San Marino, l’erba diventa più verde
L’erba dello stadio di Serravalle a San Marino
Innestata su un fondo sintetico: mercoledì il test con la Slovenia
MARCO ANSALDO
Lo stadio di Serravalle, sotto la rocca di San Marino, è tra i più piccoli d’Europa e vi gioca una Nazionale sprofondata al 203esimo posto nel ranking della Fifa, lo stesso delle isole caraibiche di Anguilla e Montserrat. Eppure in questo avamposto del calcio minore, mercoledì prossimo andrà in scena l’esperimento che può modificare la storia degli stadi importanti: per la prima volta una partita di qualificazione ai Mondiali, San Marino-Slovenia, si giocherà su un prato di erba vera innestata su un fondo sintetico.
Sembra una bizzarria per agronomi. In realtà se l’esempio sanmarinese attecchisce, tra qualche anno vedremo cambiare la superficie di campi di cui oggi si dice tutto il male possibile. Dalle erbacce infestanti di Firenze alla sabbia di Marassi, dalle zolle di San Siro ai terreni di Trigoria di cui si lamenta Ranieri, il problema di mantenere in ordine i prati mette in croce chi gestisce gli impianti. A San Marino sono convinti che non succederà più. «Giochiamo sulla nuova superficie da metà agosto – assicura Giorgio Crescentini, il presidente della Federcalcio locale – e, tranne rasare l’erba, non abbiamo fatto un solo intervento. Dopo la prima partita non c’era una buca nè un pezzo da rattoppare. E quando piove non si formano pozzanghere perché il drenaggio è dieci volte superiore a quello della terra che assorbe l’acqua, non esiste il fango. E da tifoso della Juve se quel giorno a Perugia si fosse giocato su un terreno così non avremmo perso uno scudetto».
Il progetto nasce nell’Università di Pisa dove esiste un Centro ricerche in cui 6 docenti universitari e agronomi sperimentano i nuovi tipi di erba per gli impianti sportivi. La Nasa della «pelouse». Si chiama Certes. «Avevamo notato – spiega il professor Marco Volterrani che lo dirige – che le erbe infestanti si infiltrano anche nelle superfici in sintetico e ci siamo chiesti se al posto delle erbacce non fosse possibile farci crescere quelle migliori per creare un prato». Con la tecnologia della Limonta, specializzata in campi artificiali e titolare del brevetto internazionale, e la collaborazione dell’Università di Pavia si è trovato l’interessante compromesso di un terreno in cui le qualità dell’erba naturale si sposano alla praticità del sintetico. «I calciatori sono cresciuti sull’erba naturale e sono restii a cambiare – dice Roberto Nusca, direttore generale della Limonta -. E’ una remora psicologica». L’erba è piantata in uno strato di 6 centimetri riempito di un miscuglio organico di origine vegetale. «Un insieme di cocco, sughero, sabbia di fiume e sostanze usate nei terreni sintetici – spiega Volterrani – Ci piantiamo i semi di un mix di tre tipi di erba».
Al centro Coni di Tirrenia, dove dal 2007 c’è un campo-pilota, i risultati sono ottimi. «La Federazione rugby vi allena i ragazzi dell’Accademia e qualche squadra di calcio, a volte il Livorno – dice Nusca – Da due anni e mezzo è usato 4 ore al giorno, più le partite nel weekend e non s’è ancora fatta la manutenzione». «La cosa che ci ha convinti – aggiunge Crescentini – è che vi si sopporta un’attività impensabile sui campi naturali. Lo utilizziamo quattro o cinque volte la settimana, il mese prossimo ci giocheremo 5 partite in 6 giorni». È più facile ammortizzare la spesa. Comprese le tecnologie per il controllo dell’umidità e lo scolo dell’acqua il campo di San Marino è costato 700 mila euro, il doppio di uno normale. «Ma negli stadi si spende più di 1 milione l’anno per le rizollature», dice Crescentini. La Fifa attende le verifiche. Intanto finanzia parte del progetto e ha concesso l’omologazione definendo la superficie «erba naturale rinforzata», «per cui non avremo bisogno di autorizzazioni per le partite internazionali come per chi gioca negli stadi in sintetico che alla Fifa piacciono poco», dice il presidente sanmarinese. Anche la Lega Dilettanti è coinvolta. «Abbiamo investito 600 mila euro nella ricerca – conferma il presidente, Carlo Tavecchio – Uno simile è a Ponte Lambro, un altro è in allestimento a Chievo». E’ il nuovo business ma siamo davvero all’ottava meraviglia del calcio? Lo dirà il tempo. A San Marino, intanto, aspettano il match con la Slovenia per entrare nella storia. Se non del calcio, almeno dell’erba.