I have a dream, Martin Luther King 1963. Domenico Gasperoni

I have a dream, Martin Luther King 1963. Domenico Gasperoni

                                                    I have a dream
Oggi istituisco la “Giornata del sogno”.
Il 28 agosto 1963  Martin Luther King  lanciava il grande grido. Sono 50 anni che quelle fragili onde dell’ utopia volano per paesi e continenti.    “Ho un sogno: che un giorno ogni valle sarà elevata, ogni colle e ogni monte sarà abbassato, gli spazi ruvidi saranno levigati e i luoghi distorti saranno raddrizzati..”.
     I miei capelli bianchi mi hanno offerto il privilegio di sentire il groppo della sua voce alla radio. Di respirare la fragranza di quella sfida. Di inebriarmi di futuro.  E non solo perché ero giovanissimo.  Nel mondo di allora, terribilmente buio ( sappiamo tutti perchè), aveva acceso una fiammella. Aveva rigenerato la speranza, ormai agonizzante.   Nacque l’epopea dei grandi uomini. Ricordo che sulle pareti del  mio studio, per alcuni anni,  facevano bella vista John e Bob Kennedy, Papa Giovanni e Luther King. Avevano a modo loro,  anche con errori,  incarnato quel grido. Almeno per un pezzo di strada.
     Poi, un brutto giorno, non ricordo quando, ho tirato giù quelle foto. Ho messo in soffitta quei personaggi. Perché? Perché con l’utopia non si mangia, come direbbe qualche grezzo politico di oggi?  Forse perché le 250.000 persone presenti a Washington, alla marcia per il lavoro e la libertà, non hanno creduto a Luther?  Forse perché i sogni non durano? Non ho risposte e non è il caso di fare qui il processo economico-politico a questi 50 anni. Lo sta  facendo la storia.
    Di una cosa sono certo. Oggi il mondo si ritrova al buio. Ma non c’è un Luther. Non abbiamo personaggi attorno ai quali ricreare un’epopea. L’attuale leadership mondiale è fatta di omuncoli, le cui foto  imbratterebbero i nostri uffici. Faccio salvo Papa Francesco, ma lui non è un leader di questo mondo! Anche Obama,l’erede naturale di Luther, è impotente. Ha deluso. Perché ha rinunciato ai  sogni lanciati all’inizio, col suo: « Yes, we can! »
    Il cantante-poeta Jim Morrison diceva: “Datemi un sogno in cui vivere, perché la realtà mi sta uccidendo.”  
   La realtà  killer del mondo di oggi si chiama: poteri finanziari internazionali. Disuguaglianze globali fra Sud e Nord. Paesi antidemocratici. Terrorismo ancora florido, nonostante le due guerre inventate per debellarlo. Stiamo stressando e uccidendo il Pianeta Terra, che non regge i nostri forsennati ritmi di consumo di beni e di energia.
    Stiamo distruggendo anche il nostro piccolo pianeta San Marino. Lo distrugge una classe dirigente che ha smesso di sognare. O al massimo “sogna i sogni che si merita”. Quelli più utili. I programmini elettorali. Le alleanze di Palazzo. Le alchimie per e del potere. La sopravvivenza quinquennale per riprodursi.
   Questa classe politica ha tolto al popolo l’arma del sogno. E restano purtroppo solo la rabbia, la protesta, la ricerca individuale della via d’uscita. Prolificano la sfiducia quasi totale verso gli uomini di Palazzo,  il qualunquismo, la rassegnazione.
    Amici  sammarinesi.  Una giornata come quella di oggi ci invita a sospendere per un momento l’uso di queste armi. Necessarie ma spuntate.  Apriamo una stagione di sogni. Che restano l’ultima difesa quando tutto sembra perduto. Non vi invito ad assopirvi. Ma a rischiare, come fanno tutti i sognatori. Perché “ il vincitore é semplicemente un sognatore che non ha mai mollato.”
   Questa sera, accendiamo sul terrazzo una fiammella e lanciamo il nostro: I have a dream. Quando è tutto un popolo che grida, i sogni si avverano!

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