Insegnare religione ai tempi del coronavirus

Insegnare religione ai tempi del coronavirus

Insegnare religione ai tempi del coronavirus

È oramai passato un po’ di tempo da questa situazione di “clausura” forzata, e anche i nostri ragazzi sono oramai abituati a una nuova forma di insegnamento. Se tempo fa si parlava di e-learning come di una ipotesi da verificare, ma opzionale e lontana comunque nel tempo, la pandemia ha costretto tutti a usare il computer per tantissime funzioni, una tra tutte l’apprendimento scolastico. E dall’infanzia alle superiori in ogni famiglia i ragazzi sono costretti a seguire davanti allo schermo le lezioni che oramai tutte le scuole si sono attrezzate a fornire. Che cosa è accaduto? Quali esperienze e cambiamenti possiamo riconoscere? Che cosa ha voluto dire per le famiglie? E per i ragazzi? Avremo forse modo di parlarne, per fare diventare questa esperienza una tappa mdi approfondimento, anche per riconoscere gli aspetti positivi e le inevitabili criticità.

Accettando una proposta del nostro Vescovo, abbiamo intanto voluto incontrare “virtualmente” gli insegnanti di religione della nostra Diocesi (sia in Italia, nel Montefeltro come a San Marino) e ne è nato un bel confronto, con scambio di esperienze e suggerimenti perché questa esperienza diventi una chance per tutti. E se è vero che “non sarà più come prima”, come in tanti oramai ci fanno credere, vediamo quali prospettive si aprono per l’insegnamento, non solo della Religione cattolica.

Raccolgo qualche indicazione dalla serata con gli insegnanti di religione cattolica dell’altro giorno.

Innanzitutto mi è sembrato che per quasi tutti gli insegnanti questa circostanza, certamente faticosa e inaspettata, è stata l’occasione per mettersi maggiormente in gioco, da protagonisti in un cammino originale e creativo, dato che non c’erano precedenti a cui rifarsi. Sia per imparare a usare un linguaggio per molti nuovo, con strumenti di cui bisognava imparare la logica e le modalità in tempi brevi, sia per realizzare una sintonia con i colleghi, anche di altre materie, che ha aperto nuovi scenari di collaborazione.

In molti casi si è avuto un confronto e dialogo con le famiglie degli alunni stessi, così che la materia sembra avere avuto maggiore “cittadinanza” nel contesto dell’apprendimento e nella stima degli adulti. Del resto la situazione in cui viviamo per la pandemia ha costretto molti a porsi quelle domande di significato che sono l’aspetto più consistente dell’insegnamento della religione cattolica. Questo conferma a mio avviso quanto già il cardinale Martini diceva a proposito di tale materia all’interno della scuola di tutti: “Perché e come entra l’insegnamento della religione ‘nel quadro delle finalità della scuola’? Entra per svolgere un servizio alla scuola e alle sue finalità. Abbiamo visto che una finalità della scuola è quella di porre il problema del rapporto dei dati scientifici e storici con il significato che essi hanno per la coscienza e la libertà. Orbene la coscienza e la libertà chiamano in causa i beni ultimi, universali, fondamentali dell’esistenza. Quello che, poi, la coscienza e la libertà decideranno circa questi beni, è un compito delle singole persone. Ma è compito della scuola porre correttamente il problema. L’insegnamento della religione, che riguarda appunto le questioni decisive, i fini ultimi della vita, aiuta la scuola a svolgere questo compito. L’aiuta entrando in dialogo con le altre materie di insegnamento, ma conservando una propria specificità, che non può essere confusa con gli scopi delle altre materie”.

Certamente questo modo di realizzare il proprio impegno educativo e formativo, con indubbi vantaggi conseguiti, non realizza compiutamente la finalità stessa della scuola. I docenti hanno sottolineato come la dimensione sia comunitaria della scuola sia la fisicità stessa della relazione siano fattori fondamentali e irrinunciabili in un cammino educativo. Per questo l’auspicio è che si torni al più presto alla scuola de visu, raccogliendo insieme il buono che questa circostanza ci ha insegnato.

Un appunto critico è stato fatto al rischio, in alcune situazioni, di una burocrazia eccessiva, unita al fatto che in alcune situazioni (poche, per la verità) le autorità non hanno dato il giusto spazio alla materia e alla presenza dei docenti nel rapporto con gli allievi. Mentre in molti casi le relazioni con i colleghi hanno dato la possibilità di nuove ed interessanti forme di collaborazione.

Questa di cui ho parlato è stata una bella serata di intenso lavoro, e mi pare abbia suggerito delle linee proficue di creatività. Nel complesso si è notata una reale capacità di vivere la straordinarietà della situazione trasformando anche le difficoltà in chances, nella speranza che questa rinnovata alleanza trasversale tra le discipline con la religione cattolica e tra i docenti delle varie materie sia un passo avanti nella creazione di un ambito educativo più attento alla persona e alla necessità di costruire spazi buoni di socialità.

 

Don Gabriele Mangiarotti

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