Interventi in materia pensionistica: luci e ombre

Interventi in materia pensionistica: luci e ombre

Interventi in materia pensionistica:
luci e ombre
 
Le valutazioni del Consiglio Direttivo CSdL sui due progetti di legge (su primo e secondo pilastro) già avviati all’iter consiliare
 
3 luglio 2011 – Anche se non è una vera riforma, è comunque un intervento di “manutenzione” che contribuisce a rafforzare e a consolidare la tenuta dei fondi pensionistici nel medio periodo. Il giudizio che esprime la CSdL sul progetto di legge sulle pensioni già avviato alla prima lettura consiliare, così come del progetto di legge che introduce il secondo pilastro (previdenza complementare), non è completamente positivo; infatti solo una parte delle proposte della CSdL è stata accolta nel corso del confronto con la Segreteria di Stato per la Sanità.
 
Il progetto di legge riguardante il primo pilastro va a normare tutta una serie di aspetti rimasti in sospeso dalla riforma pensionistica del 2005, che finalmente vengono definiti dopo che gli ultimi Governi avevano accumulato grandi ritardi.
 
Il progetto interviene su alcuni elementi, tra cui l’incremento dell’aliquota contributiva, necessario per prolungare nel tempo la tenuta del fondo pensionistico dei lavoratori dipendenti. A tal proposito l’incremento dell’aliquota a carico dei soli lavoratori non è condivisibile, in quanto in egual misura andrebbe prevista a carico dei datori di lavoro, con i quali è tuttora aperta la vertenza per il rinnovo dei contratti, così come non possiamo condividere l’aumento dell’età pensionabile a 66 anni, peraltro senza tenere conto della tipologia di attività svolta. In subordine, il pensionamento a 66 anni può essere previsto solo come una possibilità facoltativa.
 
Si riducono le aree di iniquità, come nel caso della pensione di reversibilità, la cui incidenza viene ridotta nei redditi da pensione più elevati; inoltre si interviene con un contenimento dei rendimenti proporzionalmente all’aumentare del reddito, al fine di garantire un sostegno economico maggiore, in rapporto ai contributi versati, per le fasce più deboli.
 
Lascia invece qualche perplessità il fatto che nella gestione separata, che erogherà la pensione con il calcolo contributivo, vengono inserite nuove categorie di lavoratori autonomi o amministratori e soci di attività economiche ma solo per i nuovi casi mentre, ad esempio, sarebbe opportuno che in tale gestione rientrassero anche gli attuali soci risultanti come dipendenti, dalla data di entrata in vigore della legge.
 
 
È stata introdotta una “ritenuta di solidarietà”. In tal senso è stata accolta la richiesta della CSdL di salvaguardare le pensioni fino ai 1.500 euro, quindi proteggendo dal prelievo le pensioni più basse, mentre tale ritenuta viene applicata solo sulle pensioni più alte (l’aliquota progressiva viene comunque applicata sulla quota eccedente la soglia di 1.500 euro). L’intento di tale “ritenuta di solidarietà” è però contraddetto dall’aumento del tetto massimo, anche se unicamente sulla base del tasso di inflazione.
 
Il progetto di legge sul secondo pilastro introduce la previdenza complementare in maniera sì obbligatoria, ma comunque gestita in ambito pubblico. Questo dovrebbe fornire le più opportune garanzie circa il capitale e gli investimenti dei contribuenti e si pone l’obiettivo di integrare la pensione dei più giovani e delle nuove generazioni, attraverso versamenti paritari anche da parte dei datori di lavoro.
 
La CSdL ha posto il problema dei costi di gestione: in tal senso ha chiesto al Segretario di Stato di prevedere che i costi della gestione amministrativa non gravino, direttamente o indirettamente, sul fondo pensionistico e quindi sugli assicurati, ma sul bilancio dello Stato. Pertanto, chiediamo al Segretario di Stato già nella stessa legge, e nei conseguenti regolamenti operativi e gestionali, di tradurre in concreto l’impegno che ha assunto di evitare questi costi.
 
Ci appelliamo al Governo affinché nell’affrontare e risolvere il complesso delle tematiche dei frontalieri nell’ambito dei necessari accordi con l’Italia, venga data soluzione anche alla questione della tassazione della contribuzione degli stessi lavoratori frontalieri alla previdenza complementare.
 
Naturalmente questi interventi non esauriscono la necessità di approntare in prospettiva una più profonda riforma del sistema pensionistico, in grado di assicurare la tenuta e l’equilibrio dei fondi pensionistici nel lungo periodo.
 
Consiglio Direttivo Confederale CSdL(Posizione approvata all’unanimità nella riunione del 30 giugno 2011)

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