La Regione Veneto ha avvertito l’esigenza di promuovere una commissione d’inchiesta a proposito della indagine Chalet. La Repubblica di San Marino, coinvolta pesantemente nella vicenda, sembra l’unico luogo della penisola, a non avvertire il lezzo che proprio dal Titano si è propagato. E’ scoppiato il bubbone della corruzione pubblica italiana qui annidatasi. Eppure “la maggior parte del mondo politico e istituzionale non ha speso una parola“, scrive Angelica Bezziccari su L’informazione di San Marino.
I politici, riuniti a Palazzo, hanno parlato di tutto in questi giorni. Da come risolvere i problemi della finanza internazionale, alla asfaltatura di 100 metri di strada in prossimità del cimitero di Montalbo o al “ripristino della rampa di skateboard al parco Ausa di Dogana“, come osserva ancora la Bezziccari.
Qui, però, nessuna analisi seria della questione Chalet, nessuna autocritica. Eppure San Marino c’è dentro fino al collo. Sta diventando più di un sospetto che gli interventi pubblici – finora a fondo perduto – su certe realtà bancarie al collasso siano avvenute a pro’ di furfanti venuti qui perché protetti dalla giustizia e di questo e degli altri Paesi dalle modifiche al codice penale di metà anni Novanta. Allarmante la concessione di passaporti diplomatici a certi personaggi (vedi dichiarazione della Minutillo ai giudici: “immunità diplomatica” nel trasporto dei soldi)
Eppure qui, a San Marino, tutto a posto. Si sa, pecunia non olet.