Decollo Money, ultima udienza di appello. I legali chiedono l’assoluzione

Decollo Money, ultima udienza di appello. I legali chiedono l’assoluzione

Sapignoli: “La segnalazione venne fatta. Ancora oggi in cuor mio sono convinto di avere agito correttamente”. Il giudice si è riservato la decisione.

ANTONIO FABBRI – Con la seconda udienza di appello di ieri, si è concluso il secondo grado di giudizio del caso “Decollo Money”, filone sammarinese, che ha interessato la banca Credito sammarinese. La vicenda è quella del denaro contante dello ‘ndranghetisti, poi ucciso in un agguato, Vincenzo Barbieri.

Denaro, ritenuto frutto del traffico di droga, che venne trasportato da Bologna e depositato in un conto presso il Credito sammarinese dall’allora direttore Valter Vendemini. Caso per il quale finirono a giudizio, oltre ad alcuni soggetti italiani, i vertici della banca. Dopo la prima udienza di appello di un mese fa, ieri il processo si è concluso con le arringhe finali dell’avvocato Salvatore Staiano, legale di Lubiana, e dell’avvocato Gian Nicola Berti, legale di Sandro Sapignoli, responsabile antiriciclaggio del Credito Sammarinese, che al termine dell’udienza ha voluto rendere le sue dichiarazioni spontanee.

La difesa Lubiana I fratelli Lubiana, Domenico e Francesco, misero in contatto Barbieri con Macrì, procacciatore di clienti per conto del Cs, e quindi con la banca. Nella precedente udienza avevano parlato in difesa dei fratelli Francesco e Domenico Lubiana gli avvocati Francesco Stilo, Caterina Filippi e Maria Antonietta Pari. Ieri è toccato all’avvocato Salvatore Staiano completare le arringhe del collegio difensivo. L’avvocato Staiano, con diversi richiami alle pronunce italiane della Cassazione in punta di diritto, nella sostanza, al termine della sua arringa, ha chiesto l’assoluzione del proprio assistito. “Vi è carenza assoluta di prove – ha detto – Il fatto che Barbieri si veda con Vendemini, non può fare seguire una estensibilità ad altri di comportamenti altrui con connotazioni specifiche. Noi nel procedimento penale ci muoviamo nell’alveo di quello che appare certo e mi pare che quanto emerge non dia la possibilità di arrivare ad un condanna, ma sia anzi la dimostrazione latente dell’innocenza”, ha concluso chiedendo l’assoluzione.

La difesa Sapignoli Rifacendosi alle proprie memorie di appello l’avvocato Gian Nicola Berti, difensore di Sandro Spignoli, ha evidenziato alcuni aspetti. “Si dice nella sentenza di primo grado che Sapignoli è tra gli imputati solo perché obbedisce a ordini impartiti da altri ed omette la segnalazione. Ora – ribatte l’avvocato Berti – la segnalazione è stata fatta, eccome. Anzi, richiamo la correttezza e lealtà del mio assistito, evidenziata anche quando si sottopone a interrogatorio dell’inquirente e spiega perché siano state poste in essere determinate condotte piuttosto che altre”. Quindi l’avvocato ha richiamato la sentenza di Vibo Valentia che ha visto assolti, a parte Vendemini, i vertici della banca. “La sentenza di Vibo arrivata dopo quella di San Marino, ma notiamo come sia in linea con i nostri atti difensivi e le nostre memorie di appello. Sapignoli pone in essere tutti gli atti necessari a fare emergere i dubbi su quel deposito. Allora tutto si può dire tranne che ci siano gravi e concordanti indizi a suo carico della volontà compartecipativa nel reato da parte di Sapignoli. Già il giudice di primo grado ha attenutato la responsabilità del mio assistito diminuendone la pena. Una diminuzione che deve essere valutata anche ai fini del conteggio della prescrizione che riteniamo sia maturata. Quindi chiediamo l’assoluzione con formula piene e, in via subordinata, l’eventuale dichiarazione di prescrizione”.

Quindi il giudice Francesco Caprioli ha dato la parola a Sandro Sapignoli che, nelle sue dichiarazioni spontanee, ha spiegato in maniera molto chiara quale sia stato il suo comportamento e quali erano le sue funzioni che ritiene siano state correttamente eseguite. “Ho sentito in questo processo che, in qualità di responsabile dell’antiriciclaggio, avrei dovuto imporre ai miei subalterni l’obbligo di astensione. Questa lettura non mi trova d’accordo, perché l’astensione è atto unilaterale della persona che interviene nel processo di apertura del conto”. Analizzando tecnicamente l’operazione “l’apertura dello stesso conto è stata fatta a una persona che godeva di un certa bancabilità, che aveva diversi rapporti aperti nel panorama bancario italiano. Un dato che garantiva una certa attendibilità, poiché aveva rapporti aperti con paesi compliant dal punto di vista dell’antiriciclaggio”. Sapignoli ha quindi ricostruito i passaggi che lo hanno portato alla segnalazione di fine gennaio 2011. “Ci è stato detto che avremmo dovuto imporre l’astensione dall’operazione e restituire il denaro. Ma si trattava anche di una operazione fatta con il cliente non in presenza fisica. Quindi, a chi avremmo dovuto restituire le somme? Sarebbe stata una operazione a parer mio tecnicamente impossibile. Inoltre, in seguito fui confortato nella procedura svolta sia da Aif che dal Tribunale, che hanno avallato l’attività di antiriciclaggio che avevo posto in essere per il Credito sammarinese. Allora – ha concluso – ritengo che il mio comportamento poteva essere sicuramente migliorabile, potevo fare di più e meglio, ma sicuramente è estraneo a condotte di tipo colposo e men che meno di tipo doloso. Ancora oggi in cuor mio sono cosciente di essermi comportato in maniera corretta”, ha concluso Sapignoli.

Il giudice Caprioli si è riservato di decidere, oltre che nel merito, anche sulle eccezioni presentate e sulla questione di costituzionalità sollevata. E’ attesa nel frattempo anche l’acquisizione della sentenza del tribunale di Vibo Valentia di cui è stata disposta l’acquisizione.

 

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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