Il caso Cici

Il caso Cici

COMUNICATO  STAMPA Inviato dall’avv. Antonio Masiello
Il caso Cici –
 
Sono vittima della Quinta Mafia Viterbese e della Camorra Moderna, ora in Tribunale a Viterbo arrivano gli Ispettori del Ministero della giustizia.
 
Sono vittima della Quinta Mafia Viterbese e della Camorra Moderna. Per tali ragioni ho cercato nelle istituzioni l’unica via di uscita denunciando alla Procura della Repubblica di Viterbo i fatti e le prove della vicenda lunga 14 anni, ma nelle stesse istituzioni ho trovato una collusione impressionante con un apparato Massonico Mafioso e Camorristico già radicato all’interno del sistema dello Stato Italiano.
 
Invece di aiuto ho trovato nemici, a volte addirittura collusi che hanno depistato indagini, sottratto prove, impedito giudizi, ma la mia tenacia e la voglia di riscatto, credendo fermamente che non tutti gli uomini possano rappresentare questo e che può esistere uno Stato di Diritto, mi ha portato a smontare quelle prove false che mi avevano incastrato sostituendomi io stesso alle indagini di Polizia Giudiziaria.
 
In Tribunale a Viterbo è accaduto di tutto le anomalie a catene sono molto evidenti, dovevo essere eliminato attraverso un calvario Giudiziario, rovinato economicamente e giudizialmente fino a un punto di diventare inerme. Tutti i reati subiti in Tribunale sono di natura dolosa per questo motivo il Tribunale di Viterbo era finito sotto la lente dell’Ispettorato generale del Ministero della Giustizia.
 
Nel mese di Giugno del 2012 il capo segreteria dell’Ispettorato Generale del ministero della Giustizia aveva messo sotto inchiesta il Tribunale di Viterbo aprendo un fascicolo al n. 640ES12 e aveva trasmesso la pratica all’attuale Ministro della giustizia Severini.
 
Nelle prossime ore, inizierà l’ispezione al Tribunale di Viterbo in merito a quanto sopra esposto ed in concomitanza a tale ispezione, si avvierà un’inchiesta in applicazione della legge 416 Bis nei confronti di 33 persone coinvolte in questa scabrosa vicenda, tra cui avvocati, giudici e un notaio del foro di Viterbo, e diversi  titolari di ditte su San Marino.
 
Gli avvocati e giudici coinvolti sarebbero:
Giudice Lo Sinno Giuseppe c/o >Corte d’Appello Roma per la tentata vendita all’asta dell’immobile della mia consorte, pur non essendoci relativo titolo esecutivo, e per non aver concesso la sospensione dei termini legge 44/99 – 108/96. Giudice Albano Silvia per aver seguito la scia del Giudice Losinno Giuseppe, e per aver falsato una causa civile.
Giudice Mautone Gaetano per essersi inserito due volte consecutive nel collegio di ricusazione del giudice non ricusato. Giudice Centaro Ernesto per incompatibilità ambientale con il fratello Emilio Centaro. Giudice Rigato Francesco per aver archiviato un fascicolo ricco di documentazione sequestrata durante le indagini preliminari. P.M. D’Arma Stefano per non aver dato avvio alle indagini. Avvocato Centaro Emilio del foro di Viterbo e l’avvocato Maria Grazia Biscossi del foro di Terni per aver avviato due cause senza titolo esecutivo. Notaio Lanzillo Paola di Ronciglione per aver violato le norme deontologiche notarili in merito alla vendita all’incanto dell’immobile di cui sopra. Tre segretari di Stato della Repubblica di San Marino rispettivamente i sig. Mularoni Antonella, Arzilli Marco e Casali Augusto per non aver accolto 30 missive trasmesse dal sottoscritto, dove si esponeva la realtà dei fatti e dagli stessi mai presi in esame o quanto meno girati alle autorità competenti.
I vertici delle aziende “ALA e MODULAR” della Repubblica di San Marino rappresentati dai sig. Rambaldi Aldo, D’Angelo Alberto, Rossi Bruno, Casadei Rolando e Fiorini Biagio, inoltre i sig. Valenti Giuseppe, Cesaretti Maria Luisa, Mazza Daniela, Geri Alessandro, Frisoni Cesare, Stacchini Maria, Scarano Valerio, Gatti Marino, Campagna Giorgio, Cecchetti Vittorino e Tamagnini Giorgio quali ex soci delle suddette società, i due autisti delle aziende in questione i sig. Magnani Gianni, Angeloni Achille e il rappresentante del centro Italia Trionfetti Roberto, per il reato di associazione a delinquere finalizzato alla truffa, evasione fiscale e frode fiscale, Riciclaggio  e violazione e raggiro della Black List. Dott. Barbato Giovanni ex direttore Ministero del Lavoro di Viterbo per falso in atto pubblico e favoreggiamento alla camorra, Taruffi Umberto amministratore della ex Romano Petretti per aver ostacolato i diritti acquisiti quale ex dipendente del  gruppo Petretti. Tra le tante persone che hanno partecipato alle mie disavventure nei tempi successivi all’evento Petretti ha anche fatto la  sua parte per rendermi la vita difficile la sig. Carelli Emiliana, attuale dirigente della pubblica sicurezza presso la Prefettura di Viterbo, in quanto mi ha ostacolato la possibilità di accedere ai Fondi Favorevoli della legge anti usura, falsificando la pratica da me presentata, non mi ha dato la possibilità di accedere al fondo di solidarietà tramite le associazioni di categoria presenti a Roma, non mi ha dato la possibilità di ricevere un assegno emesso dalla Presidenza della Repubblica quale sostegno per lo stato di disagio in cui mi trovo tutt’ora, a completamento dell’azione ostativa nei miei confronti, dalla stessa, sono stato anche minacciato a non adoperare più termini, quali camorra, criminalità organizzata o quant’altro che possa illustrare tale effimera vicenda, e se continuavo su tale atteggiamento mi avrebbe anche denunciato.
CICI  GAETANO
31.10.2012-

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