
mutuo a pareggio e ricorso dell’indebitamento al mercato”.
La
situazione è abbastanza tragica. La liquidità dello Stato è ridotta al lumicino
e quindi ulteriori deficit non potrebbero essere assorbiti se non col ricorso a
qualche finanziatore esterno. Ma questi finanziamenti non farebbero altro che
foraggiare una spesa che è sostanzialmente rigida e su cui, in questi anni, non
si è intervenuti granché. Ci faremmo prestare i soldi per spese improduttive,
senza ritorno economico e ci metteremmo quindi nelle mani dei prestatori, che
diventerebbero i nostri nuovi padroni.
La
soluzione sta nei tagli di spesa, anche quella più rigida. Il che non vuol dire
tagliare i servizi sociali o licenziare centinaia di dipendenti: significa fare
un’opera di riequilibrio delle differenze, anche salariali, fra settore
pubblico e settore privato, applicandole in maniera graduale. Significa
migliorare la gestione degli appalti e
attuare una seria attività di spending review. Anche sul fronte delle entrate si può fare tanto,
con interventi equi. Dai nostri banchi arriveranno forti proposte in tal senso
in sede di seconda lettura della legge, speriamo che possano essere accolte”.
Paolo Crescentini, Ps: “In ottica di
revisione delle spese, non si può intervenire tagliando il personale ma é
indispensabile attuare riforme necessarie per equiparare pubblico e privato. Ci
troviamo di fronte a un continuo aumento di borse di studio nella Pa, che
diventano costantemente rinnovate. Così come la riforma della Pa non ha
prodotto risultati, per quel che riguarda i risparmi prospettati. E così come
per gli appalti non è stato ancora redatto un albo delle imprese. Poi ci sono
gli affitti passivi, i contratti perpetuati di anno in anno con costi neanche
presi in considerazione. La relazione delle Commissione di controllo sulla
Finanza pubblica pone attenzione su aspetti importanti, rispetto i quali il progetto in prima lettura
dovrà essere sviluppato in maniera più congrua alle necessità.
Noto
il bilancio dell’Azienda dei servizi che registra perdite consistenti, chiedo a
cosa sia dovuto. Alla Camera
di Commercio viene erogato un contributo, ancora una volta,
di 150 mila euro annui, sono spese che potrebbero essere risparmiate.
Vorrei
chiedere poi perché all’articolo 22 vengono tolti, rispetto all’esercizio
precedente, oltre 60 mila euro per la promozione del comparto turistico e
commerciale. Al contrario, è un settore che deve essere sviluppato e che non
dipende dalla black list.
Capiamo
ci siano difficoltà di bilancio, i sammarinesi devono fare i necessari
sacrifici, sapendo dove vengono spesi i soldi, non in consulenze e convenzioni
eccessive, e che possa essere mantenuto lo stato sociale. La mia forza politica
non mancherà di tenere sotto controllo l’operato del governo”.
Marco Podeschi, Upr: “Certi frammenti della
relazione della Commissione di controllo della finanza pubblica fanno
impressione, come quello sugli interventi farraginosi fin qui messi in campo
dal congresso di Stato. C’è difficoltà a capire certi interventi di spesa, mi aspettavo
un documento più corposo. Balzano subito all’occhio la diminuzione di importo
del bilancio e il deficit. E fanno molto preoccupare. Occorre valutate
seriamente anche gli andamenti dei bilanci degli enti dello Stato. In
particolare l’Azienda dei Servizi è uno dei pochi enti con una situazione
stabile, ma ci saranno problemi nei prossimi anni perché da due anni il
bilancio è retto sulla negoziazione dell’energia, che è in notevole calo.
Sono
necessari passi significativi per una maggiore trasparenza e armonizzazione nel
bilancio e occorre mettere al bando certi artifici contabili come la gestione
dei residui. Nelle prossime settimane
faremo proposte e riflessioni e valuteremo all’atteggiamento del
governo. Non si può solo aumentare le imposte e applicare tagli lineari alla
spesa pubblica.
Giuseppe Maria Morganti, Psd:
“C’è la necessità di mettere insieme i dati con le questioni macro economiche.
Dal 2008 abbiamo perso 965 posti di lavoro e quindi molta ricchezza è andata in
fumo. Ora due imprese importanti hanno annunciato che si trasferiranno in
Italia. Dobbiamo ragionare su come va l’economia e sul contributo che può dare
la spesa pubblica per il rilancio. Occorre tenere duro sul welfare, perché solo
con la coesione sociale si possono fare politiche. Nella zona Euro San Marino,
con la Grecia, è l’unico Paese che perde Pil da quattro anni consecutivi. Serve
dunque uno sforzo collettivo, se la politica non è innovativa la partita non la
vinciamo”.
Alessandro Rossi, Su: “Di fronte alla gravità di questi numeri c’è poca
voglia di scherzare. Il quadro è reale. Però non è stato assolutamente
utilizzato in campagna elettorale per trovare confronto su un problema che è di
tutti. Innanzitutto per analizzare questi dati serve che la chiarezza
permanga e rimanga evidente a tutti i consiglieri. La chiarezza presuppone
condivisione di un protocollo di analisi dei numeri. Ma va fatto un discorso
politico. E’ importante evidenziare la poca
correttezza che c’è stata nella gestione della passata maggioranza sull’imposta
patrimoniale. Una riflessione che abbiamo fatto è quella che il consigliere
Morganti ha riferito come scherzo. Noi crediamo che un elemento critico per
avere sviluppo e finanziare politiche virtuose sia avere capacità di credito.
Il mondo del sistema bancario e finanziario non è stati gestito dal Consiglio e
neanche dal congresso di Stato nella scorsa legislatura. Un suggerimento che
continuo a dire a livello personale è verificare di adeguare gli stipendi agli
indici di ricchezza. Non si possono imporre sacrifici alla cittadinanza quando
questa percepisce disparità di trattamento. Va fatto appunto importante sugli
appalti pubblici. Il costo delle luminarie di Natale a 360mila euro e 300mila
per Natale delle meraviglie: è un conto per cui non sono mai stati valutati i
benefici”.
Marco Arzilli, Ns: “La trasparenza non è una questione di parole, si deve
fare nei conti pubblici ma deve essere anche calata in tutto il contesto
pubblico amministrativo e delle partecipate. Qui ci sono stati grossi
cambiamenti. La relazione statistica è molto importante perché il nostro Paese
ha una lettura più chiara rispetto al passato, grazie alla collaborazione con
gli organismi internazionali, mi riferisco al nuovo modo di catalogare e
raccogliere dati suggerita dall’Fmi. Ciò aiuta ad avere un quadro di
prospettiva e una lettura dei dati passati.
Guardando
i dati del Pil non possiamo che essere soddisfati per le previsioni di crescita
del 2013, dello 0,6%, rispetto al 2,7% di decrescita della relazione economica,
anche se non è un dato rassicurante.
Abbiamo
potuto razionalizzare un’economia fatta di carte che falsava i dati sulla
monofase e che rientra nel nostro bilancio, incidendo sul Pil. Le aziende che
hanno usato le nostre peculiarità hanno pesato così in maniera grave sulle
nostre finanze.
Oggi
un progetto di sviluppo deve essere basato su un’economia reale e non su
scorciatoie. Il ruolo di scelta spetta al governo, ma questo sarà più forte se
a monte ci sarà un forte confronto con l’Aula consiliare e in primis con la popolazione
cui non abbiamo e non dobbiamo nascondere niente. Anche perché, se vogliamo
conservare il welfare, significa che da qualche parte ci dovranno essere dei
sacrifici.
Rispondo
al consigliere Crescentini: il finanziamento alla Camera di commercio
può essere considerato come evitabile da qualcuno, ma per me no. Sul
finanziamento alla promozione del sistema turistico, ai 35 mila euro si sono
affiancate le voci del consorzio fidi, il
credito agevolato e il sostegno alle imprese. Ci vedremo di nuovo sul bilancio
a discutere di nuove entrate e sviluppo economico”.
Luca Santolini, C10:
“Il consigliere Rossi ha accennato prima alla
tassa patrimoniale, brevemente. Proprio di questo volevo parlare, perché a
breve voteremo il decreto attuativo di quella della scorsa legislatura. La
dichiarazione dei redditi della scorsa legislatura ha evidenziato una grande
incongruità di quelle di alcune professioni. Il provvedimento deve essere equo
e progressivo. La riforma del catasto deve essere in linea con le novità in fatto
di classificazione, come quella energetica. Iter lunghi, ma necessari, per far
sì che duri sacrifici richiesti alla cittadinanza siano condivisi. Sennò
saranno sempre i soliti noti a pagare e tanti patrimoni non verranno toccati.
Ci auguriamo l’esenzione totale per abitazione di residenza fino a una certa
metratura e che sia adeguata al numero di persone che vi abitano. Auspichiamo
che l’imposta sia calcolata anche sul valore reale degli immobili e che sia a
carico del proprietario del bene indipendentemente dal fatto che sia di persona
fisica o giuridica”.
Ivan Foschi, Su:
“Mi pare che anche nella relazione introduttiva
presentata ci siano le motivazioni di sempre a spiegare perché non si siano
raggiunti gli obiettivi prefissati. Si è consolidata la tendenza al deficit. Se
il primo anno ci si può aggrappare alla scusa della crisi economica, questo
diventa più difficile per gli anni successivi. Continuare a tassare i cittadini
anziché allargare la base imponibile non
credo serva a tappare buchi. La crisi economica sarebbe potuta essere gestita
come un’opportunità per il nostro Paese. Da un lato ci si interroga
sull’attendibilità delle previsioni sul bilancio. L’unica cosa certa sono le
allarmanti considerazioni dell’Fmi. Ci ha detto che il debito pubblico è al 18%
del Pil e che di questo passo arriverà al 30% nel 2017. Da un lato occorre
ridurre drasticamente le spese, ma bisogna anche cominciare a dire come. Azione
necessaria imprescindibile del Governo è ricreare condizioni di appetibilità e
fiducia nel nostro sistema”.
Federico Pedini Amati, Ps:
“A una primi analisi, tutti abbiamo dovuto
constatare che il nostro Stato è in forte deficit, soprattutto per quanto
riguarda le entrate. Bisogna basare una futura economia sull’assoluta
trasparenza e legalità, come ricordava anche Arzilli, sulla razionalizzazione
delle spese e progetti di sviluppo reali. Tutti noi ci siamo impegnati per
volerci integrare nei meccanismi internazionali. Sono assolutamente d’accordo
su questa strada. Negli ultimi 10 anni è un continuo calo in termini di
ricchezza-Stato. Dobbiamo costruire un futuro solido per le nuove generazioni.
Quello che ci chiede la cittadinanza è non aumentare il gap dell’occupazione,
derivante da una non lungimiranza politica che ci ha portato a un’aumento
costante della disoccupazione. All’esterno c’è la necessità di risposte.
Abbiamo minori entrate sotto l’aspetto tributario e il mondo bancario e
finanziario. La condizione imprescindibile è un progetto economico. Si doveva e
si poteva fare molto di più. Oggi non abbiamo altri 4 anni. Se di anni ve ne
servono 20 ce lo dovete dire, va detto a chiare lettere”.
Pasquale Valentini.
Pdcs, replica:
“E’ importante riconoscere la chiarezza dei conti e della relazione della
Commissione di controllo della finanza pubblica, mi auguro lo stesso plauso
venga anche per la Direzione della finanza pubblica. Usciamo dalla storia che
le cose non sono dette con chiarezza per non affrontare il problema. E’ chiaro
che stiamo vivendo sopra le nostre possibilità come Stato, le entrate sono
minori delle uscite dal 2009. Dall’inizio della crisi è chiaro i nostri bilanci
si sono chiusi con disavanzi che sono andati a ridursi, ma sono sempre
disavanzi. E’ una dato che nessuno ha nascosto. Secondo dato é il calo di
liquidità. Dal 2008 sono calati i volumi dell’attività economica. Provate a
pensare cosa è successo al mondo finanziario e al settore delle imprese e
dell’occupazione. Come Stato siamo arrivati a intervenire e finanziare il
settore finanziario e, con il credito agevolato, le imprese per il rilancio
delle loro iniziative. Tutto è stato fatto senza finanziamenti esterni.
Qualcuno dice che non ci vogliono, ma la coperta è diventata sempre più
stretta. Siamo arrivati a un punto limite di riduzione della liquidità. Tutti
sono d’accordo che lavoro e sviluppo economico sono il modo di aumentare le
entrate. Ma bisogna anche sapere che una ripresa economica va impostata e gli
effetti si vedono in tre-cinque anni, mentre da qui al 2014 non si vedranno più
entrate per effetto di una bacchetta magica. E non c’è un problema di pressione
fiscale, piuttosto, l’Fmi ci chiede come fare a mantenere una pressione di un
terzo ribassata rispetto ad altri Paese e, allo stesso tempo, conservare un
livello di stato sociale più alto rispetto ad altri Paesi. I termini della
questione sono questi: la discussione che dovremmo fare per il futuro mi auguro
non sia ancora su cosa nascondiamo o meno. Il problema è come interveniamo. Gli
altri Stati sono intervenuti in un modo che non vogliamo fare, ad esempio con i
licenziamenti nella Pa. Il primo
intervento deve mirare a mettere a posto i conti dello Stato e che lo Stato non
viva al di sopra delle sue possibilità”.
Decreti
Luigi Mazza, Pdcs: “In questi giorni
durante la verifica dei gruppi consiliari hanno tutti condiviso la proposta a
non esaminare i decreti nella seduta odierna e di porli successivamente, a
nomine complete, essendo alcuni decreti di contenuto politico”.
San Marino, 26 Novembre 2012/02