Il Gazzettino, Monica Andolfatto: Inchiesta Mose, calmorosi arresti. Coinvolto Galan

Il Gazzettino, Monica Andolfatto: Inchiesta Mose, calmorosi arresti. Coinvolto Galan

Il Gazzettino

 Inchiesta Mose, clamorosi arresti:
in manette Chisso e Marchese
Domiciliari per Orsoni, richiesta
per il deputato Giancarlo Galan

Corruzione e riciclaggio: 35 arrestati, un centinaio di denunciati, 25 milioni di sovrafatturazione, 40milioni sequestrati. Coinvolti anche il generale della Gdf Spaziante e il finanziere Meneguzzo
 

Monica Andolfatto

VENEZIA – Corruzione, concussione, riciclaggio, finanziamento illecito. Non solo, 25 milioni di sovrafatturazione e 40 milioni sequestrati agli indagati. Mazzette a politici, commercialisti, protagonisti della finanza che conta, generali a tre stelle delle Fiamme Gialle.
Tutto all’ombra degli appalti per il Mose, il sistema di dighe mobili progettato per difendere Venezia dall’acqua alta e realizzato dal Consorzio Venezia Nuova quale concessionario unico.
Ci siamo. Ecco la nuova Tangentopoli veneta.
Trentacinque arresti, un centinaio di indagati e altrettante perquisizioni. Ecco l’elenco:
Giovanni Artico (ex commissario straordinario per il recupero territoriale e ambientale di Porto Marghera e collaboratore di Renato Chisso), Stefano Boscolo «Bacheto» (anziano titolare della Cooperativa San Martino di Chioggia specializzata nei lavori subacquei), Gianfranco Contadin detto Flavio, (direttore tecnico della Nuova Co.ed.mar.), Maria Teresa Brotto (ex Ad della società di ricerca ingegneristica Thetis, e ora nel consorzio Venezia Nuova), Enzo Casarin (capo della segreteria di Chisso, ex sindaco di Martellago), Gino Chiarini, Renato Chisso (assessore regionale ai Trasporti), Patrizio Cuccioletta (ex Magistrato alle acque), Luigi Dal Borgo, Giuseppe Fasiol, Giancarlo Galan (deputato), Francesco Giordano, Vincenzo Manganaro, Manuele Marazzi, Giampietro Marchese (consigliere regionale del Partito Democratico), Alessandro Mazzi, Roberto Meneguzzo, Franco Morbiolo, Luciano Neri, Maria Giovanna Piva (ex Magistrato alle acque), Emilio Spaziante (generale della Guardia di Finanza), Federico Sutto (dipendente del Consorzio Venezia Nuova), Stefano Tomarelli, Paolo Venuti.
AI DOMICILIARI
Lino Brentan, Alessandro Cicero, Corrado Crialese, Nicola Falconi, Vittorio Giuseppone, Dario Lugato, Giorgio Orsoni, Andrea Rismondo, Lia Sartori (europarlamentare per un altro mese), Danilo Turato.
Fermati quindi personaggi di spicco fra cui l’attuale assessore regionale alle Infrastrutture di Forza Italia, Renato Chisso, di Favaro, il sindaco di Venezia del Pd Giorgio Orsoni, accusato di finanziamento illecito per 400mila euro, il consigliere regionale Pd, Giampietro Marchese di Jesolo, il presidente del Coveco, una delle cooperative consorziate in Cvn, Franco Morbiolo di Cona, il generale in pensione Emilio Spaziante, casertano, fino al 4 settembre 2013 comandante in seconda della Guardia di Finanza; l’europarlamentare Lia Sartori di Forza Italia, ex presidente del Consiglio regionale (in carica ancora un mese, per cui servirà autorizzazione per i domiciliari) e il vicentino Roberto Meneguzzo, fondatore e amministratore della Palladio Finanziaria spa, la holding diventata punto di riferimento della finanza dell’intero Nordest e non solo, che ha recitato la parte del leone in partite finanziarie del calibro di Fonsai e Generali.
RICHIESTA DI ARRESTO Anche per l’ex governatore del Veneto ed ex ministro all’Agricoltura e ai Beni culturali, ora deputato di Forza Italia, il padovano Giancarlo Galan, ma per poter procedere occorre il beneplacito dell’apposita Commissione. No comment da Giancarlo Galan sulla richiesta di arresto nei suoi confronti disposta per l’inchiesta sul Mose. Il presidente della Commissione cultura della Camera, fa sapere la sua portavoce Francesca Chiocchetti, «È a Roma e non ha potuto ancora vedere le carte».
Manette anche per Enzo Casarin, ex sindaco di Martellago e già arrestato e condannato per una vicenda di concussione, attualmente dirigente della segreteria di Chisso. Casarin è stato portato in caserma a Marghera.
Tra i 35 arrestati anche due ex Presidenti del magistrato alle acque emanazione del Ministero delle infrastrutture Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva. Entrambi sarebbero entrati nella vicenda in base – secondo fonti degli inquirenti – a dichiarazioni fatte nel corso dell’inchiesta da parte degli indagati dei vari filoni d’indagine.
I finanzieri del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Venezia hanno eseguito le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip lagunare Alberto Scaramuzza su richiesta dei pm Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini. Su tutto il territorio regionale ma anche a Roma e a Milano, centinaia di militari impiegati fin dalle prime ore di questo 4 giugno destinato a passare alla cronaca come il giorno della resa dei conti.
È il risultato finale di tre anni di indagini serrate svolte dagli investigatori in grigioverde veneziani che hanno raccolto prove schiaccianti e incontrovertibili di un vero e proprio sistema di corruzione e collusione fra politica, imprenditoria e finanza che gli stessi aderenti non hanno potuto fra altro che confermare, messi con le spalle al muro dalla mole di riscontri dettagliati raccolta.
Una guerra di resistenza quella combattuta dagli inquirenti costretti ad affrontare continue fughe di notizie e pesanti ingerenze, contro un “nemico” in grado di infiltrasi a tutti i livelli, anche all’interno delle forze dell’ordine, mettendo a libro paga un vicequestore della polizia di Stato, un generale della Guardia di Finanza ed ex appartenenti ai servizi segreti.
Solo una settimana fa, è trapelata anche la notizia di un avviso di garanzia all’ex ministro Altero Matteoli. Ma il primo colpo al sistema viene inferto il 28 febbraio 2013 con l’arresto di Piergiorgio Baita, allora ai vertici della Mantovani il colosso padovano delle costruzioni, fra i soci pesanti di Cvn ora impegnato sul fronte di Expo 2015 con l’aggiudicazione di lavori er circa 65 milioni di euro. L’accusa, formulata dal pm Stefano Ancilotto, è associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale attraverso un giro vorticoso di fatture false tramite “cartiere” collocate per lo più all’estero. Con Baita finiscono in carcere Claudia Minutillo, ex segretaria personale di Galan e ad di Adria Infrastrutture società della galassia Mantovani, il responsabile amministrativo di quest’ultima Nicola Buson e il console onorario di San Marino William Colombelli a capo della Bmc Broker, azienda di consulenza che dalle pendici del Titano garantiva a Baita un flusso ininterrotto di “uscite certificate” per attività mai svolte. Circa 20 milioni di euro la cifra calcolata per la maxi evasione.
A distanza di circa 4 mesi e mezzo arriva il secondo colpo al sistema. È il 12 luglio 2013 quando si capisce che in laguna nulla sarà come prima. L’arresto di Giovanni Mazzacurati, sconvolge insieme all’opinione pubblica, equilibri che sembravano eterni. Il creatore del Mose si era dimesso dalla carica di presidente di Cvn appena da due settimane, mettendo fine a un trentennio di assoluto dominio, dentro e fuori il Consorzio. Il sostituto procuratore Paola Tonini, che lo definisce “il grande burattinaio” gli contesta la turbativa d’asta per un appalto riguardante dei lavori nell’area portuale. E anche in questo caso spuntano fatture false e bustarelle. A 81 anni finisce ai domiciliari l’uomo che aveva condizionato la politica e l’economia veneziana e veneta. Stessa misura cautelare per Pio Savioli e Federico Sutto, nell’ordine consigliere e dipendente di Cvn, i responsabili della Cooperativa San Martino di Chioggia, Roberto Boscolo Anzoletti, Mario Boscolo Bacheto e Stefano Boscolo Bacheto e un altro chioggiotto Gianfranco Boscolo Contadin della Nuova Coedmar.
Due inchieste un unico filone, alla ricerca dei fondi neri milionari creati truccando le gare e facendo lievitare i costi non solo del Mose ma anche delle opere connesse alla salvaguardia di Venezia e finanziate con la Legge speciale. Soldi depositati su conti criptati e affidati alla “discrezione” di istituti bancari con sede nei paradisi fiscali. Già un anno fa la domanda, retorica, che si erano posti gli inquirenti era: a cosa serviva tutto quel denaro fantasma? La risposta era contenuta nella ponderosa relazione trasmessa dal pm al gip, costellata da numerosi omissis motivati da esigenze investigative, dietro i quali si nascondevano nomi cosiddetti eccellenti di corruttori e corrotti. All’alba di oggi, a due giorni dalla festa della Repubblica, il crollo definitivo del sistema.

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