Direttivo CSdL: “I contratti non possono essere scambiati con nulla!”

Direttivo CSdL: “I contratti non possono essere scambiati con nulla!”

Direttivo CSdL: “I contratti non possono essere scambiati con nulla!”
 12 settembre 2011- Il Consiglio Direttivo CSdL nella sua riunione di oggi ha fatto il punto della difficile situazione politica, economica e sociale del paese con particolare riferimento al confronto sul decreto Mussoni e sulla riforma fiscale, alle scadenze contrattuali, alla riforma della PA e alla stabilizzazione dei lavoratori precari.
DECRETO LEGGE SUL COLLOCAMENTO – Alla base delle enormi difficoltà che vive il paese, vi è un deficit di democrazia determinato da una classe politica sempre meno rappresentativa, autoreferenziale e sorda alle reali necessità dei cittadini e dell’economia sana. Mentre il Governo si appella alla concertazione, dall’altro compie atti autoritari e unilaterali come il decreto legge sul collocamento approvato d’urgenza senza il confronto e con la forte contrarietà del sindacato. La pretesa di aumentare la discrezionalità delle aziende e la precarietà, e in generale di abbassare il livello dei diritti dei lavoratori per affermare la competitività, sostenuta dall’ANIS con l’evidente complicità del Governo, è inaccettabile e va respinta con determinazione. Le stesse imprese produttive hanno espressamente dichiarato che la loro esigenza non è quella di precarizzare i rapporti di lavoro, come fa il Decreto Mussoni, ma sanare il rapporto con l’Italia e risolvere i nodi strutturali della crisi. La CSdL rivendica la profonda e sostanziale modifica di questo provvedimento, con l’accoglimento delle proposte consegnate dalla CSU nell’incontro di venerdì, articolate in 25 punti.

RINNOVI CONTRATTUALI – La CSdL respinge ogni pretesa di legare il Decreto Mussoni al rinnovo dei contratti. I contratti vanno rinnovati anche in tempo di crisi senza dover sottostare a nessun intento ricattatorio mirato ad abbassare i diritti dei lavoratori. Oltre a ciò, sul piano economico, a San Marino da tempo è in atto una ripresa dell’inflazione, pur in presenza di una contrazione dei consumi, che oltre a peggiorare le condizioni dei lavoratori rischia di innescare una spirale recessiva molto pericolosa.

 

RIFORMA FISCALE – Rispetto a questo intervento legislativo, che il Governo ha avviato all’iter consiliare già dalla seduta di questa settimana, le proposte sindacali nel corso del confronto hanno fatto sì che l’imposizione sui lavoratori dipendenti e sui pensionati non fosse eccessiva. Tuttavia, sul piano generale, questo progetto di legge non imposta un nuovo modello di sviluppo, non realizza l’emersione degli ingenti capitali e patrimoni sottratti al fisco, e non è in grado di reperire significative risorse necessarie per dare nuova linfa alla ripresa economica e al potenziamento dello stato sociale. Si tratta in sostanza di una misura per “vivacchiare” qualche anno in più, limitandosi ad attendere che arrivino tempi migliori.
 

La riforma contiene alcune iniquità e sperequazioni: per i redditi medio bassi vi è un aumento della imposizione, mentre per i redditi più alti c’è, incredibilmente, una diminuzione. Ad esempio: sommando gli abbattimenti previsti, se per un reddito di 25.000 euro c’è aumento dell’imposizione  di circa l’1,20% rispetto alla situazione attuale, per un reddito di 100.000 euro l’imposizione diminuisce di circa il 2%!!! Tutto ciò in barba ad ogni elementare principio di progressività, equità e giustizia sociale che caratterizza i sistemi fiscali di qualsiasi paese evoluto. È un aspetto che va assolutamente corretto ripristinando una situazione di equità. Tra gli altri aspetti, la detrazione del 10% sulle diverse spese sostenute sul territorio, che è rivolto ai soli cittadini residenti a San Marino, per la CSdL va estesa a tutti i lavoratori, anche non residenti. Da un lato per non creare ulteriori e ingiustificati trattamenti discriminatori, e dall’altro perché contribuirebbe anch’essa al rilancio dei consumi e all’aumento degli introiti della monofase.

 

RIFORMA PA – Quella predisposta del Governo è una riforma che non realizza gli obiettivi di rinnovamento della PA. Non diminuisce i costi, aumenta la burocratizzazione e, con la creazione del Dipartimento Generale della Funzione Pubblica, crea evidenti sovrapposizioni con altri settori della PA e non realizza nessuna autonomia, ma un legame ancora più stretto con la politica. Circa il precariato, se da un lato si sta delineando la possibilità di trovare un accordo per la stabilizzazione dei precari, tuttavia, nello stesso verbale d’intesa l’Esecutivo ha inserito una parte che va a stravolgere il trattamento normativo ed economico dei nuovi assunti nella PA. La CSdL ribadisce che il problema del precariato va definitivamente e rapidamente risolto, e non può essere “mescolato” strumentalmente  con tentativi di stravolgere il modello di PA.
Su tutti questi temi così complessi e delicati, la CSdL ritiene necessario avviare una fase di informazione e consultazione con i lavoratori di tutti i settori. La Confederazione del Lavoro ritiene altresì necessario proseguire il proprio ruolo di proposta nell’ambito del confronto sui vari fronti, sottolineando al contempo che non esiterà a ricorrere alle forme di lotta sindacale più opportune se le richieste sindacali non saranno accolte.
CSdL

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