Se il livello delle relazioni sindacali a San Marino si dovesse misurare con le affermazioni di Marco Tura, Segretario Generale della CDLS, allora i lavoratori farebbero bene a sognarsi il rinnovo del contratto sindacale per molti anni a venire.
Ci lascia allibiti infatti l’esternazione sulla stampa di oggi, con Tura che giustifica il ripropinamento del quesito referendario già bocciato pochi anni or sono sulla reintroduzione scala mobile (le parole sono altre per sperare di fare ammettere il referendum, il concetto è praticamente lo stesso) sostenendo che si tratta di una rivalsa sul nostro Presidente, Paolo Rondelli.
La decisione di andare avanti con il referendum, abbiamo letto, sarebbe stata dettata dalla necessità del sindacato di strappare il “coltello” dalle mani dell’ANIS. In realtà le imprese sammarinesi il coltello ce l’hanno tra i denti, per riuscire a lottare quotidianamente sui mercati nonostante i limiti di un sistema che inevitabilmente deve essere riformato.
Da parte del segretario della Confederazione Democratica si tratta di una mossa assolutamente inopportuna incoerente e irresponsabile, che cozza contro l’impegno messo in campo in questi ultimi mesi da tutti gli altri soggetti seduti attorno al tavolo della contrattazione. Tavolo che è ripartito dopo diverse nostre sollecitazioni e che è diventato più costruttivo in questi ultimi tempi, tant’è che si sta giungendo alla stesura di un testo in larga parte condiviso anche se restano alcuni angoli da smussare particolarmente ostici.
Da parte nostra ribadiamo che la scelta di stare al tavolo è una scelta di responsabilità, perché siamo convinti che sia un nostro preciso dovere trovare le soluzioni affinché il contratto di lavoro sia uno strumento di competitività per la continuità delle imprese e la salvaguardia dei posti di lavoro.
Detto questo, siamo convinti che il vero obiettivo dell’iniziativa referendaria lanciata dalla sola CDLS sia quello di accontentare altri lavoratori, non certo quelli dell’industria.
Iniziative di questo genere rischiano di mandare in fumo quanto di costruttivo è stato fatto in questo ultimo periodo mentre – terminato il tempo dei proclami – oggi tutte le parti dovrebbero mettere in campo la loro parte di responsabilità.
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