Giorgi (ANIS): “Paese a due velocità: il privato ci prova, il pubblico indice elezioni”

Giorgi (ANIS): “Paese a due velocità: il privato ci prova, il pubblico indice elezioni”

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 Giorgi (ANIS): “Paese a due velocità: il privato ci prova, il pubblico indice elezioni” 

Loris Pironi

 SAN MARINO – Quale settembre attende le imprese sammarinesi? Alla ripresa dopo le ferie di un torrido agosto, in un clima politico che si sta accendendo in vista delle elezioni e alla luce della infuocata situazione internazionale, è d’obbligo sentire la temperatura del settore manifatturiero, che da sempre produce la fetta maggiore del prodotto interno lordo sammarinese e che tuttavia è nel pieno della fase più difficile della sua storia dal dopoguerra ad oggi.

 Qual è lo stato di salute dell’industria sammarinese lo chiediamo a Carlo Giorgi, Segretario Generale dell’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese.

“Il 2012 è un anno che si conferma molto negativo, non ci sono sorprese sotto questo punto di vista. E purtroppo siamo convinti che non ci siano prospettive di miglioramento nel breve periodo. La crisi per la nostra economia è strutturale, e progressi si potranno vedere solo nel medio e lungo termine, e soltanto se si metterà mano profondamente alle problematiche di cui parliamo da tempo. Oggi, le imprese sammarinesi, l’intera nostra economia, tutti noi, dobbiamo fare i conti con quello che abbiamo”.

 E cioè?

“Cioè con un settore privato che malgrado le incredibili difficoltà ha dimostrato una sostanziale tenuta, il dato degli oltre 15 mila occupati è emblematico, ma con un sistema economico che necessita interventi, anche profondi. E allora cosa fare? Occorre guardare avanti, attendendo quei leggeri segnali positivi che sono indicati per il 2013 ma con la consapevolezza che non è la prima volta che rispetto alle stime ci sono slittamenti in avanti. Ma le imprese ormai lo hanno capito: quello che stiamo vivendo non è più uno stato di crisi ma una condizione ormai di normalità. Non resta dunque che sperare che questi ritmi migliorino nei prossimi mesi e nei prossimi anni”.

In effetti a ottobre la crisi entrerà nel suo quinto anno. A San Marino i limiti del Sistema sono ben chiari a tutti, le ricette per risolvere i problemi non mancano, eppure poco o nulla si muove.

“Al di là dei punti di forza e di debolezza della nostra economia, gli imprenditori fanno tutto il possibile per restare a galla. Hanno ristrutturato le proprie strutture, sono perennemente a caccia di nuovi mercati, provano nuovi prodotti. Poi però si trovano a dover fare i conti con un sistema pubblico che lascia molto a desiderare, che difficilmente riesce a generare valore e che si muove con lentezza esasperante. Siamo un Paese a due velocità: mentre il privato cerca di competere, il pubblico va alle elezioni anticipate…”.

A San Marino sembra di scrivere da anni sempre la stessa intervista, ma non possiamo esimerci dalla domanda: per amor di sintesi, cosa chiederete alle forze politiche di inserire, quali priorità, nei programmi di governo?

“Le priorità le andiamo ripetendo da tempo. La normalizzazione dei rapporti con l’Italia, risposte agli organismi che richiedono un adeguamento agli standard internazionali, la messa in sicurezza del bilancio pubblico. E poi, poiché i nodi sono sostanziali, senza mettere in campo vere riforme strutturali si rischia di perdere ulteriore terreno. Un’eventualità che, come Repubblica, non possiamo permetterci. Un Paese che non mette in campo riforme per evitare il deficit non ha futuro”.

Che giudizio dà alla classe politica?

“Non mi piace generalizzare. C’è chi si è impegnato maggiormente e chi un po’ meno per portare a casa risultati importanti. Però, oggettivamente, questi risultati lasciano molto a desiderare. A livello di relazioni internazionali dopo anni non siamo ancora a posto, le riforme strutturali non si sono viste. E oggi ci troviamo a dover combattere con tanta burocrazia e con una PA che non contribuisce come dovrebbe alla produzione del PIL. Purtroppo lo diciamo da tempo: la PA è ricchezza se funziona a dovere, ma per ora la politica ha solo fatto finta di fare le riforme per utilizzarla per altri scopi, e le conseguenze le stiamo pagando tutti quanti a caro prezzo. Più in generale, oggi non ci sono più scappatoie: ci potranno anche essere mille motivazioni per giustificare un mancato traguardo, ma non interessano più a nessuno. In questa situazione conta solo il risultato, per chi non riesce non ci sono scusanti”.

 ANIS e CSU a fine luglio hanno firmato il contratto industria. Ancora una volta le due velocità?

“Diciamo solo che noi e il sindacato abbiamo sottoscritto un contratto che è davvero innovativo sotto il profilo dell’approccio e della prospettiva, un contratto che aiuta le imprese e i lavoratori in questa fase di crisi tanto quanto nell’auspicata fase successiva di ripartenza. Piaccia o no, è un esempio di assunzione di responsabilità e di cambiamento positivo, che noi parti sociali abbiamo fatto insieme”.

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