Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: ‘La Fondazione braccio operativo di Podeschi’

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: ‘La Fondazione braccio operativo di Podeschi’

Antonio Fabbri – L’informazione di San Marino: Interrogatorio Silva: le telecomunicazioni, la pro.fi., l’albergone e i milioni che giravano sui libretti / “La Fondazione braccio operativo di Podeschi”

SAN MARINO. Nell’interrogatorio di Pietro Silva, amministratore della Fondazione per la promozione economica e finanziaria sammarinese riconducibile a Claudio Podeschi, i magistrati Alberto Buriani e Simon Luca Morsiani, chiedono conto dei rapporti con i vari investitori dei quali risultano transazioni in denaro cospicue finite alla Fondazione e, poi, nei libretti al portatore della famiglia Mazzini. E’ nell’interrogatorio di Silva del 28 aprile 2014 (ancora Podeschi non era stato arrestato) che si dà un volto, se così si può dire, ai nomi che gli inquirenti avevano rilevato, nelle prime fasi delle indagini, come destinatari o emittenti di dazioni, emerse nelle carte delle transazioni scandagliate dagli investigatori e dai magistrati. Secondo l’accusa è attraverso al Fondazione che transitarono, per alcuni episodi contestati, i denari della corruzione e del riciclaggio.
S
arkissian e la Pro.fi.
I Commissari della legge,
quindi, chiedono a Silva di Sarkissian.
Dapprima non ricorda
dei fondi erogati dall’uomo
d’affari armeno. Poi ricorda
alcuni particolari, come il fatto
che ottenne una finanziaria.
“Non mi ricordo di fondi erogati
da Sarkissian. Quest’ultimo
è facoltoso uomo d’affari
ed imprenditore armeno che
io conoscevo”. Nelle domande
si chiede conto di Eurasia,
ente sammarinese del magnate
armeno. “La fondazione
Eurasia era riconducibile a
Sarkissian ed era stata costituita
dallo stesso Sarkissian
e, forse, da me per consentire
a Sarkissian di disporre di
una base a San Marino per
i successivi investimenti, la
partecipazione a gare d’appalto,
eccetera. Per quanto ne
so la fondazione ha avuto vita
breve e non ha mai operato. Mi
risulta che Sarkissian avesse
rilevato una finanziaria che si
chiamava Pro.Fi”. Secondo le
ricostruzioni dei magistrati daSarkissian arrivarono, tramite
la Fondazione e sui libretti
della famiglia Mazzini, ben tre
milioni di euro.
A Silva vengono poi rivolte
domande su altri soggetti e
società con cui la Fondazione,
seguendo i flussi di denaro,
ha avuto a che fare. Nomi
come Daniel De Magalhaes e
Polider Consultores o ancora
European Machinery Group
“che operava per conto della
Pacific Group of Companies,
attivo nella creazione di centri
marittimi con flag of convenience”,
dice Silva. O ancora
Marcovic Zoran, imprenditore
nel settore del caffè. Tutti nomi
che tornano nella ricostruzione
dei vari flussi in si indirizzano
denari che, secondo l’accusa,
hanno alimentato l’attività
dell’associazione a delinquere
della quale, secondo la contestazione
mossa, anche Silva
faceva parte.

Le telecomunicazioni
Nell’interrogatorio di Silva si
parla anche di Simon Murray,
al quale è attribuito un versamento
di tre milioni per le Tlc a
San Marino, quella che è stata
definita la “tangente telecomunicazioni”.
Un versamento che
fece, secondo le ricostruzioni,
un giro arzigogolato: prima
alla società Polider di De
Magalhaes e poi alla Fondazione
riconducibile a Podeschi.
Secondo quanto affermato da
Silva nell’interrogatorio, il mmagnate
della telefonia mobile era
interessato pure all’albergone di
Murata. “Simon Murray – dice
Silva – era uno degli investitori
interessati alla realizzazione
dell’albergo di Murata. Simon
Murray operava attraverso una
società che si chiamava Global
Leasue Partner. So che a San
Marino, Murray, si era occupato
anche delle telecomunicazioni”.
E che delle telecomunicazioni
a San Marino se ne fosse
occupato, Silva doveva saperlo
bene, dato che dall’interrogatorio
in qualità di testimone di
Andrea Della Balda, poi socio
di Murray nella San Marino
Telecom-Prima, emerge che al
primo incontro ad accompagnare
l’uomo d’affari di Orange ci
fosse proprio l’amministratore
della Fondazione.
La fondazione braccio
operativo di Podeschi

Silva, rispondendo ai giudici,
più volte ribadisce che chi
versava alla Fondazione era al
corrente della destinazione dei
denari. “L’investitore straniero
sapeva benissimo che i
soldi che lo stesso investitore
trasferiva alla fondazione
sarebbero poi strati trasferiti a
Claudio Podeschi. Era lo stesso
Podeschi a dire all’investitore
di dare i soldi alla fondazione
che poi li avrebbe riversati a
lui. La fondazione in definitiva
era il braccio operativo di Podeschi
e attraverso i libretti al
portatore poi Podeschi avrebbe
realizzato quello che voleva
fare. Ovviamente la fondazione
ha anche avuto spese (…) Non
ci sono casi in cui l’operatività
della fondazione è stata indipendente
da Podeschi. Podeschi
non aveva nessun ruolo
formale nella fondazione”.
Libretti e progetti
Progetti mai realizzati e soldi
mai tornati indietro. I denari,
però, nei libretti ci finivano,
anche se Silva dichiara ai magistrati
di non sapere che fine
facessero. “I libretti consegnati
da me a Podeschi avevano
importi superiori ai 15 mila
euro, decisamente superiori.
La consegna avveniva di solito fuori dalla banca. Non so che
sorte abbiano avuto i libretti.
Per parte mia si trattava di fondi
destinati alla realizzazione
di progetti. Non ho mai avuto
ragione di dubitare di questa
finalità e per questo non ho posto
particolare attenzione sulla
circostanza che Podeschi usava
la fondazione per ricevere
fondi mediati attraverso la fondazione
medesima e attraverso
libretti al portatore”.

Poi Silva si dice amareggiato
della mancata realizzazione dei
progetti per “le più svariate
scuse”: dalla black list alla crisi
economica. Dice di essere stato
“usato”, di non averci guadagnato
nulla, di avere subito una
caduta di prestigio e di averci
perso pure la casa, acquistata
attraverso un “contratto di
leasing a nome di Podeschi per
il quale pagavo io le rate, ma
poi mi sono trovato nell’impossibilità
di pagare perché non
avevo più quattrini. Podeschi
ha continuato a pagare le altre
rate, ma io sono dovuto uscire
da quella casa e non mi sono
stati restituiti i canoni”.
I libretti già pronti
Nell’interrogatorio, incalzato
dai magistrati, Silva racconta
anche come materialmente nascevano
i libretti. “I soldi confluivano
su libretti che erano
già stati aperti in precedenza
e sui quali erano state accreditate
somme minime, a volte 1
euro, a volte 1 centesimo. Io poi
versavo su quegli stessi libretti
che già recavano una denominazione
attribuita da qualcun
altro i soldi che mi venivano
indicati da Podeschi. Io dicevo
che dovevo aprire un libretto
e la banca mi diceva che ne
aveva già uno pronto”.
A un certo punto i Commissari
della legge chiedono se Silva
abbia mai chiesto a Podeschi
conto della destinazione dei
soldi. “Non ho mai chiesto a
Podeschi dell’uso dei soldi
che io gli avevo dato – risponde
– Ho pensato che se avesse
voluto avrebbe potuto dirmelo
di sua iniziativa”.
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