Contributo strategico per una nuova stagione politica

Contributo strategico per una nuova stagione politica

Lavorare per il futuro della nostra città, cercare di dare un contributo non solo di riflessione, ma anche di impegno serio e costruttivo, è un’ambizione a cui non ci possiamo sottrarre senza tradire quella spinta, che ci ha fatto impegnare in questi anni con lealtà nell’agone politico, culturale e sociale.

Lo riteniamo ancora più importante nel momento in cui paiono dissolversi identità certe, percorsi inevitabili, l’ottimismo che ha accompagnato gli anni del benessere e della spinta imprenditoriale, una ‘leadership’ culturale e di immagine, e si è giunti in un declivio, che parrebbe condurre al declino, allo smarrimento, alla rassegnazione.

Non basta più sognare le magiche atmosfere evocate da Fellini, analizzarsi a fondo nel proprio dramma alla ‘Sergio Zavoli’, ricordare i bei tempi della giovinezza della città (la ricostruzione post bellica).

Il nostro contributo sarà preso sul serio, visto il livello di banalizzazione e strumentalità in cui è stata ridotta, non solo nella nostra città, la possibilità di ogni azione culturale, sociale e politica: un mondo in cui il potere delle apparenze, i mulini a vento, contano più della domanda delle persone

Il desiderio di felicità e la speranza non ce li può togliere nessuno, ad essi noi non rinunciamo.

La nostra città in questi anni ha conosciuto un’evoluzione incontrollata, che ne ha profondamente modificato la percezione stessa della propria storia e della propria identità, alterato la propria composizione etnica-culturale e sociologica, integrato e in molti casi sostituito la prevalente economia turistica in attività commerciali e di servizio, che contendono alle attività balneari i ritmi, gli eventi e i sentimenti della vita stessa della città.

La Rimini degli anni 50-60-70 era la Rimini turistica, anzi la capitale europea del turismo, oggi è piuttosto il luogo che fa tendenza, ove si sperimentano le nuove mode, dentro un anonimato, sempre più multietnico e multiculturale.

Nella Rimini di allora la figura centrale era l’imprenditore, che investiva con genialità e rischio diretto coinvolgendo tutta la propria famiglia.

Oggi questa generazione sta lasciando progressivamente le imprese sostituita in vario modo da nuovi imprenditori, catene, gruppi che, nella maggior parte dei casi non vedono più la partecipazione della famiglia.

Occorrono scelte nuove, una nuova ricostruzione del tessuto umano, culturale e imprenditoriale prima ancora che economico, urbanistico ed ambientale.

La cronaca ci mette di fronte due strade: quelli che privilegiano la costruzione dell’umano e ripongono la centralità del tema dell’educazione, di una nuova aggregazione sociale attorno alla valorizzazione dei desideri grandi per la vita, un’avventura da costruire insieme, e chi invece pensa che per riavviare i motori di questa città occorre creare nuove suggestioni, far ripartire il dinamismo edificatorio, gli affari che poi il resto verrà da se.

E’ in fondo una diversa considerazione delle ragioni dell’attuale fase di stagnazione:

per i primi è la necessità di ritrovare un’identità e un’esperienza che motivi l’uomo, perché è seduto ad attendere che qualcuno lo chiami a lavorare cioè ad essere, mentre per gli altri è solo una stagnazione dovuta ad una mancanza di creatività, a condizioni congiunturali, da dover superare attingendo modelli, idee, ed immagini provenienti da realtà esterne più attrattive, più capaci di rilanciarsi.

E’ inevitabile identificare questa seconda posizione con quella dell’Amministrazione in carica.

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