I promotori dei referendum sul lavoro respingono le accuse dei sindacati e contrattaccano

I promotori dei referendum sul lavoro respingono le accuse dei sindacati e contrattaccano

I promotori dei referendum sul lavoro, Gian Luigi Macina, Marino Antimo Zanotti e Roberto Ciavatta, ridanno nuovo vigore alla polemica con i sindacati che hanno invitato i lavoratori ed i cittadini ad astenersi dal votare detti referendum domenica 16 marzo.

I promotori diffondono un documento della CSU del 6 settembre 2005 in cui i sindacati davano, della legge presa di mira dai referendum, questo giudizio: “con questa legge l’esecutivo e la segreteria per il lavoro si rendono responsabili di una ulteriore estensione della precarietà del lavoro”. E nello stesso documento si leggeva: “il sindacato organizzerà tutte le iniziative necessarie per contrastarla e per modificala sostanzialmente”.

Concludono i promotori dei tre referendum sul lavoro: ‘Oggi, noi e gli oltre 600 cittadini che hanno firmato i referendum, siamo pienamente convinti che il nostro paese non ha bisogno del lavoro “interinale” e delle “collaborazioni” (su queste ultime anche la CSU il 06/09/05 esplicitamente la pensava come noi!) e se i referendum saranno approvati queste forme di lavoro potranno essere sostituite con delle normali assunzioni a tempo determinato.

Ci sembra un impegno serio e concreto che vuole eliminare dal nostro ordinamento forme di lavoro non tutelanti, prima che possano diffondersi pericolosamente nel nostro contesto.

In definitiva, desideriamo condizioni contrattuali migliori rispetto a quelle previste dall’art.17 e dell’art. 18 della Legge 131/2005.

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