Franco Cavalli – La Serenissima: Graduatorie scolastiche, il governo mette una pezza al problema dei punteggi sui titoli di studio

Franco Cavalli – La Serenissima: Graduatorie scolastiche, il governo mette una pezza al problema dei punteggi sui titoli di studio

La Serenissima: La segreteria di Stato all’Istruzione raccoglie il plauso da tutta l’opposizione, indipendenti compresi

Graduatorie scolastiche, il governo mette una pezza al problema dei punteggi sui titoli di studio

Ancora pendente un ricorso, è corsa contro il tempo per l’approvazione a luglio

Franco Cavalli

SAN MARINO. C’è un problema che si trascina da un po’ ed è quello dei punteggi attribuiti ad alcuni titoli di studio necessari per stilare le graduatorie per gli insegnanti. Tra l’altro ci sono anche dei ricorsi amministrativi in atto. E così il governo è corso ai ripari con un decreto emanato appena 5 giorni fa, che stranamente, ha però ottenuto il plauso da tutta l’opposizione senza alcuna eccezione, consiglieri indipendenti compresi.

LA QUESTIONE

Quella delle graduatorie scolastiche è una questione aperta da tempo, che in Consiglio Grande e Generale più volte è stata affrontata nei dibattiti e che aveva visto anche l’approvazione di un ordine del giorno. Come segnalato anche dalle opposizioni, sulla compilazione delle graduatorie “pesa” dall’anno scorso, un contenzioso giudiziario sul riconoscimento di alcuni titoli di studio ai fini del punteggio. Il problema nasce dall’assegnazione dei punteggi ai titoli di studio post laurea, a cui fanno ricorso per cercare di salire in graduatoria, i numerosi insegnanti precari, rischiando così di diventare
facile preda di un mercato
in cui spesso la qualità didattica
è l’ultimo dei problemi. La legge
sammarinese, già dal 2007, aveva
però stabilito un criterio: sono
riconosciuti solo titoli accessibili
con laurea specialistica, magistrale
o vecchio ordinamento. I titoli
accessibili con laurea triennale
sono esclusi. In questo modo potevano
iscriversi alle graduatorie
solo gli insegnanti con una laurea
specialistica o equipollente e per
questo si assegneranno punteggi
aggiuntivi solo a titoli superiori.
Però la commissione preposta
alla valutazione dei titoli, secondo
le opposizioni che danno voce
anche ai ricorrenti “avrebbe riconosciuto
un punteggio elevato,
pari a un intero anno di lavoro, a
titoli che, in ragione del requisito
di accesso, non sarebbero conformi
alla legge attuale”.
E così in molti si sono iscritti a
tali corsi per aumentare il proprio
punteggio.

IL DECRETO

Come risolvere la questione? Per
le opposizioni il governo “ha proposto
una soluzione semplice ed
efficace”, attraverso un decreto,
datato 24 giugno 2015 numero
94, che prevede che “l’aspirante
è tenuto a presentare all’Ufficio
Gestione Personale, oltre al certificato
(che attesti il conseguimento
del titolo, ndr) anche copia del
bando di ammissione (…) da cui
si possa evincere che il titolo richiesto
quale requisito di ammissione
sia esclusivamente la laurea
vecchio ordinamento oppure (…)
specialistica o magistrale (art. 2
comma a)”. Quindi se il titolo in
oggetto non presentasse i requisiti
di ammissibilità, “non si procede
alla valutazione (art. 2 comma
b)”. Per Ps, Upr, Su, C10, Rete,
Pedini Amati e Lazzari si tratta
di “una soluzione prudente e rispettosa
della legge in vigore, che
non esclude la possibilità futura
di una rimodulazione dell’intera normativa, per venire incontro anche
a chi, in buona fede, ha investito
tempo e denaro nella propria
formazione, ma che, per far fronte
alla situazione di emergenza attuale,
stabilisce solo che spetta a
chi presenta il titolo fornire anche
la documentazione attraverso cui
la commissione possa evincere la
conformità ai requisiti di legge.

Una norma di buon senso, del tutto
condivisibile!”.
Altro “pregio” riconosciuto al
decreto, il riequilibrio del “peso
di titoli di studio di valore discutibile,
introducendo il criterio
della modalità di erogazione della
didattica. Alla base vi è un ragionamento
altrettanto semplice
e condivisibile: gli enti che ricorrono
esclusivamente alla didattica
online, conterranno certamente
i costi, non dovendo ricorrere a
docenti altamente qualificati, ma
a discapito della didattica. Prendere
la coraggiosa decisione di
ricalibrare il valore di questi titoli
– sottolineano le opposizioni – significa
porre nuovamente al centro
del processo formativo il rapporto
docente – discente, significa
riconoscere che l’apprendimento
è uno scambio personale ed un
arricchimento reciproco, significa
avere un’idea veramente moderna
di scuola, in cui sia gli alunni
che gli insegnanti hanno tanto da
apprendere e tanto da insegnarsi
a vicenda. E questa è la scuola che
ci piace!”.
“Siamo grati – scrivono le opposizioni- alla segreteria per l’Istruzione
per aver finalmente pubblicato
un decreto ragionevole e ben
fatto, che vedrà in aula il nostro
convinto sostegno”.

I RICORSI

Nonostante l’emanazione del
decreto è comunque una corsa
contro il tempo. Sulla vicenda,
proprio per l’interpretazione data
dagli uffici, sarebbe pendente
ancora adesso un ricorso amministrativo
che potrebbe far modificare
le graduatorie e inoltre
sarebbero decine i casi di insegnanti
precari che si sarebbero nel
frattempo cimentati in questi corsi
per aumentare il proprio punteggio
in graduatoria.
Come spiega il segretario di Stato
Giuseppe Maria Morganti “Speravamo
che la sentenza del giudice
giungesse prima delle graduatorie,
che per legge verranno stilate
entro il 20 luglio. Per questo abbiamo
emanato il decreto che è subito
esecutivo, contando che venga
ratificato dal Consiglio Grande e
Generale entro il mese di luglio”.
Morganti riferisce anche che il decreto
ha notevolmente abbassato i
punteggi ad alcuni corsi che passano
così da 6 a 1,5 punti. Un bel
taglio dato che in alcuni casi si riusciva
a svolgere anche due corsi
all’anno.
Ora in attesa della sentenza del
giudice amministrativo si attende
la ratifica del decreto.

Condividi


Per rimanere aggiornato su tutte le novità iscriviti alla newsletter

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Privacy Policy