Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Quintali di coca e riciclaggio sul Titano. Rinvio a giudizio

Antonio Fabbri – L’Informazione di San Marino: Quintali di coca e riciclaggio sul Titano. Rinvio a giudizio

L’Informazione di San Marino

Quintali di coca e
riciclaggio sul Titano. Rinvio a giudizio

Antonio Fabbri

SAN MARINO. Soldi del narcotraffico internazionale, rinvio a giudizio per un
giro da oltre due milioni di euro depositati sul Titano. Libretti e conti
Libretti al portatore e conti correnti per nascondere e ripulire oltre 2.130.000
euro
, considerati una parte del provento del narcotraffico di uno dei membri
dell’organizzazione scoperta in due anni di indagini nell’operazione “Fire
and Ice
”, che ha avuto il suo culmine con gli arresti e i sequestri
del giugno 2011. Una operazione, condotta di concerto tra la Squadra Mobile di
Roma, la Dea (Drug Enforcement Administration) statunitense, con il
coordinamento del procuratore
distrettuale Antimafia. L’indagine portò
all’arresto di 66 persone, di cui 14 in Italia, al sequestro di una tonnellata
di cocaina di cui 200 chili purissima, al sequestro di beni per 10 milioni,
oltre al milione e trecentomila euro sequestrato in conti sammarinesi. Una
attività investigativa che aveva dunque consentito anche di ricostruire,
attraverso pedinamenti, tracciati bancari e agenti sotto copertura, la filiera
del riciclaggio del traffico di droga lungo la rotta Roma-Boston.

Il rinvio a
giudizio.
E’ proprio sul riciclaggio di queste somme di provenienza illecita
attraverso San Marino che si concentrano gli sviluppi recenti di questa
inchiesta sul narcotraffico internazionale, puntando anche sul congelamento dei
profitti.
Infatti è di questi
giorni il rinvio a giudizio,
disposto dal Commissario
della Legge Alberto Buriani,
di Daniela Staiano,51enne romana. Proprio la
donna era stata subito individuata
dagli inquirenti
come delegata a gestire i
conti in banca del marito,
Damaso Grassi, 60enne
romano, ritenuto da chi lo
arrestò il titolare effettivo
dei conti e il gestore delle
trattative con i colombiani
per l’approvvigionamento
dello stupefacente da destinare
al mercato romano.
Era sempre lui che
si occupava di pagare la
merce attraverso cinque
cittadini libanesi, inviando
il denaro in Sudamerica
via aereo, nascosto in
scatole di scarpe.
Le movimentazioni
a San Marino

Qualcosa non quadrava
nelle movimentazioni di
Daniela Staiano, moglie
del Grassi, nei rapporti
bancari che aveva presso
la Cassa di Risparmio di
San Marino. Soprattutto
il fatto che Damaso Grassi
fosse nullatenente per
il fisco italiano, ma titolare
di fatto di un negozio
di abbigliamento sulla
Via Appia e proprietario
di una villa con due piscine
a Grottaferrata, hanno
fatto scattare le verifiche.
In funzione anche della
rogatoria italiana è quindi
emerso che i soldi movimentati
dalla moglie, la
Staiano appunto, erano
provento dell’attività illecita
di importazione e
vendita di stupefacenti.
In particolare sono finiti
sotto la lente di Aif e Polizia
giudiziaria, i depositi
in contanti, effettuati
fino al 25 maggio 2010,
su tre conti correnti, su
due libretti al portatore e
su un certificato di deposito.
In un conto finirono
oltre 276mila euro in contanti,
mentre in un primo
libretto 436mila euro e
in un altro 662mila euro
sempre in contanti. Altri
soldi erano stati versati su
un certificato di deposito
denominato “Celine”. Tra
le movimentazioni anche
altri denari versati in contanti
sui conti di Mascia e
Priscilla Grassi, le figlie
della coppia, per rispettivi
425mila e 339mila euro.
Le vicissitudini
del fascicolo

Quando scoppiò il caso
scattò la rogatoria e il
conseguente sequestro
della somma che in quel
momento si trovava ancora
sul Titano, pari a
circa 1,3 milioni di euro.
La donna, insieme alle
due figlie, si era opposta
al sequestro cautelativo
dell’importo, 1.377.000
euro depositati sui correnti
aperti a San Marino
presso la Carisp. Questo
perché, aveva sostenuto,
erano il ricavato della
vendita di alcuni immobili.
Secondo la donna solo
una parte, 327mila erano
“sequestrabili”, essendo
questi il deposito avvenuto
dopo il giugno 2009,
periodo in cui era partita
l’indagine “Fire and Ice”.
Il ricorso in terza istanza
da parte dell’avvocato
Gian Nicola Berti, che
patrocinava Daniela Staiano,
non trovò tuttavia
l’accoglimento del giudice
Lamberto Emiliani e
la rogatoria fu eseguita,
tanto che ad oggi il denaro,
quel milione e tre, è
ancora sotto sequestro. La
donna ad oggi si trova detenuta
in Italia in quanto
ritenuta dai giudici d’oltre
confine che hanno emesso
sentenza sul caso, organica
all’associazione a
delinquere finalizzata al
narcotraffico di cui faceva
parte anche il marito.

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