li artigli della crisi hanno affondato pesantemente nel settore dell’edilizia, settore economico che, insieme al manifatturiero, rappresenta una quota importante del nostro Pil. Nel periodo 2008-2014 le imprese costruzioni sono diminuite del 20%, passando da 461 a 370. Una contrazione che sul versante occupazionale ha provocato, sempre negli ultimi 6 anni, un taglio di 451 posti di lavoro.
Sono numeri che rendono non più rinviabile un nuovo piano strategico di programmazione. L’ultimo Prg risale infatti al lontano 1992 ed è oggi ricordato per l’eccessiva cementificazione del territorio e per una serie di speculazioni finanziarie gestite anche da interessi di natura malavitosa.
Un piano regolatore che, tra l’altro, a distanza di 23 anni offre ancora diverse disponibilità di lotti edificabili, il che a è davvero incredibile.
Il nuovo Prg deve dunque tenere conto dei pesanti errori del passato e concentrare i suoi obiettivi su tre direttrici: riqualificazione dell’edilizia pubblica, miglioramento della viabilità e interventi mirati e funzionali ai veri bisogni abitativi delle famiglie. A questo proposito sono da valutare con attenzione le richieste avanzate con una Istanza d’Arengo da un gruppo di cittadini.
Non aiuta certo un rilancio del settore l’ultimo Decreto sui Mutui prima casa, provvedimento che riduce fortemente gli incentivi economici per l’acquisto dell’abitazione, penalizzando soprattutto le giovani coppie. A questo poi si aggiunge la scarsa dotazione economica, 700mila euro per il 2015, del fondo per le riqualificazioni energetiche.
Il peso economico e l’impatto sociale del settore edilizio meritano invece una urgente terapia d’urto che si concretizzi con un ventaglio coordinato di interventi e di risorse capaci di sostenere progetti imprenditoriali di qualità e insieme rispondere ai bisogni abitativi delle famiglie.
Centrale Sindacale Unitaria