Enrico lazzari la voce

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San Marino. Maxi-processo Conto Mazzini: ”Mai pagate tangenti a Claudio Podeschi” … di Enrico Lazzari

 05/05/2016 

 Podeschi uscita dal carcereSAN MARINO – “Mai pagate tangenti a Claudio Podeschi”. Non che il fascicolo istruttorio relativo ai fondi Iss contenesse delle chiare accuse verso l’ex Ministro sammarinese reduce da un anno di custodia cautelare in carcere, ma nel traballante impianto accusatorio che sta alla base del maxi processo Mazzini -del quale ieri si è tenuta l’ultima udienza dibattimentale della settimana- c’è anche un “capitolo” dedicato ai fondi Iss, con più o meno velati sospetti.

Sospetti che -al pari di altri in precedenza, propri di altre vicende- sono caduti definitivamente ieri in Aula quando Giuseppe Guidi, ex direttore di Euro Commercial Bank, ha spiegato come funzionava l’asta per l’assegnazione, alle banche, dei tanti milioni del fondo previdenziale: decideva, vagliando offerte in busta chiusa, una commissione composta anche da parti sociali e associazioni economiche. Certo, “tutte le banche -ha spiegato lo stesso Guidi- facevano operazioni di lobbing per accaparrarsi una parte di quei milioni che, specie dopo lo scudo fiscale italiano, erano quanto mai importanti per gli istituti di credito”. “Comunque -ha evidenziato- non sono mai state pagate tangenti a Podeschi”, all’epoca dei fatti contenuti nel fascicolo di indagine Segretario di Stato alla Sanità. E non potrebbe essere altrimenti visto che, a quanto risulta, Podeschi non avrebbe mai neppure preso parte a quelle riunioni della commissione mista incaricata di assegnare i fondi Iss.
Dunque, ancora una volta -quasi fosse come il prezzemolo in cucina!- in Aula riecheggia il nome di Claudio Podeschi… E ancora una volta, più o meno espliciti teoremi accusatori cozzano clamorosamente con le verità giurate dei testimoni.
Ad aprire i lavori processuali, ieri, è stata la vicenda Aol-Carisp, ovvero un progetto per permettere al sistema finanziario di San Marino di by-passare il circuito italiano CartaSì per costituire un circuito sammarinese. Ciò avrebbe permesso, garantendo standard di sicurezza d’avanguardia grazie a tecnologie israeliane, di superare il pagamento di una cospicua commissione all’italiana CartaSì -che incassa il 2% di ogni transazione con credit-card fatta in Repubblica- trattenendo nelle casse Carisp ampia parte dell’introito derivante. Anche qui non si è capito, ieri in Aula dove sono sfilati addetti Carisp sul banco dei testimoni- dove possa stare un eventuale reato, anche in funzione del fatto che l’iniziativa si arenò sul nascere e non si concretizzò.
L’attività di Aol, comunque, è oggetto di un fascicolo stralciato, il 289/15, separato da questo maxi-processo nonostante le istanze dei difensori di Biljana Baruca e Podeschi -tutt’ora “confinati” all’interno della Repubblica anche per quelle indagini- e ancora in fase istruttoria nonostante alcuni atti, come la ricevuta di un bonifico sventolato ieri in Aula da una delle parti civili, siano contenuti anche nei fascicoli di questo processo. Una stranezza in più di questo procedimento… Ma tant’è.
Spazio, nel lavori dibattimentali, infine, per un leasing concesso da Fincompany a Podeschi. Una vicenda complessa ma ben lungi -sempre sulla base delle risultanze dell’esame dei teste sfilati ieri in Aula- da poter essere indicata come un “favore” visti gli alti interessi applicati e, soprattutto, la risoluzione del contratto occorso per morosità.
Intanto, cresce l’attesa per l’udienza di martedì prossimo quando sul banco dei testimoni siederà il Simon Murray, una presenza confermata nei giorni scorsi, dallo stesso, al Tribunale. Il magnate delle telecomunicazioni è semplicemente “persona informata su fatti”, seppure -secondo il teorema di accusa- alcuni milioni di euro provenienti dalle sue casse e finiti in quelle della Fondazione di Pietro Silva sarebbero poi serviti a distribuire bustarelle.
Enrico Lazzari

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