Antonio Fabbri -L’informazione di San Marino Ex ambasciatore Phua libero Gia’ volato fuori dagli Usa

Antonio Fabbri -L’informazione di San Marino Ex ambasciatore Phua libero Gia’ volato fuori dagli Usa

L’informazione di San Marino

Il giudice Gordon dichiara le prove raccolte illegittimamente. L’accusa rinuncia al processo e pensa al ricorso

Ex ambasciatore Phua libero Gia’ volato fuori dagli Usa

L’avvocato Pagliai esulta, ma i fatti americani, per i quali in sei si sono dichiarati colpevoli, non erano relativi alle contestazioni mosse sul Titano

Antonio Fabbri

L’avvocato Stefano Pagliai, difensore di Claudio Podeschi, esulta per la liberazione di Paul Phua, il pokerista ex ambasciatore di San Marino in Montenegro, che negli Usa era accusato di un giro milionario di scommesse illegali sul campionato di calcio del 2014 in Brasile. Phua, infatti, da lunedì scorso, è libero e il processo non è stato affrontato nel merito, dato che i procuratori federali hanno rinunciato a procedere dopo che il giudice Gordon non ha ammesso le prove, ritenute decisive dall’accusa, raccolte nel blitz del Cesars Palace di Las Vegas lo scorso luglio 2014, perché acquisite dall’Fbi con uno stratagemma illegittimo secondo il giudice.

Gordon, quindi, ha “buttato
fuori” quelle prove dal processo.
Per gli stessi fatti, nei mesi precedenti,
in sei si erano dichiarati
colpevoli e condannati a multe
da migliaia di dollari e alla libertà
vigilata per cinque anni, a
condizione che rimangano fuori
dagli Stati Uniti. Phua aveva
invece continuato con i suoi avvocati
ad affrontare il processo.
L’Fbi ritiene, tra l’altro, che Phua
sia membro della triade 14k,
tanto che l’ultima carta giocata
dai procuratori federali era stata
quella di contestare l’associazione
a delinquere. Accusa sempre
rigettata da David Chesnoff, uno
degli avvocati più noti negli Usa
e pure lui giocatore di poker.
Dichiarate le prove non utilizzabili
nel processo, dunque, l’ex
ambasciatore in Montenegro è
stato lasciato libero di andare,
restituita la cauzione e il suo jet
personale che era sotto sequestro.
Anche perché, per il ricorso
che l’accusa sta valutando di fare
verso la decisione del giudice
Gordon, sarà necessario del
tempo. Quindi, considerato che
i procuratori hanno rinunciato
a proseguire con il processo, la
misura cautelare cui era sottoposto
Phua è stata revocata.

L’accusa sul Titano
slegata dal caso Usa
Tuttavia, se l’avvocato Pagliai esulta, l’accusa mossa sul Titano per il trasferimento di 2,5 milioni di euro complessivi dalla Black Sea Pearl, società riconducibile Phua, alla Clabi, di Podeschi e Baruca, non è legata alle scommesse illegali che erano contestate a Phua negli Usa, i cui fatti sono avvenuti temporalmente dopo l’accusa mossa nei confronti di Claudio Podeschi e Biljana Baruca nell’ambito della tangentopoli sammarinese. L’accusa di riciclaggio legata all’attività di Phua, infatti, sul Titano prende le mosse dalla sua attività di junket che opera nella capitale del gioco d’azzardo di Macao.

Nel decreto di rinvio a giudizio
del 12 maggio scorso, al secondo
capo di imputazione, si legge
che “con più azioni esecutive
del medesimo programma
criminoso, allo scopo di nasconderne
l’origine criminosa
(riciclaggio realizzato attraverso
le junket room di Macao),
trasferivano, sostituivano e
occultavano 2.500.000 euro,
provenienti dalla “Black Sea
Pearl Ltd”, società delle Isole
Vergini Britanniche, il cui conto
svizzero veniva alimentato con
le rimesse dei junkets di Macao,
e 125.000 euro provenienti
dalla Moneybookers Ltd. I fondi
erano accreditati sul conto acceso
presso il Credito Sammarinese
intestato alla Clabi Ltd,
società della Repubblica delle
Isole Marshall, partecipata da
Claudio Podeschi e da Biljana
Baruca”. Il legale di Podeschi,
Stefano Pagliai, dal canto suo
parla anche di una sentenza in
Svizzera sui denari provenienti
da quel conto, sentenza che
li avrebbe dichiarati regolari.
Decisione elvetica che, come
quella statunitense, il legale farà
probabilmente valere nel maxiprocesso
che verosimilmente
prenderà il via il prossimo
autunno.

Che cosa sono
i Junkets di Macao

Ma che cosa sono i junkets cui
l’accusa fa riferimento contestando
il reato di riciclaggio?
Sono dei soggetti intermediari
che procacciano gamblers, cioè
giocatori, per conto dei casinò
della ex colonia portoghese.
A Macao c’è il problema di
aggirare i limiti di esportazione
di valuta per i residenti cinesi
che, grazie ai junkets, riescono
a disporre dei capitali necessari
per scommettere ai tavoliverdi.
I junkets concedono credito ed
i giocatori si impegnano a restituire
i capitali entro 30 giorni.
Un meccanismo di prestito
ritenuto torbido e per importi
imponenti, tanto che le polizie
di mezzo mondo sostengono
che i junkets siano il veicolo
migliore per lavare via dalle
banconote lo sporco degli affari
illeciti. A Macao, tra i junkets
più in vista c’è Paul Phua, ed
è per questa sua attività che in
uno dei capi di imputazione del
rinvio a giudizio è collegato
ai trasferimenti di denaro alla
Clabi di Podeschi.

Phua già fuori
dagli Stati Uniti

Intanto l’avvocato Chesnoff ha
affermato che Phua, subito salito
sul suo aereo per andarsene
dagli Usa, aveva già raggiunto
ieri la sua destinazione, ma ha
detto di non sapere dove fosse
atterrato. Prima della decisione
che ha liberato Phua, Chesnoff
aveva detto che Phua era ansioso
di visitare la madre malata in
Malesia. Negli Usa l’ex ambasciatore
Wei Seng Phua ci era
arrivato a luglio 2014, dopo che
a giugno era stato arrestato per
scommesse illegali a Macao e,
sulla base delle intercettazioni
dell’Fbi, aveva lasciato, secondo
l’accusa, la ex colonia portoghese
grazie al passaporto diplomatico
sammarinese. L’incarico di
ambasciatore in Montenegro gli
era stato revocato dopo l’arresto
a Las Vegas.

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