Delegazione di Ap al Congresso del Partito Democratico Europeo

Delegazione di Ap al Congresso del Partito Democratico Europeo

Una delegazione di AP ha partecipato al Consiglio e Congresso del Partito Democratico Europeo a Bruxelles il 10 e 11 Dicembre 2014.

Il Consiglio ha accolto le richieste di adesione al PDE delle nuove delegazioni provenienti da Germania, Romania, Ungheria, Cipro, Croazia che ha portato il numero totale dei paesi europei rappresentati dal PDE a 18.

Si è colta l’occasione dell’ingresso dei nuovi paesi membri per snellire e adeguare lo statuto del partito.

Importante la risoluzione adottata dal Congresso in cui si rilancia l’obiettivo del PDE di favorire lo sviluppo economico-sociale mantenendo tra le priorità il concetto di “Europa per i cittadini e dei cittadini” nell’ottica di diminuire le discriminazioni e le disparità.

Si dà un indirizzo alla gestione comune degli affari esteri data la grave situazione geopolitica di talune regioni.

Su questo tema è intervenuto il  capogruppo ALDE Guy Verhofstadt confermando che l’Europa ha molte risorse, qualcosa come 700-800 miliardi di euro per finanziare la ripresa economica. Basta che gli europei siano convinti di investire nella loro Europa.

L’Europa è troppo divisa, ha detto, ad esempio una startup di telecomunicazione che volesse diffondere in Europa un nuovo prodotto dovrebbe accordarsi con più di 150 operatori di telefonia. Negli Stati Uniti ce ne sono solo 4-5, questo è il vero problema, non la burocrazia europea che comunque va snellita.

L’altra crisi europea è legata alla divisione sul piano politico. La situazione del Kosovo, dell’Ucraina, la questione ungherese o il problema dell’immigrazione dal mediterraneo hanno evidenziato la debolezza della politica estera europea. I 28 paesi membri non possono fare 28 politiche estere è necessario che si parli con una voce sola. Non può essere l’America da sola a fare la politica estera mondiale.

Va combattuto il nazionalismo che viene facilmente cavalcato dai movimenti populisti attraverso un sistema democratico di natura inclusiva.

Anche escludendo M5S, se soltanto consideriamo solo il Piraten Partei, che e’ stato una piattaforma interessante qui in Germania, la cosa che colpisce e’ il rapido collasso che questi movimenti subiscono in tempi relativamente brevi rispetto ad altri partiti. E la cosa interessante e’ come il collasso inizi proprio DOPO che le loro “piattaforme per il voto online” entrano in funzione.

C’è una ragione per il fallimento di queste piattaforme ed e’ legato ad aspettative tipiche della tecnologia in uso.

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