Festa della Repubblica. Festa del Santo Marino, Fondatore e Protettore della Repubblica

Festa della Repubblica. Festa del Santo Marino, Fondatore e Protettore della  Repubblica

Festività a
San Marino

3 settembre

Santo
Marino, Fondatore e Patrono

I festeggiamenti in passato

Da festa del Santo a festa della fondazione per opera del Santo

La festa
del Santo Marino, il 3 settembre, ha costituito per secoli, ogni anno,
il più alto momento di aggregazione della comunità. Erroneamente
talvolta è stato scritto che si è cominciato a celebrarla solo a partire
dal 1586 cioè dall’anno del rinvenimento delle reliquie. In effetti la
festa è molto più antica. Se ne trova traccia, fra l’altro, nel registro
delle spese della comunità del 1367.

Nell’organizzazione
della festa, anticamente, avevano un ruolo primario i Massari del Santo,
i quali, in primo luogo, provvedevano alla raccolta delle offerte,
registrandole in un apposito libro, conservato dai Capitani. I conti
venivano verificati, in presenza dei Capitani, dal Camerlengo e dal
Procuratore del Fisco. La competenza nella gestione di dette somme era
del Consiglio, il quale le investiva nella difesa della comunità. Difesa
da conseguire anzitutto garantendo la protezione celeste con pubbliche
attestazioni di venerazione verso il Santo specie in occasione della sua
festa, ma anche eseguendo lavori per la fortificazione della Terra
o, nel caso di una guerra imminente, provvedendo a nuovi acquisti
di armi.

Sulla organizzazione
della festa del Santo Protettore, anno per anno, ha inciso molto la
contingenza storica.

Non si è badato a spese,
ad esempio, nel 1629, quando si procedette anche alla incoronazione del
semibusto d’argento contenente le Ossa della Testa del Santo. Si legge
nel programma: posta dal vescovo la corona in capo al Santo e
coronato, tutti si prosternino ginocchioni, e si dia nelle trombe,
tamburi, campane, e si spari da ogni paese e gridi, et acclami da
ogn’uno Viva il nostro S. Marino, Viva il Padrone S. Marino, Viva il
Prencipe S. Marino
. Perché tanto clamore? L’eco della incoronazione
doveva arrivare fino a Roma.


 

Il duca d’Urbino,
Francesco Maria II Della Rovere, andava spegnendosi. Senza figli. I
luoghi del ducato stavano già passando, uno dopo l’altro, sotto il
dominio diretto della Santa Sede. I sammarinesi, da secoli alleati di
Urbino, in quel frangente, avevano un assoluto bisogno di distinguersi
dai luoghi del ducato. Cioè di prendere le distanze dalla famiglia
principesca di Urbino. Di far sapere che il Titano era territorio di
altro Principe: il Santo Marino. Chi, in epoca di controriforma, avrebbe
osato togliere quella corona dal capo di un Santo?

Piuttosto magra fu la
festa del 1643 quando, per le ristrettezze economiche, si dovette
ridurre addirittura il premio per la tradizionale gara del tiro con le
balestre. Eccezionale, invece, quella del 1741 quando fu invitato a
salire sul Titano mons. Marcello Lanti che come Presidente della
Legazione di Urbino aveva favorito la resistenza contro l’occupazione
alberoniana e fornito un contributo risolutivo alla vittoria
sammarinese.

Talvolta la festa fu
occasione di scontro coi vescovi del Montefeltro (quando era necessario
contrastarne la ingerenza politica), per la questione della precedenza
negli incensamenti fra autorità politiche ed autorità ecclesiastiche
presenti nelle funzioni. Attorno al 1770 i Capitani Reggenti vollero
cominciare ad assistere alle funzioni a capo coperto come – si disse –
il re d’Inghilterra!

 

Talvolta la festa è
celebrata in tono minore per necessità. Ad esempio durante il periodo
napoleonico. I sammarinesi si salvarono da Napoleone, ma  dovettero
trattenersi  dal manifestare pubblicamente la loro gratitudine al Santo.
I francesi giudicavano le cerimonie religiose pubbliche come  potenziali
iniziative controrivoluzionarie. Il Consiglio ordina che la
Festa consisti in Messe, ed’altr’opere pie
tralasciandosi però
ogni solenne Pubblicità
.

Analoga prudenza
richiesero gli anni in cui i piemontesi procedettero alla unificazione
politica della penisola italiana. Nel 1859 la festa  è sospesa dal
Consiglio stante le politiche vicende, e i rumori all’esterno
della Repubblica. Ma non furono sospese le questue, nella speranza di
poter fare la Festa più splendida, e più decorosa … l’anno venturo
1860
.

La grande festa in onore
del Santo per lo scampato pericolo dai piemontesi, però, non ebbe luogo
nemmeno nel 1860. Il clima attorno alla Repubblica era ancora tutt’altro
che rassicurante: sconfinamento di soldati alla ricerca di renitenti di
leva, attivazione qua e là di controlli doganali, voci ricorrenti di
annessione della piccola repubblica accusata, pubblicamente, di non
mostrare affatto tenerezze per quanto sa di patrio e di liberale
e additata a Cavour come il nido della reazione papalina. Ai
primi di settembre del 1860 la Romagna straboccava di piemontesi in
procinto di invadere le Marche. La Repubblica stava per divenire proprio
in quei giorni, enclave del nuovo Stato italiano. Non era il caso di
organizzare una festa che avrebbe potuto calamitare un’attenzione
eccessiva anche dal circondario e assumere un significato nostalgico e
quindi di contestazione del nuovo ordine. I festeggiamenti ancora una
volta furono rimandati all’anno successivo. Al 1861.

 Nel settembre del 1861
la Repubblica si poteva ritenere finalmente ormai salva dal processo di
unificazione politica della penisola italiana. Grazie a Napoleone III,
grazie al nuovo Primo Ministro d’Italia Bettino Ricasoli, amico della
Repubblica o comunque non ostile verso la Repubblica come Cavour, morto
ai primi di giugno. La festa del 1861 fu così grande che si spese tutto
quanto era stato accumulato negli anni precedenti. E ancora dell’altro.
Si spesero anche soldi che non si avevano, tanto che dovette intervenire
– intervenne volentieri! – il Consiglio con un ulteriore stanziamento
per coprire il buco lasciato dagli organizzatori.

 

Altra festa memorabile
fu quella del 1901, celebrata nel contesto politico e religioso del
pre-Arengo. Il 1900 era stato anno giubilare per la cristianità. Pure da
San Marino si ebbe una partecipazione notevole di fedeli alle
celebrazioni romane e cominciarono a prendere piede pure a San Marino le
prime forme organizzative dei cattolici in quanto tali. Sono questi che
prendono la iniziativa di rivitalizzare la festa come festa anche
civile, festa di tutti i sammarinesi, Festa della Fondazione della
Repubblica.

Il 17 giugno 1901 il
Consiglio accoglie l’istanza di parecchi cittadini, i quali
domandano, che ricorrendo il XVI secolo dalla fondazione della nostra
amata Repubblica, si voglia in quest’anno solennemente celebrare il
centenario di San Marino
. Il Consiglio mette a disposizione metà
della somma prevista per la festa. Per l’altra metà autorizza una
ricchissima tombola e delibera la coniazione di una medaglia
commemorativa. La medaglia – stabilì il Consiglio – porti nel dritto
l’Effigie di San Marino con attorno la leggenda
« Salvam fac
Marine Rempublicam tuam, MCMI
» e nel rovescio la scritta: «a
libertate constituta –Saeclo XVI – Ex Sen. Con.
».

Fu stampato, per la
festa, un giornale, Numero unico Arbe-Titano, tutto dedicato al
Santo. La parte religiosa cominciò il 31 agosto con un solenne triduo in
un tempio sfarzosamente addobbato dai Fratelli Bolognesi di Ferrara.
A celebrare, invitato dall’arciprete, sentiti i Capitani Reggenti,
oltre ai vescovi di Pennabilli e di Pesaro, fu chiamato il cardinale
Svampa. Per la musica ci si servì della Cappella di Loreto. Tenne
concerti la Banda Militare. Fu suonato un inno specifico per la
ricorrenza. Infine al Teatro Titano fu allestita un’accademia vocale
ed istrumentale con uno straordinario concorso di
artisti, fra cui
Ermete Novelli. La festa, pur di natura religiosa, finì per
assumere anche i connotati di una festa nazionale simile alle feste
nazionali di altri Stati stabilite sulla base di eventi storici
particolarmente significativi della loro storia. L’evento storico più
significativo della storia sammarinese è la fondazione della Repubblica
ad opera del Santo. La festa nazionale per antonomasia della Repubblica
di San Marino coincide con la festa del Santo Marino. In essa si
riconoscono i sammarinesi tutti, laici e cattolici.

 

Nel 1926 altra festa
grande. Si legge nel manifesto: la semplicità consueta, così cara ai
nostri avi e a noi, dell’annuale sacra ricorrenza, cederà questa volta a
una pompa singolarmente fastosa, per il coincidere del sedicesimo
giubileo secolare della nostra libertà col centenario primo della
fondazione della Pieve
.

Il vescovo del
Montefeltro mons. Raffaele Santi proclamò il 1926 Anno Giubilare
della Fondazione della Repubblica
. Per l’occasione il Consiglio
invitò a celebrare il card. Michele Lega, prefetto della Sacra
Congregazione dei Sacramenti, accolto non solo come autorità religiosa
ma anche – soprattutto? – come rappresentante di quel papa che aveva,
quello stesso anno, autorizzato la istituzione della Legazione della
Repubblica presso il Vaticano, nonostante la malcelata contrarietà
dell’Italia. Il cardinale esordì nel suo discorso davanti ai Capitani
Reggenti inneggiando alla ricorrenza sedici volte centenaria della
Costituzione di questa Serenissima Repubblica
. Secondo quanto
riferirà Onofrio Fattori, con l’occasione rimase convenuto come data
di fondazione della Repubblica l’anno di Cristo 301
.

L’intesa
politico-religiosa rivela subito i suoi effetti. L’Italia, pochi mesi
dopo, introduce negli atti ufficiali, accanto alla data ordinaria, la
indicazione dell’anno a partire dall’inizio dell’Era Fascista: 1922,
marcia su Roma. San Marino? San Marino comincia a mettere negli atti
ufficiali, accanto alla data ordinaria, l’anno a partire dalla
Fondazione della Repubblica, avvenuta per opera del suo Santo nel 301.
La innovazione sul Titano, però, è introdotta in modo soft, cioè senza
una deliberazione formale. Sarebbe stato troppo pericoloso promulgare
una norma in contrapposizione diretta con quella italiana. Il fascismo
romagnolo già mastica amaro per la benevolenza  con cui  Mussolini
tratta la  Repubblica.

 La prima deliberazione
formale sulla data della Fondazione della Repubblica arrivò nel 1936.
Quell’anno tutta la penisola italiana esplose in un tripudio di bandiere
tricolori per il ripristino dell’impero a Roma, l’Impero Fascista. Il
Consiglio avvertì la necessità di fissare regole per l’esposizione in
Repubblica delle bandiere di altri Stati (cioè dell’Italia).
Nell’occasione fissò anche le regole per l’esposizione della bandiera
sammarinese. Elencò le ricorrenze in cui tale esposizione doveva
considerarsi obbligatoria. Qual è la ricorrenza più importante per lo
Stato sammarinese? Il 3 Settembre: … festa del Santo Patrono e
Fondatore, Natale della Repubblica 301 dell’Era Volgare
.

 

 Nel 1941 la festa della
Fondazione è chiaramente ed esplicitamente fissata in una legge. Avviene
a seguito di una diatriba con l’Arcivescovo di Milano, il card.
Ildefonso Schuster, il quale aveva gettato un’ombra circa l’autenticità
delle reliquie del Santo Marino, conservate sul Titano. Il Consiglio si
rese prontamente interprete dei sentimenti dei sammarinesi e non esitò a
cavalcarne la indignazione e sancì l’obbligo di inserire l’anno dalla
Fondazione in tutti gli atti ufficiali, come affermazione sicura
– è scritto nei verbali – della nostra fede e della nostra storia e
della nostra tradizione contro i recenti vani conati di contestarci il
possesso delle Sacre Reliquie e legittima reazione al tentativo di
diminuire il nostro più sacro patrimonio spirituale
.

 Si legge inoltre nei
verbali: la data della fondazione è definitivamente fissata al 3
settembre 301, secondo la tradizione e l’uso.
Con questa
spiegazione: l’anno 301 dell’Era volgare è con molta approssimazione
quello in cui storicamente Marino comparve sul Monte Titano per fondarvi
la prima libera comunità divenuta poi Repubblica. Il 3 settembre è il
giorno della morte del Santo e nei secoli accettato e stabilito ad
esaltazione di Lui. In combinazione all’anno 301, costituisce quindi la
data più precisa e significativa a rappresentare il Natale della
Repubblica
.

 La data della Fondazione, 3
settembre 301, fissata nel 1941 non è stata, in seguito, rimessa in
discussione. Anzi si è, per così dire, rafforzata, avendo preso piede la
credenza che il 3 settembre 301 sia anche la data della morte del Santo,
come del resto, talvolta, era affiorato anche in precedenza.

 

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