La democrazia relativa. Ivan Foschi. Sinistra Unita

La democrazia relativa. Ivan Foschi. Sinistra Unita

Uno spettro si aggira per il Titano… da un po’ di tempo, infatti, si
agita da più parti il pericolo per una possibile scomparsa della
Democrazia! In quanti dibattiti, in quanti comunicati di alcuni partiti,
comitati, organizzazioni, categorie economiche ci si sente chiamare a
raccolta per “difendere la democrazia” da chi minaccia di togliercela?
Quello che una volta era confronto, e anche scontro dialettico, è ad
oggi diventato una battaglia di “resistenza”, tanto che una qualunque
associazione o rappresentanza diventa una sorta di Comitato di Salute
pubblica che, prima di tutto difende le Istituzioni, il Popolo, i
Diritti dei Cittadini, e poi (ma solo casualmente…), le istanze che
interessano la propria parte politica o di categoria!

Spesso si trovano opinioni opposte ma analogamente legittime: c’è ad
esempio chi sostiene che in un referendum debba decidere solo chi va a
votare, quindi senza alcun quorum, poiché chi non partecipa si
disinteressa e deve accettare le decisioni prese da altri. C’è però chi
sostiene che se una legge è approvata dalla maggioranza assoluta dei
rappresentanti dei popolo, cioè dal Parlamento, occorra almeno un quorum
minimo di cittadini per sconfessarla, senza che questo significhi
minacciare la democrazia. Proprio perché il Parlamento rappresenta
comunque la maggioranza dei Cittadini elettori e pertanto, per ribaltare
una sua decisione, sia necessario un numero preciso di consensi,
altrimenti significherebbe che una minoranza prevale sulla maggioranza.

Per altri versi, se la Caritas, o qualunque altro ente umanitario,
decide di accogliere nelle proprie strutture alcuni stranieri bisognosi
di aiuto, deve per forza chiedere “l’opinione dei cittadini” altrimenti
significa non rispettare la volontà popolare? Potrei condividere la
necessità di interpellare la comunità se si pretendesse la disponibilità
degli alloggi dei singoli cittadini, ma nel momento in cui questo non
toglie nulla a nessuno, per quale motivo un ente benefico non può fare
quello che gli pare in casa sua?

O ancora, sostenere che i lavoratori siano più tutelati da un
contratto nazionale unico anziché da una contrattazione fatta in ogni
singola azienda, e dunque lasciata alla buona volontà del singolo
imprenditore, significa non avere una visione democratica? Sostenere che
siano più rappresentativi 10 datori di lavoro che in tutto impiegano
1000 dipendenti è forse meno democratico di sostenere che lo siano
maggiormente 50 datori di lavoro che in tutto impiegano 100 persone? Chi
dunque ritiene che sia più importante un contratto che riguarda 1000
lavoratori anziché 100 è dunque un nemico della democrazia?

Come si vede l’argomento della “emergenza democratica” è molto
relativo e declinabile a seconda delle convenienze, ma questo con tutta
probabilità sta a significare che non è davvero in gioco la
sopravvivenza della nostra Democrazia e che, più verosimilmente, per
coloro che sono a corto di argomenti è più facile gridare allo scandalo
agitando irrealistiche minacce di sciagura imminente se non si fa come
costoro richiedono. Più difficile è rispettare le opinioni altrui,
contrastandole anche aspramente ma senza delegittimare chi le esprime,
come se quelli che non la pensano allo stesso modo fossero tutti
incapaci, corrotti, o portatori di interessi reconditi. 

Allora forse la vera “emergenza democratica” è quella di non riuscire
più a confrontarsi nel merito delle questioni ma dovere fare a ricorso a
toni da crociata come se ad ogni votazione avessimo dall’altra parte
un’orda di barbari anziché un gruppo di avversari politici con una
proposta diversa dalla nostra. La Democrazia è una cosa seria, è un
valore assoluto, non relativo, che nessuno può permettersi di
strumentalizzare a suo piacimento ma un patrimonio comune che tutti
dobbiamo rispettare anche scontrandoci su visioni differenti.

Voltare pagina e avviare la Repubblica verso una stagione nuova passa anche da qui.

Ivan Foschi

Sinistra Unita

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