Francesco Vallefuoco, La Gazzetta di Modena. Scheda di Giovanni Tizian

Francesco Vallefuoco, La Gazzetta di Modena. Scheda di Giovanni Tizian

La Gazzetta di Modena

Vallefuoco, un boss spuntato dal nulla: dal pane alla finanza

Secondo gli investigatori è un clan camorristico “atipico” più orientato agli affari che alle classiche attività violente

Giovanni Tizian

Prima del febbraio 2011 di Francesco “Franco” Vallefuoco si sapeva poco. C’è voluta l’operazione “Vulcano” coordinata dalla Dda di Bologna perchè il suo nome emergesse. Tra le dieci persone arrestate, legate al clan dei Casalesi, al clan Mariniello di Acerra e al clan Vallefuoco, c’era proprio “Franco” Vallefuoco. In tutto ventisei indagati, tra cui alcuni insospettabili notabili sammarinesi che avrebbero gestito società finanziarie riconducibili a Vallefuoco.

Quello diretto da Francesco Vallefuoco, non è un tradizionale clan camorristico. Non ci sono sentenza che attestano il vincolo associativo previsto dal 416 bis. Tanto che neppure nell’ indagine 
“Staffa”
, del settembre scorso, coordinata dalla Dda di Napoli, è contestato al gruppo Vallefuoco il reato di associazione mafiosa. L’ipotesi a loro contestata è l’ associazione per delinquere semplice. Reato aggravato, secondo i Pm, dall’ utilizzo di un metodo mafioso «con il fine di agevolare i clan». Vallefuoco avrebbe stretto un patto d’affari con il clan Stolder, il clan dei casalesi e alcuni mafiosi siciliani permettendo loro di riciclare enormi quantità di denaro nel paradiso sammarinese.
Gli affari dei Vallefuoco sono numerosi, dal settore immobiliare, a quello commerciale, passando per il settore finanziario. Dietro queste attività lecite, secondo gli investigatori di Napoli e di Bologna, si celerebbero riciclaggio, usura ed estorsioni.
Fece molto discutere il caso: “Pane della camorra”, come titolarono alcune testate locali. I fratelli di Francesco Vallefuoco gestivano un panificio a San Marino  che riforniva diverse strutture, anche pubbliche, come scuole e uffici. Il fratello e la sorella di Vallefuoco, indignati, affermarono di non c’entrare nulla con la Camorra. Quattro mesi dopo quell’indagine, Giuseppe Vallefuoco, titolare del forno e fratello di “Franco”, è finito tra gli indagati in un secondo filone dell’operazione “Vulcano”.
Le forniture di pane arrivarono anche a due colossi della cooperazione, come Camst e Cir: «Solo forniture occasionali nel 2009» ha precisato la Camst. Che alla pari della reggiana-modenese Cir Food, ha aggiunto che per il pane, che è un «prodotto che richiede una fornitura locale, nel 2010 sono stati codificati ben 307 fornitori con 1.200 codici prodotto per il solo pane fresco».
È impossibile per un’azienda conoscere le fonti del capitale sociale di ogni impresa fornitrice – ha concluso la Ca Tale compito infatti dovrebbe essere svolto dalle autorità competenti anche a tutela delle imprese, dei loro dipendenti e dei consumatori».
È un clan atipico quello dei Vallefuoco. Intimo e legato ai clan di camorra e dei casalesi. Che se necessario utilizza i classici metodi dei clan, ma allo stesso tempo è esterno al sistema tradizionale. Un concorrente esterno, secondo i magistrati di Napoli. Una sorta di faccendiere organizzato che media gli interessi dei clan più violenti.

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