Insegnamento lingua inglese metodo CLIL. Interpellanza Lazzari Zafferani

Insegnamento lingua inglese metodo CLIL. Interpellanza Lazzari Zafferani

INTERPELLANZA SULL’INSEGNAMENTO DELLA LINGUA INGLESE
ATTRAVERSO IL METODO DENOMINATO CLIL
In riferimento all’attivazione a partire dal prossimo anno scolastico nelle scuole elementari della Repubblica dell’esperienza di immersione linguistica denominata CLIL (Content and Language Integrated Learning), un approccio metodologico innovativo in cui la costruzione di competenze linguistiche (nel caso particolare l’inglese) si accompagnano contestualmente allo sviluppo ed alla acquisizione di conoscenze disciplinari (come la geografia, la scienza, ecc.).
Premesso che secondo le diverse esperienze e ricerche sul campo, il CLIL, per avere efficacia, deve rispettare alcuni importanti accorgimenti didattici, tra cui l’utilizzo esclusivo da parte degli insegnanti della lingua target, di cui quindi è richiesta la piena padronanza.
Considerato che il CLIL verrà condotto dagli insegnanti delle scuole primarie non specialisti di lingue straniere, che la maggioranza di essi non possiede una padronanza della lingua sufficiente per l’insegnamento di una materia scolastica e che per la loro formazione è stato previsto unicamente un corso di poche ore nel periodo della pausa estiva.
Posto che l’ascolto di una lingua parlata in maniera approssimativa comporta nei bambini dei difetti di pronuncia che spesso risultano permanenti.
Valutata l’importanza del bilinguismo come fattore strategico per l’ammodernamento, l’internazionalizzazione e lo sviluppo economico del Paese.
Interpelliamo il Segretario di Stato per l’Istruzione per conoscere:
1.    per quale ragione non siano stati preferiti gli insegnanti specialisti di lingua inglese per il CLIL invece di sovraccaricare gli insegnanti non specialisti a cui viene richiesto, in pratica, di imparare (e insegnare) una lingua straniera in età adulta con il rischio che il metodo risulti inefficace e controproducente.
2.    se non ritenga che l’assenza di un’apposita formazione degli insegnanti non rischi di mettere a rischio l’esperienza di immersione linguistica, così come accaduto, per esempio, per la disciplina di «educazione al suono ed alla musica», che pur comparendo nel rapporto scolastico conta un numero ridottissimo di insegnanti in grado di svolgerne per intero il programma.
3.    se l’attivazione del metodo CLIL comporterà nei prossimi anni l’eliminazione degli insegnanti specialisti di lingue straniere dalle elementari, col risultato – lo si è già visto in Italia – del crollo del livello di apprendimento della lingua inglese.
I Consiglieri
Luca Lazzari
Grazia Zafferani
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