E.C.S.O.: 200 esuberi nel sistema bancario sammarinese e nessuno si accorge che il sistema non reggerà ancora per molto

E.C.S.O.: 200 esuberi nel sistema bancario sammarinese e nessuno si accorge che il sistema non reggerà ancora per molto

Il mercato finanziario sammarinese, sino al nuovo millennio, era composto da quattro banche e qualche decina di finanziarie. In genere queste banche erano molto redditizie in un mercato che cresceva moderatamente ogni anno. Tutti vivevano felici e contenti, Banca d’Italia inclusa, ci sembrava.

Era inevitabile che un settore florido, in espansione e con pochi problemi attirasse le goloserie di imprenditori locali e non. Comincia cosi una corsa alle licenze bancarie che porta San Marino a concedere 8 licenze e in altrettanti anni aumentando il numero degli istituti autorizzati del 300%.

Già questo potrebbe bastare, ma c’è di più: nessuna di queste licenze è stata affidata a gruppi bancari internazionali, o almeno a banchieri di provata capacità ottenuta su mercati esterni, o gruppi industriali di provate capacità finanziarie.

No, le otto licenze furono spartite tra famiglie e potentati locali, alcuni solidi e seri altri un po’ meno.

Solo pochi nuovi istituti erano governati da persone con esperienza e capacità necessari per gestire un organismo complicato come una banca.

E tacciamo sulle finanziarie.

I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Ma per quanto deprimente, questo è il passato,rivolgiamo, da persone ottimiste e lungimiranti quali riteniamo di essere, il nostro sguardo al futuro.

Grazie a molteplici Scudi Fiscali e all’attacco verso la Serenissima da parte del potente e rancoroso vicino, attacco che non è stato controbattuto adeguatamente da parte nostra, il mercato finanziario si è ridotto di oltre la metà ( maggior riduzione al mondo ).

La matematica vorrebbe che anche il numero degli operatori si riducesse della metà , che poi, in caso di contrazione di mercato la riduzione finale degli operatori è sempre superiore a quella del mercato.

Quindi, non pensiamo ci esporremo a potenziali cattive figure dichiarando che ci stiamo avvicinando rapidamente ad un mercato composta da 4 banche.

13 anni passati invano!

Qualcuno ritiene che anche 4 banche siano troppe per San Marino, in passato, c’era un fiorente, per quanto foriero di problemi, interscambio con l’Italia.

Oggi questo mercato ci è precluso e a meno di sconvolgimenti non immaginabili, lo sarà anche per l’immediato futuro.

Fatta questa, forse lunga ma doverosa, premessa ci chiediamo che futuro attenda il nostro sistema bancario.

Intanto, l’economia sammarinese deve riprendere a crescere, condizione questa imprescindibile e che dipende in gran parte dall’uscita del Paese dalla Black List italiana.

A proposito, non avete anche voi la sensazione che di San Marino, all’Italia, freghi ben poco? Non vogliamo dire che ci odiano, solo che probabilmente non siamo nei loro 100 più ricorrenti pensieri.

Anche una uscita dalla black list però, per quanto auspicabile, non porterebbe alla costituzione di un mercato interno tale da giustificare la presenza di 4 banche.

Ne deriva che, per sopravvivere e magari crescere (che bella parola), le banche nostrane devono iniziare ad operare su nuovi mercati, oltre al saturo San Marino e la proibita Italia.

Il modello potrebbe essere il Principato di Monaco, dove negli anni 70, si dice con i buoni uffici della Principessa Grace, venne concluso un accordo con la Francia che un giornale locale definì così: noi non vi rompiamo le scatole con i francesi e con la Francia, tu ci proteggi nella nostra operatività con tutti gli altri paesi (traduzione libera dal francese).

La raccolta del principato è pari a 16 volte la nostra ed è cresciuta del 45% nello stesso periodo nel quale la nostra è scesa del 55%.

E dire che basterebbe copiare quanto fatto dal Principato (residenze ultra mirate e sviluppo sui mercati esteri), e ( in parte ) dal Lussemburgo e Malta.

Concludiamo: se il sistema bancario sammarinese vuole crescere, deve cominciare ad operare con altri mercati e altri paesi che non siano Italia e San Marino.

Per far questo occorre un chiaro accordo con Banca d’Italia, che ci permetta di definire mercati e attività .

Poi, come le squadre sportive ambiziose, bisogna assumere o formare bravi allenatori e qualche giocatore di provate capacità e dotato di entusiasmo. Gli allenatori per far crescere i giovani locali, i bravi giocatori per tenere su la baracca mentre si compie la transizione.

L’alternativa è il mercato bancario composto da due banche, con tutto quel che ne deriva.

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