Stefano Elli di IlSole24Ore: Carife e quel 15 per cento nell’Amphora fiduciaria

Stefano Elli di IlSole24Ore: Carife e quel 15 per cento nell’Amphora fiduciaria

IlSole24Ore

 

Banche in crisi

Carife e quel 15 per cento nell’Amphora
fiduciaria

E’ la partecipazione nell’azienda finita sotto inchiesta a
Roma

Stefano Elli

Dal cilindro del conte 
Enrico Maria Pasquini
spunta un nuovo coniglio. E’ il coniglio tutto
ferrarese della Carife, Cassa di Risparmio di Ferrara, fresca di
commissariamento, i cui ex manager sono sotto processo per truffa a Milano per
la vicenda degli affidamenti incauti concessi al gruppo Siano per lo sviluppo
delle aree di Milano Santa Monica (Segrate) e di MiLuce. La sentenza è attesa a
fine giugno.Questa volta il collegamento tra la banca e la galassia di fiduciarie
italo-sammarinesi di Pasquini, che fanno perno sull’Amphora fiduciaria 
e sulla Smi 
Sa (in
liquidazione a San Marino
e sotto inchiesta
a Roma
per un vasto giro di riciclaggio) non è indiretto come nel caso
della Tercas (Cassa di Risparmio di Teramo) e della Banca delle Marche, i cui
due direttori generali Antonio
di Matteo
  e Massimo
Bianconi
facevano affari
‘spondati’
sulla quasi omonima Smib
(ex
Banca del Titano
). Questa volta la liason è sancita dal possesso del 15% del capitale di
Amphora fiduciaria e di revisione da parte della Cassa ferrarese.

Il resto apparteneva per il 45% alla Iti Finanziaria e per il 40% alla società Iti Leasing. Tutte società riconducibili a Pasquini, come, del resto quella United International Bank con sede nelle isole Vanuatu, il cui direttore generale Andrea
Pavoncelli
sta collaborando con i magistrati senesi nell’inchiesta su quella che impropriamente viene definita la ‘banda del 5%’ del Monte dei Paschi di Siena. I dettagli delle partecipazioni emergono da alcune carte dell’inchiesta romana della pm Perla lori, aperta nei confronti di Pasquini, di Davide Bonetti, direttore generale della Amphora, di Eugenio Buonfrate, direttore della Smi Sa e di Roberto Borbiconi (vicedirettore della stessa Smi). in particolare dalla richiesta di assistenza giudiziaria a San Marino, recepita dal locale Commissario della legge Rita Vannucci, in cui non solo si dà conto della diretta riconducibilità della Uib a Pasquini (partecipazione al 75%) ma si segnalano pure i rapporti di Bonetti, con la rete della Cassa di risparmio di Ferrara per movimenti di esportazione di capitali e la loro successiva reintroduzione in territorio italiano in violazione della normativa antiriciclaggio.

I documenti si riferiscono all’estate del 2009 e la legge antiriciclaggio che ha recepito la terza direttiva è del 2007 (la 231). Ma per quale ragione una Cassa di risparmio italiana sottoposta alla vigilanza della Banca d’Italia e ai controlli dell’Unità di informazione finanziaria, possedeva una partecipazione in una società dedita -sospettano i magistrati- a ogni sorta di movimentazione occulta di capitali tra Italia e i paradisi fiscali e penali di ogni latitudine? Sui veri motivi si possono fare soltanto illazioni. Ciò che è certo è che la banca estense, sotto la gestione dell’ex direttore generale Gennaro Murolo, ha avuto un’esposizione anomala per il suo sbilanciamento (240 milioni circa) nei confronti di due soli gruppi immobiliari riconducibili ai Siano e a Francesco Bellavista Caltagirone e che questo abbia provocato la sostituzione dello stesso Murolo. Forse non è un caso che il management chiamato a sostituirlo abbia immediatamente pensato di alienare la partecipazione in Amphora. L’ispezione di Banca  d’Italia, il commissariamento e il processo sono cronaca di oggi.

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