Il Resto del Carlino: Caccia ai soldi di Fiorenzo Stolfi: i magistrati cercano 100 milioni di euro

Il Resto del Carlino: Caccia ai soldi di Fiorenzo Stolfi: i magistrati cercano 100 milioni di euro

Il Resto del Carlino
Caccia ai soldi di Fiorenzo Stolfi:i magistrati cercano 100 milioni di euro
Monica Raschi

Da mafia cinese e ’ndrangheta il grosso delle somme riciclate
Un giro  di denaro che tra riclaggio di capitali provenienti dalla mafia cinese e dalla più nostrana ’ndrangheta, oltre che dal sistema di tangenti, supera i cento milioni di euro.
Le indagini relative all’inchiesta del Conto Mazzini, coordinata dal commissario della legge Alberto Buriani del tribunale di San Marino, che hanno portato in carcere uno degli uomini più potenti e influenti del Titano, Fiorenzo Stolfi, hanno ricostruito meticolosamente gli enormi flussi di denaro che arrivavano anche nella disponibilità dell’ex segretario di Stato, attraverso le operazioni messe in piedi dalla finaziaria Fin Project e i conti transitati (soprattutto) nella Banca Commerciale Sammarinese. Attraverso società fittizie e di copertura acquisite a Hong Kong, nel Belize, in Lussemburgo, in Svizzera, a Londra, a Cipro venivano ripulite montagne di denaro attraverso ‘teste di legno’ che si presentavano con i nomi più fantasiosi: Cinghiale, Maiale, Muflone, ma anche Uomo Ragno, Sant’Antonio, Iris, Ciclamino, Tulipano. I libretti nei quali confluivano i soldi, che i magistrati definiscono «somme immense», invece, avevano nomi più normali: Flue, Mercedes, Giulio, Giulio2. E Fiorenzo Stolfi, ex segretario di Stato (ministro) nei dicasteri chiave di San Marino — Esteri, Finanze, Industria, Bilancio, Turismo —, in politica da almeno 30 anni, secondo la magistratura sammarinese è l’uomo chiave attraverso il quale ruotava il ‘sistema’ di tangenti e riciclaggio: una tangentopoli che per quantità di denaro mosso non ha nulla a che invidiare con quella italiana degli anni ’90.
Fiorenzo Stolfi è stato portato nel carcere dei Cappuccini, all’ombra delle torri del monte Titano, con l’ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e voto di scambio.
Dalle ricostruzioni effettuate dagli inquirenti, Stolfi assieme a Podeschi (anche lui ex segretario di Stato in carcere dal 23 giugno), è stato il promotore di incontri e relazioni di affari con esponenti della criminalità organizzata, con alti funzionari dell’apparato statale libico molto vicini a uno dei figli di Gheddafi e personaggi legati alla mafia cinese.
Non c’era settore, secondo l’impianto accusatorio, che non fosse controllato dall’«associazione», compresi gli incarichi diplomatici conferiti in abbondanza per dare copertura a chi avrebbe potuto garantire fondi illeciti all’organizzazione. I viaggi pagati e i rimborsi delle spese ai sammarinesi che risiedevano in Argentina e negli Stati Uniti per venire a votare sul Titano, sembrano essere pratica del tutto ‘normale’. Con una particolarità: i soldi destinati a comprare il consenso provenivano da riciclaggio, corruzione e tangenti. Queste ultime derivanti dalle somme che qualsiasi persona, fisica se voleva ad esempio la residenza, o giuridica per una licenza a operare nel territorio sammarinese, doveva sempre e comunque versare all’«associazione».
E mentre le forze di opposizione sammarinesi festeggiano il crollo di un altro pezzo della vecchia politica, per oggi è previsto l’interrogatorio in carcere di Fiorenzo Stolfi, ormai ex uomo forte dei destini della più vecchia, ed eticamente martoriata, Repubblica del mondo.
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