Green Festival San Marino, la letteratura dello scarto incanta Mantova

Green Festival San Marino, la letteratura dello scarto incanta Mantova

Nell’era della crisi ecologica nasce una nuova forma di narrazione letteraria, un ibrido fra poesia visiva e arte trash, del rifiuto ritrovato.

E quale luogo migliore per testare un progetto laboratoriale che mescola arte, sostenibilità e parole del Festivaletteratura di Mantova in programma a Mantova dal 4 all’8 settembre e appena conclusosi?

Intervistiamo Gabriele Geminiani Patron del Green Festival San Marino e Montefeltro nonché ideatore del Micro Museo dell’oggetto ritrovato di Verucchio, nel riminese, che qui è in veste anche di ideatore e coordinatore insieme all’artista mantovana Federica Menozzi.

 

Di cosa si tratta e perché l’esordio Mantovano?

Si tratta di un laboratorio itinerante dal titolo ‘ABBECEDARIO DELL’INUTILITA’ all’insegna del ‘DIRE. FARE. COSE’. Un laboratorio con una mostra finale degli elaborati, che ha come strumenti una serie di oggetti ritrovati da affiancare a parole o a brevi frasi battute a macchina, riprese random da libri di poesia contemporanea con il quale ci poniamo alle basi del rapporto fra l’uomo e le cose. Ed è un privilegio poterlo fare all’interno di un festival così prestigioso e a così alta densità culturale”.

Come sono nati i contatti con Mantova?

“Sono nati attraverso la stima e l’amicizia con l’artista Federica Menozzi in arte MEMA che ha subito raccolto la sfida di realizzare insieme un progetto che era nelle corde di entrambi, arrivando a testare e definire un format a mio avviso vincente e riproponibile in altri contesti nazionali. 

Ringrazio l’associazione mantovana Multifactory R84 per il supporto logistico all’iniziativa e la calorosa accoglienza”.

Quali sono state le reazioni delle persone? 

“Sono state straordinarie! Le persone hanno raccolto molto seriamente il compito di scegliere un oggetto affettivo o di senso sul quale raccontare la propria storia del cuore servendosi di poche parole, come fosse un componimento haiku. Ci siamo rivolti a tutti i target anagrafici e culturali. I giovanissimi hanno fatto composizioni divertenti inserendo però parole che esprimono pensieri gravosi, su quella che è la loro percezione del futuro; i pensionati tendevano a rispolverare i loro amati lavori, come ex maestre o ex operatrici sanitarie; poi c’erano persone con gravi lutti personali, che tentavano di elaborare o comunque rimaneggiare in maniera ludico-poetica quelle scorie inscalfibili. E ancora giovani coppie interagire su di uno stesso supporto o in maniera individuale. Fantastica la categoria degli ‘inizialmente scettici’ che si sono lasciati trasportare con grande entusiasmo dedicandoci più tempo della media. Infine abbiamo incontrato persone che pur intrattenendosi a parlare, hanno preferito non partecipare. Fra queste due badanti ucraine che sono arrivate a commuoverci parlando della situazione del loro paese e del figlio di una delle due con problemi psicofisici, prelevato a forza da casa e sbattuto sul fronte dove ha trovato la morte”.

Per chiudere, come si potrebbe sintetizzare questo esperimento antropologico? E quali sviluppi avrà?

L’opinione che mi sono fatto, e che è la premessa del progetto e dello stesso Green Festival porto avanti da oltre 6 anni, è che in questa società globale, le persone si sentano isolate con le loro paure e il loro sentire represso. E quando gli si dà la possibilità di ascolto e di raccontarsi, ecco che alla fine  le vedi riemergere, riacquistare fiducia, sorridere. Sono in contatto da tempo con Maria Rosa Bottarelli, una delle fondatrici del Festival di Mantova e il prossimo anno ci sono tutte le premesse perché il progetto venga inserito nel palinsesto del festival della letteratura, incrociamo le dita. Inoltre mi piacerebbe far crescere il progetto coinvolgendo una cara amica psicoterapeuta, Rosita Lappi, che ha già lavorato sul rapporto fra l’uomo e le cose e sulla devianza dell’accumulo”.

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