Nuovi Capitani Reggenti. Ingresso dei nuovi Capitani Reggenti

Nuovi Capitani Reggenti. Ingresso dei nuovi Capitani Reggenti

Festività a
San Marino

1° ottobre

Ingresso dei
nuovi Capitani Reggenti

Nell’Istituto Reggenziale la continuità istituzionale più
longeva al mondo

I
Capitani Reggenti durano in carica sei mesi. Le cerimonie di
insediamento hanno luogo il 1° aprile e il 1° ottobre di ogni anno.

I due
nuovi Capitani Reggenti ricevano i pieni poteri dai due loro
predecessori, i quali li avevano ricevuti dai due loro predecessori sei
mesi prima e questi a loro volta li aveva ricevuti dai due loro
predecessori sei mesi prima e così a ritroso  di sei mesi in sei mesi  
fin dal 1243, quando sappiamo essere consules Filippo da Sterpeto
e Oddone Scarito.

Di fronte al
singolare cerimoniale di questa giornata, il giurista Pietro Ellero,
nella seconda metà dell’Ottocento, non ha esitato ad affermare che a San
Marino l’autorità reggenziale gode il prestigio di un
culto
. I Reggenti uscenti, secondo un verbale del 1643, consegnano
ai nuovi: Vessillo, e Sigilli della Repubblica assieme con le chiavi
dell’una, e l’altra Rocca, dell’una e l’altra porta, e prima di ogni
altra cosa le Chiavi dell’Arca, ove riposano l’Ossa del nostro
Gloriosissimo Protetore S. Marino, e finalmente la Repubblica tutta nel
medesimo stato e forma, che fu consegnata a Loro
.

Almeno 1500 volte si è ripetuta sul Titano la cerimonia della consegna
dei pieni poteri, identica, nella sostanza, a questa di oggi. Almeno
2500 persone diverse si sono avvicendate semestre dopo semestre sul
trono del potere. A due a due. Mai è capitato che una tentasse di
eliminare l’altra per prendersi tutto il potere e fare della Guaita un
suo privato castello. Qui sul Titano niun capitano fu mai traditore,
né alcun capitano o privato che tentasse mai farsi tiranno
.

Gli specialisti della storia finora non si sono cimentati in una
spiegazione. Il caso San Marino è fuori dagli schemi. Riesce difficile
capire anche fatti relativamente recenti come l’Arengo del 1906, in cui
si scelse di introdurre la democrazia rappresentativa come ritorno alle
democrazie comunali anziché facendo riferimento ai principi delle
rivoluzioni borghesi. È bastato modificare un passo dell’antico Statuto.
Già perché la Repubblica – altra singolarità – non ha una costituzione
scritta.

Nell’antica Roma le
regole fondamentali della comunità venivano fuse col bronzo. Negli Stati
moderni è invalso l’uso di fissarle con l’inchiostro dei testi speciali
delle carte costituzionali. Carta o metallo non sono che un supporto
materiale da cui poi vanno trasfuse nelle menti degli individui.

Qui, su questo monte, gli individui, generazione dopo generazione, si
sono comportati come se le regole fondamentali facessero parte del loro
DNA, fossero assorbite col latte materno, entrassero direttamente nelle
menti per osmosi dalla comunità.

Come si sono originate, nella comunità del Titano, le regole
fondamentali?

Scrive Matteo Valli che il Santo Marino quand’era in vita tenne come
fratelli, non come sudditi gli habitatori del Titano
. Insomma si
fece uguale fra uguali. Proprio per instillare nella comunità i principi
della uguaglianza. Per educare all’uguaglianza. E, in punto di morte, a
coronamento del suo insegnamento e del suo esempio, nel lasciare in
eredità agli habitatori del Titano la Libertas da ogni
autorità esterna, impose loro un vincolo: che essi ne usufruissero e ne
godessero i frutti comunemente. Tutti assieme.

Gli habitatori del Titano – continua Valli – diedero esecuzione
alla volontà testamentaria del Santo ponendo la comunità in Stato di
Repubblica
, per rendere pubblica, e comune à tutti l’heredità
ricevuta dal Santo.

Nella comunità sammarinese tanto gli homini civili quanto i rustici
senza distintione e differenza alcuna
, hanno parte nel
governo e nell’amministrazione delle cose pubbliche, perché di tutti i
capi delle Case, tanto de gli uni quanto de gli altri
, si
forma una unica Assemblea, Arengo, di cui il governo è la emanazione.

L’Arengo, che è l’espressione prima della Libertas interna, a
partire dalla seconda metà del Cinquecento, quando tutto il mondo della
politica subisce una involuzione in senso assolutistico, sarà sostituito
in toto dal Consiglio che comincerà a rinnovarsi per cooptazione. Per
osmosi del mondo circostante, anche nella comunità sammarinese farà la
sua comparsa la nobiltà. Tuttavia né la sospensione delle convocazioni
dell’Arengo né la presenza della nobiltà stravolgono l’impianto
strutturale originario della comunità.

Il potere di governo a San Marino non finisce mai nella mani di uno solo
né in quelle di un gruppo di nobili preoccupati solo di perpetuare se
stessi, come avviene ovunque altrove, anche nei luoghi che si
amministrano a repubblica (Lucca Genova, Venezia). I nobili sammarinesi,
diversamente da altrove, si dedicano oltre che al governo dello
Stato, anche all’esercizio dei mestieri intellettuali necessari alla
collettività
. In sostanza è la cultura l’elemento che legittima
il potere della nobiltà sammarinese
rispetto al resto della
popolazione. Non altro. Per il resto anche i nobili si comportano come
gli altri, anch’essi sotto la vigilanza severa del Santo.

Il Santo impedisce ai singoli sammarinesi – nobili compresi – di
qualsiasi tempo non solo di realizzare un qualche progetto di ‘signorizzazione’,
ma anche solo di concepirlo, tenendo controllate le loro coscienze.
Esiste un modo più efficace e sicuro per far rispettare una norma a un
individuo, che fargliela imporre dalla sua stessa coscienza?

Ogni sammarinese sa che anche il solo pensiero di appropriarsi di tutto
il potere equivale ad una sfida, una sfida direttamente lanciata al
Santo. Troppo pericoloso. A detta di un erudito feretrano, Orazio
Olivieri, è risaputo che quando sul Titano un membro della comunità si
lascia prendere dalla cupidigia del potere, non ha scampo. Prima o poi
ne paga le conseguenze. Su questo il Santo non perdona, secondo
l’Olivieri.

Un fatto è certo: i vantaggi che derivano alla comunità dall’essere
libera da autorità esterne, non sono mai finiti nelle mani di uno solo.
Da quando esiste memoria storica, cioè dal 1243, il potere, nella
comunità del Titano, è sempre stato in mano a due persone che dopo sei
mesi lo hanno passato ad altre due persone e così fino ad oggi.

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