Daniela Berti a favore del referendum sull’Europa

Daniela Berti a favore del referendum sull’Europa

Domenica, fra pochi giorni, si vota per il Referendum verso l’Europa. La scelta è di quelle importanti, quindi continuare a riflettere penso sia cosa utile. E’ una scelta che va fatta puntando lo sguardo all’orizzonte tenendo conto delle dinamiche attuali che offrono indicatori chiari di come funziona il mondo. L’Europa di oggi può non essere vista come l’entità ideale, la crisi economica occidentale, la difficoltà ad agire come entità politica, possono distogliere l’attenzione dalle opportunità che avremmo se fossimo più integrati con la UE. E’ a quelle opportunità che con il Si al referendum Verso l’Europa puntiamo. Opportunità per le nostre imprese che soffrono di una posizione di svantaggio, opportunità per il nostro sistema bancario e finanziario, opportunità per i nostri ragazzi in termini di formazione e di lavoro, opportunità per lo stesso Stato di San Marino che potrà accedere a canali di finanziamento per realizzare le necessarie infrastrutture, alla BCE e ad altre istituzioni. E’ alle opportunità che oggi non abbiamo e potremmo avere che vorrei pensassimo quando domenica prossima ci recheremo alle urne per esprimere il nostro voto. Il percorso che ci attende non sarà immediato, proprio per questo occorre stabilire il punto di inizio ed attivare il conto alla rovescia per la definizione del nostro accordo con la Ue, delle nostre condizioni di accesso, solo così potremo tutti ragionare, investire, attrezzarci per il nostro futuro, sapendo che alla fine arriveremo ad un punto stabilito. Oggi non è così perché subiamo decisioni alle quali ci viene chiesto di adeguarci sempre senza contropartita, perdiamo autonomia, libertà di movimento, si chiudono i confini della nostra economia che con il solo mercato interno ed italiano non può più sviluppare, può solo retrocedere, così come mostrano i dati sul PIL degli ultimi anni; stiamo andando diritti verso un’implosione di sistema rispetto al quale nessun governo potrà nulla. Manca l’ossigeno per fare respirare l’economia che ha bisogno di relazionarsi con un mondo più ampio. Con questo referendum i cittadini possono aiutare la politica ad andare più spedita.

In passato i nostri padri hanno difeso la sovranità sammarinese con l’isolamento, noti a noi ignoti agli altri. Il rifiuto dell’estensione territoriale offerta da Napoleone ne è un emblema. L’Europa era cosa diversa, fatta di Signorie, Ducati, Stati alla ricerca di grandezza e San Marino in tutto questo poteva solo arroccarsi sul proprio Monte. La difesa era l’unica strategia possibile. Ma dal dopoguerra in poi la storia ha preso un’altra piega, l’Europa, preso atto della devastazione provocata dal delirio nazifascista, grazie al pensiero illuminato di alcuni padri, ha imboccato la via della cooperazione e della democrazia. Il mezzo su cui questo principio è stato fatto viaggiare è il trattato di Roma del ’57 con le seguenti evoluzioni, in particolare il trattato di Maastricht del ‘92 che amplia le competenze a settori non economici. Questi cenni solo per mettere a fuoco che l’Europa è un processo tutt’altro che terminato e che necessiterà di un rilancio affinché torni ad essere un punto di riferimento a livello mondiale nel necessario ripensamento del modello di sviluppo. L’Europa grazie alla sua storia, alla sua cultura alle sue esperienze istituzionali ha il background e l’autorevolezza giusti per mettere in campo, nei prossimi anni, proposte basate su un giusto equilibrio tra le dinamiche di mercato e le politiche sociali che metta al centro l’Europa dei popoli. Il perdurare degli effetti della crisi economica spingono alla chiusura, al nazionalismo, trovare un bersaglio è un’esigenza con funzione esorcizzante in questi momenti. Se ben riflettiamo però sappiamo tutti che il disastro dei conti pubblici di gran parte dei paesi non è frutto delle politiche di rigore dell’Europa ma la conseguenza di una gestione senza freni prolungata nel tempo della spesa pubblica fatta irresponsabilmente dai governi nazionali, di cui oggi i cittadini, soprattutto giovani, purtroppo pagano le amare conseguenze.

San Marino domenica prossima deve prendere una decisione spartiacque, agganciare in maniera più decisa l’Europa oppure continuare ad andare a marce lente, senza un preciso obiettivo per un tempo indefinito. Per molti di noi la risposta è agganciare l’Europa, convinti che l’isolamento in cui San Marino si è confinata negli ultimi anni, causata da una illusoria onnipotenza autoreferenziale, ha reso per noi tutti ancora più pesante e grave la crisi economica. Siamo rimasti prigionieri della nostra mancanza di lungimiranza. A questo punto, meglio poterci sedere al tavolo con l’Europa ed in quel contesto negoziare le nostre esigenze, il riconoscimento delle nostre specificità e garantirci nuove opportunità.

San Marino con il Si al referendum “Verso l’Europa” del 20 ottobre intraprende in maniera più decisa l’allargamento degli orizzonti, decide di agganciare l’Europa delle opportunità oggi a noi preclusa. Rimandare questa scelta significa perdere ancora tempo prezioso, significa dovere continuare ad adeguarci a normative e standard europei senza però essere trattati alla pari, senza avere diritti.

 

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