Curare l’obesità governativa: 5 segreterie di Stato. Domenico Gasperoni

Curare l’obesità governativa: 5 segreterie di Stato. Domenico Gasperoni

CURARE L’OBESITA’ GOVERNATIVA: 5 SEGRETERIE DÌ STATO
In un articolo di qualche settimana fa, ho analizzato l’obesità istituzionale sammarinese. Ho parlato del lato A della questione. La galassia spropositata delle sottostrutture istituzionali. Il commissionificio. Un cosmo grigio, dove l’enfasi della democrazia rappresentativa umilia quella partecipativa. Oggi provo a descrivere il lato B. L’obesità governativa.
Al momento della formazione dell’attuale governo, mi hanno  interessato due notizie. Le due classiche. Una buona e una cattiva.  Inizio da quella cattiva. La recente riforma amministrativa ha istituito la figura del Direttore di Dipartimento, che in qualche modo si dovrebbe staccare dalla struttura politica. Di fronte al “buco” lasciato dalla abolizione del vecchio Coordinatore, si era diffusa la voce che si volesse “ministerializzare” i Dicasteri, inserendovi il Capo di Gabinetto. Una specie di Sottosegretario.  Poi non si fece nulla. Ma la cattiva notizia non si è trasformata in buona, perché la questione sembra  solo rimandata.
La buona notizia riguardava il numero dei Segretari di Stato. Si sperava in un taglio consistente. Ci siamo dovuti accontentare di nove Congressisti. Uno in meno. Poca cosa. E così anche la notizia diventava buona solo a metà.
Il gioco delle due notizie ci disvela un dilemma. O meglio una contraddizione. Sono i due fattori presenti nello sviluppo delle istituzioni pubbliche sammarinesi. Elementi che ho riscontrato nella ricerca storica che sto ultimando, per la pubblicazione della Storia aggiornata del Congresso di Stato. Da una parte, si vorrebbe ricalcare il modello ministeriale dei grandi Stati; dall’altra, non si abbandona la ricerca di un modello istituzionale personalizzato, più adatto al nostro micro Stato. Una situazione che -mi sembra- non ha chiarito la recente legge qualificata sul Congresso di Stato. Sono fissati la denominazione e il numero di 10 per i Dicasteri, mentre per i titolari si determina un numero massimo (10). Potrebbero quindi essere anche di meno. Come il governo degli 8 del dicembre 2003 e quello dei 9 di oggi.  Piccoli passi, non significativi.
Bisogna osare di  più. Bisogna far dimagrire l’apparato dell’Esecutivo. Una platea eccessiva. Segretari di Stato, Coordinatori, segretari particolari addetti di segreteria, distaccati a vario titolo. Mi ricordo – quando curavo le delibere del Congresso di Stato- che si doveva movimentare una cinquantina di persone per ogni nuovo Governo. E non era facile inquadrare tutte le caselle!
Una struttura sovradimensionata. Che ha dimostrato di avere almeno tre difetti. Costi eccessivi, evidentemente. Poi, parcellizzazione dell’analisi e del  lavoro politico, che dovrebbero trovare una dimensione unitaria in un  Esecutivo, specie in un piccolo paese. Ciò rende difficile il coordinamento fra le Segreterie. Facilita invece il nascere di iniziative personali, spesso velleitarie o auto promozionali, costose. Da ultimo, si sta creando una Amministrazione parallela. In molte Segreterie- è la critica che si sente spesso- si fa gestione amministrativa. Rubando il lavoro alla P. A., che ha gli strumenti per migliori risultati e ai Dirigenti, che sono pagati per guidare responsabilmente la rete dei servizi. Della Dirigenza parlerò in un prossimo articolo.     
Vogliamo cambiare?  Provo a indicare un percorso di novità
Per i futuri governi, auspico un taglio netto dei Dicasteri. Meglio ancora, una aggregazione di più deleghe in grandi unità politiche. Al massimo 5. I settori strategici della vita di uno Stato democratico, dove concentrare e coordinare tutta l’attività politica di un governo. Anche la vecchia denominazione ottocentesca dei Dicasteri dovrebbe saltare ed essere sostituita da termini più pregnanti e suadenti. Quindi abbandonerei  Affari Interni, Affari Esteri, Finanze, Istruzione, ecc., e li  cambierei in:
– Dicastero della cittadinanza (Istituzioni e servizi democratici)
– Dicastero della mondialità (rapporti internazionali- pace- problemi umanitari)
– Dicastero dello sviluppo sostenibile (Economia, attività produttive, benessere sociale)
– Dicastero della conoscenza (Istruzione,cultura,innovazione)
– Dicastero della socialità (solidarietà, Welfare- ambiente)
Per i titolari, cioè i Segretari di Stato, formulo due ipotesi, ambedue valide. Si può avere un governo di soli 5 membri. Ciò permetterà di reperire più facilmente personalità capaci, competenti e credibili. Si potrebbe tuttavia obiettare: un governo dei 5 concentrerebbe il potere in poche persone. Difficilmente controllabili. Allora si ricorre alla seconda ipotesi: mantenere il numero tradizionale dei 10 membri. Ovviamente  i 5 aggiunti non hanno la responsabilità diretta di un dicastero, e non hanno un distacco politico a tempo pieno. Svolgono funzioni di controllo e di consulenza. E potrebbero essere scelti nella società civile, tra professionisti, esperti e personalità apprezzati dai cittadini. Che mantengono un legame con la quotidianità del paese, senza ammalarsi di professionalismo politico.
Resta un ultimo aspetto. Gli staff delle Segreterie di Stato. Garantito il minimo indispensabile di personale di segreteria, si dovrebbe puntare su team interdicasteriali e interdisciplinari. Un paio di Equipe, formate dall’eccellenza che può offrire il nostro paese in conoscenza e competenza nei  settori strategici. Capaci di assicurare il supporto di analisi e ricerca alle scelte politiche dell’intero Esecutivo. Superando settorialità e frammentarietà che penalizza l’attività di governo.  
Non so come sarà accolta questa mia proposta. Certamente  farà sorridere i costituzionalisti. Ma non i cittadini, che reclamano uno Stato moderno, leggero ed efficiente.  

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy