Continua a fare discutere, a distanza di mesi, le revisione delle forniture di presidi medici per i disabili di San Marino.
A sollevare il tema è ancora una volta il consiglio direttivo dell’associazione Attiva-mente, che in una nota ricorda come tempo fa era stato “denunciato pubblicamente un episodio grave, rispetto al quale nessuno ha ritenuto di dover mai rispondere o dare giustificazioni. Silenzio assoluto.
In quel comunicato dal titolo “Con i Diritti umani non si gioca” – scrive l’associazione – riportavamo un passaggio del Rapporto redatto dal nostro Paese e sottoposto al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (HRC) in occasione del terzo Esame Periodico Universale, nel quale si asseriva, tra le altre cose, che la Legge Quadro del 2015 in materia di disabilità sarebbe completamente applicata.
Come è noto, ci sono ancora tanti aspetti in cui siamo carenti e inadempienti; il tema dell’inclusione lavorativa, ad esempio, è uno di una lista di argomenti critici regolamentati da leggi vetuste di oltre trenta anni fa.
La Legge sulla fornitura degli ausili e dei presidi medico-sanitari, invece, è più recente. È del 1996.
A proposito, proprio un anno fa in queste ore, il Servizio Farmaceutico dell’ISS informava telefonicamente gli utenti della decisione perentoria di rivederne la fornitura. Una scelta, si disse, dettata da presunti abusi da parte degli assistiti e dalla volontà di rispondere in modo razionalizzato e a loro beneficio dei migliori standard tecnici e clinici. Non certo, guai a pensarlo, per contenere i costi e tagliare le spese.
A nulla sono serviti i nostri appelli al buon senso; l’intervento è stato portato avanti e mantenuto con la stessa genericità e rigidità, senza tener conto del pregiudizio che si andava a procurare all’autonomia delle persone con disabilità non autosufficienti e senza considerare che a differenza di altri Paesi, a San Marino non c’è alcun altro fondo aggiuntivo per la non autosufficienza.
La modalità e l’atteggiamento con cui è stata condotta questa vicenda marginale forse per qualcuno – attacca l’associazione – sono secondo noi invece, un pericoloso indice di prevaricazione e segno di una divaricazione sempre più profonda nel Paese per quanto concerne il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza e, più in generale, riguardo al rispetto dei Diritti delle persone con disabilità.
In quel caso specifico, più volte abbiamo richiamato il rispetto e l’attuazione dell’articolo 7 punto 3 lettera b del Decreto Delegato n 14 del 1 febbraio 2018, laddove si stabilisce l’adozione di un Prontuario Nomenclatore a tutela e a garanzia del cittadino, sull’esistenza del quale in questi mesi abbiamo ascoltato e letto tutto e il contrario di tutto.
Oggi siamo venuti a conoscenza di un documento ritenuto ad ogni evidenza equivalente, un Classificatore di esenzioni che riguarda solo la parte dei prodotti erogati dal Servizio Farmaceutico. Si tratta di un elenco privo di flessibilità, rigoroso a tal punto che, la parte sull’ “igiene personale”, sembra proprio un disumano conteggio delle volte in cui in un mese le persone con disabilità possono andare in bagno per le loro esigenze fisiologiche, stabilendo quasi anche il modo in cui devono farlo. Nel documento leggiamo, inoltre, che le ragioni della revisione sono dovute all’incremento del numero degli utenti, evidentemente la persona che aveva tacciato pubblicamente gli utenti con disabilità come usurpatori del Servizio Farmaceutico non ha avuto lo stesso “coraggio” di scriverlo nero su bianco.
Nulla invece si sa sugli altri ausili per l’assistenza come la parte protesica, antidecubito, terapie respiratorie, carrozzine, cicli, letti, sistemi di postura, ortesi, comunicazione, controlli elettronici ecc. Ma restiamo fiduciosi.
Il punto sul quale tutti dovremmo convergere è che con i diritti umani non si dovrebbe giocare perché si rischia facilmente di far danni. Sappiamo di famiglie di persone con disabilità non autosufficienti che si sono dovute arrangiare a seguito di questo provvedimento deciso unilateralmente, di altre che hanno dovuto protestare duramente per richiedere ciò di cui hanno bisogno, e altre ancora che sono fatalmente in maggior difficoltà.
Ebbene, senza voler scomodare epoche in cui le vite delle persone con disabilità erano considerate dei costi e non degne di essere vissute, dato che oggi per fortuna la situazione è molto diversa, tuttavia è sempre più evidente la percezione che gli slogan “nulla su di noi senza di noi”, “nessuno sia lasciato indietro”, ecc. non sono altro per qualcuno che proclami vuoti, quasi come se le persone con disabilità fossero pesi o stranezze della natura.
Chiediamo il rispetto dei loro diritti, della loro dignità e l’applicazione delle leggi” conclude Attivamente.