I dipendenti di SediciBanca: gruppo Delta come Fiat

I dipendenti di SediciBanca: gruppo Delta come Fiat

GRUPPO DELTA COME FIAT
In data 31 ottobre la FIAT emana il seguente comunicato: “L’ordinanza della Corte d’Appello di Roma del 19 ottobre scorso obbliga la FIP (Fabbrica Italia Pomigliano) ad assumere i 19 dipendenti di Fiat Group Automobiles iscritti alla Fiom che hanno presentato ricorso per presunta discriminazione … FIP non può esimersi dall’eseguire quanto disposto dall’ordinanza e, non essendoci spazi per l’inserimento di ulteriori lavoratori, è costretta a predisporre nel rispetto dei tempi tecnici gli strumenti necessari per provvedere alla riduzione di altrettanti lavoratori operanti in azienda. A tale fine oggi è stata avviata una procedura di mobilità per riduzione di personale di 19 unità ai sensi della Legge 223/91.”
Il ministro dello sviluppo economico Corrado Passera ha dichiarato “Mossa che non mi piace” e il ministro del lavoro Elsa Fornero, meno timidamente, “Fiat fermi i licenziamenti!”.
Il Sig. Passera e la Sig.ra Fornero, sino al 16/11/2011, erano rispettivamente l’Amministratore Delegato e il Vice Presidente del consiglio di sorveglianza di Banca di Intesa Sanpaolo che, almeno da dicembre 2009, è l’attore principale dell’affaire Delta di Bologna/Roma.
E col Gruppo Delta come hanno gestito, e costretto a gestire, le politiche occupazionali gli ex Signori di Intesa Sanpaolo che oggi criticano FIAT-Marchionne?
Sulla base delle dichiarazioni di Passera, in qualità di CEO di Intesa Sanpaolo, apparse ripetutamente e su varie testate,  di “rilevare alcune attività del gruppo finanziario bolognese Delta” e di essere “disposto ad assumere 200 persone del Gruppo Delta”, ad agosto 2010 i commissari straordinari del Gruppo Bancario Delta Bruno Inzitari, Antonio Taverna ed Enzo Ortolan hanno licenziato 500 persone da un Gruppo che hanno rilevato in utile e in salute con la mission istituzionale, assegnata da Banca d’Italia, di “accertare la situazione aziendale” di “rimuovere le irregolarità” e di “promuovere le soluzioni utili nell’interesse dei depositanti”.
Le attività che Intesa Sanpaolo dichiarava di rilevare dal Gruppo Delta erano “alcuni” assets di Sedicibanca Spa: tutta la banca, incluso il palazzo in centro a Roma, tranne 20 conti (trasferimento d’azienda).
E i dipendenti di Sedicibanca? Mentre i commissari Inzitari, Taverna e Ortolan ne licenziavano 26 dei circa 50, con apposito accordo sindacale, ad agosto 2010 assicuravano a tutti il passaggio in Intesa Sanpaolo con un’assunzione di solidarietà: rinunciando ad un grado, ad ogni trattamento ad personam, all’anzianità e al comporto.
Ma, a dicembre 2010, Intesa Sanpaolo formalizza l’offerta anzidetta ai commissari di Delta (l’acquisto di alcuni assets Sedicibanca Spa) con la condizione che i dipendenti, anziché confluire direttamente in Intesa Sanpaolo con l’assunzione di solidarietà sopra riportata dovevano accettare il licenziamento e transitare in mobilità sino a quando Intesa non avrebbe ritenuto di riassumerli.
Pertanto, a seguito dell’apertura a luglio 2012 dell’ulteriore procedura di licenziamento da parte dei commissari Inzitari, Taverna e Ortolan a carico dei dipendenti di Sedicibanca Spa ma, contrariamente a quanto pattuito, in assenza di tutela occupazionale da parte di Intesa Sanpaolo (beneficiaria di “quasi” tutta Sedicibanca Spa), i sindacati Fisac-CGIL, UGL-Credito e UIL-CA, assistiti dal Professor Mattia Persiani hanno promosso contro i commissari del Gruppo Delta nominati da Banca d’Italia e contro Banca Intesa Sanpaolo ricorso ex art. 28 L. 300/70 innanzi il Tribunale di Roma sez. Lavoro (attività antisindacale: in quanto ad agosto 2010 costringevano i sindacati a sottoscrivere i licenziamenti di una parte dei dipendenti di Sedicibanca Spa e a sottoscrivere l’anzidetta assunzione di solidarietà con forti rinunce a carico dei dipendenti tutti e poi, nonostante fosse confermato che “alcuni” assets di Sedicibanca confluissero in Intesa Sanpaolo (trasferimento d’azienda, oramai occulto in violazione della legge) i commissari aprivano le procedure di licenziamento senza che Intesa Sanpaolo assicurasse alcuna assunzione).
Quindi, lo scorso 30 ottobre, su richiesta del giudice del Lavoro che, nel frattempo, si riservava per il prossimo 7 novembre, la resistente Banca Intesa formulava una proposta di “transazione” ai ricorrenti la cui sintesi è: tutti i dipendenti, indipendentemente da professionalità, età, qualifica, stipendio e anzianità verrebbero assunti al livello iniziale dell’impiegato di banca, depurato di un 20% e dopo un periodo imprecisabile di mobilità, rinunciando al ricorso in atto, rinunciando a qualunque diritto o pretesa e firmando perfino l’accordo sindacale di condivisione dei licenziamenti coi commissari in quanto, Marchionne insegna, di contro il rischio sarebbe che vincendo la causa in corso (le cui probabilità sono molto elevate), una volta assunti in Intesa Sanpaolo, approfittando di una qualsiasi variazione della crisi economica, l’ex banca dei Ministri Passera e Fornero denuncerebbe un esubero di personale e, dopo aver aperto una procedura ex lege n. 223 del 1991, potrebbe procedere, di nuovo, al licenziamento dei dipendenti di Sedicibanca Spa (20 in servizio ancora per poco e 11 in mobilità da due anni, a fronte dei 100.000 di Intesa Sanpaolo!)
Questa mossa le piace? Ministro Passera nonché A/D di Intesa Sanpaolo sino allo scorso 16 novembre 2011.  
Questi licenziamenti sono da fare? Ministro Fornero nonché vice presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo sino allo scorso 16 novembre 2011.
E’ in gioco la dignità delle persone, come esseri umani e come lavoratori, condizioni fondamentali della nostra democrazia. E invece assistiamo inermi all’ennesima violazione del diritto al lavoro, costituzionalmente garantito, attuato ad arte da chi, vestendosi oggi da statista, fino a meno di un anno fa ha orchestrato in uguale misura licenziamenti di altri dipendenti.

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