l soldi guadagnati con la truffa del “Quizzone” finivano anche a San Marino. Romagna Noi

l soldi guadagnati con la truffa del “Quizzone” finivano anche a San Marino. Romagna Noi

Romagna Noi

l soldi guadagnati con la truffa del “Quizzone” finivano anche a San Marino

Le indagini delle fiamme gialle hanno portato a sei arresti, un settimo è ricercato. Numerosi i concorrenti raggirati, convinti di telefonare all’ignara emittente tv ed invece in contatto con il call center

TORINO – Sei arresti e un ricercato per un quizzone televisivo che ha truffato numerosi concorrenti. Questa mattina, trenta finanzieri del comando provinciale di Torino hanno dato esecuzione, in Lombardia e in Piemonte, a sei ordinanze di custodia cautelare, di cui cinque in carcere ed una degli arresti domiciliari, emesse dal gip del tribunale di Torino Cristiano Trevisan, su richiesta del pm Alberto Benso. Nei confronti di un ulteriore soggetto sono in corso attività di ricerca per il suo arresto. I reati contestati consistono nell’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffa, bancarotta, emissione di fatture per operazioni inesistenti e riciclaggio.
L’indagine, condotta dalle fiamme gialle del gruppo di Orbassano e del nucleo polizia tributaria Torino, sezione di polizia giudiziaria, ha riguardato la società Csc (Credits security consultants) srl, con sede legale a Napoli, ma di fatto operante a Torino, come “call center”. In particolare, la Csc aveva promosso, tramite emittenti televisive private risultate del tutto estranee ai fatti contestati, un concorso a premi, il “Quizzone”, in cui i partecipanti erano invitati a chiamare telefonicamente il numero “899”, che, a loro insaputa, prevedeva una tariffazione pari a 15 euro al minuto. I concorrenti venivano quindi lasciati in attesa per un certo tempo e, infine, le chiamate venivano interrotte. In questo modo, la Csc è riuscita ad incamerare, nell’arco di un triennio, quasi 9 milioni di euro. I proventi illeciti sono stati successivamente fatti transitare nei conti personali degli indagati o sono stati trasferiti all’estero attraverso società italiane e non.
Le indagini hanno condotto all’emissione dei provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 39enne nato a Moncalieri, due torinesi di 42 e 47 anni, un commercialista torinese di 44 anni e un 39enne già detenuto presso la casa circondariale di Pavia. Inoltre, sono stati concessi gli arresti domiciliari d un altro commercialista, di 73 anni. Fondamentale è risultato essere il ruolo dei due commercialisti di Torino che hanno ideato una rete di società svizzere e polacche. Queste, attraverso un sistema di false fatturazioni, hanno consentito alla Csc di documentare costi fittizi idonei a giustificare il trasferimento dei proventi illeciti all’estero e, in particolare, in Svizzera e nella Repubblica di San Marino. I flussi finanziari intersocietari utilizzati per trasferire il denaro all’estero sono stati ricostruiti anche grazie a rogatorie internazionali, le quali hanno consentito di acquisire le prove necessarie per dimostrare che le società straniere erano, a tutti gli effetti, prive di qualsiasi struttura, in altri termini mere “cartiere” finalizzate a fatturare nei confronti di Csc cessioni di beni o prestazioni di servizi in realtà mai avvenute.
Parte dei proventi illecitamente ottenuti attraverso le truffe veniva investito dagli indagati per l’acquisto di società operanti nei settori della ristorazione e dello stampaggio di lamiere, le quali venivano progressivamente svuotate e pilotate verso il fallimento, determinandone dolosamente lo stato d’insolvenza. Nel corso delle investigazioni sono emersi anche elementi probatori a carico di Maurizio Dessi per ipotesi di usura ed estorsione in relazione a episodi in cui il soggetto, dopo aver prestato a conoscenti somme di denaro con tassi d’interesse pari al 70% annui, non esitava a ricorrere alle minacce nel pretenderne la restituzione.
 
 
    

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