Contratti scaduti: è emergenza democratica! Csdl

Contratti scaduti: è emergenza democratica! Csdl

Contratti scaduti: è emergenza democratica!
A rischio c’è la pratica stessa della democrazia. Il Governo vuole negare la rivalutazione degli stipendi ai dipendenti pubblici e cancellare importanti diritti: su questa strada è seguito e sorpassato dalle categorie economiche, ANIS in testa. Questo atteggiamento non fa che alimentare il conflitto sociale, ormai alle porte 
di Ivan Toni

Segretario Confederale CSdL, Responsabile della contrattazione 

22 Febbraio 2012 – Tra le tante emergenze che colpiscono il Paese, per ultima l’abbondante nevicata delle scorse settimane, non si deve dimenticare l’emergenza di democrazia creata dal fatto che la totalità dei lavoratori sammarinesi è senza il contratto di lavoro rinnovato.I contratti sono prima di tutto uno strumento di democrazia volto a dare eguale dignità ai lavoratori nei confronti dei datori di lavoro, che detengono un potere immenso; i contratti sono quella bilancia, prevista e tutelata dalle leggi vigenti di tutti i paesi civili, che garantisce rapporti equilibrati tra chi offre il proprio lavoro e chi ne usufruisce, stabilendo regole che impediscano lo sfruttamento o la mortificazione delle professionalità.

È chiaro ormai che le associazioni di categoria, compreso il Governo nella sua funzione di datore di lavoro, stanno portando avanti un disegno inaccettabile: visto lo stato di grave crisi, le prime cose a cui si deve rinunciare sono i diritti contrattuali conquistati nei decenni dai lavoratori, stabilendo che la ripartenza dell’economia passa dalla cancellazione di quelle basi fondamentali del diritto di chi lavora. Così si vuole  umiliare e mortificare non solo i lavoratori attuali e futuri, ma anche intere generazioni di sammarinesi che hanno lottato in passato per poterci lasciare in eredità un prezioso strumento di democrazia. A rischio non vi è solo un disposto contrattuale anziché un altro, ma la pratica stessa della democrazia, e di questo il Governo, nella sua funzione di rappresentante della cittadinanza, e l’intera classe politica, se ne devono fare carico.
Nella pratica, lo stesso Governo, garante della fruizione della democrazia, nelle bozze per un ipotetico rinnovo del contratto della PA, propone regole che peggiorano la condizione dei lavoratori, e vuole cancellare anche il diritto di questa categoria ad una giusta rivalutazione delle retribuzioni al costo della vita. Ed è chiaro che su questa strada della cancellazione dei diritti è seguito, se non addirittura sorpassato, dalle associazioni datoriali, o almeno da quelle che dicono qualcosa, visto che ve ne sono anche di mute e sorde. Così non và! Se vi è una certezza, in questa crisi che sta mettendo in ginocchio interi paesi, è che la classe lavoratrice non ha partecipato al disastro e quindi non ne ha alcuna colpa!
Allo stato attuale, vi sono stati solo timidi contatti con le associazioni che rappresentano le imprese commerciali, oltre alla storia infinita della “trattativa” con l’ANIS per il settore industriale (senza contratto dal gennaio del 2009…). E la posizione delle controparti è sempre la stessa: “c’è la crisi quindi eliminiamo i diritti”. Ovvero: “Aboliamo la funzione democratica di equilibrio dei contratti di lavoro”. Il sindacato, ma anche l’intera cittadinanza, non devono accettare una simile deriva.
Non entro volutamente nel merito delle questioni trattate, siano esse legate agli orari di lavoro, piuttosto che al sacrosanto diritto di vedere riproporzionate le retribuzioni al costo della vita, ma mi chiedo dove si vuole portare questo Paese, che ha le sue radici fondate sulla libertà e sulla democrazia, con un simile atteggiamento. Mi chiedo dove sia la funzione di garanzia del Governo, rispetto ai cittadini lavoratori, visto che lo stesso si è limitato a fornire un tavolo alle parti, senza portare alcuna proposta concreta che potesse sbloccare la situazione di stallo, salvo poi chiudere tale tavolo in silenzio con un laconico “mettetevi d’accordo”. Le lavoratrici ed i lavoratori non possono più aspettare! La situazione diventa ogni giorno più grottesca e intollerabile; i ricatti aziendali e i proclami di peggioramento delle condizioni, legati ad ulteriori precarizzazioni, sono all’ordine del giorno e la funzione dell’intera classe politica in questo senso è inesistente. Vi sono intere famiglie che pagano già la crisi duramente, essendo magari in mobilità, cassintegrati o precari, e non avendo alcuna prospettiva per il futuro.
La storia ci insegna che quando si vivono simili crisi le tutele per le persone non vanno abolite, ma bensì fortificate, anche perché l’economia è, di fatto, mossa proprio da quelle fasce di popolazione che si intendono colpire non riconoscendone i diritti; la stessa economia si blocca proprio quando a queste fasce non viene data la possibilità di avere fiducia nel futuro. È necessario che la politica si faccia carico di rilanciare in maniera positiva una vera stagione contrattuale, su tutti i contratti scaduti, e che lo faccia in tempi celeri, anzi celerissimi, altrimenti si dovrà far carico della totale responsabilità di aver creato un conflitto sociale, ormai alla porte, di cui si può solo intuire la portata.         

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