“Preoccupati”, ma anche coscienti di
avere ormai le “carte in regola”. Gli Industriali del Titano
reagiscono con una speranza all’ultima nota del ministero
italiano dell’Economia, che ha confermato la presenza di San
Marino nella black list italiana finche’ “non saranno formalmente
e sostanzialmente in vigore tutte le norme necessarie per
integrare gli standard internazionali legali, fiscali,
antiriciclaggio, eccetera”. E soprattutto chiedono un ulteriore
sforzo alla politica. L’invito gia’ fatto di “andare a Roma e
tornare con gli accordi firmati”, resta valido. Anzi, gli si
aggiunge un ulteriore suggerimento: perche’ non riunire a Roma il
governo e il Consiglio grande e generale?
Dunque, il segretario generale dell’Associazione nazionale
dell’Industria sammarinese (Anis), Carlo Giorgi, e’ “rimasto
perplesso” piu’ dai “modi del dialogo” con i vicini italiani che
dai contenuti della nota diffusa ieri. “Senza volere dare giudizi
o fare polemiche- commenta- prima arriva la lettera di risposta
da parte del ministro Giulio Tremonti, poi anche un comunicato
stampa”. Qualcosa va evidentemente migliorato. E in effetti il
numero uno dell’Anis chiede “un dialogo aperto, disteso,
concreto, in cui siano chiare le esigenze dei due Paesi. Anche
perche’ non va dimenticato che l’argomento tocca l’Europa e
l’Ocse”.
Certo, Giorgi non nasconde la preoccupazione per la presenza
del Titano nella black list, che va a colpire indirettamente
l’impresa sana; e sottolinea come non ci sia altra strada che
quella della trasparenza per uscirne. Dunque, in contrasto con
chi crede che lo scambio automatico di informazioni possa essere
deleterio per San Marino, l’Anis ha in mente un “percorso chiaro:
la black list non contiene valori per il Paese per cui occorre
accettare lo scambio di informazioni sul modello Ocse, che
prevede anche quello automatico, fissandone le condizioni”.
Se sul fronte internazionale occorre
aderire ai diversi standard di trasparenza, su quello interno la
Repubblica, prosegue Giorgi, deve continuare a legiferare in
piena autonomia, perche’ “il rapporto con l’Italia e con gli
altri Paesi deve essere alla pari”.
Da via Giacomini arriva dunque un chiaro messaggio ai politici
sammarinesi: “I due Paesi devono alzare il livello del dialogo” e
sicuramente i problemi fin qui registrati non erano dovuti alla
presenza di una persona piuttosto che di un’altra alla guida
delle Finanze. Piuttosto occorre capire che “un’azione ordinaria
non basta, il governo deve convincersi che deve fare di piu’. Io
farei una riunione del Congresso o del Consiglio grande e
generale a Roma”. Perche’ “dobbiamo farci ascoltare”. D’altronde,
aggiunge il segretario dall’Anis, “verso l’Italia siamo forse in
credito”: con lo scudo fiscale e’ rientrata la finanza, quasi
cinque miliardi di euro; con il prefinanziamento di tutta l’Iva,
“siamo gli unici a farlo in Europa”, si bloccano alla radice i
problemi legati alle frodi carosello; sulle rogatorie
“collaboriamo ampliamente”; e non vanno certo dimenticati i sei
mila frontalieri, cui aggiungere altri due mila lavoratori
italiani in aziende di imprenditori sammarinesi in Italia. Si
parla di “redditi per oltre 200 milioni di euro che vengono
consumati oltreconfine”. Dunque “dalla politica serve una svolta
che e’ dovuta- conclude Giorgi- dato che la trasparenza e’ nei
fatti. Abbiamo le carte in regola per firmare gli accordi”.
- A San Marino occorrerà almeno un anno per la trasparenza
- San Marino. Il Cineforum dell’Associazione Don Chisciotte